Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. L’OPERA DELLO SPIRITO SANTO
NELLE ANIME1

Tutta la novena allo Spirito Santo è per la preparazione alla Pentecoste, cioè per commemorare il gran giorno in cui lo Spirito Santo discese con i suoi doni sugli apostoli e sulla loro Regina Maria. In questi giorni abbiamo da ravvivare prima le grazie della Cresima: risuscitare le grazie della Cresima, nella quale abbiamo ricevuto abbondanti doni dello Spirito Santo, esaminando se abbiamo lasciato lavorare lo Spirito Santo in noi o se abbiamo piuttosto lasciato lavorare la passione. Per quanti poi hanno già fatto la professione, rinnovare la grazia della professione. E terzo: per chi ha invece ricevuto l’ordinazione sacerdotale, rinnovare la grazia dell’Ordinazione come dice S. Paolo al suo discepolo: «Risuscita la grazia che ti è stata data mediante l’imposizione delle mie mani»2, cioè dell’ordinazione sacerdotale e, prima ancora, della Cresima. I sacramenti sono quelli che formano e costituiscono i canali migliori e più larghi della grazia di Dio. Perciò leggiamo quello che è scritto nel Vangelo di oggi, dove Gesù Cristo promette lo Spirito Santo.
«Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza, perché siete stati con me fin da principio. … Vi ho detto questo affinché non vi scandalizziate. Vi cacceranno dalle sinagoghe, anzi sta per venire l’ora in cui chi vi uccide crederà di onorare Dio. E così vi tratteranno, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma questo ve l’ho detto, affinché, quando avverrà vi rammentiate che ve ne ho parlato»3.
Lo Spirito Santo opera nelle anime. S’intende che tutte le operazioni ‘ad extra’ di Dio sono operazioni della santissima
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Trinità. Ma vi sono le operazioni di amore che si attribuiscono alla terza Persona della santissima Trinità cioè allo Spirito Santo. Siamo stati fatti cristiani, quindi figli di Dio nel Battesimo: «Ex aqua et Spiritu Sancto»4, con l’applicazione dell’acqua e l’invocazione dello Spirito Santo che è disceso nell’anima e ne ha preso il possesso. Lo Spirito Santo opera nell’anima, non solo rende l’anima figlia di Dio, quindi erede del cielo e coerede di Gesù Cristo, ma produce la fede, produce la carità verso Dio e verso il prossimo. Lo Spirito Santo operando nell’anima, se l’anima lo asseconda, porta i suoi doni e quei doni si manifestano se l’anima corrisponde. Si manifesta il dono della sapienza celeste in modo che quando la persona parla, parla come dice l’apostolo: «Quasi sermones Dei: Come parlasse Dio»5.
Lo Spirito Santo infonde la scienza, infonde il dono dell’intelletto per penetrare le cose divine, infonde il dono del consiglio per distinguere quello che dobbiamo fare e dire e quello che non dobbiamo né fare e né dire. Lo Spirito Santo infonde il dono della pietà, lo spirito di preghiera per cui l’anima docile acquista una intimità con l’Ostia divina, una familiarità nel parlare con Maria, acquista lo zelo e lo spirito dell’apostolato, il suo fervore. Lo Spirito Santo infonde il dono della fortezza per cui si resiste al male e si opera con coraggio il bene. È chiaro quello che è avvenuto negli Apostoli: prima erano timidi e poi con coraggio hanno predicato e incontrato la morte e il martirio per testimoniare Gesù Cristo. Lo Spirito Santo infonde il dono del timor di Dio, per cui l’anima teme l’inferno, teme l’offesa di Dio anche nelle cose più piccole, teme il peccato veniale deliberato e teme di non corrispondere alla vocazione e a tutte le grazie particolari, personali.
Lo Spirito Santo, operando nell’anima, porta frutti che sono enumerati da S. Paolo nella lettera ai Galati6. Questi sono in contrapposizione ai frutti del demonio, cioè al peccato, quando il peccato prende possesso di un’anima e il demonio entra nell’anima con i frutti più perversi e più rovinosi. E invece
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lo Spirito Santo dona i frutti più belli: la carità, la pazienza, la longanimità, la castità… I frutti sono enumerati da S. Paolo, ma sono come di esemplificazione per ricordare che sono tanti. Si può dire che lo Spirito Santo, operando secondo la natura, produce in una anima una santità particolare secondo i doni di natura che già sono in quella persona. Quindi la grazia perfeziona sempre la natura sana.
Lo Spirito Santo poi porta anche altri frutti nell’anima: come farà l’anima a desiderare la povertà di Gesù Cristo, a desiderare la mitezza di Gesù Cristo, la mansuetudine di Gesù Cristo, come farà l’anima a desiderare fame e sete di giustizia cioè della santità, se in lei non opera lo Spirito Santo? Come potrà un’anima sentirsi beata quando è contraddetta, quando nessuno la comprende, quando sembra che tutto sia contro di lei, quando le tentazioni si moltiplicano e le difficoltà esterne aumentano, come farà a desiderare e a prendere tutto dalle mani di Dio? Lo Spirito Santo alle volte lavora nell’anima e cerca di guadagnarla e penetrarla tutta, un po’ con il timore, un po’ con i rimorsi, un po’ con le consolazioni, un po’ con le ispirazioni. Beata l’anima che si lascia guadagnare, vincere dallo Spirito Santo. Allora si arriva a desiderare la vita religiosa, il desidero dei consigli evangelici e quindi l’amore alla povertà, alla verginità, all’abbandono in Dio, all’obbedienza: sono come i frutti dei frutti, i frutti dei frutti dello Spirito Santo.
