Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. GIOVANNI BATTISTA
Umiltà e amore alla verità

Domenica III di Avvento, Meditazione, Castel Gandolfo, 14 dicembre 19581

«In quel tempo: i Giudei di Gerusalemme mandarono a Giovanni dei sacerdoti e dei leviti per domandargli: Tu chi sei? Ed egli confessò e non negò e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Sei Elia? Ed egli: No. Sei tu il profeta? No, rispose. Allora gli dissero: E chi sei? per render conto a chi ci ha mandato, che dici mai di te stesso? Rispose: Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come disse il profeta Isaia. Or quelli che erano stati inviati a lui, erano dei farisei; e lo interrogarono dicendo: Come dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro: Io battezzo coll’acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Questi è colui che verrà dopo di me e che è avanti a me; ed a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Questo avvenne in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava battezzando»2.
Abbiamo qui il precursore di Gesù, cioè Giovanni Battista, il quale da una parte non era un profeta ma più che un profeta, però. Non era un profeta, come egli disse, ma più che profeta, secondo come3 si espresse Gesù quando parlava poi di lui: «Plus quam prophetam» [Mt 11,9], perché i profeti annunziavano
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Gesù da lontano – venturo –, invece Giovanni lo indicò a dito quando Gesù stava passando. Gesù sta passando e Giovanni si rivolse alle turbe e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» [Gv 1,29].
Nel Vangelo particolarmente si rileva la schiettezza, la sincerità, lo spirito di verità di san Giovanni Battista. Lo interrogarono se egli fosse il Messia: erano tante le penitenze che egli faceva, i miracoli che compiva e le turbe che venivano a lui, che alcuni in Gerusalemme avevano incominciato a pensare che fosse il Messia. Egli poteva essere, per un istante, tentato di farsi credere tale, ma la sua schiettezza e sincerità, il suo amore alla verità fu pieno. E dice il Vangelo: «Confessus est et non negavit et confessus est» – tre espressioni che indicano propriamente la sua piena schiettezza –, confessò che non lo era il Messia; «et non negavit»: d’altra parte non negò la sua missione e confessò che egli non era il Messia. Se non sei né il Messia né un profeta né Elia, come battezzi? Chi sei, dunque, perché riferiamo a chi ci ha mandato una risposta?. Io sono la voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore: ecco, riconobbe che era il precursore, che era mandato per indicare la venuta prossima del Messia e invitare tutti a entrare in uno spirito di penitenza per accogliere il Messia degnamente. Ma non si dichiarò il Messia, no! Anzi, aggiunse che non era neppur degno di sciogliere i legacci dei calzari, sì. In mezzo di voi, vi è uno che voi non conoscete e che, egli, era prima di me – perché il Figliolo di Dio era ab aeterno e cioè dall’eternità, da tutta l’eternità, e stava per venire e mostrarsi quale era: cioè Gesù che è il Figliolo di Dio incarnato, il Messia –.
Così, e d’altra parte bisogna subito dire: fate bene la novena di Natale, prepararsi… preparare la via al Signore; dall’altra parte ammirare una umiltà del Battista: la sua sincerità piena, schiettezza totale, il suo amore alla verità. La bugia, l’inganno, il sotterfugio, atteggiamenti di autorità, atteggiamenti di superiorità, mostrare quello che non si ha o negare quello che si ha: è tutto un complesso di cose che dispiace al Signore, il quale è la Verità. Schiettezza e semplicità e sveltezza sono
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caratteri delle anime belle che stanno bene con Dio, cioè si trovano bene con Dio. Sì. Da una parte, quando una cosa non è male, lo dicono; e dall’altra parte, quando una cosa è uno sbaglio, lo dicono. Schiettezza nella vita ordinaria in comunità; schiettezza, semplicità nelle relazioni esterne; schiettezza e sincerità con Dio, schiettezza e sincerità in confessione: con Dio e in confessione per riconoscere quello che a noi manca, quello che possono essere state le nostre debolezze, fragilità, che ci manca l’umiltà, lo spirito di fede, che ci manca alle volte la carità, la pazienza, la bontà, la diligenza nelle cose quotidiane. Schiettezza e semplicità mettere in ciò che si fa. E d’altra parte quando, se una cosa è verità, si dice con semplicità: se una persona ha da essere ben diretta, ha da mostrare se stessa, perché niente si può fare di bene quando non si poggiano tutte quelle cose sulla verità e tutto si può fare di bene quando si poggiano le cose sulla verità.
Oh! Noi non abbiamo il diritto di rimproverare ciò che non deve essere rimproverato e non abbiamo anche il diritto di mostrare quello che non abbiamo, quello che non abbiamo. Essendo noi disposti così, che dobbiamo considerarci vicendevolmente servi, allora vi è sempre qualche punto in cui noi ritroviamo noi stessi e ci mettiamo nella debita posizione, poiché Gesù lavò i piedi ai discepoli. Ecco. Può essere che qualche volta ci sembri di avere ragione e si potrebbe anche dire: Come uomo, hai ragione; ma come religioso, come religiosa, lava i piedi alla sorella, e cioè umìliati. E questo è lo spirito religioso, è lo spirito di Gesù, lo spirito di Gesù. E lo vuole in noi questo spirito: Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, così facciate voi! [Gv 13,15]. Ecco. Lo vuole, perché? Perché lo facciate – dice – anche voi. Sì! Così è con gli scolari, così è con gli editori, così è soprattutto nel lavoro vocazionario, questo. Eh, se ci fosse l’umiltà quanto si porterebbero… quanti frutti si porterebbero!
