Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. LA DOCILITÀ A GESÙ

Domenica XXIV ed ultima dopo Pentecoste, Meditazione
Castel Gandolfo, 23 novembre 19581

«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Quando vedrete l’abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo – chi legge vi ponga mente – allora chi sarà in Giudea fugga ai monti, chi sulla terrazza non discenda a prendere qualche cosa in casa sua, e chi è nel campo non torni a prendersi la veste. E guai alle donne gravide e allattanti in quei giorni. Pregate che la vostra fuga non debba venir d’inverno o di sabato; perché allora la tribolazione sarà grande, quale non fu dal principio del mondo fino ad ora, né mai sarà. E se non fossero abbreviati quei giorni, non scamperebbe anima viva; ma saranno accorciati in grazia degli eletti. Allora se uno vi dirà: Ecco qui, ecco là il Cristo, non date retta: perché sorgeranno dei falsi Cristi e dei falsi profeti che faranno miracoli grandi e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto. Se adunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non v’andate: ecco è dentro in casa, non date retta; perché come il lampo esce da levante e guizza fino a ponente, così pure sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sarà il corpo, quivi si raduneranno le aquile. Or subito dopo la tribolazione di questi giorni, s’oscurerà il sole, la luna non darà più la sua luce, e cadranno le stelle del cielo, e le potenze dei cieli tremeranno. Allora comparirà nel cielo il segno del Figliolo dell’uomo, e piangeranno tutte le nazioni della terra; e vedranno il Figlio dell’uomo venir sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi Angeli che a grande voce di tromba raduneranno i suoi eletti dai quattro
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venti, da una estremità all’altra dei cieli. Dal fico imparate la similitudine. Quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, sapete vicina l’estate. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò avvenga. Il cielo e la terra passeranno; ma le mie parole non passeranno»2.
In questo tratto del Vangelo si parla di tre cose. E cioè: primo, la caduta di Gerusalemme; e poi parla della venuta di Gesù Cristo a giudicare i vivi e i morti, cioè della fine del mondo; e del Giudizio Universale.
Quanto alla distruzione di Gerusalemme, già sapete dalla storia come essa è avvenuta secondo la predizione fatta da Nostro Signore Gesù Cristo3. La città non aveva accolto il Figlio di Dio incarnato e mandato dal Padre a portare la salvezza. E [Dio] allora permette il castigo4: il popolo Ebreo fu disperso e ancora adesso si trova un po’ disperso in tutte le nazioni, quali in più e quali in meno5. Poi la fine del mondo: questo il Signore non ha precisato quando avverrà. Noi sappiamo che prima dovrà essere compìto il numero degli eventi e, tuttavia, occorre sempre più stare preparati. La terza cosa poi si riferisce al giudizio che Nostro Signore Gesù Cristo farà del mondo, perché il Padre ha dato a Gesù ogni potere di giudicare. Egli è il Salvatore del mondo: quindi ha portato al mondo la salvezza. Gli uomini che credono in lui e che lo servono, che accettano i mezzi di grazia da lui stabiliti, si salveranno. Quelli invece che lo rifiutano, non credono e non lo servono e non accolgono i mezzi di grazia, non sono sulla via della salvezza. Gesù infatti è un segno di contraddizione: vi sono delle anime che lo amano con tutto il loro essere, Gesù, e si donano a lui generosamente e vogliono avere nel
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loro cuore un solo amore, Gesù Cristo; e invece vi sono coloro che lo odiano, lo contraddicono – e prima sono stati i Giudei che non l’hanno accolto, lo hanno accusato e lo hanno fatto condannare a morte… e Gesù fu crocifisso –.
Occorre la docilità a Gesù: la docilità di mente, la docilità del cuore, la docilità della volontà.
La docilità della mente, cioè credere al suo insegnamento e all’insegnamento della Chiesa, stabilita da lui per continuare a predicare la verità, continuare a predicare la verità costantemente per tutti i secoli. E la Chiesa non avrà fine; finché vi saranno uomini sulla terra da salvare, la Chiesa continuerà a compiere il suo ufficio. Docilità di mente: credere alla sua Parola, alla Parola di Gesù. Credere non solamente quando rivela i misteri, ma credere ugualmente quando insegna a noi ciò che dobbiamo fare per raggiungere la salvezza. Non vi è salvezza che in lui, «non est in áliquo alio salus» [At 4,12]. Pensiamo un po’ così: se ci fosse un naufragio, e qualche naufrago fosse già presso la riva e uno buttasse una corda cui attaccarsi per poter essere tratto a salvezza, se egli si attacca a quel mezzo, può essere salvo; se non si appiglia a quel mezzo non si salverà, affonderà nel mare. Così, coloro che crederanno e saranno battezzati, saranno salvi e quelli che non crederanno sono già condannati, si condannano da sé perché rifiutano la salvezza, rifiutano il Salvatore, lo disprezzano, lo condannano, lo combattono. E allora gli uomini: o che sono per Gesù Cristo o che sono contro Gesù Cristo. Noi stiamo con quelli che credono in tutta la sua Parola, e preghiamo per coloro che ancora non credono nella sua Parola: preghiamo sempre per la conversione degli infedeli e degli eretici e di tutti coloro i quali non piegano la fronte, la loro mente, agli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo. Essi stessi si condannano alla perdizione – «qui non credíderit condemnabitur»6 [Mc 16,16] – perché non accettano la salvezza, non si attaccano alla fune che è loro offerta per essere attirati alla riva, per essere attirati al cielo.