Se un’anima davvero si avvicina a Dio e vuole vivere la vita di Gesù Cristo allora lo Spirito Santo opera in quell’anima e produce quello che S. Paolo ha detto: «Vivit in me Christus»7. In queste nostre Famiglie paoline vi sono anime che sono così lavorate dallo Spirito Santo, che sono così tese verso la santità, che sono così abbandonate in Dio! Ma lo Spirito Santo vuole regnare in tutti, far regnare in tutti Gesù Cristo. Perché tante anime resistono alla grazia, agli inviti, ai richiami? Lo Spirito Santo è lo Spirito di verità, dice il Vangelo.
Poi lo Spirito Santo se riesce a prendere possesso in un’anima la porta all’amore verso l’apostolato. Quando l’anima ama gli altri come se stessa e cioè, come desidera farsi santa, così
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vorrebbe che tutti fossero santi e lavora per questo. Quando l’anima vuole assolutamente arrivare al paradiso e vive per il cielo vorrebbe che tutti vivessero per il cielo e ottenere a tutti la vita del paradiso. Quando l’anima è piena di Gesù Cristo e vorrebbe che tutti vivessero per Gesù Cristo: questo è apostolato. Il sacramento della Cresima deve produrre questa grazia ed è per questo che è chiamato anche il sacramento dell’apostolato. Fortezza, poiché lo Spirito Santo ha due testimonianze: la prima è l’opera che lo Spirito Santo fa in ogni anima: «Egli renderà testimonianza di me»; poi l’altra testimonianza in favore di Gesù: «E voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio». E cioè voi avete veduto ciò che io ho fatto e avete sentito ciò che io ho detto, lo ripeterete: «Eritis mihi testes: Mi sarete testimoni»8, attesterete quello che avete sentito, attesterete quello che avete veduto.
Ecco, S. Agostino commenta così: Lo Spirito di verità che procede dal Padre si è manifestato agli uomini nella Pentecoste ed ha così convertito alla fede, operante nella carità, molti di coloro che avevano veduto le opere di Gesù e in cui perdurava ancora l’odio9. Gesù ha infatti due generi di testimoni: lo Spirito Santo testimonio divino e il collegio apostolico testimonio umano. E allora egli soggiunge: Abbiamo celebrato l’Ascensione del Signore e questa celebrazione sarà retta, fedele, pia, se ascenderemo come lui e terremo in alto i nostri cuori10.
Un altro santo Padre commenta: Come bisogna discendere con la considerazione frequentemente durante la vita nell’inferno per non discendervi da morti, così bisogna ascendere frequentemente con il pensiero al cielo per ascendervi con l’anima e a suo tempo con il corpo risuscitato al termine dei secoli. I nostri pensieri siano lassù dove Gesù è, e quaggiù avremo il riposo. Ascendiamo ora con Cristo con il cuore e, quando il giorno promesso sarà venuto, lo seguiremo anche con il corpo. Rammentiamoci però che non l’orgoglio, né l’avarizia, né la lussuria salgono con Cristo. Nessun nostro vizio ascenderà
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con il nostro medico. E perciò se vogliamo ascendere con il medico dell’anima nostra, dobbiamo deporre il fardello dei nostri vizi e peccati.
Allora questa settimana sia particolarmente ordinata alla preparazione alla Pentecoste. Risuscitare la grazia dell’Ordinazione, della professione, della Cresima. Lasciare che lo Spirito Santo occupi tutta l’anima nostra, tutto il nostro essere. Lasciarlo lavorare. Egli vuole produrre in noi una più ampia fede, una più ampia speranza, una carità più profonda, i suoi doni, i suoi frutti e tutti gli altri doni che vengono chiamati Beatitudini. E sono suoi i consigli evangelici ed è suo lo spirito dell’apostolato. Che ricchezza di beni spirituali possiamo sperare! In questa settimana purificare il cuore dall’orgoglio, dalla lussuria, dall’invidia, dalla pigrizia, dall’accidia, dall’avarizia, dall’ira e dai vizi umani in generale. Uniti a Maria quando pregava con gli Apostoli in attesa dello Spirito Santo.
Sentire bene la Messa con questa intenzione, poiché si tratta di diventare e vivere da veri figli di Dio, vivere la vita di Gesù e prepararci ad arrivare lassù nel cielo coeredi di Gesù Cristo.
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1 Meditazione tenuta a [Roma] domenica 13 maggio 1956. Dattiloscritto, prima e unica battitura, carta vergata, fogli 4 (22x28). Dal Diario curato da don Speciale si ricava che è una meditazione del Primo Maestro tenuta in cripta e ascoltata anche in Santuario Regina degli Apostoli attraverso l’altoparlante. A mano è stato aggiunto l’autore e il titolo.

2 2Tm 1,6.

3 Cf Gv 15,26-27;16,1-4.

4 Cf Espressione ricorrente nel Rito del Battesimo.

5 Cf 1Pt 4,11.

6 Cf Gal 5,22.

7 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».

8 Cf At 1,8.

9 Cf Breviarium Romanum, domenica nell’ottava dell’Ascensione, III Nocturno, Lectio IX, Omelia di S. Agostino (Tractato 92 in Joannem).

10 Ibid.