Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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34. IL MARTIRIO DEI SS. INNOCENTI
e il martirio quotidiano nella volontà di Dio

Festa dei SS. Innocenti Martiri, Meditazione, Castel Gandolfo, 28 dicembre 19581

«In quel tempo: Un Angelo del Signore apparì in sogno a Giuseppe e gli disse: Levati, prendi il bambino e la sua madre, e fuggi in Egitto; e stai là finché non ti avviserò, perché avverrà che Erode cerchi del bambino per farlo morire. Egli, svegliatosi durante la notte, prese il bambino e la madre di lui e si ritirò in Egitto, ove stette fino alla morte di Erode, affinché s’adempisse quanto era stato detto dal Signore per il profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio Figlio. Allora Erode, vedendosi burlato dai Magi, s’irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i fanciulli che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, da due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai Magi. Allora si adempì ciò che era stato detto per la bocca del profeta Geremia: Un grido si è udito in Rama di gran pianto e di lamento: Rachele che piange i suoi figli, e non vuole esser consolata, perché non sono più»2.
Sì, quest’oggi è la prima Domenica dopo il Natale3 ma la Chiesa ci fa celebrare la memoria dei primi martiri, quelli che «non loquendo, sed moriendo confessi sunt»4; quelli che non hanno con la parola confessato Gesù Cristo ma hanno subìto cioè la morte in odio a Gesù Cristo e, per conseguenza,
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il loro martirio vale negli effetti come un battesimo: battesimo di sangue.
Il primo pensiero da ricordarsi è questo: Gesù è appena nato e già gli uomini cercano di farlo morire. Gli uomini contro Dio. E così si iniziano le persecuzioni contro Gesù Cristo, che continueranno poi contro il Corpo Mistico di Gesù Cristo, cioè la Chiesa, contro le verità che essa insegna, contro il sacerdozio, contro i religiosi, contro le anime in generale fedeli a Gesù Cristo. Questa lotta del male contro il bene ebbe origine in cielo quando alcuni angeli si ribellarono al Signore; ma ha successo la lotta da parte del bene contro la parte del male; e così questa lotta, dal cielo, si è trasportata sulla terra, continua [cf Ap 12,7-9; 20,1-3; Lc 10,18]: e vi è sempre la parte che sta per il demonio e la parte che sta per Dio. Così nella Chiesa nei primi secoli… così nei secoli seguenti… così oggi… oggi però è la maggior persecuzione di tutti i tempi! Perché coloro che perseguitavano la Chiesa nei tempi passati, coloro che mandavano a morte i cristiani, lo facevano contro Gesù Cristo, in generale, ma non contro Dio – voglio dire: tuttavia credevano a una divinità, a un essere superiore il quale poi renderà giustizia ai buoni e li premierà –. La persecuzione odierna è contro Dio; l’ateismo si vorrebbe introdurre: scancellare Dio dal mondo, dalla terra. Mentre che siamo arrivati alla maggiore persecuzione dei secoli contro la Chiesa, dall’altra parte vi è un numero grande di anime le quali vivono per Dio, intieramente per Dio: persone che in ogni cosa cercano la gloria di Dio e lo amano con tutto il loro essere e spendono la vita in opere sante, in opere di zelo per Dio. Mentre che cresce il male, dall’altra parte, la parte di Dio si fa più fervorosa, più generosa, le vocazioni si moltiplicano, le anime consecrate a Dio van sempre aumentando di numero. Sì!
Oh!, allora da una parte non stupirsi delle persecuzioni e neppure di questa prima – diciamo – persecuzione contro Gesù Cristo. Persecuzione: Gesù Cristo, il Bambino cercato a morte… persecuzione poi che ebbe il suo epilogo nella crocifissione. Non meravigliarsi: vi è la città di Dio e vi è la città
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del diavolo; e bisogna che le anime che sono dalla parte di Dio, che formano la parte di Dio, siano sempre più fervorose e generose, e sempre più numerose. E intanto coloro che sono dalla parte di Dio, che comprendono, che sono illuminati dalla luce di Dio: pregare perché questa luce penetri nelle anime di coloro che sono sulla via errata; si riparino e riparino con la loro vita santa le offese che si fanno a Dio. E poi, sempre più ferventi in modo tale che la vita sia come una fiamma che continua a salire verso il cielo, verso il cielo; e d’altra parte, una fiamma che riscalda in quanto che, questa fiamma, riscalda le anime e vuole espandere il calore e la vita soprannaturale nel mondo, la vita di Dio, la vita buona, la vita santa. Quindi avendo ricevuto tante grazie, pensiamo là… a compiere i doveri che si presentano in seguito alle molte grazie, corrispondendo.
