Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. SANTIFICAZIONE DEL CORPO

Esercizi Spirituali (9-17 aprile 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro, novizie del 2° anno.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 15 aprile 19641

In questo tempo pasquale continuiamo a ricordare e meditare - e poi ricavare i propositi - la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Credo la risurrezione di Gesù Cristo. Risuscitò da morte.
E credo la risurrezione nostra finale, la risurrezione della carne, e la risurrezione nostra spirituale di ogni giorno, cercando di vivere sempre più pienamente la vocazione.
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Vi è una teologia che si chiama: La teologia del corpo. E questa teologia è ordinata alla santificazione del corpo nostro.
L'uomo è composto di anima e di corpo. Soltanto il corpo, non è persona, non è uomo, e soltanto l'anima, non è persona, non è uomo. L'unione dell'anima col corpo, ecco, questi due elementi costituiscono la persona umana. E perché si compia il bene, allora, occorre l'unione dell'anima col corpo; e perché si faccia del male, si faccia il peccato, l'unione dell'anima col corpo. Quando l'anima si separerà dal corpo, l'anima non può più fare peccati, il corpo non può più far peccati. Rimane lo stato di santità, se si è fatto bene nella vita, rimane la santità che si è raggiunta. Quindi usare il tempo mentre che l'abbiamo, mentre che abbiamo il tempo, utilizzarlo.
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Ricordiamo alcune cose che riguardano la santificazione del corpo, come dobbiamo noi trattare il corpo e come vogliamo che un giorno, nella risurrezione, ci sia la gloria, la felicità eterna dello spirito, dell'anima e del corpo stesso.
Gesù morì sulla croce e il terzo giorno risuscitò. Moriremo e risusciteremo. Allora l'anima si riunirà al corpo.
Occorre ricordare che nel giorno della risurrezione, quando l'angelo del Signore chiamerà a nuova vita coloro che son passati già con l'anima all'eternità... La riunione dell'anima col corpo. Però, una grande diversità fra persona e persona1. Ecco, coloro che avran santificato il corpo, risorgeranno gloriosi; quelli che, invece, non hanno santificato il corpo, non risusciteranno gloriosamente.
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Vi è nel nostro essere una lotta fra la parte spirituale e la parte carnale, sì; vi è una lotta tra la intelligenza e lo spirito di fede; e lotta contro la ribellione delle passioni: vedo dentro di me una doppia legge, cioè, una legge di inclinazione al male, la carne; e una legge spirituale dell'anima che dovrebbe vivere secondo la ragione e secondo la fede1. Questa lotta, che dura entro di noi, viene dal peccato originale e viene anche, in sé, dalla natura, cioè: la carne e lo spirito, quindi la lotta interiore. E secondo, dobbiamo considerare che non è il corpo che deve guidare, ma è l'anima, l'anima che deve guidare, il corpo deve obbedire allo spirito. Oh, le passioni sappiamo quali sono, presso a poco, e sappiamo quali sono i peccati capitali, i vizi capitali e poi tutti gli altri vizi che possono dominare, se l'anima non è forte a resistere. Ecco, l'anima deve procurare a se stessa e al corpo stesso, la felicità eterna.
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Risusciterà il corpo, cioè, la riunione dell'anima col corpo alla fine del mondo, secondo il Vangelo. Il corpo dei buoni, dei martiri, dei confessori, dei vergini, dei santi, e di tutti coloro che saran vissuti bene, ecco, risusciterà con le doti del corpo glorioso. Il corpo sarà splendente; il corpo non sarà più soggetto alla fatica, al lavoro; non sarà più ribelle all'anima, e allora neppure sarà soggetto al dolore, alle pene, alla morte. Non morirà più. E poi il corpo, come spiritualizzato, entra anche nei luoghi chiusi e ubbidisce all'anima anche nell'agilità, secondo il volere. Ecco, corpo glorioso. Il corpo porterà impresso sopra di sé, impresso il bene fatto, e cioè, come si è usata la salute, come si sono usati gli occhi e l'udito e la lingua e il tatto, l'odorato; come si sono usati. E invece, per chi ha assecondato i desideri della carne, oh, tutto sarà brutto, deforme e segnato dai peccati commessi, a vista di tutti, nella risurrezione; a vista di tutti, i meriti, le virtù praticate dai buoni e il corpo segnato dalle virtù praticate, dai meriti fatti; a vista di tutti, là nel giudizio universale, secondo avremo usato i nostri sensi e i desideri interni, secondo che avrà avuto il dominio l'anima, oppure ha dominato, invece, il corpo.
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Quale sarà l'incontro fra l'anima e il corpo del peccatore?
Sant'Alfonso fa intervenire una specie di colloquio nell'incontro dell'anima del dannato col corpo del dannato1, che il corpo maledirà l'anima - a modo di esprimerci -: Perché mi hai accontentato, dovevi guidarmi tu che avevi la ragione e sapevi dove si finiva. E il corpo maledirà l'anima perché è stata debole, ha ceduto alle tentazioni. E l'anima maledirà il corpo: Per causa tua, vieni nell'eterno supplizio anche tu che sei stato prepotente - diciamo così - volevi e ho acconsentito, maledette le tentazioni tue e le tue preferenze. Oh!