E noi abbiamo da riconoscere le grazie ricevute. Maria riconosceva le grazie ricevute, perché la vera religione è in spirito e verità, adorare il Signore in spirito e verità [cf Gv 4,23–24]; quindi riconosceva che il Signore ha guardato che
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son niente, la mia nullità, e «fecit mihi…»4, e fece grandi cose lui che è potente, lui che è potente [cf Lc 1,48-49]: è lui che le fa, le cose! Noi abbiamo da riconoscerci come un niente e come peccatori e come bisognosi di tanta luce, di tante correzioni, di tante osservazioni… abbiam da riconoscerci; e dall’altra parte abbiamo da dire: Il Signore mi ha dato una vocazione, mi chiama alla santità, ho gli aiuti suoi!; so che se metto la mia volontà, il Signore viene in mio soccorso. Vi sono persone le quali faticano, non seguono la verità ma seguono l’inganno col cuore, con l’ipocrisia, e anche nella relazione con gli altri, anche nelle conversazioni e poi nello stesso comportamento, e più di tutto nell’interno, non sono nella semplicità, non vivono nella semplicità. Sì. Pensieri che non sono secondo verità, sentimenti che sono ispirati dall’orgoglio. E quante cose vanno pensando di fare: gli atteggiamenti da prendere e il modo di comportarsi e il modo di coprire i difetti e il modo di giustificarsi oppure di scusarsi. Il cuore, quando è agitato dall’orgoglio…: si arriva proprio a non sentire quello che si deve sentire secondo verità e secondo giustizia, secondo la vera posizione che si ha.
Sapessimo noi quante grazie impedisce l’orgoglio, avremmo un grande spavento, avremmo un grande spavento, un grande orrore! Perché Giovanni non avrebbe compìto la sua missione se non fosse stato sincero: Il Messia non lo sono, ma colui che annunzia il Messia e prepara il popolo a riceverlo, lo sono. Quindi, prendetemi per quel che sono e non prendetemi per quel che non sono. Ed ecco, il risultato della sua missione è stato meraviglioso! E le turbe venivano a lui e ricevevano il battesimo di penitenza – non era un sacramento ma era come uno quando si picchia il petto e dice sono un peccatore: era un segno esteriore di dolore, di pentimento –. Ma vediamo bene com’è la posizione nostra: non quello che non c’è… ma quello che c’è, sì! E sempre in umiltà – quello che c’è – attribuendolo a Dio, a Dio solo… Son la voce: [Giovanni Battista] non si dice neppur un uomo ma un po’
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di fiato, qua… una voce, un po’ di fiato è, egli è la voce di colui che grida: preparate la via al Signore. E intanto si nutriva di locuste e vestiva con la pelle di cammello; e le sue giornate passavano tra la preghiera e la predicazione alle turbe che venivano a lui, e a battezzare là, lungo il Giordano, dove Giovanni stava battezzando – ci dice il Vangelo –.
Temere sempre l’orgoglio, amare sempre la schiettezza, la semplicità, accompagnata da due versi, come dice Gesù: Sì, sì; no, no; finito! [cf Mt 5,37]. Non c’è bisogno di ingarbugliare le cose, non c’è bisogno di giustificare, non c’è bisogno di accusare più di quel che si merita, non c’è bisogno di pretender sempre di aver ragione… Non dobbiamo far valere noi stessi, il nostro io, ma Dio solo che sia glorificato, e che le anime portino sempre più amore al Signore e vivano sempre più in fede. Oh!, quando si sarà raggiunto questo, quante, quante vocazioni si raccoglieranno! Quanto renderà l’apostolato! Quando non si raggiunge questo, è finita ogni cosa: non ci si può fare santi. Non pensiamo che sia l’abito che ci fa santi ma è invece lo spirito interiore, cioè la fede, la fede vera, lo spirito di fede, l’amor di Dio, l’umiltà... perché l’umiltà fa il posto alle grazie, cioè alla fede e alla speranza e alla carità, allo zelo, alle virtù religiose. E la vita, la vita cambierà e dopo si compirà la propria missione, come Giovanni ha compiuto la sua: quella di preparare la strada al Signore!
Ed ebbe anche la grazia di vedere Gesù e di morire per Gesù, e morire per la verità. Per la verità è morto: perché? E perché rimproverava lo scandalo pubblico che veniva al popolo da colui che stava in autorità, sì. «Non licet»5 [Mc 6,18]: aveva il potere colui, sì… ma «non licet»! E poteva ben sapere che era imprigionato perché non aveva taciuto, aveva detto la verità; e poteva ben prevedere che, continuando a dir la verità, la vita sua era in pericolo, come difatti è stato martire, sì, della verità: «Non licet tibi».
Oh! Allora vediamo di essere sempre nella verità, sempre più nella verità, che così piaceremo a Dio e piaceremo agli
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uomini. Perché le persone che esagerano, che dicono delle cose che alle volte non son vere, han sempre voglia di dar notizie, di mostrar di sapere, alla fine non sono amate neppure dagli uomini; né da Dio né dagli uomini sono amate. Allora consideriamo questo come fondamentale: così che, come pensiamo che una casa senza la base, senza le fondamenta, cadrebbe subito, così anche la nostra vita cadrebbe, cioè non darebbe i frutti, se non ci fosse6 questa base di umiltà, di schiettezza, di sincerità. Schiettezza e sincerità.
Il Signore ci benedica perché così potremo progredire nella virtù e progredire nell’apostolato.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 46/58 (Nastro archivio 48b. Cassetta 48, lato 2. File audio AP 048b). Titolo Cassetta: “Umiltà e sincerità del Battista”.

2 Vangelo: Gv 1,19–28. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Dice: che.

4 «[Grandi cose] ha fatto per me».

5 «Non è lecito». E più avanti: «Non ti è lecito».

6 Il PM dice: c’è.