3. LA CHIAMATA DI DIO
«Cosa farai della tua vita?»
Domenica di Settuagesima, Ritiro alle ragazze, Castel Gandolfo, 2 febbraio 19581
[«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: È]2 simile il regno dei cieli ad un padrone che allo spuntar del giorno uscì a prendere ad opera dei lavoratori per la sua vigna. E pattuito coi lavoratori un denaro al giorno, li mandò alla sua vigna. Ed uscito verso l’ora terza, vide altri stare sulla piazza sfaccendati, e disse loro: Andate voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto. E quelli andarono. Di nuovo, poi, uscì verso l’ora sesta e la nona, e fece lo stesso. Uscito poi verso l’undecima, trova altri sfaccendati, e dice loro: Perché ve ne state tutto il giorno qui senza far nulla? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli a loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta poi la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Essendo dunque venuti quelli dell’undecima ora, ebbero un denaro per ciascuno. Venuti poi anche i primi, pensavano di ricevere di più: ma ebbero anche essi un denaro per uno. E, presolo, mormoravano contro il padrone, dicendo: Questi ultimi hanno fatto un’ora sola di lavoro, e li hai trattati come noi che abbiamo portato il peso della giornata e il caldo. Ma egli, rispondendo ad uno di essi, disse: Amico, io non ti fo torto: non hai forse pattuito con me per un denaro? Piglialo questo denaro, e va’; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. E non posso fare del mio quel che voglio? È forse maligno il tuo occhio
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perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi. E molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti»3.
Il Vangelo avrebbe bisogno di una spiegazione assai lunga perché ha molti significati; tuttavia qualche pensiero.
Il Signore è raffigurato in questo padrone che chiama operai alla sua vigna. Esce, quindi, al mattino presto e va sulla piazza a cercare chi voglia venire a lavorare e pattuisce coi lavoratori un denaro al giorno e li manda nella sua vigna – allora, un denaro era una cifra discreta: non significa una lira, neh!, un denaro qui! –. Oh!, li manda alla sua vigna. Il significato qui qual è: la vigna dell’anima. Il Signore vuole che noi lavoriamo l’anima nostra e invita: alle volte di buon mattino come ha fatto con questi, invita cioè in gioventù e promette il suo premio, cioè il paradiso. Il padrone, poi, uscito di nuovo verso l’ora terza e verso l’ora sesta e poi l’ora nona, trovò sempre ancora degli uomini sfaccendati, i quali non erano stati chiamati da nessuno a lavorare e allora disse a questi: Andate anche voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto. E uscì ancora una volta più tardi, verso l’undecima, che sarebbe la penultima ora del giorno – perché contavano le ore mica a nostro modo gli Ebrei, a quel tempo. Era un modo diverso… quindi l’ora undecima era un’ora prima che tramontasse il sole –. Rimproverò quelli che trovò là ancora oziosi: Perché ve ne state tutta la giornata oziosi?. E gli risposero: Perché nessuno ci ha chiamati a lavorare. Ed anche a questi disse: Andate pure voi nella mia vigna, vi darò quel che sarà giusto. Che cosa indica tutto questo? Il Signore fa sentir la sua voce, alle volte molto presto: dire di buon mattino qui significa il buon mattino della vita; alle volte un po’ più tardi… E magari a 12 anni, a 15 anni, a 20 anni, 25 anni, eccetera, chiama a lavorare nella sua vigna, cioè chiama a lavorare per l’anima.
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Chiama perché l’anima si dedichi a una vita più pia, una vita più buona, una vita più santa. Ecco, a diverse ore. La voce di Dio può farsi sentire più presto e può farsi sentire più tardi. Oh! Ma in qualunque giorno che noi la sentiamo, non dobbiamo e non possiamo fare i sordi.
Venuta poi la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi venuti a lavorare. E con gli ultimi il padrone volle essere generoso e fece dare loro un denaro… e avevano soltanto fatto un’ora di lavoro! Allora i primi speravano di ricever di più, perché avevan lavorato tutta la giornata, ma ebbero anche loro la paga di un denaro e mormoravano perché erano stati uguagliati nella paga a quelli che avevano soltanto fatto un’ora. Ma il padrone chiamò uno di quei che mormoravano più fortemente: Ti ho fatto forse torto? Hai pattuito con me un denaro e lo hai ricevuto e sta’ lieto, infatti. È vero che io ho dato lo stesso denaro, la stessa ricompensa a quelli che han fatto meno lavoro, ma questo l’ho fatto perché son buono, cioè non lo meritavano, ma io ho voluto essere con loro generoso!.
