Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
LA BONTÀ DI GESÙ1

Vi è una predica che non sappiamo mai fare bene, è la predica sulla bontà di Gesù. Siamo più inclinati a parlare delle verità eterne, più inclinati a spiegare la morale; quanto alla bontà di Gesù giungiamo meno a descriverla come essa è in realtà.
Gesù è buono, detto così sarebbe detto tutto. «Magister bone»2, Maestro buono è Gesù. Questa sera consideriamo la bontà di Gesù riguardo a vari punti. Primo: quanto è stato buono Gesù a chiamarci alla vita religiosa. Secondo: quanto è stato buono Gesù nel darci gli aiuti, le grazie per corrispondere alla vocazione religiosa. Terzo: quali grazie egli concede ai peccatori, perché si convertano e ritornino a lui, e particolarmente le grazie che il Signore dà dopo gli Esercizi, dopo una Confessione ben fatta.
Fra la moltitudine delle giovanette che erano nelle parrocchie, nei vari paesi, Gesù ha scelto le anime predilette. Dice il Vangelo che molti erano i seguaci di Gesù, quelli che ascoltavano le sue prediche. Gesù passò una notte in preghiera e al mattino chiamò a sé tutta la moltitudine e fra la moltitudine che si componeva di diverse migliaia di persone ne scelse dodici. Ecco, tra la moltitudine ha scelto noi, ha eletto noi perché noi lo seguissimo, ha eletto noi perché gli stessimo più vicino. Dice il Vangelo: «Elegit ex eis duodecim ut essent cum illo»3. Cosa voleva dire stare con Gesù? Voleva dire non tornare più a casa, non guardare più alla loro famiglia, considerare la loro vita nuova, cioè una vita che fosse sempre con Gesù. Li chiamò a sé. Altri hanno la loro famiglia e devono pensare
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ad essa, altri hanno interessi particolari, voi dovete pensare a Gesù, voi tutto dovete adoperare e fare per gli interessi di Gesù. Non più gli interessi della famiglia, ma gli interessi di Gesù, delle anime, l’interesse della vostra anima: la santità, essere con Gesù qui sulla terra, essere con Gesù in morte, essere con Gesù in cielo.
Bontà infinita di Gesù! Gesù dopo che vi ha chiamato vi guarda con occhio amoroso. Il giovane ricco che aveva mostrato vocazione e cioè voleva essere perfetto ebbe una grazia: «Intuitus eum dilexit: Gesù lo guardò con amore»4. Il giovane guardato con amore da Gesù non corrispose. Allora una grande amarezza entrò nell’anima di Gesù e Gesù, guardandolo mentre si allontava, disse: «Quanto è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli»5. Voleva dire: Quanto è difficile che uno attaccato alle ricchezze, alle cose del mondo, mi segua e mi ami. Amava infatti più i soldi che Gesù.
Ma voi avete corrisposto allo sguardo amoroso che Gesù vi ha dato quando siete entrate in questo Istituto, quando avete fatto la vestizione religiosa, quando avete fatto la professione. Lo sguardo amoroso di Gesù continua e continuerà sempre più compiacente, sempre più benedicente.
Passando gli anni Gesù vi ama di più. Moltiplicandosi il vostro lavoro spirituale, moltiplicandosi il vostro apostolato, moltiplicandosi i vostri meriti, Gesù cresce in amore per voi. È sempre più buono Gesù, non perché egli diventi più buono, ma perché egli ama chi lo ama. Gesù ama tanto più chi lo ama tanto, chi è fedele, ama tanto più colei, coloro che vivono la professione, la vivono nella loro vita interamente, sempre meglio, sempre più obbedienti, sempre più delicati, sempre più in spirito di povertà, sempre più amanti della vita comune, sempre più zelanti dell’apostolato. Oh, l’amore di Gesù quanto va crescendo!
A volte vi sono occasioni in cui si assistono religiosi morenti, religiosi fedeli. Si vede, si sente, si prova qualche cosa, una consolazione al letto di questi morenti: l’anima è inondata
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di benedizione e di grazia, pur mentre soffre. E fra questi, voi avete in mente don Federico [Muzzarelli]. Quale pace nella sua anima e quale pace spirava la sua salma che voi avete voluto contemplare a lungo. Perché? Perché quando si corrisponde seriamente alla vocazione per vari anni, per lunghi anni, si moltiplicano i meriti, la vita di unione con Gesù si stabilisce più ferma.
Gesù è buono. Può essere che qualche volta ci smarriamo. Ma nel Vangelo di S. Luca si narrano tre parabole: una è quella della dramma smarrita. La donna che aveva perduto una moneta preziosa e la cercava e smosse tutti i mobili e accese la lucerna e scrutò tutti gli angoli, finché non trovò la dramma6. Così Gesù: se noi ci allontaniamo un po’ da lui non ci lascia in pace, ci cerca, ci chiama; se fa sentire rimorsi, scontentezza dello stato di tiepidezza o dello stato di peccato, è per amore, solo per amore. Egli è stato trascurato, non sono state ascoltate le sue voci, magari fu offeso da noi, cacciato... ma egli sembra un innamorato, così che non può stare senza di noi. E chiama con inviti dolci, e chiama con rimorsi, con prediche, con consigli, con avvisi, chiama alle volte anche con fatti, con castighi. Il suo amore è inesauribile, le sue chiamate sono chiamate d’amore.