Secondo poi, altro pensiero. Questi santi Innocenti, uccisi in odio a Gesù Cristo, sono in cielo con l’aureola della verginità e, allo stesso tempo, con la corona del martirio: conservare la purezza interna e sapere sopportare qualche cosa per Gesù Cristo. Conservare la delicatezza di coscienza per tutto: nei pensieri, nei sentimenti, nelle attività e nelle opere nostre, le opere che dobbiamo compiere nella giornata… delicatezza. E d’altra parte ricordarsi che oltre al martirio violento vi è anche un martirio quotidiano, lento: quei sacrifici che ci chiede il Signore dal mattino alla sera, quelle piccole sofferenze, quelle pene o interne o esterne o che vengono da noi, dalla salute per esempio, oppure che vengono dall’ambiente in cui si vive e, poi, da tutto il lavoro, da tutti i doveri che si han da compiere. E si può dire: un sacrificio continuato – il martirio quotidiano è chiamato – in cui e per cui noi offriamo a Dio non un dolore che tolga subito la vita, come per i martiri, ma offriamo a Dio un sacrificio quotidiano, amoroso, uniformandoci al suo divino volere. Far molto conto delle piccole cose, delle piccole sofferenze. «Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso – e c’è tanto da rinnegarsi! – e prenda la sua croce» – e ognuno l’ha! –; e la croce non è che con il passar
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degli anni si alleggerisca… si appesantisce invece… finché si muore: ecco l’ultimo dolore. Sì! «Prenda la sua croce e mi segua», ecco: «Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» [cf Mc 8,34].
Poi abbiamo da avere un terzo pensiero, questo, conclusivo dell’anno.
E nella conclusione dell’anno tre cose: umiliarsi delle nostre debolezze e dei peccati commessi nel corso di questi 365 giorni che il Signore ci concesse nella sua misericordia. E alle volte non abbiamo utilizzato tutto il tempo per lui. Avevamo potuto forse acquistare più meriti nell’anno e progredire maggiormente. Umiliarsi e chiedere perdono.
Secondo: ringraziare il Signore che è stato tanto buono con noi. Chi può conoscere tutte le grazie intime e la luce che il Signore ha infuso in ogni anima? E, senza guardare e pensare agli altri, entrando in noi stessi troviamo che il Signore ci ha sopportati nonostante tanta nostra indifferenza e freddezza alle volte; e che il Signore ha continuato a dare le grazie di luce alla mente, e di forza, di robustezza alla nostra volontà per essere costanti, e ci ha infuso maggiormente la carità abitando il Signore continuamente nei nostri cuori, nelle nostre anime. Ringraziare.
E terzo: vedere i propositi per l’anno nuovo. Quindi per l’anno passato umiliazione e riconoscenza; e per l’anno nuovo la volontà buona, la volontà buona di servire Iddio, sì, nelle due parti, nei due impegni che [ci] si prende entrando in religione5: prima la santificazione propria e, secondo, l’apostolato. E chiedere questa grazia: di essere illuminati circa l’apostolato vocazionario. Pensare che si è molto indietro; si può dire che si è ancora da partire… e della strada da fare ce n’è tanta! E allora chiedere questa grazia di poter attendere alla nostra santificazione ma nello stesso tempo a quell’apostolato che è il più delicato, il più fondamentale nella Chiesa: la ricerca e la formazione delle vocazioni. Nell’anno, avere poi
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sempre di mira questi due punti: santificazione e apostolato. Anche la Messa adesso, la seconda Messa6, sia ascoltata con queste intenzioni.
Tre cose dunque: un Miserere, un Te Deum e rinnovazione dei propositi, dei voti battesimali o della professione. Rinnovazione dei voti: voglio dire della consecrazione a Dio; la prima professione non c’è ancora, ma voglio dire la consecrazione al Signore7.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 7/57 (Nastro archivio 49a. Cassetta 49, lato 1. File audio AP 049a). Titolo Cassetta: “Pentimento. Ringraziamento. Propositi”.

2 Vangelo: Mt 2,13-18. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Si tratta della Domenica tra l’Ottava del Natale.

4 «Testimoniarono non con le parole, ma con la morte». Missale Romanum, SS. Innocentium Martyrum, Oratio.

5 “Entrare in religione” equivaleva a dire: entrare nella vita religiosa.

6 Vedi nota 5, p. 41.

7 Vedi nota 12, p. 142; nota 2, p. 205.