E potremmo anche dire che poi anche gli ultimi venuti a lavorare forse avevan da provvedere a sé e alla famiglia e avevano bisogno dello stesso denaro; e il padrone era stato comprensivo non guardando soltanto il lavoro fatto, ma guardando il bisogno che aveva l’operaio, il lavoratore, bisogno che era uguale al bisogno di quelli che avevano lavorato tutta la giornata. Quindi il padrone era generoso: aveva, con questo, compìto un atto di carità.
Amico, io non ti fo torto! Non hai pattuito con me per un denaro? Piglialo e va’. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te, e non posso farlo? Faccio forse torto a te avendo tu ricevuto quanto era stato pattuito? Così gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi, e molti sono i chiamati e pochi gli eletti. E significa questo tante cose. Alle volte un’anima si dà al Signore presto ma poi è sempre tiepida e, mentre che era la prima, passa l’ultima: perché è il fervore, l’amor di Dio che ci rende santi.
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E ci sono i misteri della grazia. Vediamo il buon ladrone: aveva nella sua vita commessi tanti furti, come l’altro che pure era stato ladrone ed era crocifisso anche lui accanto al Signore. Il buon ladrone aveva commessi tanti furti e forse aveva usato violenza e forse anche ucciso per rubare. Intanto domanda perdono al Signore: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno!. E il Signore risponde: Quest’oggi sarai con me in paradiso! [cf Lc 23,42–43]. Che mistero di grazia! Si arrende a Dio all’ultimo momento ed è assicurato che neppur farà il purgatorio: Oggi sarai con me in paradiso!. Si vede che il dolore, il pentimento era forte. E noi riceviamo il perdono nella Confessione a misura anche del pentimento, e cioè: il perdono del peccato si riceve quando c’è un sufficiente pentimento, ma quando c’è un pentimento molto forte si riceve anche il perdono del purgatorio, della pena meritata. E allora vi sono Confessioni che valgono di più e Confessioni che valgono di meno, come vi sono Comunioni che valgono molto di più perché fatte in puro amore, e Comunioni che valgono di meno perché c’è stato di freddezza, indifferenza… così, fatte come per abitudine.
Dunque, alcune riflessioni.
Primo. Quando il Signore chiama non vogliamo fare i sordi. Il Signore ci vuole santi, il Signore ci vuole in paradiso: non tutti per la medesima strada, certo, ma tutti in paradiso. E cos’è questo chiamare? Il Signore chiama tutti in qualche maniera; fino dall’uso di ragione, fa sentire le istruzioni nel catechismo, fa sentire i buoni avvisi della famiglia, fa vedere qualche buon esempio che cade sotto gli occhi: chiama tutti. Ma vi sono poi giorni in cui la luce dell’anima si fa più viva: sarà dopo la Comunione, sarà in una meditazione, sarà in un Ritiro mensile, sarà nel Corso anche breve di Esercizi. È la voce di Dio che allora scende più intimamente nell’anima. Ecco, la chiamata: E tu che farai? Cosa farai della tua vita?. La tua vita è per l’eternità perché siamo chiamati a questo, siamo creati per questo: conoscere, amare e servir Dio e poi andarlo a godere per tutta l’eternità in cielo. Ma, dunque,
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quando si sente questa voce di Dio, quando la luce nell’anima si fa più splendente, più chiara, è venuta l’ora. Bisogna che noi con sforzo, con decisione diciamo il nostro sì al Signore, il nostro sì al Signore: generosamente.
Dopo il sì, viene poi una catena di grazie… viene poi una catena di grazie perché, quando noi diciamo il nostro sì a Dio, facciamo quello che a Dio piace di più, facciamo quello che ha fatto Maria quando l’angelo le annunciò che la sua vocazione e la sua missione era di diventar Madre di Dio e di preparare il Figliolo di Dio, che si sarebbe incarnato a redimere il mondo, a predicar la sua dottrina, a morire sulla croce, a essere il Sacerdote eterno. Maria disse: «Fiat mihi secundum verbum tuum»4 [Lc 1,38], che vuol dire sì, o Signore, la tua volontà, ecco; sì, o Signore, la tua volontà.
Quando l’anima è così fedele, dopo riceve una catena di grazie, ma grazie più belle, grazie per compiere i doveri del suo stato e rispondere pienamente quindi alla chiamata, e quindi salvarsi, arrivare alla salvezza per la sua via, per la via indicata da Dio. Oh! Allora noi abbiamo da sempre chiedere questa grazia: di essere docili alla voce di Dio, alla voce di Dio. Non che si debba tramandar troppo! Alle volte il tramandare che cosa fa, che cosa porta? Che la voce di Dio si fa più tenue, e forse l’anima avrà meno grazie e non corrisponderà. E allora? E allora questa voce verrà poco per volta a estinguersi e tu farai una strada, una via seguirai, che forse non era la tua.
