Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LA MISSIONE DELLA PIA DISCEPOLA SI PERPETUA NEI SECOLI

Esercizi Spirituali (9-17 aprile 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro, novizie del 2° anno.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 15 aprile 19641

Questa sera alcune cose utili per il progresso dell'Istituto in generale. Cosa molto importante è una iniziativa propria, vostra, e cioè, la clinica per sacerdoti e religiosi. Ora, tutte sapete quale è stato l'inizio, sì, e quali sono le spese, più o meno, che può venire a costare, senza che ci sia ciascheduna da preoccuparsi, cioè da dedicarsi a questo.
Lo sviluppo di questa iniziativa. Si è cominciato bene, si è cominciato da poco e, gradatamente, è destinata a svilupparsi e a portare un grande bene. Ne ho parlato anche venerdì scorso col Santo Padre2, il quale molto si è compiaciuto di questo, come si è compiaciuto della costruzione della chiesa dedicata al Divino Maestro. E voi avete queste iniziative che sono proprie dell'Istituto e, d'altra parte, sono iniziative che richiedono molti sacrifici, e non soltanto sotto l'aspetto della spesa, ma anche per la preparazione delle persone. E poi, per tutto quello che riguarda il buon andamento della clinica e, nello stesso tempo, il funzionamento della chiesa a Gesù Maestro.
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Nel 1937, quando la Santa Sede ha desiderato che la Società San Paolo prendesse una parrocchia, allora mi hanno interrogato: "Quale titolo [scegliete] per la parrocchia che dovreste poi funzionare?" Avevo detto: "Parrocchia di Gesù Maestro". Ma allora non era ancora maturato il tempo e quindi non è stato bene accettato. Hanno chiesto un altro titolo. E allora: "Gesù, buon Pastore". E questo è il titolo. E la chiesa, la parrocchia, costruita poco a poco con le opere parrocchiali. E quando si è incominciato si avevano un 1500 anime nella parrocchia. E adesso son 40 mila.
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Oh, ora è chiaro che avendo iniziato l'opera della chiesa di Gesù Maestro, è graditissimo questo titolo presso la Santa Sede, ora. I tempi si evolvono. Quindi il contributo, di ciascheduna, di preghiera e di sacrifici, sì. Quante volte succede che un lavoro è faticoso, ad esempio, richiede sacrificio, e allora si offre al Signore per la riuscita di queste due grandi opere che possono aver cominciato da Betlemme. Gesù ha incominciato da Betlemme, e in una grotta, e in una mangiatoia, ma c'era Gesù. E poi sappiamo che la Chiesa è nata là: Gesù, il capo della Chiesa, e Maria e san Giuseppe e i pastori. La Chiesa è incominciata là. Così le cose divine cominciano sempre in una maniera normale. Come si nasce bambini, e non si nasce adulti, così le opere di Dio nascono da umili princìpi. E poi preghiere, sacrifici, contributi di vario genere e alla fine...
Ora, per la Congregazione tanto interessa la riuscita di queste due opere, cioè, che si compiano completamente e diano gloria a Dio e diano consolazione, sollievo a molti sacerdoti i quali saranno risanati e aiutati nell'infermità; sacerdoti sia del clero diocesano e sia del clero regolare, che siano dei religiosi.
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Altro contributo all'Istituto: le vocazioni. Se si ama veramente la Congregazione si contribuisce allo sviluppo della Congregazione stessa. Se si ama veramente l'Istituto è come se si amasse la famiglia. Quando si forma una famiglia, eh, gli affetti si concentrano in quella famiglia, tra le persone. Ora, l'amore all'Istituto si mostra tanto chiaramente ed esternamente: lavoro per le vocazioni; il lavoro per le vocazioni, come abbiamo meditato, e cioè: la ricerca, reclutamento, e la formazione che richiede anni1. E poi che, coloro che hanno seguito la vocazione, compiano la loro missione e crescano in santità l'Istituto.
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Una preghiera particolare per la diffusione dell'Istituto nelle Nazioni, sì. Anche qui si deve procedere con prudenza, facendo piccoli passi, ma passi in proporzione del personale di cui si può disporre. Diffusione la quale importa l'apertura di nuove Case. E anche le nuove Case, cominciano da Betlemme e poi si svilupperanno fino a dare il completo risultato a corrispondere, in sostanza, alla vocazione e alla missione delle Case.
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Vi è poi un contributo importante nell'Istituto, e cioè, che tutte si progredisca, che tutto si progredisca; che si progredisca nella pietà e si progredisca nell'apostolato e, nell'apostolato, tanto che riguarda l'Eucaristia, come quello che riguarda il Sacerdote, quello che riguarda la Liturgia.