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Poi la docilità della volontà. La docilità della volontà: rimettersi in Gesù Cristo, seguire Gesù Cristo secondo i suoi esempi e secondo i suoi insegnamenti; secondo i suoi esempi santissimi e secondo i comandamenti che egli ha confermato, i comandamenti che egli ha dato. Sì. Vivere secondo Gesù Cristo. E il religioso deve vivere il Vangelo e vuol vivere più perfettamente possibile secondo Gesù Cristo, non osservando soltanto i comandamenti ma osservando anche i consigli. La docilità di volontà… mentre vi sono persone le quali con la bocca dicono di credere ma con i fatti rinnegano, rinnegano quello che dicono con le parole; la loro vita non è secondo la fede. E allora anche per questi bisogna credere, cioè bisogna pregare, e d’altra parte noi impegnarsi ad imitare sempre meglio Gesù.
Inoltre, la docilità del cuore. Gesù ha dato i mezzi di salvezza, li ha offerti! I mezzi di salvezza sono i sacramenti che ci comunicano la vita soprannaturale, la vita eterna: il Battesimo, la Penitenza, l’Eucarestia, eccetera… Gesù ha istituito i Sacramenti che sono i mezzi di grazia, di vita soprannaturale: allora, ecco la Messa, ecco la Comunione, ecco la Penitenza, eccetera. E quanto meglio approfittiamo di questi mezzi di grazia, e tanto più cresceranno i nostri meriti e la vita spirituale sarà più abbondante.
Poi vi sono anche altri mezzi e cioè in generale la preghiera, la preghiera: «Crédite quia accipietis»7 [Mc 11,24], «pétite et accipietis»8 [Gv 16,24], «pulsate et aperietur vobis»9 [Mt 7,7; Lc 11,9]. E nella Messa si dice: Colui che domanda otterrà! E a colui che picchia si apre, no? «Amen amen dico vobis, quidquid orantes pétitis, crédite quia accipietis…», ve lo dico in verità – in verità è una formula di giuramento – quanto chiederete, credetelo, lo riceverete10. Allora abbiamo costantemente da pregare nella nostra vita: «Oportet semper orare
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et numquam deficere» [Lc 18,1], è necessario pregar sempre e non trascurare mai. Pregar sempre: cioè ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno della vita; non tralasciare, non abbandonare la preghiera, essere costanti nella preghiera. Dare alla preghiera il primo posto: e cioè è la prima occupazione della giornata. Di conseguenza noi abbiamo da fare le pratiche di pietà quotidiane e settimanali e mensili e annuali. Ecco, Gesù offre questi mezzi per la nostra salvezza: noi accogliamo con docilità di mente, con docilità di volontà, con docilità di cuore. Chi resiste a Gesù Cristo resiste alla grazia e resiste al Salvatore, perché chi resiste non si lascia salvare. Gesù offre a tutti la salvezza e per tutti è morto sulla croce… però non basta di per sé11 a salvarsi, occorre ancora che noi ci arrendiamo con la volontà, con la nostra docilità, credendo e seguendo i suoi insegnamenti e accettando i mezzi di grazia che ci sono offerti. Quanta abbondanza di grazia ogni giorno! Bisogna progredire! Bisogna che ci serviamo di questi mezzi di grazia, che corrispondiamo all’abbondanza del dono del Signore! «Quidquid orantes pétitis, crédite quia accipietis…», qualunque cosa che chiedete allo Spirito: l’azione e l’efficacia del vostro apostolato e la corrispondenza all’apostolato, in modo tale che, credendo a Dio e alla sua grazia, noi possiamo ottenere i frutti della nostra vita, i frutti della nostra vocazione, così.
Oh! È necessario sempre diffidare di noi, che noi da noi nulla possiamo: «Da me nulla posso, con Dio posso tutto»12. «Sine me nihil potestis facere»13 [Gv 15,5]: noi potremmo arrabattarci, correre, pensare, parlare, studiare e operare… e ottenere nulla! […] Quando si tratta di cose di ordine soprannaturale noi non possiamo ottener nulla e allora, pensando che «sine me nihil potestis facere», senza di me non potete far nulla, ottener nulla, allora, però mettiamo fede che con lui potremmo ottener tutto, con Dio, con la sua grazia! Metter fede nella sua Parola! E questa fede in primo luogo si appoggia sull’umiltà, e cioè che da noi non possiamo nulla: proprio credere questo!
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Quando si tratta di cose soprannaturali, proprio credere questo, aver questa umiltà di credere! E comportarsi come servi inutili che devono fare ciò che è il dovere [cf Lc 17,10], ma che poi il frutto dipende dalla grazia di Dio. Quante volte lo avete già sperimentato anche riguardo alle vocazioni! Perché? Perché ci vuole l’umiltà e ci vuole la fede; poi la generosità nel fare, nel prendere i mezzi che sono suggeriti, nell’accettarli. Allora, ecco, aver fiducia in Gesù Cristo, docilità a tutto l’insegnamento di Gesù Cristo: docilità di mente e docilità di volontà e docilità di cuore, e docilità della vita compiendo bene quello che è il volere di Dio sopra di noi. E tuttavia, quando avremo fatto tutto ciò che si può, dobbiamo ricordare che noi siamo nulla e che tutto dipende dalla grazia di Dio, ciò che è soprannaturale – come è dipesa in tutto l’esistenza del mondo, la vita degli uomini, da Dio Creatore –, quando si tratta di cose soprannaturali come è il lavoro vocazionario.
Oh! Tuttavia da nostra parte dobbiamo fare quanto è possibile: aver fiducia e umiltà insieme. Fiducia, perché Dio può tutto; umiltà, perché da noi nulla possiamo. Ma queste cose non solamente dirle con la bocca, ma esserne pienamente persuasi, sentirle nel cuore e vivere così conformemente a questi insegnamenti! E tutti i nostri ragionamenti, i nostri modi di pensare e di operare, siano conformati a quello che Gesù ha insegnato nel Vangelo e a quello che Gesù veramente vuole da noi.
Le nostre disposizioni, le nostre disposizioni per ottenere i frutti: disposizioni di umiltà e di fiducia nel Signore. Quindi la generosità nel cooperare alla grazia, cooperare alla grazia. Il Signore vuole che ci mettiamo la nostra parte in quello che già ci ha dato: docilità alla grazia. Egli, Gesù, ci ha offerto tutti i mezzi di santificazione e di apostolato: accogliamoli docilmente.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 43/58 (Nastro archivio 47a. Cassetta 47, lato 1. File audio AP 047a). Titolo Cassetta: “Accoglienza di Gesù e salvezza”.

