Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
PREGHIERA FIDUCIOSA - CONFESSIONE1

Qual è la fede che piace al Signore nella preghiera, voglio dire qual è la fede che da nostro Signore è ricordata nel Vangelo, particolarmente qual è la fede che il Signore esaudisce quando preghiamo? Ricordare la Cananea. La figlia sua era tormentata ed ella, sebbene non fosse del popolo ebraico, sentendo parlare del Maestro divino ricorse a lui e alzava la sua voce per farsi udire, giacché Gesù era circondato da una moltitudine. Gli apostoli si avvicinarono a Gesù e lo consigliarono di farla tacere, poiché essi non potevano più sentire la parola del Salvatore. Ma quella gridava ancora più forte. Si avvicinò poi a Gesù e gli domandò la grazia che le stava a cuore. Gesù sembrò dare una riposta negativa dicendo: «Io sono stato mandato per i figli di Israele», cioè i figli di Abramo, il popolo eletto. « Sì è vero, ma anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa del padrone». Ella si umiliò profondamente paragonandosi ai cagnolini.
E Gesù rispose: «La tua fede è grande, va’, la tua figlia è guarita»2. Ecco la fede. Ugualmente è avvenuto a quel cieco che stava al margine della strada a chiedere l’elemosina. Egli, sentendo un gran parlare, domandò che cosa succedeva. Gli dissero che c’era Gesù. Di Gesù egli aveva sentito parlare, gli erano note la sua grazia, la sua bontà. E allora cominciò ad alzare la voce: «O Gesù figlio di Davide, abbi pietà di me!».
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E siccome alzava la voce sempre di più, gli dissero di non disturbare. Ma egli continuava ad alzare la voce quanto poteva per farsi udire. Allora Gesù ordinò che gli fosse condotto, e glielo presentarono. Gesù lo interrogò: «Che cosa vuoi?» (che gridi così tanto voleva dire). «Ut videam: che ci veda». E Gesù rispose: «Lo voglio», e subito si aprirono i suoi occhi e vide il Salvatore e vide la moltitudine ed ebbe la grande grazia di poter contemplare ciò che non aveva mai potuto vedere nella sua vita essendo egli nato cieco3.
Il Signore Gesù raccontò pure una parabola. Disse che era venuto a trovare un suo amico, un certo viaggiatore, e questo amico che lo ricevette a casa non aveva pane per dargli un po’ di cena; era ormai notte. Allora ricorse al suo vicino e bussò. L’altro di dentro rispose: «Che cosa vuoi?». «Mi è venuto a trovare un certo mio amico e non ho nulla da dargli, per favore imprestami un po’ di pane». Ma quello di dentro disse: «Io sono a letto e sono a letto anche tutti i miei figli, vieni domani». E l’altro: «Ho bisogno adesso, perché cena non si fa domani». E continuò a bussare e a bussare. Quello di dentro, per togliersi la noia, quindi più per liberarsi da quella scocciatura che per bontà, discese dal letto, aprì la porta e gli diede quanto chiedeva. Così fate anche voi. «Picchiate e vi sarà aperto». Alle volte bisogna picchiare come dice il Vangelo: «usque ad improbitatem» che vuol dire fino a rendervi importuni. «Domandate ed otterrete, picchiate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato, perché a chi picchia si apre, e a chi domanda si dà»4.
Il Padre celeste tante volte vuole che esercitiamo la fede e soprattutto che ci mettiamo nell’umiltà. Perché alle volte non otteniamo subito questa virtù o quell’altra? Perché non siamo abbastanza umiliati, perché non siamo persuasi di averne bisogno e di avere invece il difetto contrario. L’umiliazione deve precedere la fede, perché prima ci vuole il: Da me nulla posso, poi viene: con Dio posso tutto. Il Signore alle volte lascia cadere e ricadere, finché non si acquisti una totale diffidenza di noi stessi, in maniera che davvero si confessi: Da me nulla posso.
