Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PARTE I
MARIA PRIMA DELLA SUA NASCITA

I
MARIA PREANNUNCIATA

I. COME MARIA VISSE NELLA MENTE DI DIO DA TUTTA L'ETERNITA'. - «Ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis antequam terra fieret: dall'eternità io sono stata scelta e consacrata, prima che la terra fosse» (Prov. VIII, 23).
Allorché il Signore stabilì la creazione del mondo, intese creare una scala di esseri di varia gradazione. Essa era formata da creature inanimate e da creature animate; queste comprendevano l'ordine delle piante, degli animali e dell'uomo. Sopra di esse dovevano stare gli Angeli, creature superiori all'uomo perché interamente spirituali.
Ma la creatura più bella uscita dalle mani dell'Altissimo, Colei che raduna in sé tutte le meraviglie dell'ordine naturale e soprannaturale, è Maria. Ella è il capolavoro di Dio.
Il Figliuolo, la Sapienza increata, pensò a Lei da tutta l'eternità e si preparò, nel cuore di Lei, un degno Tabernacolo, la Pisside preziosa in cui avrebbe dimorato.
Lo Spirito Santo, che doveva unirsi a Maria come a sua celeste Sposa, fare di Lei un prodigio di santità e comunicare alla Vergine SS. le grazie più eccelse la volle così ricca da superare in santità, fin dalla sua Concezione, tutti insieme gli
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Angeli e i Santi: «Fundamenta ejus in montibus Sanctis: diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Jacob. Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei: Le fondamenta di Lei sono sopra i monti santi: il Signore ama le porte di Sion più che tutti i tabernacoli di Giacobbe. Grandi cose sono state dette di te, o città di Dio» (Salmo LXXXVI, 1-3).
Udiamo quanto dicono i Proverbi: «Il Signore mi ebbe con sé nel principio delle sue opere prima che creasse cosa alcuna. Dall'eternità io ebbi principio, prima che fosse fatta la terra. Non c'erano ancora gli abissi, ed io era già concepita: non scaturivano ancora le sorgenti delle acque: non posavano ancora i monti sulla gravitante loro mole: prima delle colline io era partorita. Egli non aveva ancora fatta la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando Egli dava ordine ai cieli io era presente: quando con certa legge, chiudeva gli abissi nei loro confini, quand'Egli lassù stabiliva l'aere, e sospendeva la sorgente delle acque; quando i suoi confini fissava al mare, dava legge alle acque perché non oltrepassassero i loro limiti: quando egli gettava i fondamenti della terra, con Lui, io ero e disponevo tutte le cose, ed era ogni dì mio diletto lo scherzare innanzi a Lui continuamente, lo scherzare nell'universo: e mia delizia lo stare coi figli degli uomini» (Prov. VIII, 22-35).
Maria visse perciò nel seno della SS. Trinità quando Essa designava il mondo per il Figlio: «ab initio et ante saecula creata sum et usque ad futurum saeculum non desinam et in habitatione sancta coram ipso ministravi. Et sic in Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Jerusalem potestas mea. Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei hereditas illius,
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et in plenitudine sanctorum detentio mea. - Da principio e prima dei secoli io fui creata, e per tutto il futuro secolo, io sarò sempre, e nel tabernacolo santo io esercitai il mio ministero innanzi a Lui. Così ferma stanza io ebbi in Sionne, ed anche la Santa Città fu il luogo del mio riposo, ed in Gerusalemme fu la mia reggia. E gettai le mie radici in un glorioso popolo e nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, e la mia abitazione fu nella piena adunanza dei santi» (Eccli. XXIV, 14-16).

