Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXVIII.
I SANTUARI MARIANI ESTERI

Maria ha fissate molte delle sue sedi regali, donde distribuisce a tutti grazie e favori, non solo in Italia, ma anche all'estero.

..... La terra antica
non porta solo i templi tuoi, ma quella
che il Genovese divinò, nutrica
i tuoi cultori anch'Ella.
In che lande selvagge, oltre quai mari
di sì barbaro nome fior si coglie
che non conosca dei tuoi miti altari
le benedette soglie?

(A. MANZONI).


Ecco alcuni tra i principali Santuari esteri:

I. SANTUARIO DI LOURDES. - Fra tutti i Santuari del mondo in cui la celeste Regina ama spargere le sue grazie, non ve n'è alcuno che celebri la sua grandiosità come questo. L'origine di questo Santuario è ben nota a tutti, come sono noti i continui e prodigiosi miracoli che colà si operano. Lourdes è diventata mèta di continui pellegrinaggi, la villeggiatura permanente della Regina del Cielo. Là sono continui i miracoli che si operano
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in forma pubblica e solenne innanzi allo sguardo delle folle, nella piena luce del giorno; miracoli riconosciuti da un collegio di medici che li sottopongono al loro controllo.

II. SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELLE VITTORIE A PARIGI. - La sua origine è quanto mai interessante. I fedeli di questa parrocchia non frequentavano la Chiesa, né si curavano della loro eterna salute, tanto che il parroco si sentiva grandemente preoccupato. Ma un giorno, appena incominciato il S. Sacrificio della Messa, alle parole: «Judica me, Deus», sentì un'interna voce che gli diceva: «Tu sei nulla, il tuo lavoro è sterile, il tuo ministero è inutile... è meglio che ti ritiri...». Triste pensiero che invano il Sacerdote cercava di scacciare. Prima del Canone, fece una breve pausa, invocò l'aiuto del Signore e della Madonna. Allora sentì risuonarsi entro l'anima queste chiare parole: «Consacra la tua Parrocchia al Cuore SS. Immacolato di Maria». Ottenuta l'approvazione dall'Arcivescovo, inaugurò la Confraternita del S. Cuore di Maria per la conversione dei peccatori; e subito incominciò la serie di quei miracoli che divennero universali perché da Parigi si diffusero in tutto il mondo.

III. SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DEL PILAR A SARAGOZZA. - Antichissima è l'origine di questo Santuario: la tradizione la fa salire allo stesso S. Giacomo Maggiore, l'Apostolo della Spagna. Accomiatandosi da Maria, ed implorando la sua benedizione, prima di partire per la propria missione: «Va', figlio mio, gli disse la Vergine, compi gli ordini del Divin Maestro. In quella città della Spagna in cui convertirai un maggior numero di
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credenti, ricordati di edificare la Chiesa dedicandola al mio nome, nel luogo che io ti mostrerò«. Giunto nella Spagna, S. Giacomo girò di città in città, predicando il Vangelo; a Saragozza convertì gran numero di persone con le quali si tratteneva nei santi esercizi della divina parola e della preghiera.
Una notte, durante il riposo, udì una celeste armonia ed alzando gli occhi vide la Vergine, che, cinta di luce e corteggiata da un numeroso stuolo di Angeli, stava innanzi a lui sopra un pilastro. Lo chiamò per nome e gli espresse il desiderio che lì fosse eretta una Chiesa. «Il Pilastro, aggiunse Maria, resterà sempre fermo in questo luogo, come da queste spiagge non si muoverà la fede cristiana. Appoggia al Pilastro l'altare del mio Santuario e questo luogo diventerà trono di grazie per coloro che verranno ad invocarmi». Scomparsa la visione, S. Giacomo si pose al lavoro e compì i voti del cielo innalzando un tempio a Maria, il primo forse di tutto il mondo, dopo quello del Carmelo. La Chiesa della Madonna del Pilar fu sempre venerata dagli spagnoli, rimase intatta durante le invasioni dei Saraceni e sorse più tardi a nuovo splendore.

