Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. PENTECOSTE1
1. L’adorazione presente è indirizzata alla terza Persona della santissima Trinità, cioè allo Spirito Santo. Dello Spirito Santo noi non celebriamo tanto la festa della terza Persona della santissima Trinità, quanto la sua missione o l’avvento, come si esprime Papa Leone XIII nella sua enciclica del 1897 sullo Spirito Santo2. L’avvento, cioè la missione che lo Spirito Santo ha cominciato ad esercitare nella Chiesa il giorno di Pentecoste. Da quel giorno egli iniziò una missione particolare nella Chiesa, tuttavia oltre a questa missione esterna vi è pure una missione interna nelle singole anime. Quanto alla Chiesa, come abbiamo ricordato, egli la rende infallibile, indefettibile, le comunica una vitalità ed una espansività continua. Quanto alle singole anime, lo Spirito Santo comunica la fede, la speranza, la carità, la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza. Lo Spirito Santo opera in ogni anima, per mezzo della sua inabitazione, in tutte le anime senza il peccato, cioè in grazia di Dio.
Questa opera dello Spirito Santo si compiva in una certa misura già prima del giorno della Pentecoste, e abbiamo i santi dell’Antico Testamento. Si compie maggiormente, massimamente nel Nuovo Testamento, da quel giorno in cui lo Spirito Santo inondò l’anima di Maria nella sua concezione immacolata. Egli prese possesso interamente della sua anima e di tutta la sua persona, di tutto il suo essere: era la sua sposa diletta, la sua sposa con cui non avrebbe avuto mai deviazione. Ma anche in ogni anima lo Spirito Santo opera, e opera secondo la corrispondenza da una parte e, in secondo luogo, secondo
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i disegni provvidenziali e sapientissimi di Dio. L’altra volta abbiamo ringraziato lo Spirito Santo per i benefici ricevuti, questa volta domandiamo invece tre ordini di benefici.
Primo ordine: i doni dello Spirito Santo, i sette doni dello Spirito Santo. Secondo punto: i dodici frutti che, nella versione più recente sono compendiati in nove, ma i nove sono in parte un compendio dei dodici come dice S. Paolo, nella versione della Volgata. Terzo punto: le beatitudini.
Che cosa sono i doni dello Spirito Santo? Sono i doni che lo Spirito Santo ha infuso nell’anima benedetta di Gesù Cristo e che vengono in proporzione elargiti anche a noi. «Requiescit super illum Spiritus Domini: spiritus sapientiae et intellectus, scientiae et consilii, pietatis, fortitudinis, timoris Dei»3.
Ora lo Spirito Santo che ha investito l’anima di Gesù Cristo è il medesimo che opera in noi e produce gli stessi doni. E perciò anche in noi che siamo incorporati a Cristo, anche in noi i doni dell’intelletto, della sapienza, della scienza, del consiglio, della pietà, della fortezza, del timor di Dio sono infusi in misura della grazia che è in noi, e la grazia in noi può essere di vari gradi. A che cosa servono questi doni dello Spirito Santo? Servono specialmente a praticare le virtù. Le virtù sono difficili, tante volte. Non sempre è facile studiare, non sempre è facile conservare la purezza, non sempre è facile avere la pietà, l’amore alla preghiera. Così è da dirsi della prudenza, della carità. I doni facilitano la pratica delle virtù. Sono quelle infusioni che rendono l’anima nostra più docile a praticare le virtù, ad esempio: la pietà è un dono che perfeziona la virtù della religione, e per il religioso è tanto necessaria, poiché il religioso ha sempre da operare religiosamente, di conseguenza per conservare nel suo cuore l’amore a Dio e accenderlo sempre di più. Il dono della pietà perfeziona anche le relazioni che noi abbiamo con le anime del nostro prossimo, siano queste i nostri superiori, o uguali o inferiori. Il dono della pietà.
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Così il dono della fortezza perfeziona e rende più facile le virtù cardinali, ad esempio la pratica della virtù cardinale della fortezza, che porta lo stesso nome. Per trattenerci alle volte dal parlare, specialmente quando il cuore è agitato, ci vuole fortezza in noi, un dominio sopra di noi per frenare gli occhi, per frenare la curiosità, per spingerci, ad esempio, a fare l’apostolato certe volte, e spingerci alle volte a praticare l’obbedienza. Occorre molta fortezza e abbiamo bisogno che la nostra virtù sia aiutata, affinché noi possiamo più facilmente praticarla.
Allora chiediamo i doni dello Spirito Santo. Quanto ci aiuteranno nello studio la sapienza e la scienza! Quanto il dono dell’intelletto faciliterà le adorazioni, le Visite al santissimo Sacramento. Penso che molte volte ci sia bisogno di tanta infusione di Spirito Santo al riguardo, poiché vi sono anime che trovano più difficile, tra tutte le opere di pietà, la meditazione e la Visita al santissimo Sacramento. Il dono dell’intelletto fa penetrare le verità divine per quanto è dato alla nostra povera umana fragilità.
