Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. SANTITÀ E APOSTOLATO PAOLINO *

[I. Far rendere la vita al massimo]

Fare il ritiro mensile significa: 1) riflettere ed esaminarsi sul come si è passato il mese che termina; 2) pensare al modo con cui si vuol trascorrere il mese che si sta per cominciare; 3) pregare perché il Signore ci dia la grazia di mettere in praticai propositi e per ottenere una buona morte. È utilissimo recitare la preghiera per ottenere una buona morte, pubblicata nell'ultima edizione del libretto delle preghiere, un po' modificata e resa più adatta allo scopo1.
Ora una breve considerazione.
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La nostra vita può essere lunga o breve: non lo sappiamo. Può darsi che il Signore voglia concederci molti anni, come può darsi che voglia concedercene pochi. In ordine all'eternità non conta affatto il vivere a lungo o brevemente, quello che conta è impiegare bene il tempo e tutto il tempo che il Signore vuol concederci. Vi sono dei santi, grandi santi, morti giovanissimi. Non hanno lavorato molti anni, non hanno compiuto materialmente molte opere, ma hanno compiuto bene il poco; hanno saputo spendere tutto il tempo solo per il Signore e per la propria e altrui santificazione, intensamente. S. Gabriele dell'Addolorata, S. Gemma Galgani, S. Teresina, morti giovanissimi, hanno saputo santificarsi e hanno ottenuto dal Signore la grazia di continuare in cielo le opere che non hanno potuto materialmente compiere su questa terra. Da questa considerazione ricaviamo: far rendere gli anni di vita e il tempo che il Signore ci dà, farli rendere al massimo. Una suora, una postulante, la si giudica dai frutti: «Ex fructibus eorum cognoscetis eos»2, dal lavoro che fa: lavoro spirituale, lavoro di apostolato, lavoro intellettuale, economico, organizzativo, [ossia] non dalle chiacchiere, ma dai fatti. Quando la vita si fa rendere al massimo per l'eternità ci si fa santi, non importa che gli anni siano pochi o molti. Ricordiamo la parabola della semente3. Una parte cadde sulla strada, un'altra sul terreno ghiaioso, una terza sulle spine: di queste tre parti nessuna diede frutto. I missionari vanno e lavorano e predicano e gettano la semente, ma non sempre questa dà frutto. Chi semina però ha il merito ugualmente. Come chi fa l'elemosina, avrà sempre il merito anche se colui che riceve l'elemosina la spende per ubriacarsi. Non scoraggiatevi mai. Vi è del seme che viene
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gettato e che spesso non dà frutto. Qui, in Messico, voi avete stabilito un centro in cui preparate e da cui spargete il seme in questa grande terra di Messico. Ho visto che avete già compiuto molto lavoro in poco tempo4. E ho visto pure che una buona parte del seme è caduta bene, su terreno ben concimato, innaffiato, preparato. È il seme caduto nei vostri cuori ben preparati dalla grazia di Dio. Ricordiamoci però che vi è il terreno buono e vi è pure il terreno ottimo. Il seme caduto in buon terreno può rendere il trenta per uno, il sessanta per uno, il cento per uno5. Due persone possono morire alla stessa età e presentarsi al tribunale di Dio: una carica di meriti e di opere buone, e una carica di peccati. Ognuna se ne va all'eternità portando il fardello delle proprie opere, buone o cattive. E ciò che di bene non si è compiuto, neppure Iddio può fare in modo che sia compiuto. Sforzarsi a produrre il massimo, ossia il cento per uno.
Per produrre il cento per uno, ci vuole il terreno ottimo, ossia:

1) Fare tutto nell'obbedienza. Quello che si fa nell'obbedienza, ha merito dinanzi a Dio. Facendo l'obbedienza, noi ascoltiamo Dio, compiamo la sua volontà, e Dio giustamente premia le opere fatte nella sua volontà. Se invece facciamo quello che vogliamo noi, Dio non può pagarci, come il padrone non paga il servo che non vuole fare ciò che lui gli comanda. Ognuna sappia e pensi che il far bene il proprio ufficio, l'osservanza delle Costituzioni, il mettere in pratica i piccoli avvisi quotidiani, è obbedienza. Anche i propositi farli nell'obbedienza esponendoli al confessore qualche volta: negli Esercizi, nei ritiri o quando se ne ha bisogno.
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2) Essere sempre in grazia di Dio. Chi ha la grazia di Dio, sta unito a lui e produce frutti di vita eterna. Il ramo staccato dalla pianta non può fruttificare perché non ha l'alimento della pianta; così non può fruttificare chi non è unito a Dio. Il merito è soprannaturale e suppone l'unione [con Dio], ossia la grazia. Stare attenti a non perdere mai la grazia di Dio imbrattando l'anima di peccato. Le opere fatte col peccato mortale sull'anima, anche se sono buone, non guadagnano merito. Confessarsi bene per riacquistare e aumentare la grazia. Vigilare per non commettere mai venialità deliberate che illanguidiscono la grazia e ci fanno perdere molti meriti; sforzarci invece per aumentare in noi la grazia e l'unione con Dio.