IV. SANTUARIO DELLA MADONNA DI NAZARET. - Presso la città di Poderneria, in Portogallo, si venera da molti secoli, con gran devozione una statua della Madonna detta «S. Maria di Nazaret» perché fu portata di là al tempo delle persecuzioni degli Iconoclasti. Dapprima fu onorata in Spagna, quindi portata in Portogallo ove fu mèta d'innumerevoli pellegrinaggi specialmente dopo un celebre miracolo.
Un cavaliere, di nome Rupinio, inseguiva
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un giorno a briglia sciolta, un cervo presso il precipizio di un'altissima rupe che si estendeva fino al mare. Benché pratico di quei luoghi, non avvertì il pericolo prima di vedersi sull'orlo di precicipitar nell'oceano. Già i piedi del cavallo spiccavano il salto per gettarsi in mare, quando il cavaliere spaventato, invocò S. Maria di Nazareth. Sull'istante fu esaudito, poiché il destriero ritirando subito il salto all'indietro, si tenne ritto sui piedi posteriori, lasciando, non senza prodigio, impresse le orme dei piedi nella rupe. Grato al beneficio di Maria, Rupinio le costruì una Cappella più nobile della prima. Il Re Ferdinando, nel 1377, cambiò questa Cappella in un grandioso Tempio ove anche al presente si operano numerosi miracoli e prodigi.

V. IL TEMPIO DI GUADALUPE. - E' degno di particolare considerazione. Guadalupe vuol dire: «Fiume di Luce» ed in verità apparve su quella vetta, presso la Capitale del Messico, un faro di luce inestinguibile: la taumaturga immagine di Maria SS.ma. Veramente bella è la storia dell'origine di questo grandioso Santuario. Eccola in breve.
Il 9 Dicembre 1531, sul far del giorno, un contadino indiano da poco convertito, di nome Giandiego, si recava a Tlatelolco per assistere alla S. Messa. Giunto ai piedi del monte Tepeyac, udì all'improvviso un'armonia così soave e gioconda che sembrava veramente di Paradiso. Meravigliato alzò lo sguardo verso la vetta donde veniva la celestiale melodia e vide una candida nube sopra la quale si innalzava un'iride lucentissima che ne accresceva oltremodo la maestà e lo splendore. Mentre il buon Giandiego mirava estatico quel
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meraviglioso spettacolo; sentì una voce soavissima, che usciva dalla nube, chiamarlo per nome ed invitarlo graziosamente ad appressarsi a quel luogo.
Ubbidiente al comando, salì frettoloso il monte e vide posarsi nel mezzo della luce una Signora di divina bellezza. La sua faccia era splendente come il sole e dalla veste uscivano raggi di luce sfolgorante e viva.
«Figlio mio, ch'io amo teneramente, gli disse, dove vai?».
«Signora amabilissima, vado a Tlatelolco, per ascoltare la Santa Messa, che si celebra ad onore di Maria SS.ma».
«Lodo, o figlio, la tua devozione e mi piace l'umiltà del tuo cuore. Sappi che io sono la Vergine Madre di Dio. E' mio volere che in questo luogo mi si edifichi un tempio dal quale mi mostrerò Madre amorosa verso di te, dei tuoi simili e verso coloro che invocheranno con fiducia il mio nome. Recati pertanto dal Vescovo, digli che io ti mando, e narragli fedelmente quanto hai veduto e quello che ti ho detto».
Il prudente Prelato Fray Juan de Zumàrraga, primo Vescovo del Messico, sulle prime non volle prestare fede. Ma dopo ripetute apparizioni e prodigi, credette e adempì commosso quanto la B. Vergine voleva. Nel ricchissimo Santuario fatto e rifatto, abbellito e decorato più volte, venne collocata la prodigiosa immagine dipinta miracolosamente sul rozzo mantello del povero Giandiego, che ancora si conserva col colorito fresco e vivace come se fosse appena dipinto.
L'interno è meraviglioso. Le ampie volte sono dipinte in azzurro con stelle d'oro; l'altare è di marmo candido, circondato da una balaustrata d'argento massiccio del peso di 240 quintali. La
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Santa Icone è chiusa fra due cristalli tenuti assieme da una fastosa cornice d'oro. Al di sopra luccica l'artistica corona d'oro e di platino splendente di perle e di brillanti, del peso di 14 kg., valutata un milione di dollari.
Il Pontefice Benedetto XIV applicò a quest'apparizione il detto scritturale: «Non fecit Deus taliter omni Nationi: cioè: Iddio non ha fatto tali cose ad ogni nazione» (Salm. 147, 20).

