Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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40. ALLE COMUNITÀ DI LONDRA1

I. [Riconoscenza al Signore]

Il migliore nostro incontro è sempre questo: quando ci raccogliamo per celebrare il santo mistero, il santo sacrificio della Messa. Allora ci incontriamo con Gesù e ci sentiamo più uniti come fratelli, come sorelle in Gesù Cristo. Sentiamo di essere nel Corpo mistico e che in questo Corpo mistico le nostre preghiere, per mezzo del Capo, cioè per Christum Dominum nostrum ascendono gradite al cielo, gradite al Signore, in adorazione e ringraziamento, in supplica e in riparazione.
Ieri sera avremmo dovuto cantare subito il Magnificat per riconoscenza al Signore, riconoscenza da esprimersi con Maria per tutte le grazie che egli ha concesso qui alla Famiglia Paolina. Sì! Non si naviga sempre in un mare calmo; si naviga alle volte fra scogli e anche un poco fra le tempeste, o almeno tra qualche difficoltà. Ma intanto, giorno per giorno, si vede la mano di Dio che ci guida, ci sorregge e che ci porta tutti.
Ecco qui un luogo di santificazione. Mi pare che su questo terreno debbano stabilirsi e crescere tante persone consacrate a Dio, tutte intente a santificarsi e guadagnarsi un paradiso bello. Mi pare che su questo terreno debbano stabilirsi tante persone le quali, piene di amore di Dio e di amore alle anime, imitando Gesù Cristo, pensino alla salvezza di tante e tante anime che aspettano una luce maggiore, tante anime che si vogliono consacrare all’apostolato. Che qui debbano venire tante persone: Propter nos homines et propter nostram salutem, come il Figlio di Dio è disceso dal cielo per gli uomini e la salute degli uomini. Mentre sono tutte intente al paradiso, a guadagnarsi un paradiso sicuramente bello, amando il prossimo
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come se stesse, queste persone vogliono pure la salute degli uomini, cioè dei fratelli.
Amare il prossimo come noi stessi e annunciare agli altri quello stesso paradiso, quegli stessi beni celesti che desideriamo per noi. Avere cioè in petto il cuore di Gesù, lo stesso amore di Dio e lo stesso amore verso gli uomini, e avere nella mente gli stessi pensieri, la stessa dottrina che il Figlio di Dio incarnato ha predicato a noi. Stampare nella nostra mente tutto il Vangelo. Fare un’edizione nuova del Vangelo: quella che Paolo augurava ai suoi discepoli, un’edizione che non sia stampata sulla carta, ma stampata sulla carne e cioè nella nostra mente e nei nostri cuori2. Quindi una vita tutta conformata a lui, perché solamente conformando la nostra vita a quella di Gesù Cristo noi possiamo operare la stessa sua missione, cioè attendere a sacrificarci per le anime e attendere a imitare la sua vita. Non solo la sua vita privata, ma la sua vita di ministero pubblico e anche la sua vita dolorosa, perché dobbiamo viverla tutta la vita di Gesù Cristo: privata, nella nostra vita religiosa; pubblica, nel nostro apostolato; dolorosa, poiché le spine sono preparate per tutti e non solamente le spine ma anche i chiodi: «Christo confixus sum cruci»3 diceva il nostro padre S. Paolo. E ancora, dobbiamo vivere la risurrezione, il gaudio, il trionfo. Noi tanto riusciamo in quanto ci immedesimiamo nel Maestro divino e viviamo in lui. Egli non voleva che trovassimo difficile vivere la sua vita, perciò ha voluto restare con noi per ricordarci ogni giorno che siamo con lui: «Io sono con voi, non temete»4. Ha voluto diventare nostro cibo e formare in noi una vita nuova, una vita tutta santa e una vita tutta apostolica: una vita che sia il preludio della vita beata, eterna in cielo.
Questo ‘angolo’ dell’Inghilterra deve essere tanto benedetto da Dio e deve portare i suoi frutti preziosi. Ringraziamo perciò il Signore che ve lo ha dato; ringraziamo, perché noi abbiamo già incominciato a considerarlo nella volontà di Dio,
