Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII
LA DIREZIONE SPIRITUALE1

Dobbiamo parlare di un argomento assai intimo e di conseguenza entriamo subito nel cuore delle cose da considerarsi. S. Paolo quando fu fermato sulla via di Damasco e cadde a terra sentì la voce di Gesù: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» e Saulo atterrito: «Chi sei tu, o Signore?». «Io sono quel Gesù che tu perseguiti, è dura cosa resistere al pungolo». «Allora, che cosa devo fare?». «Va’ in Damasco, ti verrà detto che cosa devi fare». Quindi Gesù non lo istruì direttamente, lo mandò da Anania, e Saulo entrò in Damasco, e passò giorni in preghiera e mortificazione. Il Signore comparve ad Anania e gli disse di andare a cercare nella via Diritta Saulo e di istruirlo. Anania aveva paura di Saulo, perché era un persecutore, ma Gesù gli fece comprendere bene: «…egli sta pregando… Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome, perché è un vaso di elezione e deve portare il mio nome davanti ai re e alle nazioni»2.
Vedete come opera Gesù, manda Saulo all’autorità della Chiesa, al sacerdote. Nessuna anima deve propriamente fidarsi di sé, perché governarci da noi è, come dice il Vangelo, un cieco che guida un cieco. Noi non ci vediamo, le nostre tendenze tante volte sono cieche. Noi non conosciamo bene quale sia la via di Dio. Questo è per dire che è necessaria la direzione spirituale.
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1. Ho già detto che questa direzione spirituale è necessaria in due maniere, del resto fu stampato anni fa3: vi è la direzione spirituale del confessionale riservata al sacerdote, e vi è la direzione spirituale riservata alle vostre Maestre. Qual è la direzione spirituale riservata al sacerdote? Riservata al sacerdote è quella necessaria per evitare il peccato, ad esempio: Evita questa occasione, lo deve dire il sacerdote confessore. È vero che lo può dire anche chi è all’esterno, magari un’amica, una sorella, ma il confessore sente l’accusa, la caduta e allora può dire, ad esempio: Evita questa occasione, quella persona lì bisogna che non la frequenti più in nessun modo.
E può essere invece che si tratti di un altro pericolo. Vi sono mezzi necessari ad evitare il peccato e questi mezzi devono essere indicati dal confessore, sebbene anche esternamente alle volte si conosca qualche cosa che è necessario adoperare per evitare il peccato.
2. La direzione spirituale del confessore è in primo luogo per approvare i propositi, cioè aspetta a lui indirizzare l’anima all’acquisto della virtù e dire quali virtù occorre praticare di più, che mezzi spirituali adoperare per progredire, così in generale. È vero che si può approvare anche lo stesso proposito all’esterno, fuori della confessione, da chi vi guida, ma non deve mancare l’approvazione o l’indicazione del confessore, ed è di maggior vantaggio, perché ha la forza del Sacramento. In sé la cosa è molto diversa: ciò che è sacramentale ha una forza speciale. E potrebbe essere che il confessore approvi i propositi non in confessionale, ma in un incontro a parte.
3. La direzione spirituale al confessionale è necessaria quanto alla decisione sulla vocazione, perché ho detto che bisogna che combinino due sentenze, cioè si accordino perché la figliuola possa fare il suo passo con serenità e sicurezza, e dopo sarà aiutata, e avrà le grazie qualunque cosa capiti. Il giudizio interno del confessore e il giudizio esterno di chi guida
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l’Istituto: quando i due giudizi combinano ci si orienta per il sì, sempre se si è aperti con il confessore e se davanti ai superiori si è operato con schiettezza, senza nascondere cose che non si dovevano nascondere.
E quale confessore, in quanto al foro interno cioè al confessionale, può dare il parere sul punto della vocazione? Si richiede una conoscenza sufficiente, perché possa dire una parola sicura. Per questo il confessore dev’essere scelto uno fra mille, dice S. Teresa [d’Avila]. Bisogna che egli conosca la persona, la conosca non solamente di faccia, ciò non importa proprio niente, ma la conosca per lo spirito, forza interiore, tendenze e, più di tutto, se ha già dato prova di essere capace di sostenere i pesi, i doveri della vita religiosa, e di quel determinato apostolato. Parlando di voi non si tratta della vocazione religiosa in generale, ma della vocazione religiosa paolina. Si dirà: Allora bisogna che da molto tempo la persona si confessi dallo stesso confessore? Generalmente questo è il mezzo che assicura quasi di più. Tuttavia ci possono essere mezzi anche diversi per conoscere la persona, per esempio una confessione generale ben fatta. In questa si è descritta un po’ la storia precedente, la storia della vita com’è stata, riguardo ai comandamenti, perché che ci sia già l’osservanza dei comandamenti è la prima condizione: Se vuoi salvarti osserva i comandamenti, e se tu vuoi essere perfetto, ecco ancora: povertà, castità, obbedienza. L’osservanza dei comandamenti è assolutamente necessaria, particolarmente riguardo al sesto, al quarto e al settimo comandamento, cioè i tre comandamenti che sono la base dei voti di castità, povertà, obbedienza. Il sacerdote può poi avere [conoscenza] anche del modo di usufruire dei mezzi sufficienti, e dare un consiglio ragionato, un consiglio che sia tranquillizzante, può anche avere mezzi diversi4.
