Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIX.
MARIA E LA RISURREZIONE DI GESU'

Dopo il sanguinoso dramma della croce, nel quale il cuore di Maria era rimasto lacerato dai più crudeli tormenti, ella si ritirò e si raccolse nell'attesa della gloriosa risurrezione del Figlio. E mentre il piccolo gruppo di amici rimasti fedeli a Gesù si sentiva stordito davanti alla tremenda catastrofe e dubitava della promessa fatta loro dal Maestro che sarebbe risorto, Maria conservò tutta la calma di spirito, perché sicura del trionfo predetto.
Tutti coloro che si avvicinavano a Lei, si sentivano sostenuti nella speranza, rinvigoriti nella fede. Le pie donne, probabilmente, avranno avvicinato Maria più che gli Apostoli in quei giorni. Tra esse ci sarà stato un completo scambio di sentimenti più intimi; Maria avrà certamente ispirato loro una maggior saldezza nell'attaccamento al Maestro.
Il Vangelo, parlando delle apparizioni di Gesù risorto, ricorda, in primo luogo, quella avuta da Maria Maddalena. Ma la pietà cristiana scorge una lacuna in questa narrazione evangelica. E' sentimento comune nel popolo cristiano, che l'onore e la consolazione della prima apparizione di Gesù,
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ritornato alla vita novella, sia stato concesso a Maria. Ella fu la prima a vedere la gloria del Salvatore, come la prima a partecipare dei suoi dolori.
L'amore che Gesù portava alla madre e soprattutto il contegno tenuto con lei dall'alto della croce, ci convincono fortemente che Egli, liberandosi dall'ignominia del sepolcro e risorgendo a novella vita gloriosa, sia prima che ad ogni altro comparso a Maria.
Mirabili sono a questo riguardo alcune espressioni del Card. Capecelatro: «Quando Gesù fu risorto, Maria colse per la prima il beneficio del gran mistero, riabbracciò per la prima il Divin Figlio e godé per prima della nuova e celeste giovinezza, onde rifioriva quel corpo ch'Ella, beatissima tra le donne, gli aveva dato. Vide e sentì glorificato il suo corpo, nel corpo glorioso del santissimo Figliolo, baciò le piaghe che dovevano essere l'allegrezza del cielo, si beò con esuberante letizia di quel Paradiso che era per lei Gesù trionfante del peccato e della morte ed unificatore del genere umano in Dio. Gesù per dovere di Figlio, per gratitudine e amore, venne a riempire di sé glorificato la Madre sua. Costei riverentemente adorando ed abbracciando il Figlio, fece di quella vista giocondissima la sua delizia, e riverberandola nel cuore si infiammò di un amore nuovo e potentissimo. Da quel momento cominciò per Maria, già più santa degli Angeli, una vita nuova di perfezione, che da lei rifluì nella Chiesa bambina e poppante. Chi la volesse pienamente descrivere, dovrebbe avere la mente ed il cuore di Maria, ed anzi ella stessa nol potrebbe appieno, perché la parola umana non sarebbe mai capace di esprimere ciò che tanto trascende ogni cosa umana.
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«La dignità della Madre di Dio ha una certa infinità e la vita di Lei, dal momento che riabbracciò Gesù risorto, si consuma di grado in grado in due amori nobilissimi, che prendono entrambi la forza di maternità e ne hanno le perfezioni, la dolcezza e gli slanci. Ella da quel momento arde sempre più focosamente dal desiderio di congiungersi al Figliuolo, ed ai figliuoli glorificati, ed in questo desiderio come fiamma viva si consuma lentamente sino al giorno della sua glorificazione». (Dalla Vita di Gesù, pag. 746).
Perché dunque gli Evangelisti tacciono un fatto così importante? Forse perché Maria, sempre schiva delle comparse, sempre fedele al suo programma di grande umiltà e di profondo nascondimento, conservò sepolto nel suo cuore anche questo favore, per farne un nuovo oggetto delle sue silenziose meditazioni.
E' da ritenersi inoltre che Gesù, durante i 40 giorni che trascorse sulla terra dopo la risurrezione, si sia intrattenuto più volte con la Madre e che Ella sia stata presente alla commovente scena della sua ascensione al Cielo.
E' certo, perché attestato dagli Atti degli Apostoli, che Maria fu presente nel Cenacolo alla discesa dello Spirito Santo, nel giorno della Pentecoste. Vi stavano radunati da 10 giorni circa 120 persone e S. Luca nota espressamente che tra esse vi era Maria: «Allora tornarono a Gerusalemme dal Monte chiamato dell'Oliveto, che è vicino a Gerusalemme, quanto il cammino di un sabato (un Km.). E giunti che furono, salirono al Cenacolo. E vi stavano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone Zelote, e Giuda di Giacomo» (Atti I, 12-13).
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Quella era dunque un'adunanza di preghiera, un santo ritiro, nel quale Maria, senza dubbio, sorpassò tutti nel fervore dell'orazione e nella profondità del raccoglimento. E quando lo Spirito Santo discese, infuse in Lei una grazia tanto superiore a quella degli altri, quanto più eccellenti erano le sue disposizioni.

