15. I SETTE DONI DELLO SPIRITO SANTO
Meditazione, Castel Gandolfo, 18 (?) maggio 19581
Abbiamo incominciato la novena allo Spirito Santo. Pentecoste è domenica prossima.
Ringraziare lo Spirito Santo che ha santificato l’anima nostra nel Battesimo, e ha aumentato la grazia nella Cresima. Ora lo Spirito Santo ha infuso in noi nel Battesimo, nella Cresima e negli altri sacramenti, ha conferito le grazie, le virtù: fede, speranza e carità; prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Sette virtù: tre teologali e quattro cardinali. In mezzo ci sta la virtù della religione: sono i religiosi e le religiose che specialmente hanno questa infusione, che è la vocazione. Questa infusione di grazie – virtù teologali, cardinali –, queste infusioni sono per tutti i cristiani. Per perfezionare fede, speranza e carità, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, e la virtù della religione – queste –, questi sono i doni, oltre le virtù, i doni che son sette. Allora questi doni sono poi incentrati nella carità.
«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Quando sarà venuto il Consolatore – e cioè il Paraclito, Consolatore –, ch’io vi manderò dal Padre, cioè lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e voi pure mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin da principio. Vi ho detto queste cose affinché non vi scandalizziate. Vi cacceranno dalle
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sinagoghe, anzi, vengono i giorni in cui, chi vi uccide, crederà di onorare Dio. E vi tratteranno così perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma questo ve l’ho detto, affinché quando avverrà vi rammentiate ch’io ve ne ho parlato»2.
I doni sono per perfezionare le sette virtù. E quali sono questi doni? Sapienza, la scienza, l’intelletto, il consiglio, la pietà, la fortezza, il timor di Dio. Sono doni, cioè un aumento di grazia, un aumento delle virtù già comuni per tutti i cristiani, per rendere più facile l’esercizio delle virtù teologali e cardinali e, nello stesso tempo, accrescere i meriti e la santità della vita.
Cosa sia il dono della sapienza? Eh! La sapienza ci porta a elevarci a Dio, è veder tutto in Dio: e tutto vien da Dio e tutti dobbiam andare a Dio, Dio; non abbiamo un capello che non sia da Dio e che nessun capello cade senza il volere di Dio. Veder tutto in Dio… e anche le persecuzioni, le contraddizioni, le tentazioni stesse: tutto in Dio. Se le permette le tentazioni, è perché combattendo acquistiam più grazia, più merito, vincendo. Sapienza! E vi sono persone che non hanno studiato, neppure hanno studiato il sillabario, neppur sono andate a scuola, sono analfabete e, intanto, hanno una sapienza: Tutto per Dio!, Sia fatta la volontà di Dio! nelle cose, eccetera… Come vedono il bene certe contadine, certe figliole del popolo! Come sono illuminate da Dio interiormente! Non sa leggere il libro delle preghiere, ma sa dire tante cose a Dio. E alle volte che si è studiato molto, ci entra la superbia: nella vera sapienza si resta all’oscuro […]. «Chi si esalta sarà umiliato» [Lc 14,11; 18,14]: o l’esaltazione dell’interiore o l’esaltazione esteriore, tutto. E, invece, conosciamo gli ultimi!
Secondo: il dono della scienza. Il dono della scienza è sollevarsi dalle cose della terra a Dio, sollevarsi a Dio. Avviene una contraddizione… sollevarsi a Dio. Vedere i fiori… lodar
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Dio. Quel religioso passava e con un bastoncino percuoteva il fiore, dicendo: Questo fiore dà gloria a Dio, ma io non do abbastanza gloria a Dio. Che merito faccio?. E come vedeva le creature san Francesco d’Assisi? Lodava il sole, lodava tutte le creature e da tutte le creature si innalzava a Dio, a benedire Dio, autore di tutto, Dio che ci ha dato tutto: e ha messo le stelle e ha messo il sole e ha messo la luna e ha messo tutte le piante e tutti i fiori e tutti gli animali e l’uomo e gli angeli, sì3. E da tutto elevarci a Dio per lodarlo e ringraziarlo, e detestare le nostre sciocchezze di vanità. Quanto diviene stolto un superbo! E allora la scienza vera… scienza vera quella che ci porta a Dio!
