Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII
LE VOCAZIONI1

Al termine degli Esercizi spirituali sono da farsi i propositi e anche il programma che s’intende sviluppare nel corso dell’anno spirituale. Più di tutto pregare, perché possiamo avere tanta grazia per lavorare bene, lavorare interiormente. L’attività esterna di apostolato deve essere sempre preceduta dall’attività interna, dal lavoro spirituale.
Tra le attività che riguardano il vostro apostolato, la più delicata, la più preziosa è quella della ricerca delle vocazioni e della loro formazione, onde preparare alla Congregazione personale sempre più santo, sempre più zelante nei vari apostolati, cioè nelle varie mansioni dell’unico apostolato. Parliamo perciò delle vocazioni.
La vocazione è un atto di amore di Dio e cioè è un atto con cui il Signore sceglie, a preferenza di altre persone, alcune anime al suo servizio speciale. Il Padre celeste creando gli uomini li destina a un fine, alla salvezza eterna, però non tutti per la medesima strada. Vi sono tre stati: lo stato coniugale, lo stato sacerdotale e lo stato religioso. Ciascuno dovrà tenere la sua strada se vuole essere felice nella vita e se vuole conseguire la salvezza eterna. Il Padre celeste creando un’anima le infonde le attitudini, le inclinazioni che possono portarla alla missione particolare. Quando poi quel bambino viene portato al Battesimo, l’azione di Gesù, l’azione dello Spirito Santo operano nella sua anima, così da completare quella del Padre celeste. Il bambino, la bambina quando giungeranno all’uso di ragione saranno già inclinati ad ascoltare la parola di Dio, le parole sagge, sante. Quando il bambino, la bambina saranno giunti
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all’uso di ragione ameranno di più il catechismo, saranno più docili alla mamma e al papà, sentiranno volentieri parlare del Signore, avranno più orrore al peccato. Frequenteranno i sacramenti, se sarà loro data la facilità. Se poi quel bambino, crescendo, sentirà parlare dello stato religioso o dello stato sacerdotale, ascolterà con interesse e si disporrà, con la grazia di Dio, a meditare su ciò che ha udito. Non è ancora venuta a galla la vocazione, ma è in fondo all’anima. Vi è qualche cosa di confuso, ma per mezzo della Cresima che dà lo Spirito Santo, per mezzo della Confessione, della Comunione, della istruzione religiosa si andrà sempre più manifestando. Se quel fanciullo avrà occasione, sentirà nell’animo la chiamata di Dio e poi, quando si presenterà l’opportunità, darà il passo avanti verso quella vita a cui si sente chiamato.
La chiamata, alle volte, avviene per mezzo di fatti straordinari. Ma noi parliamo delle chiamate ordinarie. Se noi consideriamo la Famiglia Paolina, il suo ministero e il suo apostolato, dobbiamo dire che esso è vastissimo, dobbiamo arrivare a tutto il mondo, ad ogni parte del mondo. Occorre avere una quantità di professi, di professe, perché si possano avvicinare tutte le anime, tutte le persone e dare loro un buon pensiero. Richiamarle a considerare il futuro, e a considerare il valore della vita presente: salvarsi, dare gloria a Dio, dare prova di amore a Dio, dare prova di fede, di fedeltà, onde meritare di andare nella casa del Padre celeste. Ora se è tanto grande la necessità di personale, se non vi è confine, perché l’apostolato è incommensurabile nella sua portata, vuol dire che il Signore ha disposto per le Famiglie Paoline molte vocazioni. A noi il compito di scoprirle, di illuminarle, di avviarle per quella via a cui Dio le ha destinate.
Ecco che si capisce già il primo lavoro: ricerca delle vocazioni. A chi spetta la ricerca delle vocazioni? Per lo più si crede che questo compito sia esclusivo di una o due persone. Non è così: è un dovere di tutti è un dovere di tutte. Perché la Congregazione deve crescere, e il contributo che si deve portare alla Congregazione è in primo luogo la santità di ognuna, e in secondo luogo il contributo di apostolato. Ma fra le opere di apostolato la più delicata e la più preziosa è l’opera delle
