Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. «QUALE VIA NOI PRENDIAMO?»
Ipsum audite, ascoltatelo!
Domenica II di Quaresima, Ritiro alle ragazze, 1a Meditazione
Castel Gandolfo, 2 marzo 19581

[...] Di incominciare il mese, il mese cominciato ai piedi di Nostro Signore davanti al Santissimo Sacramento; e cominciarlo meditando sopra i doveri del mese incominciato e nello stesso tempo facendo l’esame della confessione del mese che è passato, per venire a dei buoni propositi, sì, onde il mese sia benedetto da Dio.
Quest’oggi la Chiesa ci ricorda il tratto del Vangelo della Trasfigurazione2. Gesù sapeva che era vicina la sua passione, e gli apostoli avrebbero veduto Gesù iniziare la passione là nell’orto del Getsèmani. Gli apostoli non pensavano e non avevano il concetto ancora – bene –3 giusto, illuminato, che Gesù doveva, appunto, patire e morire e risorgere da morte per compiere la Redenzione degli uomini.
Gesù prevedeva che quando l’avessero veduto condannato a morte, quando lo avrebbero saputo crocifisso, morto, sepolto, si sarebbero come scandalizzati – dunque, avrebbero pensato: Non è Dio, non ha potuto liberarsi dai suoi nemici! – e allora Gesù li prevenne… Li prevenne dando un saggio della sua divinità: chiamò con sé i tre discepoli prediletti Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sopra un alto monte
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e là si trasfigurò – vuol dire che la sua persona fu avvolta in una gran luce e i suoi abiti erano bianchi come la neve e il suo volto splendente come un sole –. Allora i discepoli si prostrarono a terra come sorpresi e anche un po’ spaventati. E intanto d’accanto a Gesù apparvero Mosè ed Elia in atteggiamento di discorrere con Gesù Cristo stesso. Pietro fu pieno di gioia davanti a quello spettacolo e disse a Gesù: Qui si sta bene. Se vuoi, faremo, innalzeremo tre tende qui, e una per te e l’altra per Mosè e l’altra per Elia. Intanto si fece sentire dal cielo una voce – era la voce del Padre Celeste – il quale diceva: Questo è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto (che vuol dire: il quale mi piace). Ascoltatelo: «ipsum audite»4 . E Gesù, che era il Maestro dell’umanità… ascoltatelo. Oh! E i discepoli rimasero così inginocchiati, e poi a un certo punto, alzando lo sguardo un po’ in atteggiamento di timore, non videro più l’apparizione, non videro più né Mosè né Elia, e il Salvatore aveva ripreso il suo atteggiamento normale. Allora Gesù disse a loro: Non temete e non dite niente a nessuno di quello che avete veduto e udito. Questo, Gesù lo compì per mostrare la sua divinità, in modo tale che non avessero a dubitare di lui e della sua divinità quando l’avessero veduto andare al patibolo, sulla croce.
Allora noi abbiam da ricordare due cose: la passione di Gesù Cristo e la sua gloriosa risurrezione e la sua gloriosa ascensione al cielo. Vuol dire che il Signore ci fa comprendere come la vita nostra ha delle prove, ha dei dolori, ma chi ascolta Gesù – «ipsum audite» – un giorno sarà con Gesù in cielo, ecco, sarà con Gesù in cielo. Vuol dire che noi dobbiam sempre considerar la nostra vita in ordine all’eternità: Che cosa sarà di me fra 50, fra 100 anni?. Si deve pensare così: Dove mi troverò?.
Ecco. La vita presente ha le sue difficoltà: per esempio, vi sono molte tentazioni; per esempio, vi sono molte lusinghe
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al male; per esempio, si incontrano tanti cattivi esempi, persone cattive; vi sono spettacoli non buoni e vi sono persone che abusano della loro gioventù. E quante volte è l’immodestia oppure i divertimenti i quali si possono dire peccaminosi, oppure tali da portare al peccato… E poi, più avanti, nella vita, quante prove ci sono, quante difficoltà, quante malattie, quante discordie, quante fatiche! E se conoscete un po’ le famiglie non avete difficoltà a convincervene. Questa vita è una prova. Ci aspetta però il paradiso! Davanti a noi ci sono due vie: la via del cielo e la via della perdizione. La via del cielo è una via più difficile, una via di mortificazione, una via di innocenza, una via in cui è necessario schivare il peccato, mortificarsi. E vi è una via in cui si addentrano e nella quale si incamminano e nella quale camminano molti… ma conduce alla perdizione. Allora: quale via noi prendiamo?