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cioè come e perché il Signore ce lo ha dato. E voi avete incominciato a corrispondere a grazie preziose.
Elevarsi al di sopra delle piccole cose della giornata, delle piccole contrarietà della vita, perché queste, vedute in Dio, sono un mezzo di santificazione, una continuata molteplicità di occasioni che si susseguono, disposte dal Padre celeste per noi, per il nostro bene. Se uno considera le cose dai tetti in giù trova in esse aspetti per cui si possono fare infiniti lamenti e critiche e tutti i giorni spremere lacrime dagli occhi. Ma se uno le considera dai tetti in su e con l’occhio di Dio, le vede tutte come disposizioni che il Signore ha voluto nella sua sapienza infinita e nel suo amore infinito per noi.
Vivere sotto l’occhio del Padre celeste e vivere la nostra vita in Cristo così bene come è vissuto il Figlio del Padre celeste, Gesù Cristo, per il quale il Padre ha sentito due volte il bisogno di affacciarsi dal cielo e di approvarlo: «Questo è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto»5. Il Padre, affacciandosi dal cielo e vedendo la nostra vita immedesimata in Cristo, è quasi costretto a riconoscere in noi il suo Figlio, e così riconoscerlo negli esseri viventi che il Figlio ha redento e nei quali vuole vivere trasfondendo i suoi pensieri, i suoi sentimenti e la sua stessa vitalità. Nel sacrificio della Messa intercede perché abbiamo la sua stessa vita, ce la comunica nell’Eucaristia e nella conversazione che continua con noi ogni giorno nella Visita.
La Famiglia Paolina ha infatti un tesoro in Cristo: l’adorazione. Questa conversazione con Gesù, alle volte ancora più intima di quella degli apostoli che in qualche momento rimanevano quasi indifferenti, perché dormivano mentre Gesù pregava, questa conversazione nostra di intimità di apostoli con Gesù che possiamo continuamente avere dal mattino fino alla conclusione della nostra giornata, ci darà una fisionomia nuova. Non una fisionomia esterna, soltanto di faccia e di statura, ma una fisionomia spirituale. Quando si conversa con Dio... Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. Chi è l’amico più fedele?
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(Quel bel libro Il fedele amico6 è un capolavoro e per noi specialmente dovrebbe essere come un programma di vita).
Considerarci in Cristo e sapere che noi, conversando con Cristo, prendiamo la sua fisionomia: i suoi pensieri, i suoi ideali, le sue aspirazioni. Per che cosa sono venuto al mondo? «Ut testimonium perhiberet veritati: Per predicare la verità»7. Per cercare i peccatori, perché questi hanno bisogno: «Non i sani hanno bisogno del medico, ma gli infermi»8; «Propter eos sanctifico meipsum: Per essi mi santifico»9. Gesù si è santificato per noi, cioè si è fatto nostra Via di santificazione.
Stare su con i pensieri e camminare con i piedi per terra. Sì, perché bisogna sempre far uso dei mezzi che abbiamo: prima la ragione che è in noi ed è il lume acceso dal Figlio di Dio: «Illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum»10; poi la salute e i mezzi che il Signore mette in nostra mano, i mezzi più rapidi e più efficaci. Usare di tutto perché Gesù Cristo usava di tutto: saliva sopra un rialzo di terra quando doveva farsi sentire da una moltitudine, saliva sul monte per esporre il suo programma, il programma della sua predicazione, il riassunto del Nuovo Testamento, cioè il discorso della montagna. Con i mezzi più rapidi: salire sulle macchine... servirsi dei mezzi e avere fede.