Dunque su questi tre punti il parere è accompagnato dalla grazia del Sacramento. Altro è un’Ave Maria detta per divozione, e altro è un’Ave Maria detta per penitenza del Sacramento.
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Quello che è legato al Sacramento ha una grazia e una forza speciale e quindi dà una sicurezza particolare. Però bisogna che si tratti di Confessione, che non siano chiacchiere, ma che si tratti di accusare dei peccati e non delle altre cose. Trattare questi tre punti: evitare il peccato; progresso in certi determinati punti, poi la vocazione che può essere giudicata, se si tratta anche di cercarla e di conoscerla, e può essere invece confermata, e inoltre corroborata e seguita, perché si corrisponde bene alla guida del sacerdote. Questo è ciò che insegna S. Alfonso e ciò che abbiamo pubblicato nella Circolare interna anni fa.
Poi vi è una direzione spirituale o morale esterna che appartiene all’Istituto, a chi dirige quel dato gruppo, supponiamo le novizie o le aspiranti. Direzione spirituale perché può essere fatta dall’esterno. Nella vita religiosa quando si tratta di religiosi, i sacerdoti non sono soltanto sacerdoti, sono padri; le vostre superiore non sono superiore nel vero senso, come usato in certi luoghi, ma in senso diverso voglio dire, sono madri che devono formare lo spirito e maestre di preghiera, di virtù, e maestre in quanto all’apostolato. Specialmente: preghiera, virtù, apostolato.
La madre forma il bambino, le madri o Maestre devono formare lo spirito paolino. Appartiene propriamente a loro una grande parte della direzione, assistenti che si chiamano in sostanza magister spiritus. Maestre di spirito religioso, spirito paolino, spirito che riguarda l’apostolato, le osservanze, le pratiche che sono già entrate nell’Istituto, nelle Costituzioni, quindi la vita che si ha da vivere. Tutto questo appartiene all’esterno, alle Maestre, alle Madri secondo che si vuol chiamare, ma è sempre la stessa cosa. Noi col nome di Maestra intendiamo che rappresenta il Maestro divino che è Verità quindi che insegna, che è Via e quindi che dà il buon esempio, che indica la strada da seguire, ed è Vita che con la preghiera e la pietà porta l’anima all’aumento di grazia, di virtù, di santità e porta alla vita religiosa.
Questo è riservato all’esterno. Le suore fanno subito una domanda: Ma sono già stata in sei o sette case, e devo proprio aprirmi con sei o sette Maestre? Vedete, questa è una difficoltà
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reale. Ma mettiamo le cose a posto. Quando si è aspirante o postulante, si ha una Maestra, il noviziato ha la sua Maestra. Quando si è entrati nella vita religiosa, non è più necessario conferire così frequentemente con chi ci guidava. Tuttavia si può anche scrivere, ci sono le lettere personali, e poi avete la grazia che quando ci sono gli Esercizi sempre potete parlare con una delle Maestre che già vi conosce e che già ha guidato il vostro spirito. Si dirà: Ma queste non ci danno confidenza, perché guardano anche la nostra disciplina e qualche volta hanno anche da sgridarci. Vedete è una direzione che va bene per altri posti, non va bene per noi. Si suppone che la suora, anzi la novizia o suora già professa abbia tale buona volontà che vuole farsi santa davvero. Allora vi è come un’alleanza: la Maestra vi vuole sante e voi volete farvi sante, si tratta solo di dire: Per farsi sante si fa così, in questo modo, si lavora in questa maniera. Non è una imposizione disciplinare. Non c’è nessuna cella di rigore. Si tratta solamente di Maestre che vogliono farvi sante e di voi che volete farvi sante: avete la stessa volontà. E allora per farsi sante la Maestra dice: Fa’ in questo modo; non ti puoi far santa in quella maniera, perché ti porterebbe a un altro modo.
Certamente bisogna avere apertura, ma poi vi è anche da dire così che l’apertura non è mai che si estenda al peccato, anzi si sconsiglia di dire il peccato. Ma allora che cosa devo dire?. Come state di salute, se avete freddo, sempre cominciare dall’esterno. Ho le scarpe che sono logore, non posso dormire, ho i denti che mi fanno male, non digerisco. In questo clima non posso resistere, non posso dormire, ho strappato l’abito. E non ci vuole poi tanto a dire queste cose. E si comincia dall’esterno: questo sempre da principio, quando si entra, poi da un certo punto... Quel che riguarda la salute, lo studio, mi va, non mi va, riesco, non riesco in questa materia, sono ancora indietro, scrivo male, ho una brutta calligrafia. Se sapete fare la minestra, cuocere le uova.