2 Vangelo: Mt 24,15-35. Il brano viene letto da una Apostolina.

3 Si riferisce ai passi evangelici in cui Gesù “piange” sulla sorte futura di Gerusalemme. Cf Mt 23,37-39; Lc 13,34-35.

4 Espressione incerta.

5 La ribellione ebraica alla dominazione romana fu repressa duramente nel 70 d.C., con la distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera di Tito, ed ebbe termine nel 135 d.C. Furono questi gli anni della grande diaspora, ossia della dispersione nel mondo degli Ebrei espulsi dalla Palestina.

6 «Chi non crederà sarà condannato».

7 «Abbiate fede di averlo ottenuto».

8 «Chiedete e otterrete».

9 «Bussate e vi sarà aperto».

10 Si riferisce all’Antifona di Comunione. Cf Missale Romanum, Dominica XXIV et ultima post Pentecosten, Communio: «Marc. 11,24. Amen, dico vobis, quidquid orantes petitis, credite, quia accipietis, et fiet vobis», «In verità vi dico: qualunque cosa chiederete con la preghiera, abbiate fede d’ottenerla e la otterrete».

11 Dice: da sé.

12 Massima spirituale attribuita a san Francesco di Sales. Cf anche Fil 4,13.

13 «Senza di me non potete far nulla».