Che cose sante avete per le mani! Che cose delicate il Signore vi ha messo nelle mani! La liturgia; la preghiera eucaristica nella divozione a Gesù Maestro, Via, Verità e Vita; e nella collaborazione, cooperazione della Chiesa e del sacerdozio. Eh, se il sacerdote rappresenta Gesù Cristo, la suora Pia Discepola rappresenta Maria, nella Chiesa. Collaborazione, sì. Cose delicatissime per cui ogni Pia Discepola deve sempre tenere presente: innocens manibus et mundo corde1. Sempre, tutto: innocens manibus et mundo corde perché si tratta di cose così delicate!
Quando, anni fa, quando era passata all'eterno riposo santa Teresina, diffondevano le immagini che la rappresentavano in sacrestia quando riempiva la pisside di ostie o preparava il calice, per indicare che era una cosa grande e che faceva con tanta divozione. Ecco, la collaborazione al sacerdozio e partecipazione alla liturgia nel senso che è adatto per la Pia Discepola.
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Il progresso, personale, voglio dire, non solo sociale, ma personale, perché l'apostolato eucaristico si può giorno per giorno progredire, sì, si può giorno per giorno progredire, ciascheduna migliorare la sua Visita. E se si vuole applicare molto a quello che stamattina ho detto nella meditazione, dopo la Messa solenne, Messa cantata, sì1, è precisamente il tempo più adatto per penetrare quello che abbiamo insieme meditato, che è così prezioso e che, seguito bene, vi porta sul piano più elevato della santificazione, sul piano più elevato. Il tempo della Visita è un tempo molto propizio per penetrare la divozione [a] Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.
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E poi seguire bene l'apostolato del ministero sacerdotale, e cioè, quello che è il contributo alla formazione dei sacerdoti, all'assistenza dei sacerdoti e alla collaborazione varia, sì, varia. Anche solamente la presenza della Pia Discepola che si mostra sempre raccolta e disinvolta, ma pia, delicata. L'esempio, l'esempio, sì, perché bisogna sempre dire che vi sono anime che portano sempre un'atmosfera edificante, contributo a un'atmosfera edificante, delicata; e vi sono anche pericoli che succeda il contrario. Per me è rimasto sempre impresso nella mente quello che, a un certo punto, mi aveva detto la Prima Maestra delle Figlie di San Paolo, e cioè: otto volte su dieci, se succedono certi inconvenienti, però otto volte su dieci, dipende dalla donna, dalla suora. E, se si ama Gesù, si porta e si sviluppa un'atmosfera tutta di luce e di amore verso Dio, sì; solo il buon esempio, quando delicate, svelte, pronte al loro ufficio e, dopo averlo compiuto, ecco, basta: est est, non non1 e tutto finisce, perché «il di più vien dal maligno»2, dice il Vangelo.
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E l'apostolato liturgico nella giusta misura, e cioè, in quello che veramente contribuisce alla gloria di Dio, all'onore di Gesù Maestro, e quello, invece, che non contribuisce. Quello che contribuisce, quindi, alla gloria di Dio e quello che contribuisce alla salvezza delle anime, sì. Questo sviluppo di questa parte della teologia liturgica va avanti costantemente e, qualche volta, ci sono anche esagerazioni, deviazioni; vi sono sempre coloro che sono piuttosto ritardatari, sono alieni da ogni novità e, invece, vi sono quelli che si spingono troppo verso le novità. Quindi, noi stiamo precisamente nel senso della Chiesa, sempre; nel senso della Chiesa, gli apostolati.
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Però, volevo anche dire, questo progresso individuale, non solamente nella santità, ma nell'Istituto ci son tante cose da imparare. Far progredire ogni apostolato e ogni ufficio che c'è. Ma si possono imparare anche tante altre cose, l'Istituto stesso è una grande scuola, in se stesso, nella sua costituzione e nella sua azione; quindi, se ad esempio, una suora fa la cuoca, e deve solamente [saper fare] sempre solo quello? Ah, chi ha voglia di imparare sempre cose e, quindi, di allargare il suo ufficio in quanto è possibile, ecco, quando si può avere un po' più di istruzione, quando si può venire a conoscere quello che si può fare in una parte, quello che si può fare in un'altra parte e quello che migliora il proprio ufficio, quindi il progresso continuato, perché il progresso dell'Istituto risulta dal progresso degli individui. Sì, voler progredire.
La nostra mente deve sempre pensare; ma [vedere] se pensa a delle cose che riguardano il progresso spirituale e il progresso apostolico e il progresso dell'Istituto, oppure la mente finisce con l'abbandonarsi a pensieri e anche sentimenti, alle volte, che disturbano anche il lavoro spirituale. Sì, impegnarsi a capire, capire, conoscere, portare aiuto, affezione intima: questa è la mia famiglia, famiglia formata da Dio, famiglia di vergini. Famiglie che sono a servizio della Chiesa e famiglie che lassù si ricostituiscono, in paradiso. Che bel coro canterete a Gesù Cristo. Sedet ad dexteram Patris1. Progredire in tutto. E non è solamente un gruppo che deve saper cantare; saper cantare tutte quelle che possono, quelle che hanno voce, e solamente scusate, coloro che non hanno la voce adatta a questo ufficio.
