Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

XXI.
NELL'ATTESA DEL CIELO

Dopo la discesa dello Spirito Santo sembra che Maria si sia fermata a Gerusalemme per un tempo alquanto breve; quindi si sia recata ad Efeso. «Non è possibile descrivere quali lagrime, scrive Cait, avranno versato i fedeli di Gerusalemme all'annuncio della partenza della loro amatissima Madre e con quanto affetto e tenerezza avranno preso commiato da Lei». Come un giorno Maria e Giuseppe, del tutto sconosciuti, giunsero a Betlemme a portarvi il Salvatore, così Maria e Giovanni, all'insaputa di tutti, giunsero ad Efeso a portarvi la salute. «Qui - continua il Cait - mi par di vedere in quel momento l'Angelo di Efeso accorrere giulivo e festante incontro alla Regina degli Apostoli e, prostrato con somma riverenza ai suoi piedi, ringraziarla di tutto cuore per sì grande beneficio che aveva recato alla città colla sua venuta. Mi pare di vedere la superba Diana, alla quale gli Efesini rendevano tanti omaggi, tremare sul suo piedistallo quasi presentendo la sua prossima ed eterna caduta. Mi pare di vedere gli Angeli che accompagnavano la Vergine, loro Regina, spargersi per la grande città e destare nel cuore delle persone semplici e
~
dabbene sentimenti di una gioia non mai provata, e l'ardente desiderio di apprendere il Vangelo. E Maria appena giunta, avrà piegato le ginocchia a terra supplicando il suo buon Dio a voler scalzare il più presto dalle fondamenta il culto diabolico della Diana Efesina, per dar luogo al solo culto del vero Dio».
Mentre Giovanni lavorava indefessamente per guadagnare anime a Cristo, Maria fecondava colle sue preghiere i sudori dell'Apostolo.
Anche in Efeso, come a Gerusalemme, i convertiti accorrevano a Maria perché li perfezionasse nell'istruzione e ne corroborasse la fede. Ed Ella curava particolarmente le vedove, le madri, le giovani, attirava intorno a Sé le vergini che innamorava dei profumi dell'angelica virtù. O quali voli sublimi avranno spiccato nelle vie della santità quelle anime avventurate sotto tale Maestra!
Maria trascorreva la maggior parte del suo tempo davanti alla Ss. Eucarestia, presentava a Gesù i bisogni della Chiesa nascente e dei suoi Apostoli, pregava per i neofiti, impetrava la conversione per gli idolatri e per i peccatori: là il suo cuore si infiammava sempre più del desiderio di unirsi al suo Figlio.
Si può ben dire che, per la SS.ma Vergine, quelli furono giorni particolarmente desiderosi di Paradiso.
Il suo unico desiderio era di rendersi ognor più degna del suo Dio. A Maria SS.ma si possono riferire molto a proposito le parole: «Quaemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum; ita desiderat anima mea ad te Deus: Come il cervo anela ai rivi dell'acqua, così l'anima mia anela a te, o mio Dio!» (Salm. XLI, 2). E l'ardente brama del
~
cielo le faceva esclamare: «Sitivit anima mea ad Deum fortem vivum: quando veniam et apparebo ante faciem Dei? - L'anima mia ha sete del Dio forte e vivente: quando potrò venire a presentarmi avanti a Dio?» (Salm. XLI, 3); «Desiderium habens dissolvi et esse cum Christo: Desidero di morire e di essere con Cristo» (Filipp. I, 23).
Essa amava Dio con tutto l'affetto del suo cuore, perciò bramava unirsi totalmente a Lui nel regno della gloria.
Il desiderio del cielo è fondamentale, poiché la fede in Dio rimuneratore è uno dei dogmi principali ed essenziali.
Non per nulla S. Ignazio, nei suoi Esercizi Spirituali, insiste sulla importanza del fine, poiché, quando una persona è ben persuasa di questa verità ed ha gran fede, stabilisce la sua vita in Dio solo e tutto il resto le appare indifferente: ciò che importa è guadagnare il Paradiso. La speranza di questo gran premio deve rallegrarci: «Laetatus sum in his, quae dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus. Mi sono rallegrato per quello che mi è stato detto: «Andremo nella casa del Signore» (Salm. CXXI, I), e deve farci esclamare con S. Francesco: «E' tanto il bene che m'aspetto, che ogni pena mi è diletto».
Dobbiamo ordinare la nostra vita al cielo, perché è incerto se godremo sempre buona salute, o no; se avremo una vita lunga o breve; ma è certissimo che Dio compensa largamente il bene, anche il più nascosto. Quanti lavorano nel silenzio ed oscurità, ma con gran dedizione, applicazione ed amore! Nessuna delle loro fatiche andrà perduta, ma di tutte riceveranno la ricompensa.
Il pensiero del Paradiso deve renderci coraggiosi.
~
Vi sono giorni in cui tutto torna facile e gradito; mentre in altri tutto è faticoso e difficile: ecco, allora il pensiero del cielo ci anima, poiché Gesù ha detto: «Regnum coelorum vim patitur, et violenti rapiunt illud: Il Regno di Dio si acquista colla forza, e se lo afferrano i violenti» (Matt. XI, I2).
S. Paolo dice ancora: «An nescitis quia iniqui regnum Dei non possidebunt? - Non sapete voi che gli ingiusti non possederanno il regno dei cieli?» (I Cor. VI, 9).
Quando il dovere richiede sforzo e rinuncia, il pensiero del cielo che ci attende, se è in noi vivo, ci anima, ci dà forza e ci fa vincere tutto, poiché non vi è proporzione tra il premio futuro, e le presenti difficoltà: «Existimo enim quod non sunt condignae passiones huius temporis, ad futuram gloriam, quae revelabitur in nobis» (Rom. VIII, I8.
E' necessario quindi ricordare spesso il Paradiso, pensarci dal mattino alla sera.
Il premio che ci dà il Signore non è come la gloria mondana che passa e non è più, no: esso è eterno. Lassù devono perciò fissarsi i nostri pensieri e voti.