3) Retta intenzione. Fare le cose per il Signore, solo per lui, secondo le intenzioni di Gesù che si immola sugli altari, per il paradiso, per prepararsi bene alla Comunione. Ripetere spesso:
Vi offro in unione del Cuore immacolato di Maria tutte le mie azioni, preghiere e patimenti di questo giorno con le intenzioni per le quali voi continuamente vi immolate sugli altari...6.

4) Fare le cose bene. Ogni azione compierla con diligenza, qualunque essa sia: chi scopa, scopi bene; chi studia, impari bene la lezione; compiere bene qualunque lavoro di apostolato, la vita comune, ecc. Imparare ad essere garbate con tutti, gentili, non di quella gentilezza mondana, artificiosa, bensì di quella gentilezza fatta di semplicità. Essere caritatevoli, educate, rispettose; stimarsi e amarsi vicendevolmente e usarsi quelle piccole attenzioni come farebbe la Madonna se fosse al nostro posto. Far bene anche quelle cose che crediamo piccole e che invece sono grandi davanti a Dio.
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Se volete rendere il cento per uno è necessario mettere tutte e quattro queste condizioni. Mirare al massimo per la gloria di Dio e per il bene dell'anima nostra e delle anime che vengono affidate alle nostre cure. Sempre l'occhio al Tabernacolo, al cielo, al paradiso, all'eternità; sempre guardare Maria, sempre mirare a Gesù, sempre imitare il nostro padre S. Paolo. E dopo questo esilio arriveremo alla patria; dopo la fatica verrà il premio eterno.

II. [La nuova casa: santuario e centro di apostolato]

La vostra bandiera quest'anno, il vostro programma su cui dovete concentrare tutte le energie, deve essere la costruzione della vostra casa7. Sembrerebbe cosa strana e non conveniente parlare di costruzione di casa in un ritiro, perché parlare di costruzione di casa ci fa subito pensare a qualcosa di materiale, a preoccupazioni economiche, ecc., ma non è così. Pensando alla costruzione della vostra casa, bisogna anzitutto entrare bene nello spirito paolino. Noi costruiamo una casa che deve essere come la casa di Dio: «domus Dei», non solo perché tutte le case religiose sono case di Dio, ma anche per i fini speciali che ha la nostra Congregazione. La vostra casa sarà il posto dove voi non solo andrete a riposarvi, dove vi nutrirete, dove vi riparerete dalle intemperie, la vostra casa deve essere, ed è un santuario e il luogo di apostolato.

1. Deve essere un santuario, perché il centro è il Tabernacolo dove abita Gesù, e accanto al Tabernacolo vi
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è Maria, la Madre di Gesù, e il vostro padre S. Paolo con la spada pronta a difendervi e a scacciare qualunque diavolo si presenti. La vostra casa deve essere innanzitutto una casa in cui voi attenderete alla santificazione, il luogo in cui vi sarà una santa gara nel bene, nell'amor di Dio, il luogo dove abiterete allo stesso modo con cui Gesù, Maria e Giuseppe hanno abitato la casetta di Nazaret, come Gesù abitava a Cafarnao durante gli anni del suo apostolato. È il posto dove si praticheranno le virtù e i voti di povertà, castità e obbedienza, dove si vivrà bene la vita comune, angelica, il luogo che dovrete riempire di lodi sacre, di santa letizia, di preghiera, il luogo dove ascolterete la santa Messa, dove farete delle belle Visite a Gesù eucaristico, dove farete le vostre confessioni. È il posto in cui chiuderete gli occhi, la vita, dove l'anima si incontrerà con Gesù per ricevere il premio, la corona eterna. È la casa che continuerete a venire a visitare dopo la vostra morte. È il luogo dove accoglierete le vocazioni, dove Gesù coltiverà i suoi fiori più belli, dove le aspiranti, le postulanti e le novizie verranno preparate per il Signore, per la professione religiosa temporanea e perpetua affinché vivano una vita superiore a quella dei semplici cristiani.