Ecco, vorrei dire adesso in riassunto, tutto quello che deve guidarci sempre nella vita, specialmente nelle case quando si iniziano le attività. Vivere il Patto, o Segreto di riuscita11 significa adoperare tutti i mezzi e, tuttavia, credersi inefficaci e insufficienti. Secondo: poggiare tutta la nostra fiducia in Gesù Cristo: Da me nulla posso, con Dio posso tutto, per amore di Dio voglio far tutto. A Dio l’onore, a me il Paradiso e confessare la nostra insufficienza sui quattro punti, cioè la santità, la
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scienza, l’apostolato e la nostra vocazione. Confessare la nostra insufficienza, ma mettere la nostra fiducia in Dio, sapendo che egli moltiplicherà i frutti delle nostre azioni e tutto il nostro sforzo per santificarci, per capire, per diventare paolini completi. Egli darà forza e vita alla nostra parola, in maniera che questa non sarà parola comune di un uomo qualunque e neppure di un periodico qualunque, ma sarà una parola che avrà in sé la vita. Non una parola che risuona soltanto, ma una parola che penetrerà i cuori, darà luce alle anime e porterà i suoi frutti di salute eterna. Vivere il Patto! Si può dirlo nella forma più lunga come è stampata nel libretto delle nostre preghiere e si può dirlo nella forma più breve: Da me nulla posso...
Si può anche non dire alcuna formula, purché si coltivino questi sentimenti, così la vita è sempre stabilita nella sua vera via. Noi facciamo quello che possiamo, e sappiamo tuttavia che non è in nostro potere produrre frutti spirituali, soprannaturali. Per questo appoggiamo tutta la nostra preghiera, i nostri sforzi, i nostri desideri, il nostro apostolato su Cristo e confidiamo che egli ci darà tutto: i mezzi umani per compiere il nostro apostolato e i mezzi soprannaturali. Darà vita alla nostra parola, vita che si trasfonderà nelle anime e porterà frutti di vita eterna per noi e per loro. Vi sono tanti scrittori che scrivono ottimamente, ma non sempre acquistano dei meriti e la santità che vogliono comunicare agli altri. Voi, invece, in tutto quello che volete predicare agli altri, precedete e fate quello che agli altri intendete dire e consigliare. Bella cosa questa!
Ogni volta che veniamo in chiesa, pensiamo sempre: Da me nulla posso... con Dio posso tutto. Mi ha mandato... Io ho fede nella mia vocazione, perché se il Padre celeste ci manda a fare una cosa non ci manda senza i mezzi, come un papà, che se manda un figlio a comperare il necessario per il pranzo gli dà i soldi. Non è imperfetto il nostro Padre celeste. Noi dobbiamo diventare perfetti come lui. Egli è perfetto e quindi fa le cose per bene, complete.
Fede nella vocazione e nella missione che avete. Fede! Elevarsi sempre. Tu mi hai mandato. In ogni difficoltà ripetersi questo: Mi hai mandato. Raccontava una Figlia di San Paolo, qualche giorno fa, che andando in un paese e trovandosi delusa
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in tutto, entrò con la compagna in chiesa e disse: Signore, tu ci hai mandato, adesso ci troviamo in questa difficoltà.... La difficoltà fu sciolta immediatamente, dopo una brevissima preghiera. Tu ci hai mandati... E diverrete allora come Gesù, Via, Verità e Vita per le anime.
Fare come una unione di preghiera per l’Inghilterra e per tutti i paesi che dipendono o che hanno collegamento con questa nazione. Che tutte queste nazioni trovino in Cristo la Via, la Verità e la Vita e che ovunque si canti: Beata me dicent omnes generationes12, cioè lode a Maria. Quando in qualche modo si introduce la devozione a Maria, essa porta sempre in braccio Gesù. Maria è l’Apostola per eccellenza. Mi ha fatto tanto piacere sapere che qui vicino c’è una chiesa dedicata a Maria, sebbene sia dei protestanti. Maria è Madre di tutti: di tutti quelli che vogliono essere suoi figli. E questa è come una lieta speranza: come al mattino, quando spunta l’alba, sappiamo che a poco a poco verrà l’aurora e poi il giorno pieno: Sol Justitiae, Dominus noster13. Adesso preghiamo tutti insieme per questa intenzione: santità e apostolato.