E allora adesso consideriamo che questi doni sono in noi nella misura in cui noi facciamo posto nella nostra anima allo Spirito Santo. Egli abita in noi, ma tocca a noi lasciarlo operare e produrre i suoi frutti in tutto il nostro essere. Bisogna notare che come vi è un’anima dell’anima, cioè la grazia di Dio, così vi è in noi lo Spirito Santo il quale produce in noi come un altro organismo sopra la natura, un organismo spirituale. E vi sono degli organismi spirituali debolissimi. Stanno in grazia un giorno, due, e basta un soffio per mandarli per terra, secondo che questo organismo è robusto. Vi sono degli individui così deboli che la prima influenza la prendono e vi sono di quelli che pur vivendo un tempo notevole in un clima poco salubre, tuttavia resistono, anzi pare che si fortifichino di più. Lo Spirito Santo in noi! Crederlo e protestare di credere che egli produce in noi questo organismo spirituale.
Ora perciò diremo il terzo mistero glorioso e poi canteremo il Credo De Angelis4.
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2. Per mezzo dei doni dello Spirito Santo noi più facilmente pratichiamo le virtù. Ma se questi doni crescono e se noi corrispondiamo a essi con la nostra cooperazione, ecco che si viene a un certo punto in cui la virtù si esercita assai più facilmente. Allora abbiamo i frutti, i frutti dello Spirito Santo che abita in noi e anche i frutti della nostra cooperazione alla sua grazia. Di conseguenza opereremo le nostre cose, praticheremo le nostre virtù con maggior perfezione e con una certa consolazione, una specie di gaudio, di pace interiore: è un frutto ed è la inabitazione dello Spirito Santo in noi ed è la corrispondenza, la cooperazione alla sua grazia.
Ed ecco che certe anime sono già arrivate a godere in abbondanza, più o meno sufficientemente, dei frutti dello Spirito Santo. Questi frutti nella Volgata sono enumerati come dodici, ma non è che si riducano a dodici. Questi sono come esemplificazione. Quelli notati nella traduzione che ho detto sono: «Caritas, gaudium, pax, patientia, benignitas, bonitas, longanimitas, mansuetudo, fides, modestia, continentia, castitas»5. Alcuni di questi frutti sembrano identificarsi con la virtù, e in realtà è così. Ma sono virtù esercitate con una maggior perfezione, e con una certa gioia, con una certa facilità.
Quindi primo frutto la carità verso Dio e verso il prossimo. Secondo frutto il gaudio: vi sono anime che anche in mezzo alle tribolazioni sono sempre serene. Pax, la pace: la pace con Dio è una grande consolazione e pure la pace con il prossimo una consolazione. Frutto dello Spirito Santo la pazienza nelle avversità: vi sono prove meno gravi e vi sono alle volte prove più difficili, più gravi, specialmente le prove interne. Benignitas, benignità, la quale va legata con la carità: «Caritas patiens est, benigna est»6. La bontà! Oh! proposito sulla bontà con tutti, mostrarsi buoni. C’è tanto bisogno di bontà in questo mondo! E tutti quegli spettacoli o quei libri, o quelle edizioni di radio e di televisione che ci dipingono crudeltà e tragedie penose! Sentivo un cattolico, un buon padre di famiglia:
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Io non voglio che i miei figli abbiano certe sensazioni, si educherebbero male. Un po’ di bontà in questo mondo! Come è buono Iddio! Longanimitas. Aspettare. Anime che forse non hanno la grazia: attendiamo che la grazia le inondi e lo spirito divino le vinca e trionfi in esse. Mansuetudo con il prossimo. La fede che non è più semplicemente la fede negli articoli del Credo, ma è una fede sentita, quando noi siamo felici della nostra fede. La modestia, che modera sempre l’uomo. Persone che non si lasciano trasportare né dalle esaltazioni della gioia, né dalle depressioni dello scoraggiamento. Continentia: tutte le voglie nei giusti limiti. Castitas che viene anche tradotta con la fortezza. È necessaria sia per sopportare che per operare.
Abbiamo noi queste virtù? O almeno, siamo già arrivate a questi frutti o ad alcuni di questi frutti? Ecco l’esame di coscienza. Primo: godiamo già il frutto della carità verso Dio e verso le anime? Il gaudio: siamo contenti delle nostre giornate, siamo contenti di trovarci sempre così frequentemente in comunicazione con Gesù, con la Vergine santissima, con gli angeli del paradiso o i nostri piaceri sono lontani da questa famiglia spirituale? Pazienza: nessun bisticcio, nessun rancore; pazienza che ci porta a compatire, a vedere bene, a prendere anche qualche piccolo torto in soddisfazione di tanti torti che abbiamo fatto a Dio? E siamo benigni? Le parole di offesa come dovrebbero essere lontane! Benignità e poi bontà: siamo seminatori di bontà, oppure dispensatori di qualche veleno che è nel cuore? La carità non gode del male, mai.
