Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII
LE BEATITUDINI

Leone XIII nel 1897 scrisse prima un'Enciclica1, e poi successivamente, nel 1901 fece un atto parimenti solenne per invitare il mondo alla devozione allo Spirito Santo. Gli era stato suggerito da un'anima eletta2 che aveva avuto una speciale intuizione. In generale il mondo non si lascia vincere dallo Spirito Santo, le anime non curano la grazia dello Spirito Santo e lo Spirito Santo resta come un ospite che bussa alla porta la quale resta però chiusa.
Lo Spirito Santo comunica i frutti della redenzione, cosicché l'anima viene sempre più elevata e viene sempre più santificata. L'attività esteriore è buona quando proviene da un'anima santa, da un'anima che ama davvero il Signore. La fonte è l'unione intima con Dio. Gesù disse: «Quando io sarò salito al Padre vi manderò lo Spirito Santo»3… «È necessario che io vada, perché altrimenti non verrà a voi lo Spirito Santo»4. Quindi noi preghiamo Gesù: Mandaci lo Spirito Santo che ci comunichi la vera santità.
Stasera fermiamoci sopra le Beatitudini che sono anche frutti dello Spirito Santo, ma frutti più eccellenti e più soavi: questa fiducia di raggiungere il cielo dà una certa beatitudine. Che cosa sono le Beatitudini? Sono i più alti doni dello Spirito Santo. Sono registrate nel Vangelo e fate bene a cantarle qualche volta.
«Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli»5. Questa beatitudine sconvolge tutti i pensieri umani. Fino allora si era sempre sentito dire: Beati i ricchi! E Gesù dice: Beati i poveri. Questo mondo conquista e merita il paradiso? Quanto più uno ama la povertà, tanto più è ricco. Ricchezze
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del cielo: possedere Iddio, l'eterno e sommo bene! Con la povertà S. Francesco entrò ricco nel paradiso6. Ricchezze eterne! che nessuna ruggine distrugge e nessun ladro ruba7. Ricchezze eterne, perché i meriti rimangono e sono di chi se li fa, come anche il male è di chi se lo fa. Beata la povertà, la vera povertà che consiste nel cuore distaccato, nel non amministrare, nel tener da conto, nel cercare i beni da mettere a servizio di Dio e per compiere le opere di Dio. Gesù richiede la povertà da quelli che vogliono seguirlo nella via della perfezione. S. Francesco d'Assisi non accettava nessuno nel suo convento, se prima non rinunziava a tutto. E anche per S. Chiara8 trovò lui il modo di sistemarla conformemente alla povertà. Allora ricordiamo che bisogna entrare a Betlemme9, entrare nella grotta dove è entrato Gesù. Gesù ha cercato tutto ciò che c'era di più povero, morì sulla croce e dopo morto il sepolcro gli fu imprestato. Non ebbe neppure una pietra [su cui posare il capo], ma tutto in uso.
«Beati i miti perché possederanno la terra»10. Che cosa s'intende? Si capisce accostandosi a Gesù: «Imparate da me che sono mansueto e umile di cuore»11. Nella crocifissione Gesù scusava i crocifissori: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che si fanno»12. I miti possiedono la terra del loro cuore, dominano il cuore, non si lasciano trascinare dall'ira, dalla curiosità, ecc. Chi non sa rispondere con dolcezza a una parola amara, non è mite. Chi è mansueto si guadagna l'affezione, si guadagna le anime. S. Francesco di Sales13 diceva: Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto. Essere mansueti, non di quella mansuetudine che è in differenza, ma di quella mansuetudine che aveva Gesù, il
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quale sapeva sopportare per guadagnare gli uomini e portarli a Dio.
«Beati quelli che piangono perché saranno consolati»14. La Maddalena fu consolata: «Le sono perdonati molti peccati perché ha molto amato»15. O sì, colui che piange i mali, i peccati, e fa penitenza per i peccatori guadagnerà le anime. In cielo si vedranno i frutti di quelle lacrime.
«Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»16. Questa beatitudine significa che chi ha volontà ferma di farsi santo, si farà. Si consiglierà, si confesserà bene, si sforzerà nei momenti difficili, pregherà restando fermo nei suoi propositi. Quando si vuole la santità, si raggiunge, purché sia volontà vera. Avanti dunque, sperate!
«Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia»17. Chi prega per le anime del purgatorio, sarà liberato presto dal purgatorio. Chi veste l'ignudo, dà da mangiare all'affamato troverà misericordia. Se vogliamo trovar misericordia presso Iddio usiamola con gli uomini. Fate misericordia, amate e troverete la misericordia di Gesù: «Perdonate e vi sarà perdonato»18. Voler bene, consolare chi soffre, istruire e portare il Vangelo, [procurare] il bene agli altri. E tutto ricadrà sulla testa degli altri e sulla tua: capirai le cose spirituali, avrai il perdono di tutto e morirai con una grande fiducia di evitare il purgatorio.
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio»19. Bisogna aver l'anima pura: se uno ha gli occhi pieni di sabbia non ci vede bene. Se abbiamo il peccato sull'anima, non capiamo le cose divine, diversamente si vedono l'apostolato e le cose spirituali bene. Purificare l'anima dai pensieri, la bocca dalle parole, la vita dalle opere non buone.
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«Beati i pacifici perché saranno chiamati figli di Dio»20. [Essere] persone che dove vanno portano e mettono la pace. Basta anche una persona che non sia apportatrice di pace per sconvolgere tutto e tutte. Gesù è annunziato dai profeti come Re pacifico, apportatore di pace. Per conservare la pace si richiede molto spirito di sacrificio: sorridere quando si avrebbe tutt'altra voglia, dire parole di pace anche quando si è agitati.
«Beati coloro che sono perseguitati perché di essi è il regno dei cieli»21. Vi sono di quelli che sono perseguitati, che non sono compresi, che ricevono dei torti, ebbene pensiamo che comunque sia, si possono guadagnare meriti e meriti, anche in quei casi. Non scoraggiarci, ma andare avanti, vi possono essere periodi un po' misteriosi nella vita! Anche fra i santi vi può essere incomprensione qualche volta, e Iddio questo lo permette per aumentare i meriti, ad esempio S. Giuseppe che voleva rimandare la Madonna. La terra non è il paradiso, in paradiso ci comprenderemo tutti. E una cammina per una strada e vorrebbe che tutti filassero per quella stessa strada: pazienza! Gesù, venuto per redimere il mondo, si fermò trent'anni a fare il falegname, sembrava preoccupato di finir bene quegli aratri e quei mobili. Verrebbe da domandarsi: Ma perché non esce? Gesù edificava il mondo con i suoi santissimi esempi. Di parole non è necessario dirne tante, ma sono necessarie le opere: questa è la via che devono tenere le anime.
Qualche volta recitare le Beatitudini penetrandone il senso. Lo Spirito Santo vi dia la grazia di praticarle e avrete una caparra dell'eterna felicità.
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1 Cf Leone XIII, Epistola enciclica Divinum illud munus sullo Spirito Santo, 9 maggio 1897, Leonis XIII P.M. Acta, XVII, pp. 125-148.

