Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. LA FALSA GIUSTIZIA E LA VERA CARITÀ

Domenica fra l’Ottava del Sacratissimo Cuore di Gesù (III dopo Pentecoste)
Meditazione, Castel Gandolfo, 15 giugno 19581

Il Vangelo si può dire diviso in due parti: l’una parte – la prima cioè – ci indica che cosa sia la falsa pietà, la falsa bontà e, anzi, cosa sia l’invidia; e l’altra parte ci indica quale è la vera bontà: quella di Gesù. La falsa bontà: quella dei farisei. Così è il commento che sant’Agostino2 fa a questo tratto di Vangelo.
«In quella circostanza: I pubblicani e i peccatori si accostavano a Gesù per udirlo. E ne mormoravano i Farisei e gli Scribi col dire: Costui accoglie i peccatori e mangia con essi. Ed egli prese a dir loro questa parabola: Chi di voi se ha cento pecore, e ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto – al sicuro – e non va a cercare quella perduta finché non l’abbia ritrovata? E quando l’ha ritrovata, se la mette tutto allegro sulle spalle, e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me perché ho ritrovato la pecorella che era smarrita. Così vi dico, si farà più festa in cielo per un peccatore convertito, che
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per novantanove giusti, i quali non ebbero bisogno di penitenza. – Poi – Quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e non spazza la casa e non cerca subito la dramma perduta finché non l’abbia trovata? E, trovatala, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perché ho trovato la dramma che avevo perduto. Così, vi dico, si fa festa dinanzi agli Angeli di Dio per un peccatore pentito»3.
Ecco la falsa giustizia o la falsa bontà dei farisei. Vedevano che Gesù accoglieva i peccatori fino a trattarli familiarmente e a pranzare, a mangiare con essi. I farisei e gli scribi se ne scandalizzavano perché pensavano: bisogna star lontani da questi! Ma Gesù era venuto appunto per convertire i peccatori. Questa è la falsa bontà e cioè la falsa giustizia. Dei peccatori bisogna aver compassione e i peccatori bisogna accoglierli e cercare di farli ritornare a Dio; non sdegnarli e condannarli come gente perduta.
Accade qualche volta anche alle anime che si sono consecrate a Dio che tanto mormorano degli altri perché non fanno bene, perché magari non vanno in chiesa. E queste anime consecrate a Dio quasi non pensano alle loro responsabilità: tante volte noi abbiamo ricevuto più grazie e la nostra corrispondenza non è stata quanto poteva e doveva essere. Chissà se in paradiso i peccatori non abbiano da precederci nel regno di più? Chissà se nell’eternità gli ultimi non siano poi i primi e i primi gli ultimi? Nella Raccomandazione dell’anima4 che si fa per il morente, si dice al Signore che non ricordi le debolezze e le fragilità della gioventù e l’ignoranza, cioè: tanti peccatori son proprio non maliziosi, ma ignoranti; non cattivi, ma non ebbero le grazie che abbiamo ricevuto noi. E noi dobbiamo sempre pregare per loro, e non mormorare perché Gesù è buono. Questi scribi e farisei mormoravano perché Gesù era buono e li accoglieva, accoglieva i peccatori: Per
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convertirli son venuto… a cercare i peccatori a penitenza… perché il medico va a cercare i malati, è per i malati, non è per i sani [cf Lc 5,30-32].
E Gesù confuta allora la falsa pietà, la falsa bontà e le mormorazioni dei farisei, dicendo: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove al sicuro per andare a cercare quella che era smarrita?». Ecco. E non facevano così i pastori quando smarrivano una pecorella? Così voleva dire il Signore. Oh! Gesù si è messo sotto l’immagine del Pastore che va a cercare le pecorelle.
E la bontà di Gesù si vede in tre cose. Primo: nella sollecitudine perché il peccatore ritorni a lui. Secondo: nell’aiutare il peccatore perché ritorni, ritorni a lui. Quando il pastore ha trovato la pecorella, non la fa camminare ma se la mette sulle spalle: noi ritorniamo sempre a Gesù per la sua grazia, mica per merito nostro! Il merito nostro sta nel corrispondere alla grazia, ma è la grazia che ci muove. Gesù invita il peccatore con ispirazioni e anche con rimorsi, e offre al peccatore la grazia della conversione. Ecco, sì. E terzo: la festa che si fa per un peccatore convertito. Festa in cielo, sì. E poi bisogna ancora dire che sovente i peccatori convertiti poi sono più fervorosi di quei che non ebbero bisogno di conversione, propriamente.
Vi è una falsa pietà – vanno in chiesa e criticano gli altri – e vi è una vera bontà, una vera carità quando [i peccatori], invece di criticarli e condannarli, si aiutano, si prega per loro, si fanno sacrifici per loro. Diceva la Madonna a Fatima: I peccatori si dannano perché non c’è chi faccia sacrifici per loro e chi preghi per loro5. Ecco. Non condannare, ma aiutare: questa è la vera bontà. E se possiamo fare qualche cosa, dire qualche parola buona, e specialmente se noi ci comportiamo bene e diamo loro buon esempio e facciamo per loro qualche sacrificio, allora è un vero aiuto che diamo: questa
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è la vera carità. Faceva così Gesù che è partito dal cielo per venire propter nos omnes6, per salvarci tutti.