Longanimità: aspettiamo? Aspettiamo con pazienza di vedere i frutti in noi e negli altri, i frutti che desideriamo? E la mansuetudine. La mansuetudine del Salvatore Gesù! E la fede nostra è sentita, è arrivata fino allo spirito di fede? La modestia ci porta a governare tutti i sensi: e gli occhi, e l’udito e il tatto, e la lingua? E ci conteniamo nei limiti giusti? Non siamo quelli che si abbandonano alla gioia sfrenata o alla depressione scoraggiante? Castitas. Oh, il bel giglio in primo luogo, poi le rose e le viole. Che circondiamo sempre il santissimo Sacramento di gigli profumati. Nella nostra Italia i gigli fioriscono a giugno-luglio. Vi sono nazioni in cui fioriscono tutto l’anno.
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In un istituto religioso, in anime ornate di tanta grazia, i gigli spirituali devono fiorire tutto l’anno. Propositi. Atto di dolore. Cantiamo il Veni Sancte Spiritus7 per ottenere i frutti dello Spirito Santo.
3. Domandiamo allo Spirito Santo che operi in noi anche abbondantemente fino ad arrivare alle Beatitudini: queste Beatitudini che sono come una beatitudine della eterna felicità del cielo. Una pregustazione della beatitudine si ha quando si arriva già ad un’alta perfezione e ad una maturità spirituale molto distinta. Alta perfezione! Quindi le Beatitudini particolarmente si riferiscono al religioso, il quale particolarmente fa del lavoro di santificazione, di perfezionamento la sua professione, il suo mestiere. Le Beatitudini sono otto. Beatitudine che si riferisce alla povertà: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli. Beati i mansueti perché possederanno la terra. Beati quelli che piangono perché saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia di Dio perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio. Beati i pacifici perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia perché avranno un premio»8.
Ora, facendo l’esame di coscienza troviamo che molte volte siamo lontano dal sentire questa gioia di vivere poveramente, di sentire gioia nell’usare misericordia e praticare la mansuetudine con chi ci ha fatto torto; trovare la gioia nel piangere i nostri peccati, piangere i mali che sono nel mondo e ripararli; di sentire gioia nella fame di santità e nella sete di santità. Quando Dio ci attira più vivamente a sé, quando il Signore vuole prendere tutta l’anima, questo è già ciò che si chiama beatitudine. Lo Spirito Santo ha preso possesso interamente della persona. La persona ancora soffre come soffriva Gesù portando la croce, ma lo spirito è sereno, perché lo Spirito Santo ha illuminato la mente con una luce viva, ha fortificato la volontà, ha inondato il cuore con un amore nuovo, con una tendenza ad aspirazioni nuove.
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Lo Spirito Santo opera sul corpo stesso. Allora fra la terra e il cielo il passo è facile. Queste persone non faranno purgatorio, perché già hanno cominciato ad assaporare le gioie del cielo e si può dire che hanno un piede sulla terra e un altro nel cielo. E allora il passaggio dalla terra al cielo sarà più sereno, e dalla beatitudine che si può gustare su questa terra alla beatitudine eterna il passo sarà facile e sicuro. Chiediamo di avere la grazia di assecondare lo Spirito Santo, la sua azione in noi. Venire alla pratica delle virtù seguendo i doni dello Spirito Santo e raggiungeremo anche i frutti e dopo i frutti le beatitudini, salendo più in alto e diventando una conquista totale di Dio, dello Spirito Santo.
Vergine Maria Madre di Gesù, fateci santi (dieci volte). Insistiamo che Maria ci ottenga più infusione di Spirito Santo. Vergine Maria Madre di Gesù, fateci santi (dieci volte). Quest’altra decina per ottenere i doni dello Spirito Santo per mezzo dell’intercessione di Maria: Vergine Maria Madre di Gesù, fateci santi. Quest’altra decina per ottenere i frutti dello Spirito Santo: Vergine Maria Madre di Gesù, fateci santi. L’ultima decina per ottenere un’alta perfezione e maturità spirituale: Vergine Maria Madre di Gesù, fateci santi. Canto: Beatitudini.
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1 Ora di adorazione predicata a [Roma] il 20 maggio 1956. Dattiloscritto, prima battitura, con molte correzioni riportate in un dattiloscritto successivo. Carta vergata, fogli 5 (22x28). Riteniamo originale il testo senza tener conto delle correzioni a mano. L’ora di adorazione, indirizzata alla Famiglia Paolina, è stata tenuta in Cripta e, con probabilità, trasmessa in Santuario Regina degli Apostoli.

2 Leone XIII con l’enciclica Divinum illud munus del 9 maggio 1897 afferma: “Cristo è Capo della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l’anima”. Cf AAS 29 (1896-1897), pp. 644-658.

3 Cf Is 11,2: «Su di lui si poserà lo Spirito del Signore: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore».

4 Tono VIII del canto gregoriano.

5 Cf Gal 5,22: «… la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mansuetudine, la fedeltà, la modestia, la continenza, la castità» (Volgata).

6 Cf 1Cor 13,4: «La carità è paziente, è benigna la carità».

7 Sequenza recitata o cantata nella Celebrazione Eucaristica di Pentecoste.

8 Cf Mt 5,3-10.