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Vi era un giudice iniquo al quale non importava per nulla fare giustizia, difendere i deboli e condannare i cattivi. E vi era anche una povera donna vedova la quale voleva ottenere giustizia dal giudice. Ma per quante volte fosse andata, l’altro non le dava udienza; finalmente continuando questa donna a picchiare alla sua porta, quel giudice così ragionò: A me non importa nulla rendere giustizia a costei, ma almeno per liberarmi da questa noia farò quello che desidera. E l’esaudì5. Quanto più il Padre celeste ascolterà voi che non siete buoni, aggiunge Gesù in un altro posto, se pregate e pregate con perseveranza. Occorre la fede, ma che sia accompagnata, anzi, preceduta dall’umiltà. Ma la presunzione che talvolta si ha per chiedere solamente non basta, bisogna umiliarsi e arrivare a confessare la nostra impotenza e debolezza dinanzi a tante cose. Quei ricoverati del Cottolengo che domandano il pane quotidiano, sono persuasi di averne bisogno e che da sé non possono guadagnarselo. Quando c’è questa convinzione: Da me nulla posso e si aggiunge anche l’altra parte: ma con Dio posso tutto, si ottiene.
Voi avete da compiere una bella cosa, da guadagnare un bel merito. Fare la chiesa alla Regina degli Apostoli6 è poca cosa. Sempre ho detto che fare le case, fare le chiese è cosa relativamente facile, ma occorre santificarle, farle funzionare bene, pregare bene, confessarsi bene, ascoltare bene le Messe, fare bene le adorazioni. La chiesa alla Regina Apostolorum è costruita, il più viene adesso. Tenetela carissima. Essere persuasi di avere la missione di spandere il frutto, l’amore, la devozione alla Regina degli Apostoli e prima ancora utilizzare bene la chiesa per i bisogni che noi tutti abbiamo. E se volete potete domandare la grazia che di gran cuore state chiedendo al Maestro Giaccardo, e che lui si interponga presso la Regina degli Apostoli. Vedere di stabilire questo uso gradatamente:
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che si consideri questo posto, questo centro come la città della Regina. Siate gelose del vostro santuario, attaccatissime, perché tutte quante venite qui e partite da qui per andare nel mondo, partite dalla mamma per andare dalle anime. E quando si può, tornare dalla mamma, anche da lontano si sospiri di vedere la mamma, la Regina, la Maestra.
Prima della professione, e voglio dire sia temporanea che perpetua, mettere bene a posto tutto quello che riguarda la castità, il voto di castità. Vi sono abitudini che non si tolgono quando si sono fatte. Per questo la prima prova è di passare un tempo, almeno tre anni, prima di emettere i voti in perpetuo. Queste abitudini sono o le amicizie particolari, o i peccati solitari. Pregate la Madonna in questi giorni perché su questo punto si sia a posto. Alle volte vi sono delle cose che non si sa spiegare perché vanno bene e alle volte invece non si sa spiegare perché altre non vanno bene. Dove sta il peccato sta la morte perché il peccato è la morte dell’anima. Cosa avviene dalla morte? Forse il morto può operare?
Adesso è necessario che vi dica una cosa riguardo le confessioni7. Nel santuario possono confessare tutti i sacerdoti della Casa generalizia, giovani e anziani, perché questi confessano per il popolo, e naturalmente secondo la legge canonica può presentarsi qualunque professa e tanto più chi non è professa. Può essere che nasca questo piccolo inconveniente: ma finiti i tre anni continuano a confessare. Sì, perché sono obbligati a venire a confessare per le disposizioni che hanno ricevuto nel santuario e non possono rifiutare chi viene anche se passati i tre anni. Passati tre anni sta più da voi che dal sacerdote dire basta. Se poi è confermato, passati i sei anni, non siete vietate di confessarvi; però occorre la giudiziosità!
Ho sentito che i predicatori negli Esercizi dello scorso anno e anche un po’ di quest’anno hanno fatto il punto, l’accento sopra le confessioni nulle. È appunto lì che bisogna guardare invece, sul dolore profondo, perché le confessioni dipendono di
