Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. COME VIVERE IL MISTERO DI CRISTO

Esercizi Spirituali (5-13 agosto 1964) alle Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, agosto 19641

Sappiamo che nella serata di ogni giorno facciamo l'esame di coscienza generale, non solo particolare, l'esame della giornata; poi, l'esame generale della settimana per confessarci; poi c'è l'esame mensile per il ritiro mensile, la confessione mensile; e poi c'è l'esame generale per la confessione annuale. E vi è anche un altro esame generale: l'esame della vita. Ad esempio: si è emessa la Professione dieci anni fa, 20 anni fa. L'esame della vita: da quando sono entrato in noviziato ad oggi, sono migliorato? o quell'anno del noviziato mi sentivo migliore, più unito a Dio, più osservante, più generoso? Ecco, constatare con un esame generale della vita. E se poi si vuole, fare un esame ancora più largo, esame generale dai sette anni, dall'uso di ragione al momento in cui negli Esercizi riconosciamo in generale almeno, le nostre mancanze. E ringraziare, in generale, [per] i benefici, [per] le grazie ricevute.
Ora, è importante che noi confrontando la nostra vita dalla Professione, [ci domandiamo:] siamo veramente ancora con gli stessi propositi, le stesse idee, gli stessi sentimenti di allora? È difficile restare sopra il piano in cui uno vive perché, generalmente, o si va sù oppure si va giù.
Ma ecco, se la vita religiosa è vita di perfezione, in questi anni passati, se veramente si è perfezionata la vita, perfezionata quella del noviziato, allora si è veramente lavorato, quindi veramente è suora quella, non è stata ferma, ma ha lavorato, e si sarà progredito più o meno. Ma il primo dovere è questo: di tendere alla perfezione.
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Ora, abbiamo da ricordare... ieri [abbiamo ricordato che] i mezzi di comunicazione della grazia, della vita di Gesù Cristo a noi, sono, in primo luogo, i sacramenti; in secondo luogo, sono le opere buone; in terzo luogo, è lo spirito di fede.
I sacramenti, primo canale della grazia di Dio
.
Ricordato, ieri, la confessione; ricordiamo adesso, la comunione.
La comunione sempre più perfetta. La preparazione, da mezzodì di oggi fino all'indomani mattina; e ringraziamento, dalla mattina, quando si è fatto la comunione, fino a mezzodì o fino alle tre. Quando si è preso il riposo, si ricomincia la seconda parte della giornata.
E la preparazione è sempre in tre punti: Gesù Cristo è Via, Verità e Vita1; oppure: fede, speranza e carità. E prima, come anticipo, l'Atto di dolore.
Allora, ecco, questo Gesù è Verità. E tu lo sai che Gesù immette dei pensieri, e cioè, il suo cervello, il suo modo di pensare, egli che è Verità. E poi che Gesù ci metta la sua volontà, e cioè, che noi - egli è Via - seguiamo e imitiamo la sua via, la sua vita. E poi che Gesù metta il suo cuore al posto del nostro: amore a Dio e amore al prossimo. Comunione con Dio. Proprio si immette in noi e rimane sacramentalmente fino alla consumazione delle sacre specie, ma rimane sempre nell'anima: Si quis diligit me2: Se uno mi ama, ad eum veniemus3- dice Gesù - veniamo nell'anima che mi ama. E cioè, veniamo: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, in noi. Ora, il nostro cuore diviene il tabernacolo vivente, il tabernacolo della Santissima Trinità e quindi santificare anche il corpo e gli occhi e le mani e l'udito e la lingua e i piedi, i passi che facciamo o le opere che facciamo, ecco, le mani: vivit vero in me Christus4. La Persona della Santissima Trinità, la Persona seconda, incarnata in noi: vivit vero in me Christu