II. IL PENSIERO ETERNO DI DIO NELLA SCRITTURA SACRA. - La prima profezia è fatta da Dio stesso: «Porrò inimicizia fra te e la Donna, fra la stirpe tua e la stirpe di Lei; essa ti schiaccerà il capo e tu insidierai al suo calcagno» (Gen. III, 15).
Isaia (VII, 14) dice: «Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuele».
Maria è la verga di Jesse: Et egredietur Virga de radice Jesse, et flos de radice ejus ascendet: Un germoglio spunterà dalla radice di Jesse, un fiore verrà su da questa radice (Isaia XI, 1).
La verga di Jesse fiorì: la Vergine partorì l'Uomo-Dio, ed il Signore restituì la pace riconciliando la terra ed il cielo.
Quasi cedrus exaltata sum in Libano, et quasi cypressus in monte Sion. Quasi palma exaltata sum in Cades, et quasi plantatio rosae in Jericho: quasi oliva speciosa in campis et quasi platanus exaltata sum juxta aquam in plateis. Sicut cinnamomum, et balsamum aromatizans odorem dedi: quasi myrra electa dedi suavitatem odoris.
Mi alzai qual cedro sul Libano, e qual cipresso sul monte Sion Stesi i miei rami come una palma
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di Cades, e come una pianta di rose in Gerico. M'innalzai come un bell'ulivo nei campi, e come platano nelle piazze presso delle acque. Sparsi odore come il cinnamomo e il balsamo aromatico; spirai odore come di mirra eletta (Eccli. XXIV, I7-20).
Ego quasi vitis fructificavi suavitatem odoris; et flores mei fructus honoris et honestatis. Ego Mater pulchrae dilectionis, et timoris, et agnitionis, et sanctae spei. In me gratia omnis viae et veritatis: in me omnis spes vitae et virtutis: Io come la vite gettai fiori di profumo soave, e i miei fiori sono frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore e della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia (per conoscere) la via della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù
(Eccli. XXIV, 23-25).
En dilectus meus loquitur mihi: Surge, propera, anima mea, columba mea, formosa mea, et veni. Jam enim hiems transiit, imber abiit, et recessit. Flores apparuerunt in terra nostra, tempus putationis advenit: vox turturis audita est in terra nostra: Ecco che il mio diletto mi parla: sorgi, affrettati, o mia Diletta, Colomba mia, Bella mia e vieni. Già l'inverno è passato, è cessata la pioggia e se ne è andata. I fiori apparvero sulla nostra terra, il tempo del potare è venuto: la voce della tortorella si udì nella nostra campagna (Cant. II, 10-12).

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Dio contempla Maria che forma le sue delizie da tutta l'eternità: imitiamo dunque «sicut filii carissimi» il nostro Divin Padre, e se Egli si compiace tanto di Maria, noi pure impariamo ed amiamo contemplare le sue grandezze.
Solo guardando Maria fuggono le tentazioni, si illumina la mente, si colmano le passioni; con l'aiuto
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di Maria si trionfa di ogni concupiscenza perché a Lei nulla resiste. Ecco perché S. Bernardo, il mellifluo Dottore della Vergine, scrive: «Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensate a Maria, invocate Maria; non cessi mai di essere su le vostre labbra, non si parta mai dal vostro cuore: Non recedat ab ore, non recedat a corde»
Maria ascolta sempre le suppliche di coloro che ne implorano il patrocinio.
Tutti i profeti hanno desiderato Maria; desideriamola e preghiamola anche noi. Chi trova Maria, trova Dio, trova la vita eterna. Maria è l'albero della vita per coloro che si stringono a Lei: felice chi vi si tiene abbracciato. «Beatus homo qui audit me, et qui vigilat ad fores meas quotidie, et observat ad postes ostii mei! Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino» (Prov. VIII, 34-35).
Chiedere grazie. «Tutte le volte che sospiro e respiro, io aspiro a voi, o Gesù e Maria», diceva un Santo: «Quoties suspiro et respiro, ad te aspiro, Jesu, Maria». Chi cerca Maria e l'invoca, la trova ben presto e attinge in abbondanza da Lei, come da un mare, ogni sorta di aiuti e di beni. Ricorriamo dunque fiduciosi in ogni necessità a questa Madre di misericordia e saremo sempre da Lei esauditi.