* * *

Pensiamo agli sguardi ed ai sospiri che Maria SS.ma mandava verso il cielo, alla sua fede nell'eterna ricompensa, e domandiamole ardore, coraggio, costanza e forza di compiere sacrifici nel bene.

PENSIERO DEL CARDINALE CAPECELATRO. - La dignità della Madre di Dio ha una certa infinità; la vita di lei dal momento in cui riabbracciò Gesù
~
Risorto, si consuma di grado in grado in due amori nobilissimi, che prendono entrambi la forma di maternità e ne hanno le perfezioni, le dolcezze e gli slanci. Ella da quel momento arde sempre più focosamente dal desiderio di congiungersi al Figliuolo ed ai figliuoli glorificati, ed in questo desiderio come fiamma viva si consuma lentamente sino al giorno della sua glorificazione.

Esempio: S. PIO V

Nacque in Bosco, umile paese del Piemonte presso Alessandria, il 7 gennaio 1504 dalla famiglia Ghisleri, nobile ed antica, ma allora decaduta a causa delle lotte civili del secolo XVI.
I parenti erano poveri, perciò il bambino non trovò presso il focolare domestico le comodità dell'agiatezza, ma vi trovò cure affettuose, buoni esempi e sana educazione alla virtù, specialmente all'amore verso la Vergine SS. Ben presto sentì il desiderio di consacrarsi al Signore, ma la povertà non gli permise di entrare in alcun Seminario, né Chiostro. Gli venne in aiuto Maria SS. che teneramente amava.
S'incontrò un giorno con alcuni Domenicani i quali accortisi dell'ingegno sveglio e precoce, della pietà e candore d'animo, gli promisero di accettarlo nel loro Ordine. Michele, lieto che gli venisse aperta la via vagheggiata, corse a casa ed ottenne il permesso di entrare nel convento dei Domenicani di Voghera. Progredì rapidamente nella pietà e nello studio ed indossò ben presto l'abito domenicano.
Ordinato Sacerdote si dedicò con tutte le energie all'educazione dei giovani religiosi, infondendo sempre nei loro cuori un tenero amore verso la Regina del cielo e della terra. Diffusasi la fama della sua santità venne creato inquisitore della fede a Como per la Lombardia: ufficio che disimpegnò con somma prudenza ed abilità. Nel 1556 fu eletto al vescovado di Nepi e Sutri e poco dopo veniva elevato alla porpora cardinalizia.
Alla morte di Pio IV il Sacro Collegio unito in Quirinale lo elesse Sommo Pontefice. Pio V fu veramente grande, stimato da tutti, anche dagli eretici per la cui conversione lavorò indefessamente fino alla morte. Ma ciò che immortalò il nome di questo glorioso Papa fu la celebre vittoria riportata dai cristiani sui Turchi a Lepanto; vittoria che Pio V ottenne per la sconfinata
~
confidenza in Maria SS. Morì a 68 anni nel bel mese dedicato alla Vergine SS. ripieno di meriti avendo conservato immacolata la stola battesimale.

POESIA: PREGA PER ME

Salve, o di Cristo Madre Divina,
Del ciel, del mondo Madre e Regina
Fervente e pura dall'alba a sera
Una preghiera - sollevo a Te!...
Deh! Tu l'esaudì, Vergine pia:
Salve o Maria, - prega per me!

A Te, Concetta senza peccato,
A Te, cui Madre Cristo ha chiamato,
A Te mi volgo nel mio dolore,
In tutte l'ore - ricorro a Te...
Accogli, o Madre, la prece mia,
Salve o Maria, - prega per me!

Tu sei la speme dell'infelice
Dell'orfanella Tu genitrice:
il mendicante senza ricetto
il pane, il tetto, - ritrova in te!
A me puranco ti volgi o pia:
Salve, o Maria, - prega per me!

Tu che di Dio stai presso al trono
Da Lui mi impetra pace e perdono
De' miei peccati sento il rimorso;
Pietà soccorso - chieggo da Te.
I miei peccati, deh, Tu li oblia:
Salve, o Maria, - prega per me!

E quando sciolta l'umana salma,
A Te bramosa volerà l'alma,
Delle sue colpe tu la disciogli,
E la raccogli - vicino a Te...
Questa al mio core prece t'invia:
Salve, o Maria, - prega per me!

A. F.

~