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Poi, il secondo canale delle grazie, dei meriti e quindi del premio che avremo, della gloria in cielo: le opere buone. Se dal mattino, svegliandoci, fino alla sera e fino all'indomani mattina facciamo tutto per la gloria di Dio, facciamo tutto in ordine a Dio, allora ecco che tutta la giornata aumenta il merito, aumenta la grazia. E cominciare a fare l'obbedienza dal segno della levata, e lavarsi le mani, e poi in chiesa, e poi a studio, e poi l'apostolato, e poi prendere il cibo, e poi la ricreazione, e poi i vari movimenti della giornata, e poi il riposo stesso: omnia in gloriam Dei facite1, tutto, resta tutto conformato a Dio, ecco aumenta, momento per momento, la grazia. E se vuoi che sia continuato, questo, che non sfuggano i momenti della giornata, che [non] siano inutili, se si prende l'abitudine, l'anima, che nella giornata si rimette a posto: "cuore mio, dove sei adesso? cosa cerchi adesso?" Ecco un esamino chiaro, brevissimo. E se il cuore è già con Gesù, Deo gratias! E se il cuore, in quel momento è un po' vago, ha dei sentimenti che non sono i sentimenti di Gesù, allora lo mettiamo a posto di nuovo. E diciamo, se è andato bene: gloria e, se è andato male: miserere. Ma solamente la parola miserere in maniera che in un minuto si compie l'esamino che può esser frequente.
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Terzo modo e terza via per cui passa la grazia a noi, è lo spirito di fede, lo spirito di fede che [Gesù] abita in noi. E se noi ravviviamo la fede, ravvivando la fede noi abbiamo un contatto con Gesù Cristo: credo in lui, credo alle verità che egli ha manifestato: et ideo virtus Christi copulatur nobis per fidem. E cioè, ricordando il Signore - che è fede -, ricordo di qualunque sia ordine spirituale, soprannaturale, ecco, vi è un contatto nostro con Gesù Cristo per questo ricordo della fede. E tutto quello che Gesù toccava, sanava - secondo che è stato notato nel Vangelo - e cioè: virtus de illo exibat et sanabat omnes1. Quando Gesù toccava una cosa o un malato o un morto, usciva da lui la forza: sanabat omnes. Toccava gli occhi o toccava l'orecchio, il cieco o il sordo o la lingua, ecco, il miracolo. E se la fanciulla era morta, ed egli l'ha presa per mano: «alzati» e la risuscitò2. Questi contatti, questi atti interiori, soprannaturali!
Vi sono suore che vivono di un piano soprannaturale e persone che vivono di piano naturale, vedono solo la natura: ciò che si fa, ciò che si dice, e ciò che si desidera, ciò che non si desidera, parole, pensieri. E povera gente che siamo ancora, bassa! Ma se tutto si ispira secondo la fede, vi è sempre il contatto con Dio, con Gesù Cristo e quindi, momento per momento, arricchisce. Se pensassimo quale differenza vi è fra persona e persona nel raccogliere i meriti giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, quale differenza! Ma vivono nello stesso luogo, hanno magari gli stessi uffici, hanno magari degli uffici un po' distinti, ma vi è tanta diversità fra persona e persona! Allora, mirare ai posti più elevati in cielo.
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Ora, passato questo punto, veniamo all'altro:
Come vivere il mistero di Cristo.
Dunque, i quattro punti segnati erano questi:
- 1. cercar la gloria di Dio;
- 2. tendere alla santificazione nostra;
- 3. incorporazione a Cristo, la via più eccellente per la santificazione;
- 4. l'aiuto di Maria.
Adesso abbiam considerato il mistero di Cristo, quello che opera Gesù Cristo - egli che è il capo - in noi, membra1: egli adora il Padre in noi; ringrazia il Padre; ripara al Padre i nostri peccati; e comunica a noi la grazia, la santificazione.
Per vivere il mistero di Cristo si richiede, oppure, almeno, serve assai bene la preghiera che nella Messa viene recitata dal sacerdote quando fa i cinque segni di croce tenendo fra le dita la santissima Ostia e dice: Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor, et gloria2. Questa frase, o questa preghiera, meglio, riassume tutta l'ascetica; e basterebbe questo per tutta la vita. Poi, oltre l'ascetica, riassume la mistica e, quindi, la vita mistica, la quale vita mistica è la vita in noi, in maniera divina o sovrumana, i doni dello Spirito Santo, i sette doni. Ora, questi sono per tutti. Non è che noi pensiamo la mistica che sia far dei miracoli o parlare le lingue occulte, oppure avere rivelazioni o apparizioni. Quelle cose lì sono eccezionali, quelle cose lì le fa Dio, qui non c'è merito per noi, il merito sta nella parte ascetica e mistica. Non pensare a quello che fa Dio. Se uno fa una profezia, è Dio che illumina e fa prevedere a quella persona, supponiamo, l'avvenire, una cosa occulta, una profezia. L'ascetica e [la] mistica è per tutti.