* * *

Quali conseguenze?
E' necessario erigere a Maria SS. un Santuario nel nostro cuore dove Ella sia amata e venerata. L'anima nostra è tempio dello Spirito Santo: sia anche l'abitazione, la reggia di Maria SS.ma. Veneriamo tutti i Santuari di Maria SS.; leggiamo volentieri quanto ci parla di Essa e diffondiamone il culto, per quanto ci è possibile.

PENSIERO DI S. BERNARDINO DA SIENA. - Quante sono le creature che servono a Dio, tante debbono ancora servire a Maria; giacché gli Angeli, gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e sulla terra, essendo soggette all'impero di Dio, son anche soggette al dominio della Vergine.

LETTURA: UN PELLEGRINAGGIO

Le popolazioni cattoliche Messicane per dimostrare la genuina e ferma volontà di resistere ad ogni costo ai persecutori, hanno celebrata la festività di Cristo Re con grandiosi pellegrinaggi ai più venerati santuari delle diverse città. E nella capitale della Repubblica si è svolto con indicibile entusiasmo nella Basilica della Madonna di Guadalupe, Patrona di tutta la Nazione, un eccezionalissimo pellegrinaggio. Infatti una moltitudine di circa 300.000 persone tra le quali dame della più alta aristocrazia, a piedi scalzi dalle 5 e mezzo del mattino alle 7 di sera, ha sfilato
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ininterrottamente innanzi alla venerata immagine della Madonna.
Uno dei membri della Giunta Direttiva della Lega, testimone oculare di questi fatti, compendia in queste brevi parole le emozioni di tristezza e di gioia che riempirono tutti i cuori: «Lo spettacolo che offriva la cerimonia della consacrazione nazionale al nostro Re divino e a nostra Signora di Guadalupe, non può dirsi essere stato solenne, perché ci mancava quello che è il culto cattolico, cioè il santo sacrificio della Messa; ci mancava Gesù nel augustissimo Sacramento, e non v'era all'altare il sacerdote, ministro e rappresentante di Cristo; ma può ben dirsi essere stato uno spettacolo senza precedenti, perché mai si erano viste tante migliaia di cattolici venire ai piedi della nostra Madre e Regina di Guadalupe per rinnovare innanzi alla sua miracolosa immagine la nostra consacrazione piena e totale al suo divin Figliolo, Gesù Cristo, Re universale dei popoli e delle Nazioni e per giurare solennemente una volta di più la nostra fedeltà incrollabile alla Chiesa ed al suo Capo Supremo, il Successore di Pietro, cui Cristo Nostro Signore disse quelle parole che sono il fondamento della nostra speranza in questi giorni di crudeli persecuzioni: «Portae inferi non praevalebunt».

POESIA: AVE MARIA

Ave Maria! Quando su l'aure corre
l'umil saluto, i piccoli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte

Dante ed Aroldo.

Una di flauti lenta melodia
passa invisibil fra la terra e il cielo:
spiriti forse che furon, che sono

e che saranno?

Un oblio lene de la faticosa
vita, un pensoso sospirar quiete
una soave voluttà di pianto

l'anima invade.

Taccion le fiere e gli uomini e le cose,
roseo il tramonto ne l'azzurro sfuma,
mormoran gli alti vertici ondeggianti

Ave Maria!

GIOSUÉ CARDUCCI.

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