Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XII.
LA PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO

Erano trascorsi otto giorni dalla nascita di Gesù, e Maria, osservatrice diligentissima della legge, presentò il divin Neonato alla cerimonia della Circoncisione. Per essa il bambino veniva ufficialmente ascritto al giudaismo ed era dichiarato figlio legittimo di Abramo, al quale Dio aveva detto: «Tu e i tuoi discendenti osserverete la mia alleanza ed il segno di quest'alleanza sarà la Circoncisione: Et tu ergo custodies pactum meum: Circumcidetur ex vobis omne masculinum» (Gen. XVII, 9-I0).
Per imitare Abramo che circoncise il proprio figlio, spesso il padre del bambino compiva personalmente in famiglia la cerimonia recitando una benedizione stabilita. Tutta la famiglia ed i vicini assistevano e davano il benvenuto a «Colui che entrava nell'alleanza». Per la circoncisione Gesù si obbligava ad obbedire al Padre suo Celeste e poteva esclamare assai meglio di Davide: «Non hai voluto sacrificio né oblazione, ma mi hai aperte le orecchie. Tu non cerchi olocausto o vittima del peccato». Allora ho detto: «Ecco io vengo» (Salmo XXXIX, 8).
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Gesù non era soggetto a tale legge, ma volle sottomettervisi, affinché tutti sapessero quanto era grande il rispetto dovuto alle leggi dei maggiori. Fu allora che gli venne imposto il nome di Gesù, come era stato detto dall'Angelo prima ancora che fosse concepito nel seno materno.
Ma un'altra legge voleva osservare Maria, benché non vi fosse tenuta per la sua condizione, unica al mondo, di Vergine-Madre. Secondo la legge di Mosé ogni donna che aveva dato alla luce un figlio, dopo quaranta giorni doveva recarsi al Tempio per la purificazione e se questo figlio era il primogenito doveva venir consacrato al Signore: Mulier, si suscepto semine peperit masculum, immunda erit... Omne sanctum non tanget, nec ingredietur in Sanctuarium... Cumque expleti fuerint dies purificationis suae, pro filio, sive pro filia, deferet agnum anniculum in holocaustum..., et sic mundabitur (Lev. XII, 2-4; 6-7).
La legge, tuttavia, specificava che per i poveri bastava l'offerta di due tortorelle o di due colombine. Trascorsi quaranta giorni, Maria si presentò quindi al Tempio per la duplice cerimonia della purificazione e della presentazione. Quale esempio di umiltà! Portando un po' ciascuno il Dio Bambino, Maria e Giuseppe giunsero a Gerusalemme. Il S. Vangelo ce lo narra esplicitamente: «E quando furono compiti i giorni della purificazione di lei, secondo la legge di Mosé, lo portarono a Gerusalemme, per presentarlo al Signore; secondo quello che sta scritto nella legge del Signore: Ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore; e per far l'offerta, prescritta dalla legge del Signore, d'un paio di tortore o di due piccole colombe» (Luc. II, 22-24).
E la Vergine Madre compie serena l'offerta del
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Figlio delle sue compiacenze al Padre, unendosi a lui nell'obbedienza fino alla morte.
Intanto un santo vegliardo di nome Simeone, persona giusta e pia, aspettava la consolazione d'Israele. Lo Spirito Santo era in lui e gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore. Guidato dallo Spirito, si recò al Tempio: quivi Maria, cedendo ai desideri di lui, gli pose il Divin Pargoletto tra le braccia. Simeone lo prese, lo contemplò con ardente amore e, pieno di commosso entusiasmo, esclamò: «Or lascia, o Signore, che il tuo servo, secondo la tua parola, se ne vada in pace; perché gli occhi miei hanno mirato il tuo Salvatore, da te preparato nel cospetto di tutti i popoli, luce di rivelazione alle Genti e gloria d'Israele tuo popolo» (Luc. II, 29-32).
Maria e Giuseppe furono presi da ammirazione: Simeone dunque conosceva il segreto messianico! Ma ad un tratto, il Santo vecchio interrompe le sue benedizioni, si fa scuro in volto e volge la sua parola alla giovane madre che si intenerisce: «Ecco, egli è posto a rovina e a risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a te una spada trapasserà l'anima, affinché restino svelati i pensieri di molti cuori» (Luc. II, 34-35). Quale impressione avranno prodotto queste parole nell'anima di Maria! Al suo sguardo materno si sarà di certo presentata una visione di persecuzioni, di calunnie, di ansie, d'agonia, morte! A questa scena partecipò anche la profetessa Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, molto avanzata negli anni, che attendeva al culto del Tempio servendo Dio con preghiere e digiuni. Illuminata dall'alto fece eco anch'essa al cantico di Simeone glorificando Dio e parlando di
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Gesù a «quanti aspettavano la redenzione d'Israele» (Luc. II, 38).