2. La vostra casa deve essere, in secondo luogo, la casa in cui eserciterete l'apostolato, un centro da cui devono partire tanti raggi che raggiungano tutti gli stati, i paesi, le anime del Messico, dove fioriranno i gigli di purezza, le rose di carità, le viole dell'umiltà. Non una casa mondana dove si cercano solamente le comodità, ma una casa religiosa e di apostolato paolino. Pensare a organizzare bene la redazione, il macchinario, la parte tecnica, la propaganda. La redazione poi, suppone gli studi, e perciò
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curare bene gli studi. Per il macchinario: procurare macchine sempre più perfette, celeri, facili da maneggiare e pratiche per le aspiranti che entrano e che sono completamente nuove per questo lavoro. [Essere] intelligenti nella scelta del macchinario, sapienti nella scelta dei libri da stampare in modo da non riempire i magazzini. Organizzare bene la propaganda a domicilio e da casa, prepararsi ad aprire buone librerie, e aver di mira anche il cinema. La casa che state per costruire deve essere come la Casa Madre per il Messico: voi avete per questo delle grazie speciali, dovete diventare talmente buone da poter formare tutte le altre sul vostro stampo. Se la forma che mettete nella macchina da stampa è piena di errori, se è impaginata male, senza gusto artistico, naturalmente il foglio che si stamperà sarà pieno di errori e stampato senza alcun gusto artistico come era la forma. Se voi sarete delle forme senza errori, ossia senza difetti, se sarete ben marginate, ossia ben unite alla Maestra e tra di voi, se andrete a gara nell'aiutarvi, nello stimarvi vicendevolmente, nell'usarvi carità, nella pazienza, nello zelo, le altre case del Messico si stamperanno su di voi e verranno stampate bene: piene di amore alla Congregazione e alle anime, attaccate all'Istituto, piene di fervore. Questa vostra casa del Messico ora ha queste grazie speciali: essere voi la forma delle anime che vi verranno affidate. E perciò si richiede:
a) recitare bene il terzo mistero gaudioso domandando a S. Giuseppe, alla Madonna e a Gesù Bambino di far trovare anche a noi un nido.
b) Mettere insieme e concatenare tutte le forze: non ci siano sbandamenti, dispareri. Ora il luogo dove dovete costruire la casa è già stato designato: andate avanti
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tramandare, oggi, non domani, con fede! L'obbedienza ha in sé la grazia; attenzione a non allontanarvi dall'obbedienza, perché quando si comincia a sbandare da essa si fatica poi solo a riparare senza progredire. I nostri passi siano per portare una maggior santità e un maggior progresso nell'apostolato. Quando si è dato il via, bisogna fare senza spaventarsi degli inconvenienti che possono sorgere e delle difficoltà che certamente non mancheranno.
c) Cura della povertà. Attente a non sprecare. Diligenza nella amministrazione retta, intelligente, operosa. Ognuna metta l'impegno ad avere una giusta e ragionevole cura della salute e a dirigere tutte le forze alla formazione della casa. Senza scoraggiamenti anche quando si presenteranno gli ostacoli e le fatiche, perché il lavoro non sarà facile. Non si arriva alla felicità se non attraverso le tribolazioni e i patimenti.
d) Promessa di santificare la casa. Non basta costruirla, ma bisogna poi santificarla: e questo è compito molto più difficile. Conservare i muri belli, puliti, attente a non macchiarli mai con il peccato. Cercare invece di adornarli in modo che Gesù, la Madonna santissima e S. Paolo ci stiano bene e si trovino bene coi loro figli e ci preparino un bel posto nel paradiso, nella casa dell'eternità.

III. [Pratiche fondamentali della pietà paolina]

Questa mattina nella nostra meditazione chiediamo tre grazie: 1) Far bene l'esame di coscienza. 2) Far bene la meditazione. 3) Far bene la Visita al santissimo Sacramento.

1. È necessario far bene l'esame di coscienza. Esso è come l'orologio dell'anima. Con l'esame di coscienza
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possiamo controllare a che punto si trova l'anima nostra nel cammino spirituale: Sono andata avanti o indietro? Sono più buona o più cattiva? Se vediamo di aver fatto bene: Deo gratias! Se invece abbiamo fatto qualche cosa che non è piaciuta al Signore, allora ne domandiamo perdono con tutto il cuore. L'esame di coscienza non è solo una ricerca dei difetti, ma è anche, e specialmente, uno sguardo a tutto lo stato dell'anima: Quali sono le mie inclinazioni? Quali pensieri dominano la mia mente? Che cosa amo io particolarmente? Come compio i miei doveri di religiosa? E poi si conchiude: Se qualche bene ho compiuto, accettatelo, e perdonatemi il male commesso. L'esame di coscienza è il fondamento per un'anima che progredisce. Chi non fa l'esame di coscienza è come un individuo che cammina nelle tenebre e commette molti sbagli. Chi fa l'esame di coscienza cammina alla luce, sa e vede quello che deve evitare e conosce bene la strada che deve percorrere e i mezzi che deve prendere. L'esame di coscienza è necessario a tutti e tutti lo devono fare ogni giorno. Guardatevi dallo scoraggiamento spirituale. La tristezza e la malinconia sono sempre cattive consigliere. Se si incontrano tante difficoltà bisogna pensare che vi è il Signore il quale, avendoci chiamati alla vita religiosa, ci darà pure tutte le grazie che per essa ci occorrono. Ripetere spesso lungo il giorno la bella preghiera: «Deus, in adiutorium meum intende; Domine, ad adiuvandum me festina»8. Da parte nostra mettiamo all'opera tutte le forze che abbiamo e poi chiediamo aiuto a Dio. Il più brutto diavolo dell'inferno è quello dello scoraggiamento: stare molto attente a non ascoltarne i pessimi consigli.