II. [Vivere il Patto]

Ieri abbiamo concluso la nostra meditazione ricordando che vogliamo vivere il Segreto di riuscita, il quale si compone di due parti. La prima consiste nel riconoscere ciò che siamo e ciò che non siamo: essere nella verità nel giudicare noi medesimi. La seconda consiste nel considerare chi è Gesù Cristo e cioè la sua misericordia, la sua bontà, la vocazione e la missione che egli ci ha dato, e quindi confidare in lui. Perciò, vivendo il Da me nulla posso, con Dio posso tutto, è veramente un segreto di riuscita, un segreto che gli altri uomini, che non vivono secondo la fede, non possono avere.
Da me nulla posso, e allora considerare quello che siamo: creati da Dio e per Dio e, usciti dalla mano di Dio, dobbiamo
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fare un pellegrinaggio, percorrere la strada che conduce alla meta, alla casa paterna, alla casa del Padre celeste, a Dio.
La strada dobbiamo farla con Gesù Cristo Via, Verità e Vita. L’uomo non è una macchina: è anzitutto intelligenza, mente. La parte principale dell’uomo è la sua anima. Poi l’uomo è sentimento, è volontà. L’uomo è anche composto di corpo. Consideriamoci per quello che siamo.
Gesù Cristo è la Verità che l’uomo deve credere, la Via che l’uomo deve percorrere, e la Vita che deve vivere. La strada per andare al Padre celeste è questa e non un’altra, perché senza di lui non v’è salvezza.
Vivere il Patto significa appoggiarsi sempre a Gesù Cristo, cioè prendere le sue massime, i suoi principi, i pensieri e le verità che ci ha comunicato nel santo Vangelo, e farle nostre. Vivere e lasciarci guidare da questi principi. Per quei principi medesimi siamo venuti alla vita religiosa e per quei principi medesimi dobbiamo viverla. Inoltre dobbiamo prendere da Gesù Cristo quello che egli ci vuole comunicare e quello che ci ha acquistato: la sua grazia, la vita spirituale e soprannaturale che ci comunica nei sacramenti specialmente, fatti adulti, nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. E poi vivere Gesù Cristo, appoggiarsi a lui, nostra Via. Considerare come egli è vissuto: «Vi ho dato l’esempio affinché come ho fatto io anche voi facciate»14: in tutto.
Vivere dunque passando su questa strada, camminando in questa strada che è Gesù Cristo stesso, per cui arriviamo al Padre. Oh, questo significa che da una parte dobbiamo considerare i grandi doni che abbiamo ricevuto da Dio: i grandi doni naturali e soprannaturali. Che magnificenza, che ricchezza di doni! Doni concessi a tutti gli uomini, specialmente ai religiosi, specialmente ai Paolini. Ho ricevuto dall’America una lunga descrizione di questi doni particolari che vi sono nella Congregazione, nella Famiglia Paolina. E quel sacerdote nostro è tutto pieno di riconoscenza al Signore per questi doni particolari. Noi già sappiamo che quelli che li hanno vissuti e ne hanno approfittato bene, sono arrivati a una santità distinta.
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Sempre mi ricordate don Ilario15, mi ricordate il Maestro Giaccardo, mi ricordate don Federico [Muzzarelli], dappertutto dove vado. Ecco che cosa siamo. E d’altra parte, approfondendo questo esame: Che cosa siamo, dobbiamo riconoscere che siamo molto deboli, deboli perché composti di anima e di corpo, deboli per il peccato originale.