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vocazioni. Allora, o preghiera, o buon esempio per chi sta più facilmente in casa; azione o parola o scritto o pellicola o radio, tutto deve servire per la ricerca delle vocazioni. Sono mezzi che la divina Provvidenza ci ha dato e dei quali dobbiamo servircene per rispondere degnamente davanti a Dio e così avere a suo tempo il premio. Perciò la cura e la premura per le vocazioni è cosa di tutti.
Come scoprire le vocazioni? Le vocazioni sono date da Dio, ma hanno dei segni esterni. Si può dire qui quello che è detto nel Vangelo: «A fructibus eorum cognoscetis eos»2, dai frutti conoscerete le vocazioni, dalle inclinazioni interne e dalle attitudini che mostrano la divina chiamata. Vedete, in questo il Maestro divino ci deve illuminare. Parlarne a Gesù nella Visita. Se leggiamo il Vangelo troviamo lì il modo, la via da tenere nella ricerca delle vocazioni. Gesù va lungo il lago e trova dei pescatori e dice a due di essi: «Venite dietro di me, vi farò pescatori di anime»3. Poi incontra una persona e dice: «Vieni con me»4. Dopo avere pregato una notte intera, la mattina chiama a sé la moltitudine dei suoi ascoltatori, e fra essi ne sceglie dodici che chiama apostoli e li chiama «perché stessero con lui»5.
Ecco, Gesù le ha chiamate, perché stiano con voi, vivano con voi, e vedendo le vostre opere esse sappiano quale vita dovranno fare in seguito. Gesù è il grande modello dei ricercatori di vocazioni, e questi sempre preghino il Maestro che li illumini e poi si dispongano a operare nel senso che ha operato il Maestro divino, nostra Via.
Le vocazioni allora si conoscono dalle attitudini e dai segni esterni. In generale non possiamo vedere il cuore; i segni esterni sono alcuni fisici, altri spirituali, altri naturali ed altri soprannaturali. La giovane deve essere in buona salute, perché la Congregazione ha una attività che richiede molta salute. In secondo luogo occorrono le facoltà intellettuali: che sia una giovane aperta, che ami istruirsi, che si mostri inclinata alla
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riflessione, capisca sempre e assicuri i frutti della istruzione. Poi la giovane deve essere pia, cioè portata alla vita di pietà, ai sacramenti, all’istruzione religiosa, alla preghiera, alle belle funzioni. Non sempre saranno giovani che hanno avuto la possibilità di frequentare la chiesa, molte volte sono giovanette di paesi un po’ abbandonati, oppure abitavano distante dalla chiesa. Però si scopre, quando c’è il timor di Dio, la paura di commettere i peccati, l’amore alla vita ritirata, si scopre nella fanciulla quella certa verecondia che dimostra purezza. Vigilate sopra questi punti, poiché non sempre le passioni venute in giovinezza taceranno nel futuro.
Alle volte è proprio dai venticinque ai trentacinque anni che si manifestano più violente. E non basta dire: Sono stata tranquilla fino a questa età, adesso invece sento in me qualche cosa che mai ho sentito. Certamente che vi è lo sviluppo e con sviluppo avviene anche questo, è cosa naturale, niente paura delle tentazioni, ma la riservatezza e la delicatezza, sì. Poiché se ci fossero abitudini cattive, forse si possono dominare, ma è da considerarsi bene se la passione è dominata perfettamente o se pure non aspetti che l’occasione per manifestarsi più chiaramente, e qualche volta anche con forza, cosicché la battaglia scoppia violenta. Non è da dirsi che la battaglia violenta di un’anima mostri che non c’è vocazione, ma è da dirsi che l’aspirante mostri tale pietà e tale amore alla lotta da saper trionfare e vincere.
Poi segno della vocazione è l’amore al lavoro, l’amore all’ordine, la docilità del cuore, lo spirito di socievolezza, l’attitudine alla vita comune. In generale che siano di buona famiglia, dove la radice del bene è profonda e che, d’altra parte, abbiano corrisposto bene all’educazione ricevuta in casa, nella scuola, in chiesa.