PENSIERO DI S. BERNARDO. - L'Immacolata non è un pensiero nuovo né accidentale del Signore: essa è eletta sino dall'Eternità, sin dall'origine l'Altissimo l'ha veduta e se l'è preparata per sé solo; essa è stata prefigurata dai Patriarchi, annunziata dai Profeti.
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ESEMPIO: S. ALFONSO DE' LIGUORI

E' con S. Bernardo e S. Bonaventura, il Dottore di Maria, il cantore delle sue divine glorie e l'apostolo fervente di una divozione tenera e fiduciosa verso di lei.
Egli nacque da nobili e pii genitori presso Napoli il 27 settembre 1696. Pochi giorni dopo veniva rigenerato alle acque della grazia nella Chiesa di Maria SS.ma delle Vergini e veniva posto sotto la sua speciale protezione.
Come S. Agostino ebbe la singolarissima grazia di essere educato da una madre santa, la quale col latte, gli istillò una tenerissima pietà ed un grande amore verso Maria SS.ma. La pregava ogni giorno con vivissimo trasporto; la chiamava sua Madre, sua Protettrice, sua Speranza. E questo leggiadrissimo fiore del giardino di Maria SS.ma non tardò a mostrare i suoi frutti. Crebbe negli anni e nella santità, e benché in mezzo ai più gravi pericoli serbò intatta la stola battesimale.
Stimandosi indegno dell'alta dignità di Sacerdote, abbracciò la carriera giudiziaria e divenne in breve uno dei più chiari avvocati del Foro Napoletano. Ma non era questa la sua vocazione. Maria lo voleva Sacerdote, Apostolo.
Compromessa una causa per incolpevole inavvertenza, si commosse e pianse tanto che decise di abbandonare il foro.
Udita la voce del Signore che lo chiamava alla sua sequela, pronto come S. Paolo disse: Domine, quid vis me facere? Signore che cosa vuoi che io faccia?
Superò gli ostacoli che gli muovevano i suoi e si dedicò con grande amore agli studi sacri. In preparazione al sacerdozio propose di digiunare ogni sabato ad onore di Maria SS.ma, e Maria lo formò sacerdote ed apostolo perfetto.
La sua vita sacerdotale fu quella del vero apostolo, del sincero amante di Gesù e di Maria; la predica prediletta colla quale operava le conversioni più strepitose era quella della Madonna. Un giorno, mentre predicava la novena dell'Assunta sulla costa di Amalfi disse: «Ecco io voglio pregare Maria SS.ma per voi tutti, ma anche voi cercate in questo momento grazie per me».
Aveva il fuoco in queste parole: divenne raggiante: si levò in alto sul pulpito verso il quadro della Vergine e dal quadro una colonna di luce lo involse.
Fu Vescovo a S. Agata dei Goti ed il bene che operò fu immenso. Scrisse in questo tempo parecchie delle sue opere che salgono a ben 120. Esse sono pervase del più sublime sentimento mariano. Nelle «Glorie di Maria» raccolse e trasfuse la più consolante dottrina dei Padri e dei Dottori sulle grandezze, sulla bontà
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e sulla protezione di Maria; nel «Gran mezzo della preghiera» inculcò l'efficacia del patrocinio di Maria SS.ma.
Negli ultimi anni di sua vita chiese ed ottenne la grazia di lasciare la Cura Episcopale per potersi ritirare a vita privata nel suo Monastero.
Morì il 31 Luglio 1787, al suono dell'Angelus assistito dalla Vergine benedetta che portò l'anima sua all'eterna gloria.

POESIA

O di figlio maggior gran Madre, e Sposa,
Vergine Madre, e del tuo Parto figlia,
a cui non fu, ne fia mai simil cosa;

Vergine bella, in cui fissò le ciglia
l'eterno Amor, per far di sé un esempio
che più d'ogni altro il suo fattor somiglia.

Dolce vivo di Dio sagrato tempio,
unico scampo delle afflitte genti,
vita dell'alme, e della morte scempio:

Tu innammorar co' bei pensieri ardenti
sola potesti e coi begli occhi il cielo
con quei begli occhi più del sol lucenti.

Non saettavan col raggiante telo
ancor la notte i giorni, e non ancora
facean le notti al morto giorno velo,
né dell'aurato suo balcon l'aurora
vergini rai piovea, né alate piante
avea quel, che i suoi figli e sé divora,

né circonfuso in tante parti, e tante
era il grand'aere, che la terra abbraccia,
né movea l'oceano il piè spumante;
né degli abissi sull'oscura faccia,
alzato ancor l'alto Motore avea
le creatrici onnipotenti braccia,
e vivo già nella superna idea,
era il tuo esempio, e già faceanti bella

rai di quell'Amor, che amando crea.

VINCENZO DA FILICAIA.

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