Fu assalita da una violentissima febbre con frequenti sbocchi di sangue, non solo, ma prostrata nel fisico, lo fu pure nel morale: si vide tolte da Gesù tutte le consolazioni di cui aveva goduto fin allora: le rimaneva solo il dolore senza conforto, e l'abbandono: la croce su cui doveva lentamente spirare.
I giorni si susseguivano ai giorni e la malattia faceva il suo corso con alternative di alti e bassi.
Ma giunse anche per Gemma il «Dies natalis», il momento felice della unione con Dio.
Il sabato santo, 11 aprile 1903, raccolte le labbra ad un dolce sorriso, se ne volava incontro allo Sposo celeste ed alla Vergine Immacolata, che l'aveva visibilmente assistita in quell'ultima battaglia col nemico infernale.
Così muoiono gli amanti di Maria.
POESIA: IL SALUTO A MARIA REGINA«Riguarda omai nella faccia che a Cristo
più si somiglia; che la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo».
Io vidi sovra lei tanta allegrezza
piover, portata nelle menti sante
create a trasvolar per quell'altezza,
che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
né mi mostrò di Dio tanto sembiante.
E quell'amor che primo lì discese,
cantando: «Ave Maria, gratia plena!»,
dinanzi a Lei le sue ali distese.
Rispose alla divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
sì ch'ogni vista sen fe' più serena.
«O Santo Padre, che per me comporte,
l'esser quaggiù lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per eterna sorte,
qual'è quell'angiol che con tanto gioco
guarda negli occhi la nostra Regina,
innamorato si, che par il foco?».
Così ricorsi ancora alla dottrina
di Colui che abbelliva di Maria;
come del sole stella mattutina.
DANTE ALIGHIERI.
(Par. XXXII, 85-114).