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Idea generale. In generale: omnis honor et gloria1. Quindi, ecco la perfezione: omnis honor et gloria. Questa parte dell'orazione.
Ma come si arriva a glorificar Dio?
Vivendo Gesù Cristo: «per ipsum, et cum ipso, et in ipso», e cioè: per mezzo di Gesù Cristo offro la mia preghiera, la mia Messa, il mio lavoro, il mio apostolato, il mio cibo.
[Primo:] «Per ipsum». Cioè tutto offrire, per mezzo di Gesù Cristo, a Dio Padre dove si raccolgono i meriti e si preparano per il premio eterno. Quindi, «per Cristo» cioè, intendiamo di fare tutto quel che facciamo, quel che diciamo, di qualsiasi cosa che noi ci occupiamo. Attraverso a Cristo, al Padre. Per mezzo di Gesù Cristo, per Christum o per ipsum, che è lo stesso. C'è anche adesso, il canto Per Christum che è pubblicato.
Il Padre celeste riceve da noi soltanto quello che passa dalle mani del Figlio incarnato; solo per Gesù Cristo. Quando preghiamo, bisogna che preghiamo come la Chiesa e operiamo come la Chiesa. Della preghiera: per Christum Dominum nostrum. Per Iesum Christum Filium tuum. Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum. Allora vale l'opera buona fatta. Hai fatto un sacrificio, interrompere il sonno: per Christum, questo. E pensare quando Maria svegliava il Bambino e quando gli Apostoli hanno veduto che Gesù dormiva tranquillamente sulla barca e intanto la tempesta minacciava e: «svegliati»2, l'han chiamato; e quindi, per avere la salvezza e non essere annegati, svegliarono Gesù Cristo.
Oh, per Christum tutto: la confessione e la Messa, la comunione e l'apostolato, il cibo che prendi e il riposo, e la salute che è buona e la salute che non è buona; e quello che ci piace e quello che nella natura non piace; e se la minestra non ci pare buona e se la minestra è buona: per Christum Dominum nostrum. E tutto, solo quelloe è gradito al Padre. Perché? Perché facendo l'opera Gesù Cristo aggiunge i suoi meriti, il suo sangue, la croce. E cosa abbiamo noi? Sarebbero solo opere naturali, che possono anche esser buone, come uno prende il cibo che ne ha bisogno; ma perché sia soprannaturale ha da passare per le mani di Gesù Cristo: Per Christum Dominum nostrum, che egli aggiunge i suoi meriti e diviene soprannaturale, meritorio e soddisfatorio e impetratorio con tutto il suo valore. Ma vivere di soprannaturalità. Per Christum.
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[Secondo:] «Cum Christo». Cioè, far tutto con Gesù Cristo: dormire come Gesù dormiva, mangiare come Gesù, mangiava; pregare come Gesù pregava, lavorare come Gesù lavorava. Con lui, cum Christo. Ma l'intimo qual è?
[1.] che sia in grazia, tu;
2. che ci sia l'intenzione retta;
3. che si faccia bene l'opera: che la preghiera sia ben fatta; il tratto verso le persone, verso le Sorelle, sia buon tratto. Allora cum Christo facciamo, cioè, operiamo, viviamo con Cristo e l'obbedienza e la povertà e l'umiltà e lo spirito di fede che possiamo avere. Allora cum Christo, cum ipso. È la seconda croce che il sacerdote traccia sopra il calice. Tutto, quindi, con Cristo è perfezionato. Per Christum passa, ma prima che passi bisogna che sia buona [l'opera], quindi che facciamo con Gesù Cristo, come faceva lui, come, per esempio, obbediva: erat subditus illis1.
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Terzo: «in ipso». E questo è il senso più alto in cui l'anima vive veramente: vivit [vero] in me Christus1 (bisogna passare un momento a quello che c'è a pagina 50, anzi in 51). In ipso. Prima, per ipsum, poi cum ipso, ora, in ipso, e cioè: noi uniti a lui.
L'opera che facciamo è insieme a lui, e l'opera diviene identificata con l'opera di Gesù Cristo, è, quindi, di un valore che tocca l'infinito e si rivolge tutto: omnis honor et gloria. Perché, identificate le nostre azioni, son sue e son nostre. E supponiamo il mangiare, supponiamo la preghiera, allora è identificata a Gesù Cristo la nostra azione. Perché? E perché bisogna studiare un po' sempre più profondo. E anime [che] sono buone, le quali non hanno studiato né teologia né altro di scientifico, ma hanno l'intuito, che è lo Spirito Santo, e capiscono, e cioè, ricordano: Cristo è il capo, noi le membra2.
