Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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81. LA PROVVIDENZA DI DIO81
1. Il Vangelo ci porta a considerare la provvidenza di Dio, oppure ci porta a considerare l'eucaristia. Tenere presente tre cose nel fare il catechismo e nelle prediche:
- che cosa dobbiamo credere;
- quello che ci insegna;
- che occorre pregare.
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2. Che cosa dobbiamo credere? La Provvidenza! Vi era una gran turba, circa cinquemila uomini senza le donne e i fanciulli. A un certo punto, Gesù dice a Filippo: «Bisogna dar da mangiare a questa gente» (Gv 6,5). Ma come dar da mangiare A tanta gente? Erano lontani dal paese! Vi era un ragazzo che aveva due pani e due pesci e Gesù li fece distribuire a tutti, e il pane cresceva, tanto che ne rimasero alcuni canestri.
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3. Dobbiamo credere che tutto viene da Dio. Credere che neppure un capello del capo è dimenticato; tutto, direttamente o indirettamente, viene da lui. Anche il pane che raccogliete nel campo viene indirettamente da Dio.
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4. La nostra anima è creata direttamente da Dio che la unisce al corpo. Credere che tutto viene da lui. Molte cose le permette soltanto. Non permette il peccato, ma ha creato l'uomo libero. Dice san Agostino: «Gli uomini si stupiscono della moltiplicazione dei pani, ma è miracolo maggiore che il Signore sazi tutti gli uomini» (circa due miliardi e mezzo).
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5. Dio nella moltiplicazione ha fatto un'eccezione alle leggi di natura; quando avvengono le eccezioni si hanno i miracoli. Abbiamo da ammirare la Provvidenza! Le onde, la luce elettrica sono state messe da Dio per il bene, e gli uomini, con lo studio, le scoprono. Dio provvede mandando l'aria, i vestiti, il pane, le medicine.
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6. Il Signore però non provvede alle cose che possiamo provvedere noi. Egli vuole che ci muoviamo, che cooperiamo alla divina Provvidenza, che ciò che possiamo fare lo facciamo. Il Signore dice: «Fa quello che ti è possibile». Uno che non studia, non può avere la luce per conoscere subito. Dice invece Gesù: «Quando sarete davanti ai tribunali, il Signore vi dirà ciò che dovete dire» (Mt 10,19).
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7. Se vogliamo «salute» bisogna stare attenti, se vogliamo «sapere» dobbiamo studiare, se vogliamo «farci santi» dobbiamo lavorare per farci santi.
La nostra parte è sempre cooperare alla Provvidenza. Chi è pigro non si farà mai santo. Il paradiso lo acquistano i violenti. C'è chi non si salva, ma perché non corrisponde alla Provvidenza. Di qualunque specie sia la nostra pigrizia, non otterremo nulla, anzi offenderemo Dio.
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8. L'attività nostra è quella di usare dei beni di Dio: beni intellettuali, morali e materiali.
Ecco il nostro dovere: essere cooperatori della divina Provvidenza. La divina Provvidenza si riferisce a quattro cose:
- Dando la vocazione, Dio ha messo nel mondo un dato numero di vocazioni: cercarle e cooperare;
- Dio ci dà il pane materiale: cooperare per procurarlo;
- Dio ci dà beni intellettuali: bisogna cooperare;
- cooperare nei beni spirituali.
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9. Pregare la divina Provvidenza, dire dei bei Pater Noster. Usare sempre il «Deo Gratias»: viene una consolazione, «Deo Gratias»; viene una tribolazione, «Deo Gratias»; anche una sgridata, «Deo Gratias»; abituarci al «Deo Gratias».
Abituarsi al «Gloria Patri», al «Gloria in Excelsis Deo»; siamo sempre pronti a domandare, ma mai a ringraziare. Riconoscenza: riconoscere che tutto è di Dio e che anche noi siamo suoi.
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10. Preghiamo la Provvidenza che aumenti le grazie nel lavoro spirituale e aumenti i mezzi materiali. Supplicare il Signore perché provveda per tutti gli uomini.
- Adorare la Provvidenza infinita di Dio;
- ringraziare la Provvidenza;
- propiziare perché molte volte abbiamo sprecato i doni di Dio;
- pregare la Provvidenza.
Specialmente sotto l'aspetto spirituale quante grazie! Che belli gli anni che avete adesso, in questa casa! Se capissimo (questo dono) staremmo sempre a cantare il Padre Nostro.

Albano Laziale (Roma)
20 marzo 1955

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81 Albano Laziale (Roma), 20 marzo 1955