Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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49. SANTIFICAZIONE DELLA MENTE1

La perfezione cristiana e la perfezione religiosa stanno nell’unione con Dio, unione di mente, di volontà e di cuore. Potremmo anche specificare aggiungendo l’unione del nostro operare esterno, compreso il nostro corpo. Allora è utile che in primo luogo parliamo dell’unione di mente: qui sta il primo amore di Dio. Santità nei pensieri. L’uomo è un essere intelligente e l’intelligenza è una facoltà che lo distingue dagli altri esseri irragionevoli. Allora è evidente che in primo luogo dobbiamo unirci a Dio con la nostra mente. Non si può concepire l’amore a Dio in un puro sentimento, oppure nella sola unione di volontà. La prima e principale nostra unione con Dio è quella della mente. Ho veduto che in questo anno in qualche casa e in qualche reparto si è preso come soggetto di meditazione il libretto sulla santificazione della mente. Quello è un libro d’oro, perché dalla mente dipende tutta la nostra vita. Chi è unito a Dio con la mente, poco a poco si unirà a Dio con la volontà e con il cuore.
L’unione di mente: ha una parte positiva e una negativa. «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua mente»2 è un precetto che in primo luogo esclude i peccati di mente e il cattivo uso della mente, e in secondo luogo la parte positiva che indica il retto uso della mente. Poniamoci questa domanda: Nelle lunghe ore della giornata la nostra mente che cosa pensa abitualmente? La nostra mente si santifica con la conoscenza di Dio e delle cose che riguardano il servizio di Dio? La mente non deve tenere pensieri che siano contrari a Dio o al servizio di Dio. Si può peccare con la mente sia pensando cose contrarie alla fede, che pensando cose contrarie alla speranza ed alla carità; si può
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peccare con la mente pensando a cose contrarie alla prudenza, alla giustizia, alla fortezza, alla temperanza, cose contrarie all’umiltà, all’obbedienza. La mente è difficile da controllare. Controllare le mani, evitare di andare in questo o in quell’altro luogo, di muoversi in questa o quell’altra direzione è più facile, ma controllare l’interno nostro è più difficile, tanto più che la volontà nostra non ha un dominio diretto sui pensieri.
Bisogna però notare che, perché il peccato di mente si verifichi, occorre che il pensiero sia cercato, tenuto apposta in mente e seguito coscientemente, oppure che nonostante la buona volontà noi finiamo per ascoltarli. I pensieri cattivi non sono male, finché non sono acconsentiti o trattenuti appositamente. Tante volte un pensiero cattivo contro la speranza o la fede può essere ostinato. Vi sono persone che sono dominate da certi pensieri contrari alla carità, ma non li odiano. Vi sono a volte casi in cui delle brutte tentazioni rimangono per molto tempo. La persona pena, non le vorrebbe, eppure, nonostante che si sia raccomandata alla Madonna e abbia cercato di pensare ad altro, quei pensieri tornano sempre in mente. Sembra che stiano sempre attorno al nostro cervello, attenti per trovare una via di entrata. È peccato allora? Ciò che non è voluto, non è mai peccato. Per commettere peccato occorrono certamente da parte nostra due elementi, cioè la conoscenza e il consenso. Evitare i peccati con la mente.
Molte cose che si pensano poi non si fanno; molte azioni non si fanno, eppure se si tiene volentieri il pensiero e lo si approva, si commette peccato. D’altra parte non bisogna agitarsi riguardo ai pensieri. Può darsi che noi, anche nei momenti più sacri della giornata, siamo tormentati da pensieri che non sono buoni, ma da parte nostra non mettiamo il consenso e quindi non c’è peccato.
L’esame sui pensieri è il più difficile, ma concentriamolo specialmente riguardo alle virtù che più facilmente vengono offese: le tre virtù teologali, l’umiltà, l’obbedienza. Esaminiamo i nostri pensieri ed ai nostri pensieri non prepariamo la strada. Se si pensa a cose che si sono vedute o sentite, la fantasia, la memoria, l’immaginazione facilmente portano a pensare che non sono buoni e questi pensieri finiscono con l’eccitare
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i sensi. Se si è ricevuto un dispiacere, una offesa e quell’offesa, quella parola sentita continua a stare nella mente non è che ci sia subito il peccato, ma poco per volta fa nascere nel cuore sentimenti di invidia, di rancore e di ira. Perciò vigilare sopra la memoria, la fantasia e sopra l’immaginazione.
Soprattutto con la mente dobbiamo amare il Signore cercando di conoscerlo e di conoscere le cose che riguardano il suo servizio e la nostra vita religiosa. Creati per conoscere Iddio, ecco il fine della creazione. Il Signore ci ha fatti ragionevoli, perché lo conoscessimo. Conoscere Dio con il catechismo, la predicazione, le meditazioni, la lettura sulla sacra Scrittura. Vi sono poi anche altri modi per conoscere Dio: la stessa pellicola, la stessa radio qualche volta sono mezzi per conoscere Dio. Si può conoscere sempre meglio Dio anche quando si parla di cose sante e belle. Certamente la conoscenza più diretta di Dio l’abbiamo con il catechismo o nello studio della teologia. A ciascuna persona basta quel che conviene al suo stato.