Dunque, c'è solo una testa che è Gesù Cristo o ci son solo le membra che siamo noi? No, e la testa e le membra, questo è Gesù Cristo, e le membra con lui. È il totale Cristo, questo, è Cristo totale; solamente lui non è il Cristo totale; solamente noi, non c'è il Cristo totale. Insieme. Gesù Cristo e le membra assieme formano quello che dice sant' Agostino, e cioè: Christi sumus, Christus sumus3. Non dire solo: siamo di Gesù Cristo, ma: siamo Gesù Cristo4. Perché le membra fanno parte e fanno un unum col capo, e allora membra e capo, c'è il Cristo totale, e questo totale opera; ecco, noi e lui, lui e noi siamo una cosa sola: Christus sumus. Siamo Gesù Cristo. Non dire: il cristiano è un altro Cristo, non vuol dire questo "un altro" cioè, diverso, è lo stesso Gesù Cristo, quando l'anima è in grazia, unita bene a Gesù Cristo.
Certo il ramo e la vite formano un più d'uno; però, se il tralcio è un po' infetto... e alle volte è molto infetto perché non produce buoni frutti o non produce affatto, sì. Ecco, che siamo uniti vite e tralcio, unum, e il tralcio produce l'uva, la vite produce l'uva, è lo stesso frutto perché è la medesima linfa, cioè la medesima santità di Gesù Cristo.
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Quindi per ipsum, [etl cum ipso, et in ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti.
«Est»
. Non dire che cerchiamo la gloria, no; cioè, qui, non dire: che venga la gloria; non preghiamo che sia, non sit, ma invece est, perché la Messa è il grande sacrificio, c'è il calice e c'è l'ostia, ecco il sacrificio, est, c'è lì. Quindi il sacrificio presente. E se tu poco fa avevi fatto la meditazione, hai letto un buon libro, est. Cioè, non che noi domandiamo perché quello sia a gloria di Dio, ma in sé, quello che fai è gloria di Dio, dà gloria a Dio, lì, non perché venga offerta alla gloria di Dio, è lì, in sé, est non ut sit al Padre che è il fine di tutto, il principio di tutto. Il Padre che genera il Figlio e poi procede, dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo.
Quindi, Deo omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, cioè la Trinità, omnis honor et gloria. Tutto va a onore, alla gloria, quel che noi facciamo, dal momento in cui abbiamo ricevuto il battesimo fino al momento in cui ci sarà respiro ultimo per la vita eterna.
Est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis [honorl et gloria. Qui è riassunta tutta la vita di santificazione, è riassunta tutta l'ascetica e tutta la mistica.
Perciò questo tratto che abbiamo adesso ricordato da pag. 45 a 561, se l'usate per alcune volte a fare la Visita, lo penetrate, tutto questo che il sacerdote fa e dice nella preghiera Per ipsum, et cum ipso, et in ipso est tibi Deo Patri omnipotenti, ecc., facendo i segni di croce in questa santissima e istruttissima orazione, ecco, ora, la pietà, la virtù, l'interiore.
L'esame della vita dirà sempre a noi qualche cosa: come mi son perfezionata? quali progressi ho fatto? ho compiuto il mio dovere di perfezionarmi, ecc? E già sento che la mia vita dev'essere in Cristo e che la mia vita è ordinata alla gloria di Dio e quindi alla vita celeste? Ecco. Sì, grandi pensieri che devono penetrare la nostra anima e sempre sentirli, sentirli in noi, che dominino in noi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 76/e (= cassetta 162/a). Per la datazione, cf PM: «Ieri, i mezzi di comunicazione della grazia (...); ricordato, ieri, la confessione (cf PM in c244), ricordiamo adesso la comunione». - dAS e VV (cf c220).

1 Gv 14,6.

2 Gv 14,23.

3 Gv 14,23.

4 Gal 2,20.

1 1Cor 10,31.

1 Lc 6,19.

2 Cf Lc 8,54.

1 Cf Col 1,18; Ef 5,30.

2 Missale Romanum, Canon Missae, Per ipsum...

1 Cf ROYO MARIN, o.c. p. 69ss.

2 Cf Mt 8,23-27.

1 Lc 2,51.

1 Gal 2,20.

2 Cf Col 1,18; Ef 5,30

3 S. AGOSTINO, Enarr. in Ps. 26, 2,2; Ml 36, 200. (Cf ROYO MARIN, o c. pag. 72s).

4 S. AGOSTINO, Enarr. in Ps. 26, 2,2; Ml 36, 200. (Cf ROYO MARIN, o c. pag. 72s).

1 Pagine dell'Estratto. Il testo che serve da base alla predica è quello di Teologia della Perfezione Cristiana, o.c. p. 69ss, testo passato nell'Estratto, pure citato. Don G. Alberione lo usa con molta libertà: sposta pensieri, abbrevia, sin- tetizza, ecc.