È anche bene, qualche volta, prendere di mira una persona7 che ci sta più a cuore e sempre pregare, far sacrifici per la conversione vedendo che quella persona è fuori strada; ma le religiose, i religiosi bisogna che abbiano un cuore ancor più largo. Gesù è venuto per tutti. La religiosa e il religioso pensino non a uno – sebbene si possa sempre raccomandare uno in particolare –, ma pensino che sulla terra ci sono due miliardi e settecento milioni di uomini tutti nati nel peccato. E, più o meno, tutti abbiamo bisogno di convertirci ancora; e convertirci vuol dire correggerci dei nostri difetti, detestare i nostri difetti, mentre che alle volte vogliamo ancora scusarli, difenderli; vogliam portar le nostre ragioni e ci facciamo un altro debito ancor di più, e vogliamo quasi ostinarci a continuare negli stessi difetti, perché c’è il diavolo8 e lo difendiamo e vogliamo aver ragione. E allora, scusando e difendendo i nostri difetti, noi non scontiamo il purgatorio e non li convertiremo – diciamo così – i difetti in virtù, cioè non metteremo al posto dell’orgoglio l’umiltà, al posto della testa dura non metteremo mai la docilità, l’obbedienza, se ci scusiamo. Non fissarci solo sopra un peccatore al mese9 – le religiose –, ma guardare tutti: perché fissarci su uno vuol dire l’amore verso di una persona e quell’intenzione è buona; ma fissarci sopra di tutti, moltiplica le intenzioni buone e sante e, quindi, moltiplica i meriti perché la carità è più larga, la carità allora è più larga. Possiamo però sempre raccomandare in particolare qualche anima che ci sta più a cuore, e parlarne a Gesù. Poi se noi abbiamo il pentimento dei nostri peccati, se detestiamo l’orgoglio, l’invidia, l’amor proprio, la pigrizia, le distrazioni, eccetera, se le detestiamo
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queste imperfezioni oppure detestiamo questi difetti, questi vizi, allora ne otteniamo il perdono e allora possiamo aver la grazia di emendarci qui, di diventar virtuosi e santi; e rallegriamo allora il cielo.
Quindi Gesù racconta anche l’altra parabola.
Una donna che ha perduto una moneta preziosa: ne aveva dieci, ne ha persa una. Va e mette quelle dieci al loro posto, al sicuro; e intanto si preoccupa tutta di quella che è perduta e accende la lucerna e smuove i mobili e cerca in tutti gli angoli, magari scopa il pavimento se mai trova; e quando l’ha trovata, fa festa con le amiche e racconta quel che è avvenuto e fa partecipi le amiche e le vicine della gioia che sente essa medesima. Sì. Quindi, aiutare le anime. Sì, aiutar le anime in silenzio.
Detestare al sommo le mormorazioni e detestare al sommo la tendenza di rilevare e contare i difetti degli altri. Quella non è bontà, non è carità. Questi farisei guardavano lì, Gesù, e non si emendavano; guardavano Gesù e cercavano di prenderlo in parole o cercavano di colpirlo e di trovare in lui qualche difetto per accusarlo, e intanto avevano l’anima ben macchiata.
Quando un’altra volta i farisei, gli scribi condussero quella donna adultera perché [egli] dicesse il suo parere – cioè se si dovesse lapidare –, Gesù aveva detto: Chi è innocente, scagli la prima pietra [cf Gv 8,7]. Generalmente chi mormora ha più difetti, e anche questo, di mancar di carità. Allora guardiamo noi stessi e riguardo agli altri siamo buoni, compatiamo, aspettiamo.
Questo non vuol dire di non richiamare chi sbaglia, eh!? Specialmente chi ha l’incarico di guardare che ci sia l’osservanza religiosa, deve farlo! Deve farlo e farlo proprio in bontà per saper che si santifichi di più, [cioè] quella persona si rende più perfetta, piace di più al Signore. Farlo in questo spirito. Ma che la carità entri dappertutto e domini su tutto e ci muova sempre a tutto quel che facciamo, e sia sempre quella che ispira le nostre parole. La carità, la bontà.
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Oh! Allora adesso vediamo come noi siamo inclinati: vi è proprio una tendenza di anime che magari vanno in chiesa e fan la Comunione e poi giudicano e condannano altri; e vi è chi, invece, ama davvero Gesù e ama davvero il prossimo, e raccomanda a Gesù tutti e compatisce tutti e intanto aiuta con la preghiera e col buon esempio tutti, e nella silenziosità continua a vivere bene. E allora la vita buona è una predica per gli altri che non vivono bene, è un richiamo. Tante volte si fa più bene mentre si passa modestamente e si compie il dovere in bontà e si usa bontà verso chi guarda10: si compie più bene che non con lo zelo. L’esempio vale allora più della parola, più della parola. Del resto le mormorazioni non edificano mai: non aiutano né noi né aiutano chi le sente e neppure servono a convertire chi è incontrato. Evitare!
Oh, quand’è che avremo proprio il cuore di Gesù in noi?11 E cioè: e quand’è che il cuore di Gesù ispirerà tutti i nostri sentimenti? Avremo un cuore proprio conformato al suo? Bisogna chiederlo a Maria, questo. Chiederlo al Cuore Immacolato di Maria12 che conformi il nostro cuore al cuore di Gesù, perché il cuore di Gesù fu formato col sangue benedetto di Maria. E allora, quale influenza ebbe Maria sul cuore di Gesù, per la formazione al suo cuore, al cuore ineffabile! E allora diciamo che come il cuore di Gesù si è formato col sangue di Maria, così il nostro cuore si formi, si formi al modo simile a Gesù e che sia Maria che ce lo formi. E questo benedetto cuore che tante volte si lascia andare al secolo13, assecondare una passione, un’altra, divenga tutto di Dio, tutto di Dio! Quante volte è pieno di orgoglio, di invidia, di
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attaccamenti e di cosacce e di desideri che non piacciono al Signore! E allora diciamo a Maria, al Cuore Immacolato di Maria, che formi il nostro cuore sull’esempio, sullo stampo del cuore di Gesù, del suo Figlio.
Concludiamo. L’amore a Gesù conservi i pensieri santi ed i voleri santi, volontà santa, ma dia un cuore santo anche: cuore santo, cuore umile, cuore pienamente di Dio, cuore raccolto, cuore generoso.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 25/58 (Nastro archivio 28b. Cassetta 28, lato 2. File audio AP 028b). Titolo Cassetta: “Falsa e vera pietà”.