Quando una pecorella si era smarrita che cosa ha fatto il buon Pastore? Ha lasciato le novantanove che si trovavano al sicuro nell’ovile e si è mosso. Gesù fece una lunga strada e andò nella valle chiamando la pecorella e cercandola fra i cespugli, finché la trovò. Le si accostò e non la rimproverò, ma dolcemente le tolse le spine d’attorno che la tenevano quasi prigioniera in quel cespuglio. Poi se la mise sulle spalle pensando che fosse stanca e se la riportò all’ovile7. La portò lui la pecorella smarrita. Ci porta lui al confessionale con la sua grazia. Quel bisogno di confessarci viene da lui, la grazia per cui noi conosciamo le nostre colpe viene da lui, la grazia per cui ci pentiamo dei nostri peccati viene da lui, ci accusiamo e proponiamo: è tutta grazia sua. È Gesù che ci porta nuovamente
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all’ovile fra le anime fervorose. E già lo sentite e lo avete sentito tante volte: noi siamo tante volte prova della bontà di Gesù. Il suo amore non ci ha potuto dimenticare, nonostante noi ci fossimo allontanati da lui.
Ma è particolarmente adesso, dopo la Confessione, che dobbiamo confidare in Gesù. Vedete, Pietro mancò, rinnegò per tre volte il Maestro, era un peccato ben grave, egli doveva non solamente credere, ma predicare agli altri che Gesù era Dio, che Gesù era innocente, ma negò di essere suo discepolo: debolezza. Pietro, accortosi del suo errore sentendo il canto del gallo, uscì da quella occasione di peccato, uscì di là e «flevit amare: pianse amaramente»8. Oh, le lacrime di Pietro come erano calde, uscivano da un cuore che amava tanto Gesù! Pietro sapeva di essere stato tanto amato da Gesù e in quel momento si sentiva come straziato nella sua anima, perché lo aveva offeso, aveva offeso il Salvatore, il suo amico. «Vos dixi amicos: vi ho chiamato amici, perché a voi ho rivelato tante cose che sono nascoste agli altri»9. Voi avreste immaginato che Gesù avrebbe mostrato il suo disgusto a Pietro, che non gli avrebbe più dato ciò che gli spettava, ciò che gli aveva promesso: di essere il capo degli apostoli, il capo della Chiesa. Gesù gli concesse ugualmente quanto gli aveva promesso, volle però una riparazione: tre atti di amore che corrispondessero e scancellassero i tre atti di rinnegamento, il triplice peccato. Ma ad ogni atto di amore che Pietro pronunciava, Gesù rispondeva: «Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecorelle»10.
Gesù non ci priva della grazia, non ci abbandona, non ci dice: Tu non hai saputo approfittare delle grazie, ora non le meriti più. No. Se abbiamo buona volontà, Gesù ha pietà e ci dice: Vedo che le grazie di prima non ti bastavano, per questo sei caduta, adesso aumenterò le grazie. Ho veduto che sei debole ed io sarò la tua forza. Ho veduto che non sei perseverante e io sarò con te e ti aiuterò. Ecco come si vendica Gesù, una vendetta di amore: aumentando le grazie. Se uno ha peccato
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molto, pensi che in proporzione delle sue debolezze avrà un aumento di grazia, di luce. Egli vuole sempre che noi stiamo nell’umiltà, ma mentre Gesù ci vuole umili, prudenti, vuole che noi sempre vigiliamo, che noi preghiamo. Egli si fa più buono con noi e più ricco di misericordia. E così Pietro lavorò fino alla fine, anche quando vide la croce preparata per lui presso il colle Vaticano, anche allora Pietro non retrocedette, non negò più Gesù, andò volentieri al martirio.
Andiamo avanti nella virtù! Oh, come si delizia Gesù di cambiare delle anime fredde in anime calde, dei peccatori in apostoli, come si è deliziato di Paolo anche quando era persecutore. Una grazia sopra le grazie e lo costituì «vaso di elezione». «Io l’ho eletto affinché porti il mio nome davanti ai re e ai principi di Israele e a tutti i gentili»11.
Noi non consideriamo abbastanza il fatto del figliol prodigo12. Si era allontanato dal padre e, con un cinismo ributtante, aveva preso la sua parte di beni e tutta l’aveva consumata vivendo malamente, nei peccati di carne. Non era solamente pigrizia o golosità, ma era anche lussuria. E fu umiliato fino ad andare a dividere le ghiande con i porci, ma gli venivano anche negate o ridotte al minimo. Allora rientrò in sé e, ricordando la bontà del padre, risolse di ritornare a lui. Vedete, è il ricordo della bontà del padre che lo ha trattenuto dall’andare fino all’ultimo, nell’abisso.