E sempre insufficienti. Oggi stiamo di fronte a un mondo che è sempre in corsa. Progredisce un po’ in tutto, ma è un progresso meccanico più che un progresso morale. Un po’ intellettuale sì, ma vi è una sproporzione fra quello che è il progresso tecnico e quello che è il progresso dell’uomo intero. L’uomo cresce specialmente in un membro e non vi è proporzione tra la sua testa e le sue membra. D’altra parte vi è qualcosa da dire riguardo a noi stessi: la debolezza nostra. Riguardo all’insufficienza del sapere, l’insufficienza della santità che ci è richiesta, l’insufficienza delle nostre opere di apostolato, della nostra formazione paolina. Dobbiamo riconoscere che il diavolo è il grande nemico. Le passioni dell’uomo, se sono ben guidate, portano l’uomo a grandi cose perché sono messe a servizio dell’intelligenza e della fede, dello spirito. Ma le passioni sono traditrici, e quante volte la passione fa velo e fa vedere santo, giusto e doveroso quello che invece è pericolo. Particolarmente quando si arriva all’età del ‘demonio meridiano’, cioè dai venticinque ai quaranta anni, quando l’uomo deve acquistare una stabilità definita, perché fino a quell’età pressappoco è in formazione, quando dovrebbe finalmente aver raggiunto la sua maggiore età morale, psicologica, viene il ‘demonio meridiano’ ed è il tempo in cui, più che in altri tempi, è necessario vigilare e pregare: «Qui stat, videat ne cadat...»16.
La seconda parte del Segreto di riuscita è la fiducia in Gesù Cristo, nella sua grazia. Questo comporta di conseguenza che si preghi, perché l’aiuto ci deve venire dall’alto. Stabilire la vita di Gesù Cristo in noi è raggiungere il più alto grado della personalità umana. In Cristo, l’uomo raggiunge una statura che non sarebbe possibile a un altro uomo che non conosca e non
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segua Gesù Cristo. Ma per questo è necessario che viviamo veramente in Cristo e che Cristo viva in noi. Allora la preghiera, le pratiche di pietà. Non è mai troppo dire che è necessario pregare, ma per il sacerdote e specialmente per il religioso la preghiera è di necessità particolare. La preghiera è necessaria anche per l’uomo non battezzato, per la persona che non ha conosciuto Gesù Cristo, il Vangelo, ma tanto più è necessaria per i cristiani e soprattutto per i religiosi.
Veramente, senza Dio nulla possiamo: Da me nulla posso, con Dio posso tutto. Con Dio i grandi religiosi hanno raggiunto delle altezze di santità che ci fanno meravigliare. Gli esempi che abbiamo anche dall’Irlanda e dall’Inghilterra nei tempi passati e anche in tempi recenti, ci devono stare davanti. Vuol dire che vi è chi percorre le vie pericolose, le vie sdrucciolevoli, ma vi sono anche gli uomini che stanno fermi sulla vera via che è Cristo, con l’aiuto di Dio, con la grazia, con la preghiera. Tutti i santi sono stati uomini di preghiera e tutti quelli che lasciano la preghiera non raggiungono certamente la santità per quanto abbiano intelligenza, abilità, forza di carattere. Non basta tutto questo, vi è ben altro. Sopra questo vi è la ‘sopra-natura’, cioè quel soprannaturale che compie e perfeziona il naturale.
Ci deve essere la rettitudine umana, la sincerità, l’amore alla verità, la forza di carattere, un programma di vita chiaro, una decisione ferma davanti a tutte le difficoltà, per raggiungere un ideale. Ma sopra tutto questo si deve edificare un edificio altissimo, l’edificio soprannaturale. Questo si ottiene con la preghiera: la meditazione e l’esame di coscienza quotidiani stabiliscono l’equilibrio nel paolino. Senza questo triplice esercizio di pietà noi siamo sempre delle persone che vanno vagando con buoni pensieri, con alti ideali, e tutto ciò ben mescolato con tutto quello che viene dalla natura guasta. In sostanza, si vive in un continuo combattimento, anzi in una continua umiliazione e quasi scoraggiamento, vedendo da una parte l’altezza dell’ideale da perseguirsi e dall’altra lo sforzo quotidiano che non dà sufficienti risultati, perché non c’è Dio in noi. L’equilibrio si stabilisce col conoscere noi stessi ed essere illuminati dalla luce divina ed essere fortificati dalla sua grazia. Questo richiede appunto la meditazione, l’esame di coscienza,