La vita è una prova, la vita è tutta una prova e noi abbiam da dare prova al Signore di amarlo e di ascoltarlo e di seguirlo; perché vi son sempre due classi di persone, e vi è la città di Dio e vi è la città di satana. Cosa vuol dire? Vuol dire che c’è una divisione fra gli uomini. Come ci sono stati gli angeli buoni e ci sono stati gli angeli ribelli – ed ecco che gli angeli buoni sono glorificati in cielo, e ci sono gli angeli che sono stati cattivi e sono precipitati nell’inferno – [cf Ap 20,1–3; Lc 10,18], così negli uomini. Avverrà degli uomini ed è sempre avvenuto e continuerà ad avvenire: vi sono coloro che raggiungon l’eterna salvezza e vi sono quelli che si perdono.
Ora, voi che avete tanta buona volontà e desiderio di continuare su questa via buona, su questa vita santa, ecco: perseverare. E il Tempo di Quaresima è un tempo opportuno: «Ecce nunc dies salutis»5 [2Cor 6,2], ecco questi sono giorni buoni… cioè per servire meglio il Signore, frequentare i sacramenti, evitare il peccato, fare più preghiera, esser più diligenti nei nostri doveri.
[Primo]. Dobbiamo dare al Signore prova di fede, credere fermamente. Le verità che recitiamo nel Credo, ritenerle fermamente:
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che Dio ci ha creati e che Dio ci aspetta in paradiso e che, per andare in paradiso, dobbiamo seguire Gesù Cristo, ascoltare Gesù Cristo. Nel Figliolo incarnato, che ha sofferto, che ha patito sotto Ponzio Pilato, che è morto e che è risuscitato e che ci ha lasciato la Chiesa per guida e i sacramenti di aiuto, e i confessori, i predicatori e tutti i mezzi per salvarsi… e ci ha lasciato anche il sacramento della Penitenza in cui noi riceviamo il perdono se siamo ben disposti, il perdono delle nostre colpe e, se avevamo sbagliato, ci rimettiamo sulla via buona.
Credere: prova di fede. E vi son di quei che non credono e non danno a Dio questa prova. Non seguiamoli. Non lasciamoci impressionare.
Secondo. Ci vuol la prova di amore: amare il Signore, cioè star uniti con lui, che vuol dire vivere in grazia di Dio. Vi sono persone che costantemente evitano il peccato grave e vivono in grazia di Dio e sono quindi sulla via della salvezza. Vi sono persone che si abbattono nella colpa e nel loro cuore c’è la morte, perché non hanno la grazia di Dio. E se son sorpresi dalla morte in quello stato? Prova di amore, cioè stare uniti a Dio; e prova anche di fedeltà: dobbiamo dar prova di fedeltà, che è l’osservanza dei comandamenti. È fedele a Dio colui che osserva i comandamenti: e il primo comandamento che ci ordina di pregare; e il secondo comandamento che ci ordina di osservare i voti e rispettare il nome di Dio; e poi il terzo comandamento che ci obbliga a santificare le feste; e il quarto comandamento che ci obbliga all’obbedienza; così il quinto che ci obbliga alla carità e al rispetto verso il prossimo; il sesto che ci proibisce ciò che è impuro, o sia nel pensiero o sia nelle parole o sia nei sentimenti o sia nelle azioni, e così gli altri comandamenti: è la prova di fedeltà.
Oltre i comandamenti, poi, ci son le anime più perfette che seguono anche i consigli: la vita religiosa. Seguono anche i consigli che sono povertà, castità ed obbedienza, continua, perfetta. Questi in cielo avranno un posto speciale. Sulla terra grazie speciali e in cielo un posto speciale: Voi che avete
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lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete cento volte le grazie e possederete la vita eterna [cf Mt 19,28–29].
Dunque, cominciare il mese con questi santi pensieri e guardare a Gesù: che cosa ci ispira, che cosa ci fa sentire… «Ipsum audite», ascoltatelo, ha detto il Padre Celeste, perché Gesù è il Maestro universale. «Ipsum audite». E chi lo segue sarà salvo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 18/58 (Nastro archivio 22a. Cassetta 22, lato 1. File audio AP 022a). Titolo Cassetta: “La trasfigurazione”.

2 Vangelo: Mt 17,1-9. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM.

3 L’espressione è da intendersi: non avevano ancora bene (= chiaro) il concetto.

4 Espressione evangelica molto cara al PM. È stata usata come titolo per una Collana di meditazioni alle PDDM, pubblicata in 8 volumi (i primi 4 riveduti per la stampa dallo stesso Don Alberione) tra il 1947 e il 1987.

5 «Ecco ora il giorno della salvezza!».