Ma la vita di che cosa si compone? Non state sempre in chiesa a cantare le lodi, la vita è totale. Al mattino ho ancora molto sonno, e quando prendo il libro per fare la meditazione... Che cosa dovete dire se non dite queste cose. Se siete angeli,
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andate su, finché si è persone composte di anima e di corpo, andate giù.
Allora bisogna aprirsi gradatamente. Ho detto: salute, studio, apostolato e se vi sono difficoltà. Come non avere mai difficoltà quando si va fuori, quando si va in libreria, e come non sentire difficoltà quando si è al cinema, come esso può costituire un pericolo per la suora e come bisogna usare prudenza; e le amicizie che si hanno, le tendenze; i gusti, i dispiaceri: sono tante le cose che costituiscono la vita delle persone. In una casa ci vuole tutto e nella vita ci vuole tutto: tanto ci vuole la medicina, come ci vuole la minestra a tavola e tutto questo, non è che si faccia a meno delle cose quotidiane e anche delle cose materiali. Si sta pubblicando una collana che ha per titolo: Corpo e anima5, e tutti i giorni noi sacerdoti diciamo prima della Comunione, che la Comunione ci serva al corpo e all’anima. Dunque la Comunione deve servire al corpo e all’anima.
Poi si può venire alle cose più spirituali, interne che riguardano l’orario per esempio, che riguardano le condizioni dell’apostolato: se siete allo stretto, non c’è luce, se avete freddo alle mani. Le cose intanto cominciano ad essere più interne e poi ci saranno le difficoltà di convivenza: con questa persona, con quell’altra; magari la difficoltà: questo confessore non mi va, io sono poco istruita su questo punto determinato. Si entra alle volte con certi errori!
Nell’ultimo giro ne ho sentite alcune che erano proprio un po’... non so come spiegarlo, non so che nome dare. Non sapere certe cose da suora è troppo poco, tanto più che poi si deve andare a contatto con la gente, e certe cose bisogna saperle. E allora ci si domanda perché molte cose non si hanno da dire proprio in pubblico, ma si devono dire a tu per tu, secondo le condizioni di spirito, di persona.
E poi di lì in avanti potete parlare secondo che vi sentite internamente. Supponiamo: Questi tali propositi vanno bene,
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o non mi vanno bene; in questo mese ho fatto progresso, invece su quell’altro punto non sono riuscita; e quanto potete progredire. Ho raccoglimento, non prego, oppure la Visita non la faccio bene, o la faccio così. Dire quello che vi sentite di dire senza che vi sia propriamente imposizione, e senza che proprio sia determinato ogni mese andare dalla Maestra, ecc… Ci può essere il più e il meno, e una se avesse bisogno dopo una settimana di nuovo, non aspetta che passi il mese, e se una di lì a un mese non avesse niente da dire potrebbe aspettare due mesi con una certa libertà. In sostanza questo è tutto: farsi santi e fare l’apostolato, e quindi ci si aiuta, specialmente con quelle persone che, essendo più anziane di ufficio, ci possono illuminare, incoraggiare, confortare, secondo i casi, e anche correggere se è necessario.
Non conosco nessuna che non abbia buona volontà, allora si tratta solo di trovare la via per il meglio.
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1 Predica tenuta a Roma, 14 marzo 1956. Dattiloscritto, carta comune, fogli 4 (21 x 28). Il titolo è aggiunto a mano su una copia: “La direzione spirituale”. Sono state fatte altre battiture, ma ci si attiene a questa che sembra essere la prima. Pur non avendo la registrazione si ritiene che questa meditazione sia stata tenuta nel corso degli Esercizi di marzo 1956.

2 Cf At 9,4-15.

3 Cf Direzione morale e direzione spirituale in Circolare interna, ottobre 1938; cf FSP38, pp. 635-636. Questo argomento è trattato in La via della salute di S. Alfonso M. de’ Liguori, stampato per la prima volta ad Alba nel 1931 e ristampato nelle Edizioni Paoline fino agli anni ’60.

4 Il linguaggio usato può sembrare generico, ripetitivo e insufficiente. Indica però che il confessore ha la possibilità di tranquillizzare la coscienza e intervenire con diverse modalità in casi particolari.

5 La collana Corpus et anima di psicologia e psichiatria (Roma, Edizioni Paoline 1955), in veste scientifica divulgativa mira a dare una conoscenza completa dell’uomo circa gli influssi reciproci dei suoi due elementi essenziali.