Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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INTRODUZIONE1

Entrare negli Esercizi come in un santo cenacolo, dove Gesù vi aspetta e la Madre stende le sue mani sopra di voi e S. Paolo vi invita. Deve essere un corso eccezionale, eccezionale per il raccoglimento, come è un po’ eccezionale per il numero2, eccezionale per la quantità di grazie che riceverete, per la luce che avrete e anche per le conversioni, per le conversioni vere, profonde che il Signore opererà.
Ci domandiamo: Siamo già totalmente di Dio, tutto l’essere è già di Dio? C’è ancora dell’umano? C’è ancora dell’amor proprio? C’è ancora qualche passione che domina? Qualche vizio capitale che, un po’, qualche volta ci trascina? Allora conversione!
Conversione vuol dire: dall’orgoglio all’umiltà, dall’ira alla mitezza, dall’avarizia al distacco e allo spirito di povertà, dall’invidia alla benevolenza, dalla lussuria alla delicatezza, dalla golosità alla disciplina nel cibo e nel riposo, dalla pigrizia al fervore, dalla tiepidezza al calore spirituale e dalla fiducia in noi alla fiducia in Dio; da una speranza un po’ incerta nelle grazie ad una speranza ferma, a una posizione esatta nel cammino della virtù, della santità, dell’apostolato. Posizione giusta, camminare su due piedi: Da me nulla posso, con Dio posso tutto. Un piede: da me nulla posso; e poi si mette l’altro avanti: con Dio posso tutto; e poi si mette di nuovo il sinistro davanti: da me nulla posso; e poi il destro: con Dio posso tutto.
Cominciamo così? Avete questo desiderio, questa sete della grazia di Dio, questa voglia di farlo proprio bene questo corso di Esercizi? Tutte, no? Sì!
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Ho celebrato stamattina la Messa per voi, perché se fate bene questi Esercizi, quanto frutto a ciascuna! Quanta consolazione alla Congregazione! E quanto più otterrete nella propaganda! Il diavolo non mancherà! Il diavolo cerca sempre di mettere la coda dappertutto. Ma la Regina nostra gli schiaccerà non la coda, ma la testa.
Allora gli Esercizi sono un corso di preghiere, di meditazioni, di esami, di virtù pratiche, di pratica di virtù, ecc. Orbene, domandare tre grazie, perché se sono un corso di preghiera più lungo, otto giorni di orazione, tre grazie: più luce prima, poi più amore e più fortezza, robustezza spirituale. In sostanza innestarsi ancora meglio, vivere nel Maestro divino che è Verità e Via e Vita.
Dunque gli Esercizi, per primo, sono per avere maggior luce, domandare maggior luce. Che cosa significa? Significa ottenere dal Signore una fede più profonda; vedere meglio nella vita che cosa essa sia e vedere il fine per cui noi viviamo. Significa aver luce, pensare che veniamo dalle mani di Dio, che il Signore ci ha messe in prova, una prova di fedeltà, una prova di amore, di fede. Ci lascia poco tempo sulla terra e tuttavia sulla terra vi ha fatto grazia particolare chiamandovi alla vita religiosa, cioè alla vita di santificazione.
Significa pensare che presto lasciamo la terra, presto andiamo all’eternità, presto al paradiso, e là ci aspettano gli angeli, ci aspettano i santi, ci aspetta Maria. Coraggio, ci dicono, coraggio! Fortificatevi! La strada che tenete alle volte è un po’ ripida, un po’ difficile, stretta, ma mette capo qui, al cielo.
Fede in Gesù Cristo, nei sacramenti della Confessione, della Comunione, fede nella Messa, fede nella Visita e nelle vostre pratiche di pietà. Fede che certamente siete chiamate alla santità e avete le grazie per raggiungerla. Fede! Fede che dal mattino alla sera, in ogni minuto di tempo si possono accrescere i meriti per il paradiso. In ogni minuto di tempo, dall’alzata al momento in cui prenderete riposo, e il riposo stesso si può offrire al Signore e prenderlo per servizio di Dio, per mantenersi nel servizio di Dio.
Fede che Gesù è con noi, che la Trinità abita in noi. Fede che, dopo che avete ricevuto Gesù nell’Ostia e che l’Ostia la
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possedete nel cuore, voi potete esporre il Santissimo sul vostro cuore e il Santissimo, Gesù, vi accompagna nella giornata, almeno spiritualmente.
