Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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33. IL FINE DELL’INCARNAZIONE:
GLORIA A DIO E PACE AGLI UOMINI
Progredire nell’apostolato vocazionale

Notte del Natale del Signore, Meditazione, Castel Gandolfo, 25 dicembre 19581

Per il Natale tutti si aspettano i doni del Bambino e il Bambino si aspetta i doni nostri. Cosa possiamo offrire noi al Bambino? Quello che hanno offerto Maria, Giuseppe, i pastori: il loro cuore, sì, un cuore santo; la loro mente, cioè con una fede profonda, adorando Gesù Bambino come Dio.
Nasceva in una estrema povertà e là, nel silenzio, non accolto neppure a Betlemme, città che è la sua città: gli uomini si occupavano ben di altre cose! Ed egli nasce in quella condizione… e occorreva una grande fede per credere che egli fosse Dio fatto uomo, il Messia atteso da tanti secoli, se nessuno lo viene ad accogliere, nessuno viene! Ma poi ecco gli angeli, ecco arrivare i pastori, chiamati come i prediletti, chiamati per primi alla culla [cf Lc 2,4-16].
E in questi giorni, nel clima natalizio, noi abbiamo da prendere i sentimenti che aveva Maria in quella grotta, i suoi pensieri, la sua fede, i suoi desideri santi: sì, farli nostri e pregare il Bambino con Maria, con Giuseppe. Maria era allora la prima adoratrice: ella aveva preso il Bambino, lo aveva avvolto in poveri panni, lo aveva messo sopra a un po’ di fieno nella greppia, ecco. Faceva, allora, come la prima esposizione e fu la prima, quindi, adoratrice – modello delle adoratrici – che noi dovremmo sempre chiamare in nostro aiuto, e
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cercar di prendere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, la sua pietà nel fare le adorazioni in chiesa, la Visita al Santissimo Sacramento. Offrire allora a Maria, e per mezzo di lei a Gesù, noi stessi, il nostro essere: fare il dono di noi a Gesù. E è il tempo, per chi ha i voti, di rinnovarli2: donarsi… E donarsi intieramente: donarsi, e sì!
Oh! Allora il Natale sarà ben celebrato e Gesù corrisponderà, in primo luogo, donando se stesso a noi nella santa Comunione; e poi infondendo una fede più viva, un desiderio più acceso di amarlo e le virtù che ci sono necessarie per la nostra vita, onde santifichiamo i nostri giorni e così ci prepariamo a contemplarlo non più nel presepio, e neppure soltanto nella Eucarestia, ma contemplarlo in cielo.
Vi è una grazia che avete da chiedere tutte assieme e che io raccomanderò a Gesù Bambino nella santa Messa. Certamente ognuna ha già le sue grazie da chiedere, ha presente i suoi bisogni e i bisogni dei propri cari. Ma vi è una grazia che è molto necessaria per voi: saper fare il vostro apostolato efficacemente. Apostolato vocazionario. In questo punto abbiamo da progredire, anzi siamo proprio al punto di partire, perché anche quest’anno non vi è stato alcun aumento di vocazioni tra di voi: e, allora, la necessità di acquistare lo spirito nell’apostolato vocazionario. Questo è sostanziale nella vostra vita e forma il secondo articolo delle Costituzioni3: saper conoscere le vocazioni, scoprirle, saperle aiutare, saperle guidare al Signore, saperle poi successivamente formare convenientemente. Particolarmente in questo mese ho domandato per voi questa grazia, onde entrare efficacemente nel vostro apostolato, sebbene quest’anno, adesso, stiate nel noviziato; ma intanto vi sono cose che già si possono fare.
E poi aver la scienza vocazionaria: quindi il desiderio di portare anime che si consacrino al Signore intieramente, portare
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anime a Gesù. E quindi muovere i primi passi nel modo che è possibile: e son possibili tante cose, sono possibili già tante cose. Non cose rumorose, non cose, per adesso, che abbiano da disturbare la vostra formazione. Ma la vostra formazione è sempre duplice: alla vita religiosa e nello stesso tempo all’apostolato; l’apostolato il quale non sarà eccessivamente esterno – ma può già essere una parte esterna – e, soprattutto, l’apostolato come è possibile durante un anno di noviziato.
Oh! Poi ricordiamo le intenzioni che ebbe Gesù là nella grotta, sulla paglia, su quel po’ di fieno. Le sue intenzioni sono i due fini per cui il Figliolo di Dio si è incarnato, si è fatto uomo, si è fatto bambino per morire un giorno sulla croce… e cioè la gloria del Padre Celeste e, allo stesso tempo, la pace degli uomini: due fini che comprendono altri fini, altre intenzioni.
Mirare sempre alla gloria di Dio! Non esser mossi da amor proprio in nulla ma essere mossi, in tutto quello che si fa, dall’amore di Dio e cioè cercando la sua gloria; e così, certo, troveremo anche la nostra felicità eterna. La retta intenzione nelle cose è quella che le rende preziose davanti a Dio. Sì. Il Signore, d’altra parte, tutto ha creato per la sua gloria e tutte le opere che egli ha compiuto… l’Incarnazione è l’opera delle opere, l’Incarnazione del Figliolo di Dio è l’opera delle opere, e quindi – primo fine – la gloria di Dio stesso. Retta intenzione: non mossi da amor proprio nelle cose né per evitare rimproveri, osservazioni, e né per cercare la soddisfazione o la stima altrui. La gloria divina, l’amore a Dio.
Secondo: la pace degli uomini – secondo fine. Questi due fini sono stati cantati dagli angeli: «Gloria a Dio… pace agli uomini» [cf Lc 2,14]. Son noti… il fine dell’Incarnazione… e costituiscono il programma di vita del Figliolo di Dio incarnato, di Gesù. Pace agli uomini: cioè il perdono dei peccati, la riconciliazione dell’uomo con Dio, il paradiso che viene riaperto… Pace agli uomini, sì! Pace agli uomini… primo a quelli che sono nella Chiesa di Dio: «Quam pacificare, custodire,
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adunare et régere dignéris»4. Che non ci siano discordie fra i cristiani cattolici: sia pace, concordia, unione. Il Papa5 ha detto: unità e pace cercare6. E questa unità è rotta dagli eretici e dagli scismatici: pregare per la loro riconciliazione con la Chiesa. Poi far pace tra le nazioni: sempre si sta come in sospeso vedendo ad ogni momento delinearsi come uno spettro di guerra. Pace sociale fra le varie classi, sociale. Pace della coscienza nostra con Dio: quando la coscienza, sì, è testimone che abbiamo fatto bene; altrimenti la coscienza è turbata quando non facciamo bene. E pace nella comunità: pace, dovremmo dire, coi superiori e con gli inferiori e con gli eguali. Pace nella comunità, dove tutti si vogliono un gran bene… Ci sia una grande bontà, sì: tutti premurosi del bene degli altri e tutti disposti a compatire, perdonare, scusare gli sbagli; e tutti disposti a incoraggiare, a sempre tenere discorsi che portino all’entusiasmo, al fervore; e sempre illuminare, istruire; e sempre richiamare perché sia veramente vissuta bene la vita religiosa, sì.
Emularsi l’uno con l’altro nel bene: «Aemulámini»7 [Gal 4,18], oppure: «Aémulor enim vos Dei aemulatióne»8 [cf 2Cor 11,2]. Sì. San Paolo che voleva guadagnare sempre di più di meriti, e sempre più di anime! La bontà, la bontà, sì, è avere un cuore conformato al cuoricino di Gesù Bambino: bontà. E come egli è venuto per gli uomini e per la nostra salvezza – «propter nos homines et propter nostram salutem»9 –, così noi amare gli uomini, desiderar la loro salvezza, aiutarli a far
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sempre meglio, illuminar sempre più bene… e a giungere alla salvezza eterna. Ecco tante grazie che abbiam da chiedere a Gesù ora.
E adesso l’inizio delle tre Messe10: quella di mezzo può essere per la Comunione, [la] prima per la preparazione e la terza per il ringraziamento.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 46/58 (Nastro archivio 48c. Cassetta 48bis, lato 1. File audio AP 048c). Titolo Cassetta: “Chiedere lo spirito dell’apostolato vocazionario”.

