Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII.
LO SPOSALIZIO

Era volontà di Dio che la SS.ma Vergine, raggiunto il quindicesimo anno di età, si unisse in matrimonio al casto Giuseppe. E questo per molte ragioni. S. Tommaso ne suggerisce tre: Conveniva che Cristo nascesse da una Vergine maritata, prima per se stesso, poi per la madre, infine per noi. Per se stesso, e cioè: per non essere respinto; perché la genealogia fosse stabilita secondo il nome dello Sposo; perché appena nato avesse un protettore ed un nutrizio. Per la Madre: perché nessuno sospettasse della sua innocenza; perché non venisse punita dalla legge diventando madre fuori del legittimo matrimonio, e perché avesse in S. Giuseppe un testimonio irrefutabile del mistero della verginale purità. Per noi: per insegnare alle vergini quante precauzioni debbano prendere per conservare intatto il tesoro della buona reputazione; per svergognare anticipatamente, con l'esempio, la bestemmia degli eretici che avrebbero un giorno combattuto la verginità e il matrimonio; infine perché il matrimonio di Maria fosse il tipo ed il simbolo della S. Chiesa che è Vergine, Sposa e Madre.
Ecco perché Iddio nei suoi disegni provvidenziali
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volle che la SS.ma Vergine andasse sposa a S. Giuseppe.
Tre punti si presentano alla nostra considerazione:
1) Iddio provvede e veglia sulle anime che operano per amor suo.
2) Iddio unì la più santa delle creature col più santo degli uomini.
3) Modo misterioso con cui si compì questo matrimonio.

I. IDDIO PROVVEDE E VEGLIA SULLE ANIME CHE OPERANO PER AMOR SUO. - Maria si era totalmente consacrata a Dio e intendeva servire a lui solo rimanendo vergine. Ma il Signore l'aveva scelta, appunto perché vergine, ad essere la Madre del Figlio suo, e dispose che andasse sposa a Giuseppe. E Maria obbedì. Secondo l'opinione generale, Maria sposò verso i 15 anni.
Presso gli ebrei il matrimonio constava di due parti: gli sponsali colla registrazione dei nomi nei libri pubblici, e la partenza della sposa dal suo domicilio per passare all'abitazione dello sposo. Negli sponsali si stabilivano i patti e le condizioni del matrimonio: lo sposo prometteva di onorare la sposa, di provvederle il necessario per la vita e specialmente la fedeltà coniugale. Trascorso il tempo d'aspettazione si veniva allo sposalizio, al quale, per legge, erano invitati tutti i congiunti per rendere più splendida la solennità religiosa e domestica. Non si sa quanto tempo sia passato tra gli sponsali di Maria ed il suo ingresso a Nazaret nella casa di Giuseppe. Certo fu breve, se il Damasceno scrisse: «Maria, raggiunta l'età in cui non poteva più dimorare nel Tempio, venne dai Sacerdoti consegnata sposa a Giuseppe». Ma
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chi era Giuseppe? La S. Scrittura fa di lui il più bell'elogio dicendolo «uomo giusto», espressione che ha il valore del più sublime panegirico. Giuseppe, come attesta la genealogia che abbiamo in S. Matteo ed in S. Luca, era discendente della famiglia di David. Ai suoi tempi però, la famiglia davidica non sedeva più sul trono del popolo di Dio essendone venuto meno il potere fin dall'epoca dei Maccabei. Di costumi intemerati e irreprensibile, Giuseppe ebbe una gioventù esemplarissima. Per questo fu eletto da Dio a vero sposo della sua Madre. A quale età Giuseppe si unì in matrimonio con Maria? Non si sa con certezza: era però superiore in età alla sua Sposa. L'arte cristiana suole raffigurare S. Giuseppe in età più che virile, per rispetto a Maria Vergine e per indicare il dominio che egli aveva sulla concupiscenza.
Quali promesse ed impegni si scambiarono fra di loro i due sposi? Risponde S. Agostino: «Nell'unione di Maria con Giuseppe c'è il contratto della mutua donazione. E' qui appunto nella donazione scambievole, che bisogna ammirare il trionfo della purità, associato alla verità di questo matrimonio. Poiché Maria appartiene veramente a Giuseppe, e Giuseppe a Maria, come è vero che tra essi esiste un vero matrimonio, in forza del quale uno si dà all'altro. Ma in qual modo si danno mutuamente? Essi si danno reciprocamente la loro verginità, e su di questa verginità si cedono un mutuo diritto. Quale diritto? Di conservarsela l'un l'altro. Maria ha diritto di custodire la verginità di Giuseppe, e Giuseppe ha diritto di custodire la verginità di Maria. Né l'una, né l'altro ne possono disporre, e tutta la fedeltà di questo matrimonio consiste nel custodire la verginità.
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Ecco la promessa che li associa, ecco il patto che li lega. Sono due verginità che si uniscono, per conservarsi l'un l'altra eternamente, mediante una casta corrispondenza di desideri pudici, e ci rammentano due astri che non entrano in congiunzione se non perché intrecciano la loro luce. Tale è il vincolo di questo matrimonio».
Fidiamoci di Dio! Maria benché legata da un voto così in antitesi col matrimonio, accettò il matrimonio con Giuseppe, perché si affidò sempre alla Provvidenza Divina e si lasciò guidare ciecamente da lei in ogni cosa. Facciamo il nostro dovere con semplicità, con retta intenzione ed abbandoniamoci fidenti in Dio.