Poi fede che il paradiso è tutto per noi, per pregare per noi, se noi veramente ci raccomandiamo a tutti i santi, a tutti gli angeli, alla santissima Vergine, a S. Paolo, ai protettori nostri. Fede! Sì, fede! Fede che con la vocazione alla santità non solo vi sono le grazie preparate, ma il premio preparato. Che quel Gesù che prima di lasciare la terra ha detto: «Vado a prepararvi il posto»3, davvero lo ha preparato per ciascuno di noi. Fede! Breve è la vita, presto saremo nell’eternità. Fede che tra la vita presente e l’eternità vi è il giudizio, dove renderemo conto a Dio di tutte le grazie avute e di tutte le occasioni che ci presentò il Signore per farci dei meriti. Fede che un giorno si risusciterà e i sacrifici che imponiamo e chiediamo al corpo, un giorno saranno di gloria; il corpo risusciterà ornato delle virtù, segnato dai sacrifici fatti nell’apostolato, nel lavoro quotidiano, ecc. Fede! E noi abbiamo da immaginarci quel che seguirà al giudizio universale, due posti: l’inferno per i tristi e il paradiso per coloro che saranno stati fedeli alla grazia di Dio e avranno corrisposto: «Venite benedetti nel regno del Padre mio»4.
Luce viva! Luce viva sui problemi che avete. Ciascuna si trova in una certa condizione spirituale, una condizione propria. Chi è più debole in questo punto, e forte nell’altro punto e viceversa. Fede che tuttavia il Signore ci prende come siamo e ci vuole portare alla santità come siamo. Non ci devono spaventare i brutti giorni, se ce ne sono stati nella vita passata. Guardare al futuro, guardare al presente, quel Gesù che è stato buono nel passato è buono anche oggi, è buono domani. E il pentimento non ci porti tanto a piangere il passato, quanto a proporre per l’avvenire buoni propositi. Quando diciamo il Miserere non è tanto per il passato, quanto per aumentare le grazie e non commettere più peccati e solamente farci più meriti. Che il Signore abbia pietà di noi che siamo deboli, che ci fortifichi, che ci santifichi. Domandare luce piena.
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Secondo, domandare la grazia di amare il Signore con tutto il cuore. Dobbiamo considerare se il nostro cuore è occupato tutto da Dio o c’è ancora qualche parte che è abitata dall’egoismo sotto forma di superbia, di attaccamento, di sensualità, oppure di invidie, di tiepidezze, ecc. Dobbiamo domandare al Signore la grazia di saper pregare, saper pregare, saper parlare con Dio.
Superare quello stato di indifferenza o quella posizione, che non è giusta, di considerare Gesù lontano, Gesù santo, Gesù beato in cielo, ma un po’ lontano. No, Gesù è con noi, è vicino a noi, è in noi. Quindi parlargli familiarmente, domandare lo spirito di orazione: «Spiritum gratiae et precum»5.
Ecco, nel corso degli Esercizi dobbiamo migliorare la nostra preghiera. Migliorare la preghiera, l’esame di coscienza, la Visita, la meditazione; migliorare le orazioni, migliorare la Comunione, migliorare la Messa, migliorare i rosari, migliorare le giaculatorie.
Ecco, abbiamo da chiedere un’unione più stretta, più sentita con Dio! Amore intenso! Unione più stretta, più sentita! Sentire Gesù con noi e sentirsi con lui da formare una cosa sola. Non siamo soli a lavorare, soli noi a fare quel sacrificio, a fare l’obbedienza, a praticare la povertà, esercitare l’apostolato, a praticare la bontà con le persone, ecc. Gesù è con noi e noi siamo con lui. Due: io solo valgo niente, con Gesù sono sicuro, posso tanto. Ecco, desidero un aumento di grazia, un’infusione di fortezza nel mio cuore. Quindi chiedere un amore più intenso, amore verso Gesù, verso i santi, verso la Vergine santissima, verso il paradiso. Sì, chiedere che si scuota questo nostro cuore, che non si addormenti, che se abbiamo passato anche anni ed anni nella vita religiosa, non cadiamo nell’indifferenza, perché tutto è sempre uguale, forse sono sempre uguali le occupazioni, ma i meriti di ogni giorno sono sempre nuovi. Quelli fatti, sono già fatti. Oggi facciamo i meriti per oggi, domani per domani, se vivremo. Fede viva e amore grande.
In terzo luogo chiediamo più forza, più virtù. Fedeltà al Signore, fedeltà ai comandamenti. Osserviamo i comandamenti?
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Il primo comandamento ci impone la preghiera e preghiera buona. Il secondo ci comanda l’osservanza dei voti. Il terzo, santificazione dei tempi e particolarmente della domenica, i tempi consecrati a Dio. Il quarto, il rispetto ai superiori e l’obbedienza. Il quinto, la carità che esclude ogni malevolenza, ogni diceria, ogni critica, ogni pensiero contro il prossimo, ogni sospetto temerario. E il sesto, la delicatezza, la delicatezza! La castità è una virtù che investe tutto l’essere: i pensieri, i sentimenti, le parole, le azioni, i sensi interni, i sensi esterni. Settimo, non solo rispetto alla roba altrui, il distacco, ma la pratica della povertà.