La bontà di Gesù si è adoperata anche per trattenere Giuda, ma vi sono sempre persone sorde alla grazia di Dio. E il figliol prodigo allora ritornò al padre e, prostrandosi a terra, disse: «Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio, perché ho peccato contro il cielo e contro di te, ricevimi almeno come uno dei tuoi servi». Ma il padre lo volle trattare come figlio e mostrargli il suo affetto con delle preferenze. Lo rivestì di abiti preziosi che indicano la grazia. Il peccatore che piange il suo peccato è rivestito di nuovo con degli abiti preziosissimi. Volle che fosse mondato e che i suoi piedi fossero calzati bene. Fece uccidere un vitello grasso, perché il suo figlio era morto ed era
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ritornato a vita. Fece delle preferenze, tanto che il figlio maggiore, restato sempre fedele al padre, si offese: «Io sono sempre stato obbediente con te e non mi hai mai dato un capretto da godermelo con i miei compagni, e per questo figlio che ha sprecato tutto ed ora è ritornato a casa, tu hai ucciso il vitello grasso e ordinato questa festa». Ma il padre difese il figliol prodigo e persuase il figlio maggiore a entrare e partecipare alla festa. Conclude Gesù la parabola dicendo: «Si fa più festa in cielo per un peccatore pentito che non per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di penitenza».
Capiamo bene: un peccatore pentito muove il cielo a festa. Oh, se abbiamo peccato, confessiamo volentieri il nostro peccato, e allora tutto il paradiso si muoverà a festa. Perché? Perché il sangue di Gesù sparso nella sua passione e morte viene applicato e viene a ridonare la vita a quelle anime che l’avevano perduta. E chi ha fatto la Confessione esca piena di letizia dal confessionale: in cielo, in quel momento, si fa festa perché è ritornato il figlio che si era smarrito. Non si legge che il figliuol prodigo fu ingrato verso il padre, ma restò con lui e lo amò.
Amiamo, perché Gesù ci ama e si prende cura speciale dei peccatori convertiti. Vedete che preferenze per Paolo! Vi è un altro apostolo che abbia lavorato tanto e che si sia arricchito di tanti meriti? Un apostolo così zelante che abbia lavorato tanto come Paolo? Un apostolo al quale Gesù abbia dato tante anime? Un apostolo così fervente? «Ho lavorato e sofferto più di tutti»13. Che gloria in cielo!
Se si è commesso qualche peccato, l’esperienza ci rende prudenti: evita le occasioni, non avvicinare più quella persona, non leggere più quel libro, non guardare più quella pellicola, non ascoltare più la radio quando trasmette il varietà e ugualmente per la televisione. Sii prudente, custodisci gli occhi, custodisci l’udito, la fantasia, il cuore e ugualmente i pensieri. Ogni volta che vai da Gesù battiti il petto, ma nello stesso tempo commuoviti per l’amore che Gesù ha per te e sii certo che proprio con te Gesù sarà largo di grazie. Oh, credere alla bontà di Gesù!
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L’esperienza stessa dei nostri errori ci può giovare. Vedete S. Agostino! Ma, mentre si crede, vediamo anche di corrispondere con un amore sempre più intenso. Chi deve amare di più Gesù? Colui che ha sprecato un po’ della sua vita e dice: Troppo tardi ti ho conosciuto, o bontà infinita, troppo poco ti ho amato o bontà infinita!14. Corrispondere con un amore più intenso a Gesù: più delicatezza di coscienza, più intimità con Gesù nelle ore di adorazione e nelle Comunioni. Stabilire fra il nostro cuore e il cuore di Gesù Maestro una comunicazione. Pensate che comunicazione intima si è stabilita fra il cuore di Gesù e la Maddalena! La Maddalena dopo la sua conversione fu fedele a Gesù. Ella corse al Calvario per assistere all’agonia di Gesù. Ella la domenica mattina corse per ungere la salma di Gesù dopo che era stata sepolta. E Gesù in primo luogo si rivelò a lei: «Maria!» - le disse - ed essa: «Rabbunì, che vuol dire Maestro». «Va’ dai miei discepoli e dì loro che io sono risuscitato e che si trovino in Galilea dove mi vedranno»15. Divenne, diciamo così, apostola degli apostoli, apostola per annunziare la risurrezione di Gesù. Peccatori che si convertono e diventano apostoli!
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1 Predica tenuta a [Roma] il 25 giugno 1956. Dattiloscritto, unica battitura, carta vergata, fogli 5 (21x28). Autore e luogo sono aggiunti a mano.

2 Cf Lc 18,18.

3 Cf Mc 3,13-14: «… fra questi ne scelse dodici, perché stessero con lui».

4 Cf Mc 10,21.

5 Cf Mc 10,23.

6 Cf Lc 15,8-10.

7 Cf Lc 15,4-7.

8 Cf Lc 22,62.

9 Cf Gv 15,15.

10 Cf Gv 21,15.16.17.

11 Cf At 9,15.

12 Cf Lc 15,11-32.

13 Cf 1Cor 15,10.

14 Cf S. Agostino, Le confessioni, X, 27.

15 Cf Gv 20,16-17.