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lì, cioè da mancanza di pentimento, dico in generale. Non che sia proprio questo soltanto, ma in generale. Allora il fastidio non è di andare da uno o da un altro, ma di avere il pentimento, il proposito fermo. Potete anche andare una vita intera da uno, almeno quando avete occasione di venire qui oppure di incontrarlo altrove. Raccontare a lungo le nostre cose al confessore, ma se non c’è il pentimento sentito e il proposito fermo, sicuro che è nulla. Poi potrebbe essere nulla la Confessione, perché si accusa soltanto qualche cosa della vita presente, della settimana, e questo qualche cosa che si accusa non è peccato, perché non c’era la volontà, piuttosto sono debolezze, imperfezioni, e quell’anima si accusa perché appunto vuole acquistare quelle virtù, vuole emendarsi e progredire. È più segno di virtù e di buona volontà questa accusa.
Allora attenzione a confessarsi accusandosi della vita passata. Se è la prima volta che una persona va da un confessore, e quindi non è conosciuta, bisogna oltre che accennare la vita passata in generale, aggiungere e specificare meglio: mancanze contro la carità, contro l’obbedienza, in maniera che ci sia qualcosa non solo in genere. Se invece la persona è conosciuta dal confessore, non occorre aggiungere qualcosa in particolare basta dire in generale: mi accuso della vita passata. Allora la confessione è sicuramente valida e porterà quindi aumento di grazia e aumento di merito. Non vi è altro mezzo più utile per correggere i nostri difetti che la Confessione, perché è il sacramento istituito ad hoc, proprio per questo. È quasi, non del tutto, per portare un paragone (il paragone bisogna intenderlo bene) come il Battesimo che è il sacramento ad hoc per entrare nella Chiesa e diventare figli di Dio. Fin che si può frequentare il medesimo confessore, giova di più. Ma mi conosce. Appunto perché ti conosce giova di più. Vi saranno altre obiezioni, ma sono obiezioni che con la preghiera si sciolgono da sé.
Poi questo desiderio, non so neppure come definirlo, questa tendenza di andare abitualmente fuori a cercare a destra e a sinistra, è segno di mancanza di buona volontà, è segno che in generale non c’è tutta la retta intenzione. Sempre con
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tutta libertà, ma prima ancora della libertà c’è l’impegno che ognuna deve avere di confessarsi bene in questo senso: Detesto veramente quello che ho sbagliato e voglio emendarmi. Questo è essenziale nella Confessione. Veramente ci sia la volontà di emendarsi e adoperare quindi tutti i mezzi. Abituarsi ad andare da uno stesso confessore che ci conosca e che quindi ci aiuti, e se costa più umiliazione, confessarci deboli. Anche questa umiliazione è una preghiera. E allora si realizza: Da me nulla posso; ma con Dio posso tutto, adopererò tutti i mezzi che egli mi offre e sicuramente mi farò santa.
Avete questa fede? Fede nel Vangelo; quella piace a Gesù. Sempre camminare rettamente. Avere le idee chiare e camminare rettamente è già un buon passo.
Sempre ricordare la missione che avete di glorificare la Regina Apostolorum.
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1 Meditazione tenuta a [Roma], il 10 marzo 1956. Dattiloscritto, carta vergata, unica battitura, fogli 4 (22x28). A mano sono aggiunti titoli diversi: “Preghiera fiduciosa - Confessione”, “Spirito di fede - Confessione”. Sr. Epifania Maraga annota: “Solo dattiloscritto”, ciò vuol dire che non c’è la registrazione. Il Diario curato da don Speciale parla di tre prediche tenute il giorno 10 alle giovani che facevano gli Esercizi in preparazione alla rinnovazione dei voti. Per l’argomento trattato si ritiene che anche questa meditazione sia stata tenuta il 10 marzo.

2 Cf Mt 15,21-28.

3 Cf Lc 18,35-43.

4 Cf Lc 11,5-9.

5 Cf Lc 18,1-5.

6 La basilica minore dedicata alla Regina degli Apostoli è una costruzione iniziata nel 1945 e consacrata nel novembre 1954. È sorta come adempimento di un voto fatto dal beato Alberione durante un bombardamento aereo su Roma, verso la fine del 1943: Se la Madonna avesse salvato tutti i membri della Famiglia Paolina, avrebbe eretto un santuario in onore della Beata Vergine.

7 Il Fondatore dà alcune indicazioni circa la confessione, che contengono riferimenti alle disposizioni del tempo circa il periodo di ministero dei sacerdoti confessori nella chiesa Maria Regina degli Apostoli.