Poi la sincerità, poi i desideri ben regolati. Domandare la fedeltà nella pratica dei santi voti, delle promesse fatte nel giorno della professione, se già si è fatta, e fedeltà se questa professione verrà fatta. Ecco, fedeltà! Essere poi tutte di Dio, operare solo per Dio. Non lasciarsi portare da questo interesse o da quell’altro, dalla stima degli uomini, oppure da un’inclinazione soltanto naturale, ma lasciarsi portare sempre dall’amore di Dio: «Caritas Christi urget me»6. Domandare questo.
Abbiamo tanti anni da vivere? Ogni minuto di questi anni, tutti per Dio! Quale grado di forza fisica abbiamo? Tutta per Dio, finché ce ne resterà un briciolo, una goccia. Abbiamo ingegno, abbiamo memoria, abbiamo attitudini? Tutte per il Signore. Abbiamo grazie? Spenderle tutte, trafficarle le grazie, trafficare i talenti, che niente vada perduto, niente vada perduto! Tutto, solo e sempre per il paradiso, per Gesù.
Fedeltà poi anche ai propositi, ai propositi che faremo negli Esercizi, ai propositi della Confessione, dell’esame di coscienza, della meditazione. Fedeltà costante! Che non siamo così deboli che al mattino proponiamo, poi passate poche ore ci sentiamo di nuovo tutti portati a far come prima, con i nostri difetti. Fedeltà ai propositi del mattino, che rinnoviamo poi anche nel corso della giornata, specialmente nella Visita. Fedeltà!
Ecco le tre grazie da chiedere nel corso degli Esercizi: più luce, più amore, più fedeltà. Si può aggiungere anche: miglioramento
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dell’apostolato. Vi sono vari modi di fare l’apostolato. Certamente che avete progredito parecchio, specialmente per quanto riguarda la diffusione. Risulta anche dalle cifre che ho veduto nel consuntivo del 19557. Sempre più sapienza! Sempre più larga diffusione di pellicole. Formare anche i continuatori dell’apostolato e cioè, dopo la propaganda collettiva, trovare i mezzi per rendere l’apostolato, le visite nei paesi e nelle parrocchie, rendere il frutto stabile. Questa è la grazia che particolarmente chiediamo in questo tempo, almeno che mi sono proposto a gennaio di chiedere per quest’anno: la stabilità, la continuità del frutto.
Certamente è una gran cosa che vedano la suora passare come un angelo in quella parrocchia, e di casa in casa portare un po’ di luce, e forse con la propaganda collettiva8 riesce a penetrare in tutti, cioè riesce ad arrivare alle famiglie, riesce ad arrivare anche alle persone singole. Ma non che sia solo il passaggio di un angelo, ma di un angelo che si posa lì, cioè rendere stabile il frutto della vostra propaganda con quei mezzi che la Provvidenza ci potrà fornire. Questo è il compito che avevo dato un mese fa da studiare a un certo numero di propagandiste9. E già alcune hanno presentato i compiti loro assegnati. Rendere stabile il frutto della propaganda. Questa è la grazia per il corso degli Esercizi di quest’anno, supponendo che già si sia introdotta la propaganda collettiva.
Oh, che begli Esercizi devono essere questi! Entrare subito nel cuore degli Esercizi, cominciando a domandare la grazia di fare bene l’esame di coscienza, di stare raccolte e profittare di tutto quanto vi verrà detto sia nelle prediche, sia nelle conferenze.
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1 Predica tenuta a Roma il 9 marzo 1956 in occasione degli Esercizi spirituali alle novizie che si preparavano alla professione religiosa tra le Figlie di San Paolo. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 21a = ac 38b.

2 Le novizie che si preparavano alla prima professione erano cinquantasette.

3 Cf Gv 14,2.

4 Cf Mt 25,34.

5 Cf Zc 12,10: «Uno spirito di grazia e di consolazione».

6 Cf 2Cor 5,14: «L’amore di Cristo mi spinge».

7 Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo - Note per una storia 1915-1984, Figlie di San Paolo, Casa Generalizia, Roma 1994, pp. 295-296.

8 Ibid., pp. 294-295 e nota 86.

9 Probabilmente si tratta del gruppo di propagandiste di cui facevano parte: sr Franca Calò (1932-1991), sr Tecla Cutrini (1926-1960), sr Anna Maria Prandi (1928-2010).