2 Vedi nota 12, p. 142; nota 7, p. 213.

3 L’articolo 2 delle Costituzioni solitamente era quello in cui veniva precisata la missione specifica di una Congregazione religiosa.

4 «Perché ti degni di pacificarla, custodirla, unirla e governarla…». Missale Romanum, Ordo Missae, Canon Missae. Siamo all’inizio del Canone, che oggi corrisponde alla Preghiera Eucaristica I, dove si prega innanzitutto per la Chiesa.

5 Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli (1881–1963), Papa dal 28 ottobre 1958 al 3 giugno 1963.

6 Cf Il Primo Radiomessaggio Natalizio di Giovanni XXIII ai fedeli e ai popoli del mondo intero, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre 1958, pp. 1–2. Il PM sintetizza il contenuto del Messaggio e lo applica anche alla vita personale e della comunità religiosa.

7 «Emulatevi». L’espressione paolina dice: «È bello essere circondati di premure nel bene sempre».

8 «Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina». Il PM dice: «Aemulor ei…», sostituendo l’accusativo vos con il dativo.

9 Dalla formula del Credo (Simbolo di Nicea–Costantinopoli).

10 La prima Messa del Natale era quella della Notte, la seconda quella dell’Aurora, la terza quella del Giorno. Il PM le celebra qui di seguito, come era in uso a quel tempo. Chiaramente, questa meditazione è immediatamente precedente alla prima Messa.