Poi c’è il dono dell’intelletto. L’intelligenza che capisce bene – non solamente filosoficamente: Dio mi ha creato –, ma vedere la bontà di Dio, vedere in Dio la sua potenza, la sua misericordia e come Dio ci ha chiamati alla santità, nell’adozione spirituale di diventar cioè figli di Dio: «Potestatem filios Dei fíeri»4 [Gv 1,12]. L’intelletto. [C’è chi] non sa il libro… leggere la preparazione alla Comunione, ma dice tante cose a Gesù. E quali conversazioni nella Visita, con Gesù: come Maria stava in conversazione con Gesù là a Nazaret per tanti anni. Eh!, dono dell’intelletto, sì. «Surgunt»! Vengono fuori gli ignoranti e ci rubano il paradiso; e noi, con tutta la nostra scienza, che ne facciamo?, diceva sant’Agostino di sé5. E se basta amare Dio, ecco tutto!, cioè far la sua volontà e ordinare tutti gli affetti dell’intimo a Gesù; poi se c’è, ordina l’intelletto, qui6. Il dono dell’intelletto è già stato di chi ha la vocazione: quello è già un dono – cioè supera la virtù
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comune del cristiano che vuol vivere secondo Gesù, secondo il Vangelo […], [la] supera cioè –, «Se vuoi essere perfetto» [Mt 19,21]. È l’intelletto, è il dono dell’intelletto che fa vedere la vocazione, il meglio: «Se vuoi essere perfetto»; e [questo avviene] quando più la grazia dello Spirito Santo dà la fortezza per seguirlo.
E poi vi è il consiglio, sì. Non consigliarsi tanto col nostro amor proprio; consigliarsi con Dio: cosa vuole Gesù… dove sta la sapienza: Beati i poveri, beati quelli che soffrono [cf Mt 5,3-12]. Il consiglio: ehi!, non metterci in quel pericolo, non stare con quelle persone che tiran piuttosto indietro che avanti. È nello Spirito il dono del consiglio: saper dare anche a tempo l’invito, dire a suo tempo a un’anima, perché si doni a Dio… l’apostolato vocazionario: il consiglio. C’è un’ispirazione che ci fa vedere qualche cosa di più addentro, più che la sapienza umana: il consiglio. E chiedere consiglio a tempo e dare a tempo anche i consigli, quando l’occasione il Signore ce la offre. Il consiglio, sì. È meglio che faccia questo o è meglio che faccia quell’altro? In questo caso, è meglio che io taccia o che dica, o che dica la mia ragione? Il consiglio, il dono del consiglio. La Madonna del Buon Consiglio che intercede perché noi abbiamo dallo Spirito Santo questo dono: consiglio.
E poi ci sono gli altri doni. Fortezza. Nel volere di Dio: mi ripugna, mi costa difficoltà, ne va di mezzo l’amor proprio se taccio per non difendermi; ma fare un atto di umiltà: fortezza a tacere. Sopportare piccoli mali fisici. Oh, fortezza a vincere le passioni, il diavolo e lo spirito del mondo. La fortezza cresce nelle virtù. Non mollemente, ma la virtù religiosa richiede fortezza in ciò che càpita7.
Poi c’è il dono della pietà. Far tutte le pratiche di pietà un po’. Poi ricordarci di Dio nella giornata, specialmente i
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propositi che abbiamo, che abbiamo visto8 – l’unione – li conserviamo nella giornata davanti a Dio. Pietà. E quando si fan bene le pratiche di pietà, poi è tanto facile anche fuori delle pratiche di pietà ricordarsi di Dio.
E poi c’è il timore, il dono del timore. Non solamente temere l’inferno, il purgatorio, ma temere di perdere le grazie, di non corrispondere abbastanza, di perdere dei meriti, il timore che non piacciamo ancora abbastanza al Signore […].
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1 Nastro originale 21/58 (Nastro archivio 26b. Cassetta 26, lato 2. File audio AP 026b). Titolo Cassetta: “Novena allo Spirito Santo”.
2 Vangelo della Domenica tra l’Ottava dell’Ascensione: Gv 15,26-27; 16,1-4.
3 SAN FRANCESCO D’ASSISI, Cantico di frate Sole, comunemente detto Cantico delle Creature, in FF, pp. 178–181. Lauda francescana scritta nel 1225 in lingua volgare, considerata tra i primi testi riconosciuti della letteratura italiana.
4 [A quanti però lo hanno accolto] ha dato potere di diventare figli di Dio.
5 SANT’AGOSTINO DI IPPONA, Le Confessioni, VIII,19. La frase è: «Surgunt indocti et caelum rapiunt, et nos cum doctrinis nostris sine corde ecce ubi volutamur in carne et sanguine!», «Gli ignoranti si alzano e ci rubano il cielo, e noi con tutta la nostra erudizione senz’anima, eccoci qui a rivoltarci nella carne e nel sangue!».
6 Intende dire: se c’è tutto questo, l’intelletto gli dà un ordine, un equilibrio.
7 Espressione incerta.
8 Espressione incerta.