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Che cosa impareremo?
Maria fu la prima a partecipare della gloria di Gesù, perché era stata la più unita a Lui nel dolore.
E' sempre vera l'espressione di S. Paolo: «Si compatimur ut et conglorificemur. - Se parteciperemo alla passione di Gesù, parteciperemo anche alla sua gloria» (Rom. VIII, 17).
Se sappiamo soffrire con Gesù, come soffrì Maria, avremo parte come Lei, alla gloria eterna.

PENSIERO DI S. CIPRIANO. - E che cosa mai può arricchirci più di merito in questa vita e di gloria nell'altra, che il soffrir con pazienza le pene?

ESEMPIO: LEONE XIII

Quest'augusto Pontefice nacque a Carpineto da famiglia insigne per nobiltà e per fede ed ebbe nel battesimo il nome di Gioacchino.
I suoi genitori conservavano costanti la pia usanza della recita del S. Rosario: fu questa preghiera che ispirò a Gioacchino un tenero amore verso la Regina del cielo e lo premunì contro le tentazioni e le seduzioni dell'adolescenza, ispirandogli la Vergine la Vocazione allo Stato Ecclesiastico.
Fu affidato ai Padri Gesuiti dai quali apprese un tenero amore verso l'angelico S. Luigi e verso la SS. Vergine che è la sola generatrice di Santi. Alla pietà ardente accoppiava uno studio molto assiduo tanto che all'età di soli 22 anni conseguì all'accademia
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dei Nobili Ecclesiastici la laurea in Sacra Teologia e poco dopo in Diritto Canonico.
Consacrato Sacerdote, desiderava ardentemente portarsi missionario fra gli infedeli, Iddio però che lo voleva suo Vicario in terra l'avviò per le vie dell'alta Gerarchia Ecclesiastica. Fu Delegato Apostolico a Benevento, a Perugia; Nunzio nel Belgio e in fine regnante Gregorio XVI preconizzato Arcivescovo di Perugia. Intanto la morte rapiva al popolo cristiano il S. Padre Pio IX. Radunatosi il Conclave tutti si volsero sul Card. Pecci il quale veniva eletto alla più alta dignità che esista sulla terra. Leone XIII apparve come novella aurora nelle tenebre che avvolgendo il suo secolo e se diffuse tanta luce nell'universo per il suo grande ingegno e per l'operosità indefessa, non si può negare che tutto in lui fosse frutto di quella divozione e di quell'amore che fin dalla culla nutriva verso la SS. Vergine. Scrisse 11 Encicliche sul Rosario; s'adoprò per diffonderne la divozione e l'arricchì d'indulgenze e favori. E Maria benedisse il suo figlio devoto con grazie singolarissime coronate tutte da una santa morte.

POESIA: ALLA VERGINE

Mentr'io m'ergo a seguir con pura fede
l'orme del mio Signor, che a sé m'invita;
Tu pia Madre di Lui porgimi aita,
e rinfranca al cammin l'infermo piede.

Fa' che sia la mia voce, allor che chiede
grazia al tuo Figlio, per tua bocca udita:
che preghiera mortal, vie più gradita
per Te sen passa ad implorar mercede.

Per Te discese in terra il Re del cielo
nostre macchie a lavar col proprio sangue:
e per Te dritto è ben ch'altri a lui saglia.

Speri certa salute alma, che langue,
sotto il favor del tuo pietoso zelo:
ch'altro merto non è, che in Dio più vaglia.

CELIO MAGNO.

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