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la Visita al santissimo Sacramento. Questo noi l’abbiamo stabilito non senza ispirazione dall’alto. Fu stabilito come mezzo di elevazione continua, perché nella nostra vocazione non c’è elevazione che non sia ‘in Cristo’. E ‘in Cristo’ questa elevazione c’è sempre. Ora, in Cristo ci stabiliamo specialmente quando abbiamo una comunicazione più intima con lui, nella Visita in modo particolare. La Visita prepara ad ascoltare bene la Messa, prepara a tutte le altre pratiche di pietà e dà ad esse un colore paolino.
Dunque la preghiera sia sempre il grande mezzo per la nostra santificazione. Non c’è forse mai stato un tempo in cui siano stati pubblicati tanti libri che parlano di spiritualità e coi quali siano stati insegnati tanti metodi e tante vie di spiritualità [come questo]. Comunque siano questi metodi e qualunque siano questi insegnamenti, che sono alle volte ottimi, se non c’è la preghiera, noi non faremo che contemplare l’ideale ed essere umiliati, perché non abbiamo la forza di fare i passi per raggiungerlo.
Tutto quello che viene pubblicato adesso nel campo della spiritualità, siccome tiene più conto della parte umana e della natura, possiamo dire che costituisce una spiritualità, insegna cioè un modo di santificazione più completo forse di quello che si è insegnato in certi secoli. Ma il metodo dei metodi è sempre: ‘Vivere in Cristo’, perché per elevarci a Dio noi dobbiamo passare dal Mediatore, e questo è un passaggio obbligato per raggiungere il nostro fine.
Allora, preghiera! Sempre la preghiera. Preceda la preghiera. La preghiera entri nell’elenco delle nostre occupazioni come il primo punto, poi verranno con facilità tutti gli altri. Perché se al mattino si parte con l’automobile senza benzina o senza acqua o senza l’olio, l’automobile ad un certo punto ci pianterà in asso; ma se noi prima di partire siamo prudenti e facciamo il rifornimento di quanto è necessario, allora si percorrerà la strada che si deve percorrere con serena fiducia. Sulla strada che dovremo percorrere troveremo dei pericoli: quante disgrazie si possono verificare giorno per giorno! In un anno nell’Europa occidentale quasi quarantamila morti e circa un milione di feriti. Vuol dire che si deve sempre stare attenti:
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così è nella vita spirituale. Sempre vigilare, perché i pericoli ci sono sempre e se noi riconosciamo la nostra debolezza e fuggiamo le tentazioni, allora ci mettiamo al sicuro. Se invece uno confida in sé ed è spavaldo, somiglia a colui che corre all’impazzata e non osserva le leggi stradali. Che cosa succederebbe? Siamo prudenti! In Italia hanno seminato lungo le strade principali dei manifesti che sono veramente simpatici: la famiglia, la mamma, i figli che aspettano che il papà ritorni: Siate prudenti: i vostri vi attendono! c’è scritto sopra. Siamo prudenti! I santi ci attendono in cielo. Sì, in paradiso. Che non deviamo, che non sbagliamo la strada. Il paradiso! Con sicurezza, prendendo i mezzi e fidandoci di Dio.