II. IDDIO UNÌ DUE ANIME SANTISSIME PERCHÈ SI AIUTASSERO SCAMBIEVOLMENTE. - Dal tempio di Gerusalemme Maria passò a Nazaret col santo suo Sposo. La casa fortunata di Giuseppe, accogliendo Maria, accolse il sole che tutta la illuminò. Più d'ogni altro se ne avvide Giuseppe nel contemplare quella meravigliosa creatura, più perfetta degli Angeli, che gli aveva trasformata la modesta casetta nel più delizioso asilo di pace, di affetto, di ordine, di grazia.
Bella, soavemente bella era Maria, assorta nella preghiera; bella vivacemente bella nelle cure domestiche; bella, quando, nell'angolo più raccolto e sereno della casa, preparava e cuciva tutto ciò, che il suo cuore voleva per il piccolo Gesù, suo Dio, che l'avrebbe chiamata «Mamma!».
Il Signore unisce le anime che vuol santificare. Nell'unione di Maria con Giuseppe non vi è nulla di terreno, ma tutto ebbe un'impronta celeste.
Le loro vite si erano fuse per poter così con raddoppiato slancio, elevarsi a Dio!
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Giuseppe era il custode scelto da Dio per proteggere il pudore della Madre sua, e questa colla sua presenza, col suo tratto, col suo fascino, accendeva maggiormente nel suo Sposo l'amore per la castità. Guardiamo Maria e Giuseppe e modelliamo la nostra vita sul loro esempio.

III. MODO MISTERIOSO CON CUI SI COMPI' QUESTO MATRIMONIO. - Narra il Vangelo che Maria SS.ma fu incinta per opera dello Spirito Santo prima ancora di convivere con S. Giuseppe. Questi, essendo uomo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla occultamente (Matt. I, I9).
Queste brevi parole ci rivelano il profondo turbamento di Giuseppe e l'interna sua lotta. Da una parte conosceva le eminenti virtù di Maria e l'angelica sua purezza, ma dall'altra essendo ormai compiuto l'anno del fidanzamento e maturo il tempo di procedere alle nozze solenni, introducendo in casa la Sposa, sentiva di non poterlo fare perché la legge glielo vietava. Maria era Vergine, vergine purissima, e Giuseppe lo sapeva meglio di ogni altro. L'ombra di un sospetto sarebbe stata ai suoi occhi una bestemmia. Eppure Maria essendo vergine era pure Madre. Come comportarsi tra quella persuasione della innocenza di Maria e la legge che, vietandogli di celebrare le nozze, l'avrebbe esposta all'infamia? Non potendo più sopportare questo timore, pensò seriamente a separarsi da Maria, e cercò davanti a Dio come eseguire il suo progetto: «Non potendo parlare agli uomini, scrive San Pier Crisologo, confidò tutto a Dio nella preghiera». E per separarsi dalla santa sua Sposa, senza tirare su di lei indegni sospetti, risolse di dimetterla occultamente in modo che nessuno se ne accorgesse. E' facile immaginare
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lo stato d'animo di Maria in quei giorni. Ma la sua umiltà le impediva di svelare il suo grande mistero e l'altissima dignità cui Dio l'aveva innalzata. Era certa che Iddio avrebbe provveduto a Lei ed a Giuseppe, alla tranquillità di entrambi. E non si ingannò.
Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere teco Maria, la tua consorte, perché ciò che è nato in Lei è dallo Spirito Santo. Partorirà un figlio cui porrai nome Gesù, perché Egli libererà il popolo suo dai peccati». (Matt. I, 20-2I).
La luce era fatta, le nubi erano scomparse. S. Giuseppe pure era stato messo a parte dei misteri dell'Incarnazione e innanzi alla sua mente grandeggiò ancor più la santità di Maria.
Scosso dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'Angelo del Signore e prese Maria in sua consorte.

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Impariamo a confidare in Dio e a ricorrere a Lui in tutte le difficoltà: Clama ad me et exaudiam te: «Ricorri a me ed io ti esaudirò» (Gerem. XXXIII, 3).