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Poi, in questo progredire, ecco, è implicato il volersi bene, l'aiutarsi vicendevolmente, il sapersi sopportare; non preferenze, non simpatie, e non antipatie; ma vera carità, ma soprannaturale benevolenza; evitare i cattivi esempi, evitare quello che può disturbare e quello che può impedire un po' l'unione; togliere quello e, invece, [mettere] quanto può servire alla unità. Ut unum sint1. In campo vastissimo i cristiani. Quanti si sono allontanati e fanno i loro partiti, che sono oggi eretici, o gli scismatici, e poi ancora tra di loro si urtano e ogni anno qualche gruppo si distacca dall'altro gruppo e le sette continuano a crescere, crescere. Perché dove non c'è la vera carità ci entra il disordine, l'antipatia; e l'orgoglio poi che tenta di dominare. Volersi bene, bene, bene, aiutarsi, parlare vicendevolmente in bene, tutto quello che si può. Evitare sempre le divisioni o che ci sia un gruppo che si va formando quasi separandosi dal complesso della Casa o anche poteva succedere per la Congregazione stessa. Quindi la carità, il volersi bene. Evitare i gruppi, sì, evitare le preferenze. Vedere solamente, trattar [benel solamente quelle persone che piacciono, ma lì non c'è carità, lì c'è simpatia, c'è l'amore proprio, in fondo in fondo; e detestarlo e toglierlo quanto è possibile.
Oh, certamente il vostro impegno è di far sprogredire l'Istituto.
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Ora, quando si fanno i propositi, queste cose che riguardano il progresso dell'Istituto nelle varie parti, devono entrar nei propositi, perché poi la vita quotidiana... interiormente ci sono i propositi che riguardano più lo spirito, ma i propositi che riguardano la vita sociale, la vita dell'Istituto, questo è parte importante, tanto più che si riflette poi sull'apostolato, questo. Quindi vedere i doveri sociali nella Congregazione; i doveri sociali, cioè il progresso dell'Istituto e il progresso delle varie parti dell'Istituto. E se un giorno già si sa fare una cosa, e se è possibile impararne un'altra, ecco; tutto serva al progresso.
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Avanti, quindi. E mettere insieme le preghiere affinchè il Signore ubi sunt duo vel tres congregati in nomine meo1, e allora c'è Dio; cioè quando sono adunati due o tre pregando insieme, la preghiera è più efficace; ma se invece di due o tre sono 200 o 300, quanto più efficace è la preghiera, sì, secondo l'aumento del numero.
Un grande ringraziamento a Dio che ha voluto la Congregazione. Sentire la riconoscenza, è Gesù Cristo colui che l'ha voluta, colui che l'ha alimentata, che l'ha cresciuta e ha cresciuto non solamente il numero delle persone, ma tutta l'attività apostolica assieme. Ringraziare il Signore.
Questo amore all'Istituto, questo contributo non solamente di preghiere, ma anche di opere e di attività, tutto questo è un grande merito davanti a Dio, sì, perché l'Istituto l'ha voluto il Signore e voi col contributo segnate il progresso, secondo che sono i disegni di Dio.
Gli apostolati che avete non potranno mai esser cambiati per quanto dureranno i secoli: l'Eucaristia e il servizio sacerdotale e liturgia, non cambieranno mai, i secoli; piccole cose accidentali, la sostanza è quella. Quindi: la vostra missione può durare fino alla fin del mondo. E il Signore lo vuole.
Se voi, ben unite, tendete sempre al progresso sotto ogni rispetto, vi dilaterete in tante nazioni e porterete ovunque il vostro contributo di preghiera e il contributo al sacerdozio e il contributo alla liturgia, sì. Pensarci. Ognuna ha la sua propria responsabilità e ognuna ha il suo proprio merito.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 74/c (= cassetta 157/b). Per la datazione, cf PM: «Questa sera alcune cose utili per il progresso dell'Istituto (...). Cosa molto importante (...) la clinica per sacerdoti e religiosi (...). Ne ho parlato anche venerdì scorso col S. Padre (...) come [pure] della costruzione della chiesa dedicata al Divin Maestro» (cf PM e dAS in c115). «Che tutto si progredisca nella pietà...» (cf PM in c29 e in c280) - dAS (cf c136). - VV (cf c104).

2 Cf PM e dAS in c115.

1 Riferimento alla meditazione n. 16.

1 Sal 23,4.

1 Riferimento alla meditazione precedente.

1 Cf Mt 5,37.

2 Cf Mt 5,37.

1 Simbolo Niceno-costantinopolitano.

1 Gv 17,11.

1 Mt 18,20.