Dunque, a qualunque ora ci chiami il Signore: prontezza, prontezza a rispondere il nostro sì a Dio.
Secondo. La fiducia nel premio, la fiducia nel premio. Il Signore pattuisce la ricompensa a chi lo serve bene; e la ricompensa, il denaro che darà è il paradiso: e lo dà a tutti quei che rispondono alla voce sua, a tutti lo dà sempre. Il Signore è fedele! Ma mentre che promette il premio per l’altra vita, promette pure le grazie per far bene il nostro dovere, per compier bene la nostra vocazione.
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Vi sono quelli che si disperano e sembra loro che il Signore non darà le grazie necessarie per cui non potranno vincere certe difficoltà, certe passioni, certe opposizioni. Non è così: quando il Signore chiama ci prepara la grazia, come prepara il premio. Se la mamma ti manda a comperare qualche cosa per il desinare, per il pranzo, la mamma dà i soldi. Ecco, così quando il Signore chiama, il Signore prepara la grazia. A noi, però, sempre lo sforzo per corrispondere, la buona volontà per compiere la volontà di Dio; la nostra buona volontà. Non basta la volontà di Dio da sola, ci vuole anche la nostra che si conformi alla volontà di Dio. E allora faremo bene sulla terra e allora avremo il gran premio: il denaro, il cielo. Sì, il cielo.
Tuttavia è sempre vero che ci sono delle anime che tardano a servir Dio ma poi si mettono con più fervore, e ci son delle anime, magari, che conducono avanti una vita un po’ tiepida, non sanno farsi quello sforzo, non ammettono quell’impegno che è necessario. E allora mentre che forse erano chiamati in età più giovanile, forse restano indietro nella virtù; mentre altre anime le sorpassano perché son più fervorose, sono più calde. Il mistero della vita è tanto difficile a scoprirsi! Ogni anima ha la sua storia, una storia della grazia di Dio a suo riguardo: le benedizioni di Dio, gli inviti di Dio... E dall’altra parte la storia della corrispondenza: quello che noi abbiam fatto, sì, dopo aver detto il nostro sì. Oh! Anime che ogni mese fanno un progresso; anime che son sempre cariche dei medesimi difetti… che portano avanti; anime che fanno un progresso, nel Ritiro mensile propongono: Mi sforzerò su questo, userò quel mezzo, farò quella preghiera, schiverò quell’occasione, mi darò a Dio in un amore più acceso, eccetera… E in un mese qualche passo buono lo fanno: progrediscono un tantino ogni giorno. E il mese seguente, quando devono di nuovo fare il Ritiro mensile, si trovano in uno stato più elevato. Possono dire: Ho combattuto e in parte vittoria l’ho riportata; mi son dato a Dio e il mio fervore è cresciuto; sento che son più unita a Gesù, sento che Gesù può chiedermi qualunque cosa e io gli risponderò sempre sì. Fervore, questo. E anime invece che ogni mese, facendo l’esame di
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coscienza, tornano ad avere gli stessi bisogni perché poco cammino hanno fatto.
Allora quest’oggi pregare molto perché possiamo prendere le buone decisioni, i buoni propositi, e mantenerli.
Consecrare il mese a Maria, eleggere questa Madre perché abiti nella nostra casa e, poi, prometterle di lavorare e di far tutto sotto il suo sguardo: «Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi», o Maria! Quando Gesù era in casa di Nazaret – otto anni, dieci anni, quindici anni –, sempre stava sotto lo sguardo di Maria, operava sotto lo sguardo di Maria. Anche quando Gesù, fatto grandicello, lavorava al suo duro lavoro di falegname, Maria ogni tanto arrivava, Maria lo seguiva con lo sguardo ed egli era felice di esser sotto l’occhio di Maria e di darle qualche parola, di farle qualche confidenza. Ecco. Così noi: lavorare ogni mese sotto lo sguardo di Maria, di questa Madre, perché tutto sia benedetto, tutto sia santificato, voi e le vostre famiglie. Tutti.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 17/58 (Nastro archivio 21a. Cassetta 21, lato 1. File audio AP 021a). Titolo Cassetta: “Parabola degli operai della vigna”.
2 Questa parte iniziale del Vangelo non risulta registrata
3 Vangelo: Mt 20,1-16. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM. Era questo il primo dei 17 giorni del Tempo di Settuagesima, che intercorreva tra il Tempo dopo l’Epifania e il Tempo di Quaresima e che comprendeva le altre due Domeniche di Sessagesima e di Quinquagesima.
4 «Avvenga per me secondo la tua parola».