2. La meditazione. La fate sempre? La fate bene? La meditazione ci illumina la mente sulla verità che vogliamo
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considerare. Ci fa riflettere su noi stessi e ci porta a fare l'esame di coscienza se le nostre opere sono conformi agli insegnamenti che dalla verità abbiamo ricavato. Alla fine si conclude col pregare perché il Signore ci dia grazia di mantenere i propositi fatti. Così al mattino, oltre a nutrire bene la nostra volontà nella santa Messa, oltre a nutrire bene il nostro cuore con la santa Comunione, nutriamo anche bene la nostra mente con una bella meditazione. In questo modo si comincia veramente bene la nostra giornata.

3. La Visita al santissimo Sacramento e a Maria santissima. A Nazaret vi era una casetta piccola e povera. Con la Visita al santissimo Sacramento voi vi figurate di avvicinarvi alla casetta, a fianco di essa trovate un piccolo spazio come una specie di portico e ivi vedete S. Giuseppe che lavora. Gli passate vicino, lo salutate cordialmente e vi fate introdurre nella casetta ove troverete Gesù e la sua Mamma santissima. Nella Visita voi entrate in comunicazione diretta con Gesù e con Maria. La Visita non è solo una lettura spirituale, non è solo la recita di un rosario o di qualunque altra preghiera, la Visita è un colloquio amoroso con Dio, è un esporre le nostre difficoltà, i nostri difetti, le nostre necessità, fare i propositi, invocare la benedizione di Gesù e di Maria sulla giornata o su qualche bisogno particolare. È un mettere la nostra anima davanti a lui, aprire tutto il nostro interno, confidargli tutte le nostre pene e desideri, mostrargli le nostre piaghe perché ce le risani, esporgli i bisogni di tutta l'umanità e di tutte le anime. Confidare a Gesù tutto, anche quelle cose che non diremmo mai a nessuno. Chi fa bene la Visita, più facilmente fa bene tutte le altre cose e ogni giorno aumenterà in grazia e farà molto progresso.
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* Ritiro mensile, tenuto dal Primo Maestro a Mexico (Messico), dal 7 al 13aprile 1952 durante la sua visita alla comunità. Consta di tre prediche. È stato stampato in Esercizi e meditazioni del Primo Maestro e conferenze della Prima Maestra, o. c., pp. 260-269. Il Fondatore, partito da Roma con Maestra Tecla il 21 marzo, giunse in Messico, come si ricava dal passaporto, il 4 aprile 1952. Queste meditazioni sono raccolte nel volume stampato in USA perché M. Paola Cordero, superiora delle FSP - USA, che accompagnò don Alberione e M. Tecla in Messico, Cile e Brasile, conservò l'insegnamento rivolto dai Fondatori a tutte le sorelle delle Americhe.

1 Cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, o. c., pp. 74-76. L'edizione del 1996 di Le preghiere della Famiglia Paolina, riporta la preghiera Per la buona morte a pp. 156-157.

2 Cf Mt 7, 20: «Dai loro frutti li potrete riconoscere».

3 Cf Mt 13, 3.

4 Era il 26 maggio 1948 quando le prime quattro Figlie di San Paolo arrivarono a Mexico (cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o. c., p. 267).

5 Cf Mt 13, 23.

6 Cuore divino di Gesù, preghiera che gli iscritti all'Associazione dell'Apostolato della Preghiera si impegnano a recitare ogni giorno (cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 17).

7 Già il 29 giugno 1953, vi fu l'erezione canonica della casa del noviziato. Solo il 12 dicembre 1959 si inizieranno i lavori per la nuova casa centrale che sarà inaugurata il 31 marzo 1963 (cf 50 anni a servizio della Chiesa con i mezzi della comunicazione sociale, Edizioni Paoline, Roma 1964, p. 353).

8 Cf Sal 70, 2: «Vieni a salvarmi, o Dio; vieni presto, Signore, in mio aiuto».