E invece l'incontro dell'anima col corpo dei beati, il corpo benedirà l'anima perché l'ha assoggettato alla fatica, perché il corpo si è affaticato nel fare il bene, nella pratica delle virtù, nei sacrifici, ecc. E l'anima benedirà il corpo perché: Oh, ti ho chiesto dei sacrifici, ti ho negato tante volte ciò che chiedevi, ma con la grazia hai ceduto ai voleri dell'anima mia e quindi l'eterno gaudio insieme. Entreranno nelle due eternità:
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Quante volte si crede di soddisfare le varie tentazioni, le lusinghe e quasi le pretese ingiuste e irragionevoli del corpo! Come dobbiamo, a che cosa diam la vittoria, alla carne o allo spirito? Ecco, santificazione del corpo.
Santificazione del corpo, in primo luogo: non concedere ciò che è illecito, ciò che è proibito. E ci sono le varie passioni e specialmente dobbiamo ricordare la sensualità, la pigrizia, la golosità; specialmente ricordiamo queste. E tutto quello che riguarda le soddisfazioni illecite, parte negativa; vietare al corpo ciò che il corpo domanda ingiustamente, irragionevolmente, sì.
Poi la santificazione del corpo positivamente. E in che modo? Compiere i nostri doveri quotidiani: invece della pigrizia, si domina; e vi è l'orario, dalla levata [al] riposo, a tutto quello che nella giornata si deve fare: preghiera, studio, apostolato, ricreazione. Tutto. E anche al corpo si deve dare quello che è giusto di cibo, di riposo, di esigenze; eh, questo secondo la ragione e secondo Dio. E in noi c'è la rettitudine? La parte positiva, quindi, la fatica, il lavoro, la conservazione ragionevole della salute.
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E poi adoperare [santamente] tutto quello che è in noi che riguarda la parte sensitiva, la parte che chiamiamo della carne, il corpo.
Santificare gli occhi. Come li usiamo gli occhi? Se Dio ci ha dato la vista, ci ha dato gli occhi, è un dono, è un senso vivo, è necessario per una vita normale. E quindi, si custodiscono gli occhi dal male? o nel guardare, o nel leggere, o nel cercare spettacoli o in altre cose che lusingano e che formano come una tentazione o una occasione, un pericolo reale? L'occhio è la finestra dell'anima, l'occhio, se è bene usato. Oh, guardare l'Ostia: Dominus meus, Deus meus1, sì. L'occhio che ci serve a leggere, leggere il Vangelo, leggere le materie di scuola, leggere quelle pubblicazioni che servono a fare l'apostolato, cioè come imparare l'apostolato e migliorarlo, sì. Leggere il Vangelo, legger le Costituzioni, leggere i libri che sono segnalati, leggere la corrispondenza che si deve fare, le lettere che si devono pure o scrivere o ricevere; con gli occhi, nelle relazioni sociali, gli incontri con le persone; e noi, nella stessa vita domestica e nella vita sociale. Sì, l'occhio. Si adopera bene l'occhio, sempre? Sì.
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Poi santificare l'udito. L'udito è un grande dono. I sordomuti quanto fan pena! Si possono ascoltare le prediche. L'udito. Ascoltare bene quel che viene insegnato nella scuola, quel che viene insegnato nelle istruzioni, quello che viene insegnato nell'ascoltare la parola di Dio, nel ricevere gli ammonimenti, le correzioni e poi in tutto quello che si ha da ascoltare, da sentire, tutto quello che si ha e si deve comunicare. Oh, l'udito.
E può anche essere che ascolti critiche, mormorazioni, parole cattive; può essere che l'udito si abbassi molto nell'ascoltare discorsi pericolosi e le relazioni e le conversazioni. E c'è chi sente, ascolta le mormorazioni, ma c'è chi l'ascolta perché ci sono i mormoratori; [se] non si ascoltassero, le mormorazioni cesserebbero e quindi, non solamente la lingua entra, ma entra la parte dell'udito per chi ascolta.
E tutto quello che è questa vita materiale, oggi, tutti questi ragionamenti così umani, volgari, alle volte, anche; tutto quel che si riferisce solamente alla vita presente, a star meglio. E volere evitare tutto quello che porta al materialismo della vita. E non ci siano due specie di vite: una quando si parla con Dio, e l'altra quando si parla con gli uomini. Certamente noi non seguiamo il materialismo come dottrina, ma: «Tutte le volte che sono stato fra gli uomini, son tornato, mi son trovato meno uomo»1. E cioè, applicandolo a noi, quante volte dovremmo evitare di ascoltare, e poi, se qualche volta si è quasi costretti, purificare poi l'u[dito].
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1 Nastro 73/g (= cassetta 156/b). Per la datazione, in PM nessun indizio cronologico. - dAS, 15/4/1964: «Alle ore 7, meditazione alle PD ad Ariccia; 9,30 nuovamente ad Ariccia, così nel pomeriggio alle ore 15». - VV (cf cl04).

1 Cf 1Cor 15,41.

1 Cf Rm 7,14ss.

1 S. ALFONSO M. DE LIGUORI, Apparecchio alla morte, c. 25, n. 1.

1 Gv 20,28.

1 Cf LUCIO ENNIO SENECA, (anni 4-65 dopo Cristo). Lettere a Lucilio, L. 1, ep. 7.