Quando poi si è scoperto la vocazione allora viene il lavoro di aiuto. Aiutare le vocazioni: primo, con la preghiera. Le vocazioni che danno maggiori risultati sono le vocazioni che sono costate molto, sono costate molto all’Istituto e sono costate molto alle aspiranti stesse. La vocazione sarà tanto più bella e scelta, quanto più numerose e belle sono le sue attitudini. Alle volte cinque non fanno il lavoro di una. Dipende molto
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dalle qualità. L’Istituto non chiede dote, ma chiede doti, cioè belle qualità: fisiche, spirituali, intellettuali, naturali, soprannaturali. Maria, che anima bella! Dio se l’era preparata ed ella come ha corrisposto: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»6. Allora conviene aiutare queste vocazioni in tutte quelle forme che possiamo, cercando di facilitare la strada perché esse corrispondano.
Dopo che si è entrate, non bisogna stupirsi degli scoraggiamenti, non bisogna meravigliarsi che il demonio si dia d’attorno per guastare, per rovinare il bel fiore che state portando a Gesù. Non stupirsi, ma adoperare la preghiera e la carità. E quanto più avrà portato a voi di pene, tanto più porterà di consolazione a suo tempo.
Nella formazione voi avete già tutto quello che occorre. Anche questa mattina da persone di altissimo posto sentivo dire: Come sono ben formate, con quanta cura vengono formate le Figlie di San Paolo!. Riconoscenza al Signore, ma anche corrispondenza. La vostra formazione è completa, completa per quanto riguarda lo spirito, il carattere, la psicologia, l’intelligenza. Avete una formazione umana, formazione intellettuale, formazione completa. Fate il proposito di corrispondere alla grande grazia che avete. Oggi, essendo voi totalmente unite a Dio, poiché siamo al termine degli Esercizi, credo che sentiate di più questo obbligo di corrispondere alle molte grazie, alle molte cure che ricevete. Avanti sempre, per questa strada.
Nel libro delle preghiere vi è un’orazione di consacrazione a Maria7 e nel corso dell’orazione si dice a Maria che ci sostenga, ci aiuti nell’anno di lavoro spirituale. Che cosa s’intende allora per l’anno di lavoro spirituale? L’anno di lavoro spirituale è quello che va dal corso di Esercizi attuale fino ad un altro corso. E il lavoro che si compirà sarà l’osservanza dei propositi, lo sviluppo del programma che avete preso.
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Prego tanto che il Signore vi benedica, vi sostenga. Non lasciatevi fermare mai, e se siete qualche volta in circostanze un po’ difficili, sapete a chi rivolgervi, anche con lettere personali a quelle persone a cui vorreste scrivere senza consegnare aperta la vostra lettera. Non abbandonatevi mai al nemico. Il demonio induce tante volte a tacere proprio quando si dovrebbe parlare, ma se la persona tace va incontro a gravi pericoli. I ladri per rubare di notte hanno bisogno dell’oscurità. Il demonio, per guastare le anime, ha bisogno che queste facciano silenzio, cioè che la persona non manifesti il pericolo, la tentazione, la difficoltà che incontra. Aperte sempre. Ma poi, quando è detta una parola di luce, quando il Signore ha fatto sentire la sua voce, allora coraggio, corrispondere a quell’invito di Gesù, fare quanto vi sarà consigliato.

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1 Predica tenuta a [Roma] il 28 giugno 1956. Dattiloscritto, carta vergata, fogli 4 (22x28). A mano è indicato anche un altro titolo: “Le vocazioni e cura delle vocazioni”, titolo che appare nel dattiloscritto successivo. Autore e luogo sono aggiunti a mano.

2 Cf Mt 7,16.

3 Cf Mt 4,19.

4 Cf Mt 9,9.

5 Cf Mc 3,14.

6 Cf Lc 1,38: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

7 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, Alba 1985, p. 204.