PENSIERO DI S. AGOSTINO. - Mettete senza timore ogni fiducia in Dio, e abbandonatevi nelle sue braccia, perché egli non cesserà di innalzarvi a Lui e non permetterà che vi accada cosa se non utile, anche a vostra insaputa.

ESEMPIO: S. ROBERTO BELLARMINO

Nacque a Montepulciano il 4 ottobre 1548 da famiglia appartenente alla piccola nobiltà, piuttosto scarsa di beni materiali, ma ricca di fede e di memorie cristiane. La santa sua madre, donna
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Cinzia Cervini, degna sorella di Papa Marcello II, seppe istillare nel cuore della numerosa figliolanza, sentimenti di pietà profonda, accoppiati ad una tenerissima divozione a Maria.
Fra tutti spiccava il terzogenito, Roberto. D'indole schiettissima non disse mai una bugia per quanto leggera: vivace ed esuberante fin da bambino, preludeva alle grandi cose cui Dio lo chiamava. Amava la pietà, il candore, l'innocenza dell'anima, tutelando insieme queste virtù con una grande divozione alla B. Vergine della quale presto imparò l'Ufficio. E Maria, che non si lascia mai vincere in generosità, guidò questo caro figlio dapprima per le vie del secolo, conservandolo esente da ogni male, quindi, dopo averlo sottratto dal mondo, per le mistiche vie della religione, conducendolo alle più alte vette della santità. Comprese fin dai primi anni qual dono prezioso fosse il conservare il candore dell'anima; per questo con tutto lo slancio giovanile ne fece solenne voto alla Regina dei Vergini. Cresceva buono, ubbidiente e pio, tanto che le mamme lo additavano come modello ai loro figli e li spingevano ad imitarlo e seguirlo.
Un giorno trovandosi in Chiesa dopo aver pregato fervorosamente all'altare della SS. Vergine, interrogò la mamma che l'accompagnava additandole certi quadri: «Mamma, chi sono quei lassù?» «Sono Dottori della Chiesa» rispose. «E quell'altro vestito di rosso?» «E' un Cardinale» «Ebbene, proseguì il piccolo tutto giulivo, un giorno sarò anch'io Cardinale, sarò anch'io Dottore». La SS. Vergine che aveva pregato poco prima con tanto fervore, si era certamente compiaciuta di fargli vedere quello che sarebbe diventato un giorno.
Sentì presto la voce di Maria che lo invitava ad abbandonare il mondo e a consacrarsi al servizio di Dio. Propose di corrispondere generosamente. Per ottenere questo dovette sostenere molte lotte da parte del padre, ma con l'aiuto di Maria riuscì vincitore.
Entrato in religione trasse a sé gli sguardi di tutti per il vasto ingegno e per le rare virtù, tanto che venne laureato in Filosofia a soli 21 anni. Seguì poi i corsi teologici a Padova dal 1567 al 1569 ed a Lovanio, dove nel 1570 venne ordinato Sacerdote e dove si diede subito all'insegnamento teologico ed alla predicazione.
Richiamato a Roma come controversista della riforma protestante mise a servizio della Chiesa e del Vicario di Cristo, la sua portentosa sapienza riuscendo a porre riparo allo spaventoso suo dilagare. Ebbe incarichi importantissimi come quello di direttore del Collegio Romano e Provinciale di Napoli. Clemente VIII in ricompensa di tanto bene che aveva fatto alla Chiesa, alle anime ed al Papato, lo elesse Cardinale. Scrisse in difesa dell'Immacolata Concezione di Maria ed Ella in premio si degnò
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manifestargli che era prossimo il giorno della sua morte. Era ormai maturo per il cielo.
Il 17 settembre 1621 col nome di Gesù e di Maria sulle labbra spirò l'anima nelle mani della Vergine che in quel momento era discesa dal cielo come si poté arguire dalla faccia sorridente e raggiante del moribondo.

POESIA: A MARIA

Vergine Santa, Immacolata, degna,
Amor del vero Amore,
Che partoristi il Re ché nel Ciel regge,
Creando il Creatore;
Vergine rilucente,
Per Te sola si sente
Quanto bene è nel mondo:
Tu sei degli affannati buon conforto,
E del nostro navil se' vento e porto.
O di schietta umiltà ferma colonna,
Di carità coperta,
Accetta di pietà, gentil Madonna
Per cui la strada aperta
Insino al ciel si vede.
Soccorri i poverelli,
Che son fra lupi agnelli;
E divorar ci crede,
L'inquieto nemico, che ci svia
Se Tu non ci soccorri, Alma Maria.

ANGELO POLIZIANO.

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