III. In occasione della vestizione di Clement Lister
[Discepolo]

Ringraziamo il Signore che questa mattina ci dà modo di compiere, in questa cappella, la prima vestizione religiosa tra i paolini in questa nazione inglese.
Dedicarsi al Signore interamente per amare lui solo, senza intermediari: questo è la professione religiosa. Passa una grande differenza tra la vita coniugale e la professione religiosa. Il sacramento del Matrimonio è un mezzo per arrivare a Dio, mentre la professione religiosa è l’arrivo a Dio: questa è la differenza essenziale. Anziché attaccarsi a un mezzo, sia pure un sacramento, la professione è già un pervenire a quell’amore sempre vivo, eterno verso Dio.
Noi ci rallegriamo e ringraziamo il Signore ogni volta che con la sua luce illumina un’anima chiamandola alla vita religiosa: «Vieni e seguimi»17. In queste tre parole sono racchiusi i tre voti a cui segue la promessa divina: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna»18. Grandi parole, e sono parole di Gesù che, quando dice, opera. Pressappoco come nei sacramenti, nei quali, mentre si pronunciano le parole, viene infusa la grazia. Dio sia
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benedetto e sempre benedetto! Dal Tabernacolo egli opera e attira come una calamita.
La Vestizione segna il primo passo verso la vita religiosa, un passo che ha tre caratteri:
1) è un premio a chi ha già dimostrato attaccamento alla vocazione;
2) è un simbolo: il nuovo vestito serve a distinguere la persona religiosa da quella del mondo, la persona che abbraccia la vita comune e il servizio di Dio, distaccandosi completamente dal mondo: «De mundo non sunt»19;
3) è un impegno e un proposito di seguire la vita religiosa.
Certamente colui che ci ha invitati non ci lascerà mancare la sua grazia, il suo aiuto. La vita religiosa è indicata da una via in salita, non sempre piana né sempre facile. Una salita ripida, forse con una pendenza del cinque o del dieci o forse anche del cento per cento: ma il Signore ha fatto vie speciali, non come quelle che fanno gli ingegneri di questo mondo. Questa via a volte è aspra, ma sempre vi è Gesù e uno può sempre contare sulla sua grazia: Sostienimi, mi appoggio a te; siamo in due, poiché io cammino dando il braccio a te. E sono sicuro di arrivare al porto, insieme a te, fino a che tu pronuncerai per me la parola: «Entra nel gaudio del tuo Signore»20. Preghiamo per il neo-vestito e rivediamo i nostri propositi di vita religiosa.
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1 Prediche tenute a Londra nei giorni 26 e 27 luglio 1956. Dattiloscritto, carta comune, fogli 10 (20x33). Contiene tre prediche, tutte rivolte alla Famiglia Paolina, una tenuta il giorno 26 luglio e le altre due il giorno 27 luglio. Il contenuto, pur essendo contingente, ha un valore storico, essendo agli inizi della fondazione in Gran Bretagna.

2 Cf 2Cor 3,3.

3 Cf Gal 2,20: «Sono stato crocifisso con Cristo…».

4 Cf AD 152.

5 Cf Mt 3,17.

6 Probabilmente si tratta di: Gorla Pietro, Amico vero, Edizioni Paoline, Alba 1929, 5a ed.,1940.

7 Cf Gv 18,37.

8 Cf Mt 9,12.

9 Cf Gv 17,19.

10 Cf Gv 1,9: «Quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo».

11 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, Alba 1985, pp. 193-194; Giaccardo T., Diario - Pagine scelte, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2004, p. 201ss.

12 Cf Lc 1,48: «Tutte le generazioni mi proclamino beata».

13 Cf Sole di giustizia, Dio nostro. Dal Graduale della Messa della Natività di Maria Vergine.

14 Cf Gv 13,15.

15 Formento Armando M. don Ilario (1907-1934), sacerdote paolino.

16 Cf 1Cor 10,12: «Chi crede di stare in piedi, veda di non cadere».

17 Cf Mt 19,21.

18 Cf Mt 19,29.

19 Cf Gv 17,16: «Essi non sono del mondo».

20 Cf Mt 25,21.