2 B. Elena Guerra (1835-1914), nata a Lucca, fondatrice delle Oblate dello Spirito Santo o Suore di S. Zita.

3 Cf Gv 15, 26.

4 Cf Gv 16, 7.

5 Cf Mt 5, 3.

6 Cf Antifona al Benedetto nelle Lodi della festa di S. Francesco d'Assisi.

7 Cf Mt 6, 19.

8 Chiara d'Assisi (1193-1253), seguì Francesco e diede inizio al secondo Ordine Francescano detto delle Clarisse, per le quali scrisse la Regola. Visse poveramente nel convento di S. Damiano.

9 “Bisogna cominciare da Betlemme, cioè dalla grotta”, racchiude un insegnamento ben noto di Don Alberione.

10 Cf Mt 5, 5.

11 Cf Mt 11, 29.

12 Cf Lc 23, 34.

13 Originale: Saverio. L'autore di questo detto non è S. Francesco Saverio, ma S. Francesco di Sales. Il testo preciso è: “Chi non sa che si prendono più mosche con un'oncia di miele che con cento barili d'aceto?”. Citato in Diario spirituale, Edizioni Paoline, Bari 1951, p. 121.

14 Cf Mt 5, 4.

15 Cf Lc 7, 47.

16 Cf Mt 5, 6.

17 Cf Mt 5, 7.

18 Cf Lc 6, 37.

19 Cf Mt 5, 8.

20 Cf Mt 5, 9.

21 Cf Mt 5, 10.