Conoscere le cose del servizio di Dio: i voti, la vita comune, le Costituzioni. Le Costituzioni certamente devono essere il libro più letto e meditato. Conoscere Dio nel suo Vangelo, i comandamenti di Dio, i comandamenti della Chiesa, i consigli evangelici. Conoscere le cose del servizio di Dio: l’ufficio proprio, l’apostolato proprio, essere attaccate al proprio apostolato, sempre meglio. Un insegnante può progredire ogni anno nel modo di esporre le cose. In qualunque ufficio siamo dobbiamo progredire ogni giorno, di giorno in giorno o almeno di settimana in settimana, o di mese in mese applicandoci e cercando di trovare i mezzi migliori e più efficaci. Conoscere meglio la liturgia e la preghiera, conoscere meglio come si ricevono i sacramenti. Conoscere meglio Dio e d’altra parte conoscere meglio noi come creature di Dio. Noverim Te, noverim me3.
Conoscere Dio e le cose del servizio di Dio. I nostri pensieri devono essere di cose buone. Se noi preghiamo, pensare a raccoglierci. In principio della nostra preghiera raccogliere i sentimenti e i nostri pensieri attorno al Tabernacolo. Concentrare
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i nostri pensieri sull’argomento della meditazione, pensare a quello che si dice a Dio, escludere le distrazioni e gli altri pensieri. È sempre difficile escludere i pensieri di distrazione, però con la grazia di Dio si può arrivare.
Ho detto qualche giorno fa di domandare la grazia, il dono della contemplazione infusa. Questo è molto prezioso e ogni anima consacrata a Dio può e deve chiederlo. È un dono che deve essere chiesto dai cristiani e tanto più da noi. Affinchè la nostra mente sia piena di pensieri buoni, occorre che noi facciamo delle buone e sante letture. Certamente sono sempre da escludersi le notizie e i ricordi che servono solo a distrarci. Può darsi che alle volte la persona, pur sforzandosi, non riesca a mantenersi raccolta durante la preghiera. Ma quando le distrazioni non sono volontarie, sono combattute, non guastano la preghiera e la preghiera sale fino a Dio. Vi sono persone le quali pregando, siccome sono molto affezionate ai loro doveri, frequentemente ritornano a pensare al loro ufficio, al loro apostolato, alle cose che vogliono fare. Queste non sono vere distrazioni, in quei momenti cerchiamo di raccomandare i nostri uffici e le cose che dobbiamo fare, le necessità proprie della nostra giornata, affinché tutto sia fatto nell’amore di Dio. Possiamo quindi usare delle stesse distrazioni per pregare ancora meglio e raccomandare al Signore tutte le nostre cose.
Pensare alle cose che sono del servizio di Dio. Dobbiamo dimenticare le cose non buone e ricordare le cose buone. Può essere che abbiamo veduto e sentito cose contrarie alla santità, ai nostri doveri, alle virtù. Cerchiamo di dimenticarle e invece cerchiamo di ricordare le cose buone udite e viste. Ricordare gli avvisi, le conferenze, gli avvisi del confessore. Escludere le fantasie cattive e servirsi della fantasia per pregare meglio. La nostra fantasia è un po’ la pazza di casa e quante cose passano in essa! Togliere ciò che non va bene e dare ciò che va bene. Se si considerano le stazioni della Via Crucis e si riproducono nella nostra fantasia quelle immagini come meglio sappiamo, se si riproducono i misteri del rosario cercando di indovinare come si sono avverati quegli episodi, avremo un grande aiuto dalla fantasia per il bene. Gesù quando predicava si serviva
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tanto di paragoni e di parabole appunto perché la fantasia può aiutare a capire sempre meglio le cose.
Inoltre santificare l’immaginazione. Noi quanto al passato dobbiamo dire: ciò che è stato non è, e non sarà più. Quanto al futuro non sappiamo con esattezza ciò che succederà. Abbiamo il momento presente, santificare il momento presente. A volte si pensa che si potrà fare questo o quell’altro bene, magari si arriva a pensare ad eroismi o al martirio, senza che poi nulla si possa realizzare. L’immaginazione va dominata. Ci può essere di aiuto qualche volta. Ad esempio: voler diventare simili a S. Paolo, voler imitare questo o quell’altro santo, voler imitare la santissima Vergine, questo è buono. È usata anche in bene quando uno, ad esempio, al mattino pensa ai pericoli che potranno venirgli incontro nella giornata e quindi prega perché la sua giornata sia santa. Dominiamo bene la fantasia e l’immaginazione. Santifichiamo bene il momento presente, è l’unica cosa che realmente possediamo.
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1 Predica tenuta a [Roma] il 17 ottobre 1956. Dattiloscritto, una sola battitura, carta vergata, fogli 4 (22x28). Autore e luogo sono stati aggiunti a mano. Questa predica fa parte di un corso di Esercizi del quale sono state conservate altre due prediche, tenute rispettivamente il 21, 22 ottobre.

2 Cf Mt 22,37.

3 “Che io ti conosca, che io mi conosca”. Cf S. Agostino, Soliloqui, Libro II, I, 1.