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Riflettiamo come Gesù e Maria stavano in relazione tra loro e vediamo quali sono le relazioni che devono sussistere tra i fedeli ed i Sacerdoti. Maria è la Madre del grande, unico Sacerdote; gli altri hanno una partecipazione del sacerdozio di Gesù. Il Sacerdote dice nella Messa: «Hoc est corpus meum: questo è il mio Corpo». Appunto perché in lui parla Gesù. Quali furono dunque le relazioni tra Maria e Gesù Sacerdote? Ella lo formò, lo nutri, lo educò, l'offrì a Dio e assistette al suo sacrificio sul Calvario. E non solo per Gesù Maria ebbe le cure più delicate, ma anche per tutti gli Apostoli e Discepoli.
Impariamo dalla nostra Celeste Maestra a venerare e rispettare il Sacerdozio. Dice S. Francesco d'Assisi: «Io onorerò sempre il Sacerdote che mi dà il Corpo e il Sangue di Gesù e mi comunica la parola di Dio». Onorando il Sacerdote si onora Gesù, di cui egli è ministro: «Sic nos existimet homo ut ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei». «Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me». (I Cor. IV, I).
Il Sacerdote è un altro Gesù: «alter Christus»: si abbia quindi di lui un concetto soprannaturale. S. Teresa asseriva che avrebbe baciato volentieri la terra ove passava il Sacerdote; S. Francesco di Sales assistendo un giorno all'Ordinazione Sacerdotale di un Diacono, vide che il suo Angelo Custode mentre prima stava alla destra, dopo l'Ordinazione, era passato alla sinistra, quasi per rispetto al suo carattere sacerdotale; e S. Agostino per dimostrare che il Sacerdote è veramente
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«alter Christus» dice: «E' Pietro che battezza? E' Gesù che battezza. E' Giuda che battezza? E' Gesù che battezza».

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Abbiamo sempre grande stima dei Sacerdoti, ascoltiamone volentieri la parola e preghiamo per essi. Preghiamo anche per le vocazioni Sacerdotali ed aiutiamole per quanto ci è possibile.

PENSIERO DI S. GREGORIO. - Custodite nella vostra mente la parola di Dio che ricevete dalla bocca del predicatore: perché la parola di Dio è l'alimento dell'anima.

ESEMPIO: S. BONAVENTURA

Fin dai più teneri anni sentì l'istinto della divozione a Maria, divozione che andò sempre crescendo. Fisso lo sguardo a questa stella divina si lasciava guidare da lei in ogni cosa: se Maria gli era propizia si teneva sicuro di far buona riuscita.
Eletto Generale dell'Ordine Francescano lo pose sotto la speciale protezione di Maria e nei Capitoli di Pisa e di Assisi ne propagò assai la divozione tra i religiosi.
Compose lo Specchio ed il Salterio della B. Vergine con tanta unzione di pietà e tenerezza di espressioni amorose, che mai figlio poté usare per sua madre. La prefazione dello Specchio della Beata Vergine Maria è un gioiello di pietà; in esso vi è tutta l'anima del santo che giustamente è annoverato fra i più devoti di Maria SS.ma. A lode di Maria commentò la Salve Regina, e compose un inno di lodi, di azioni di grazie, e di preghiere sulla falsa riga del Te Deum.
Gregorio X ammirato delle sue virtù lo creò Cardinale nel giugno del 1273 nominandolo Vescovo d'Albano. Partecipò al Concilio di Lione per espresso desiderio del Pontefice lavorando specialmente per ottenere l'unione dei Greci con Roma.
Otto giorni dopo Bonaventura rendeva la sua anima a Dio.
Canonizzato nel 1482, venne proclamato Dottore da Sisto V nel 1587.
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POESIA: SIMEONE A MARIA VERGINE

«Io nol vedrò, poi che il cangiato aspetto,
E la vita che sento venir meno,
Mi diparte tal dolce aër sereno
Né mi riserba al sanguinoso obbietto;
Ma tu, Donna il vedrai questo Diletto
Figlio, che stringi vezzeggiando al seno:
D'onte, di strazi, d'amarezza pieno,

Spietamente lacerato il petto.
Che fia allor, che fia, quando tal frutto,
Corrai dall'albor sospirata? Oh! quanto
Si prepara per te dolore e lutto!»
Così largo versando amaro pianto;
Il buon vecchio dicea: con ciglio asciutto,
Maria si stava ad ascoltarlo intanto.

Quirico Rossi

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