2 Cf SANT’AGOSTINO DI IPPONA, Questioni sui Vangeli, libro II, 32. «La figura di questi superbi il Signore la pone nelle novantanove pecore e nelle nove dracme: eccoli infatti presumere di se stessi e anteporsi agli altri peccatori che tornano sulla via della salvezza». È presumibile però che il PM avesse in mente il testo di San Gregorio Papa, nella Lettura del Breviario del giorno, che commentava questo Vangelo con un’argomentazione sulla vera giustizia, che ha compassione, e sulla falsa giustizia dei farisei, che è il rifiuto sdegnoso: cf Breviarium Romanum, Dominica infra Octavam Sacrat. Cordis Jesu quae est III post Pentec., In III Nocturno.

3 Vangelo: Lc 15,1-10. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM.

4 Questo Rito (Ordo Commendationis animae) era uno dei testi riportati anche in appendice al Breviario Romano. Per una traduzione italiana, cf La raccomandazione dell’anima, in Il Vostro Maestro, Alba 1953, pp. 1326-1332.

5 Cf Memorie di suor Lucia/1, Fatima 2007, p. 175, sulla quarta Apparizione ai bambini di Fatima (19 agosto 1917): «Pregate, pregate molto; e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e interceda per loro».

6 Per noi tutti.

7 Chiaramente, il PM non intende questa espressione in senso avversativo, ma vuole dire: focalizzare l’attenzione su di una persona.

8 Espressione incerta.

9 Parola incerta. Intende dire che le religiose non devono limitarsi a ricordare nel mese un solo peccatore.

10 Parola incerta.

11 Fin dagli anni ’30, Don Alberione aveva invitato a chiedere a Gesù Maestro: «Al mio cuore, si sostituisca il tuo» (DFst 40). Qui è anche da ricordare che si era nell’Ottava della Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, celebrata due giorni prima.

12 Titolo mariano dal quale prendeva nome la Festa che allora cadeva il 22 agosto.

13 Si intende secolo come «vita terrena, mondana, in esplicita o sottintesa opposizione con la vita spirituale, e in particolare nel linguaggio ecclesiastico, con la vita religiosa»; «dove saeculum, sing., nel latino del Vangelo (Mt 13,40; 13,49; 28,20) significa non “tempo” ma “mondo”» (dal dizionario Treccani online).