Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

99. ESSERE DI DIO99
1. Questa prima parte degli esercizi deve portare a prendere la risoluzione di essere interamente di Dio. Nella vita religiosa noi portiamo qualche cosa e qualche altra l'acquistiamo. E' necessario uno spogliamento di tutto ciò che è mondano e nello stesso tempo un rivestimento (di ciò che è divino).
~
2. Che cosa si è lasciato entrando nella vita religiosa? Da un lato non apparteniamo più a noi stessi, dall'altro siamo possesso di Dio. Rinunziamo ai nostri pensieri abituali, che sono quelli che riguardano la vita presente, e facciamo diventare abituali i pensieri del cielo.
Dobbiamo pensare come ha pensato Gesù, lasciare quello che è nostro e seguire Lui; lasciare soprattutto i beni della terra: è il cuore che deve essere staccato, non è quanto lasciamo. E' il comando, è il fare o non fare la volontà di Dio che vale!
~
3. Distaccare il cuore da ogni affetto umano, dare il cuore a Dio; e gli altri si ameranno in Dio in quanto Lui ci ha ordinato: «onora il padre e la madre». Se vi è Dio, per riflesso si amano le creature in Lui; in paradiso è così: si ama Dio e in Lui tutte le creature.
~
4. La suora amerà i propri parenti di un affetto soprannaturale; gli affetti devono essere rivolti a Dio direttamente: si ama Dio, e, indirettamente, si amano le creature come le ama Dio. Si cambia il cuore con il cuore di Dio.
~
5. Non amare le persone per se stesse ma amarle in Dio! e in Dio si amano tutti, specialmente i più poveri e i più miseri. Si deve lasciare l'aspetto umano, solo così si ama di un amore soprannaturale che è un amore simile a quello con cui si ama Dio. E' un capovolgimento degli affetti, diversamente la suora non è mai suora.
~
6. Entrare nel nostro cuore, esaminare gli affetti. Come sappiamo sacrificarci? Dove riposa il nostro cuore nei momenti difficili? Non vede più che Gesù e le anime? La suora è una pazza di amore, è giudicata una pazza dai mondani in quanto non ragiona più come loro, ella ha un solo ragionamento: «Questo piace a Dio, piace anche a me; spiace a Dio, spiace anche a me» (anche se è una cosa piccola).
~
7. Spogliarsi dei propri pensieri. La suora non pensa che all'istituto. Lo spirito di povertà adesso è un altro da quello di una buona cristiana; se noi ci riduciamo ad essere buoni cristiani avremo perso lo spirito religioso.
~
8. Questo vale anche per l'obbedienza. Una figliola nel mondo sceglie il bene; una suora non sceglie, perché è già scelto da Dio il bene che deve fare si trova nelle costituzioni. Non si è più liberi di scegliere, si sceglie quello che vuole Dio. Dopo la professione siete di Dio, siete cosa sua.
~
9. Dovete distinguere bene la povertà del buon cristiano dalla povertà del buon religioso. Quella della religiosa è di un grado eminente, più perfetto. Dovete avere le stesse preferenze di Gesù: ha scelto una grotta al posto di una reggia, ciò che è più scomodo, più sacrificante. Ha scelto le calunnie, la persecuzione, la morte: così deve essere per noi. Che ci veda di buon occhio Gesù!
~
10. E' un modo nuovo di stimare le cose. I beni della terra non valgono un minimo grado di grazia; si stimino i beni celesti: la povertà, l'obbedienza...
Dandoci a Dio non siamo più padroni del nostro cuore; dobbiamo dire: «Signore, fa di me come vuoi tu; l'onore non è più mio, neppure la salute»
Il nostro io non esiste più. Se Gesù vive in noi si diventa la più grande personalità. Ciò che importa è servire il Signore. Si rinuncia a tutto per vivere come viveva Gesù e come vuole lui. Diventiamo possesso di Dio, Dio che vive in noi. «Vivit vero in me Christus» (Gal 2,20).

Albano Laziale (Roma)
30 luglio 1955

~

99 Albano Laziale (Roma), 30 luglio 1955