Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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35. ANNIVERSARIO DELLA CASA *

Si compiono quest'oggi diciannove anni dal giorno in cui per grazia di Dio si apriva questa Casa. Ed entriamo quest'oggi nel ventesimo anno il quale merita di essere ricordato per tre fini: primo di ringraziamento al Signore, secondo di rinfervoramento nello spirito, e terzo per ottenere la grazia dello stabilirsi della vita religiosa serena ed abituale. Stasera noi rivolgiamo il nostro pensiero riconoscente ed umile a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo Apostolo.
L'anno 1914 era un anno assai triste! Era incominciata la guerra, e quale guerra! Nessuna guerra, che ci ricordi la storia, può paragonarsi alla guerra europea per il numero delle vittime e per le conseguenze che ne derivarono. In quel giorno, 20 agosto, sul [suo] letto di dolore, vittima davanti a Dio per gli uomini, spirava il grande, il santo Pontefice Pio X. In quel giorno noi ricordavamo S. Bernardo, maestro di vita attiva, e come attiva! Maestro di vita contemplativa, e di quale contemplazione! Maestro di vita mista1, cioè di quelle anime che all'azione vogliono unire, in santa armonia, la contemplazione.
Riconoscenza [quindi] a Gesù Maestro che abita nel santo Tabernacolo: egli fu per noi la vera Via, Verità e Vita. Fu la Verità, perché ci ha illuminati, ci ha guidati e specialmente ha formato la parte intellettuale e ci ha condotti fino a questo punto: incominciano ora ad uscire di preferenza, se non possiamo ancora dire unicamente, le opere scritte precisamente dai Figli di S. Paolo. Egli è la Verità. Egli fu per noi la Via, perché noi non abbiamo
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cercato altro che lui e di camminare sulle sue orme. Il Signore è testimonio che non abbiamo cercato comodità, né gloria umana, né danaro. Qualche volta avvengono delle miserie e delle debolezze, perché l'uomo che cammina è sempre uomo anche quando non vuole sentire la voce della natura inferma, ma questo non fa che aumentare il merito con il sacrificio della rinuncia. Gesù Cristo è la nostra Via. Egli fu ancora la nostra Vita. Egli costantemente, tutte le mattine, sugli altari si offrì vittima di soddisfazione, di grazie e di propiziazione per i nostri peccati.
Ora è ben giusto che noi mettiamo altrettanto di fiducia quanta ne abbiamo avuta per il passato, e sarebbe ancor poco in realtà; bisogna che ne abbiamo ancora di più.
Gesù illumini la nostra mente, perché noi abbiamo bisogno tanto di luce, abbiamo bisogno ancor tanto di migliorare e di imparare, anche per la scienza comune, quella che si intende quando si parla di scienza. Ma poi assai più per la scienza spirituale, e poi ancora per la scienza di apostolato, [perché] l'apostolato della penna importa magistero, e magistero importa sapere.
Continuiamo adunque a chiedere a lui: «Maestro, insegnaci: Magister bone, doce nos»2.
E si canti: O Via, Vita, Veritas. Oret, doceat, dirigat nos.

Dopo aver detto: Deo gratias! a Gesù Maestro, diciamo: et Mariae! grazie a Maria, Regina degli Apostoli. Ella è la madre delle vocazioni. Ella in questi diciannove anni è andata chiamandole, moltiplicandole, assistendole, nutrendole, conducendole al termine fino sul campo delle fatiche e del lavoro. Benediciamo quest'oggi la bontà di questa nostra madre! Ah, quanti hanno avuto grazia per mezzo di lei di abbracciare con animo generoso, con animo forte, con costanza la vita religiosa! Dietro a questa madre sono andate tante figliuole, tanti figliuoli, attratti dal profumo delle sue virtù. Quindi: Deo gratias et Mariae! Ma abbiamo grazie da chiedere a questa madre anche per l'avvenire, molte di più, anzi. Fra le grazie noi chiediamo specialmente questa: che la santa Madonna voglia concederci, per la misericordia del suo cuore, l'intima santità; cioè tanti figliuoli, ma che amino davvero il Signore, che davvero siano santi interiormente. La
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vita esterna è facile condurla bene, voglio dire: osservare la regolarità, seguire l'orario. Questo è come la ringhiera, questo è come la corteccia che deve conservare il midollo, ma vi deve essere anche il midollo. Occorre quella delicatezza di coscienza per cui si rifugge ogni peccato anche minimo. Occorre quella fede profonda che ci fa stimare le cose soprannaturali e giudicare delle naturali in modo soprannaturale. Occorre quella speranza viva del premio che ci fa operare con coraggio costante. Occorre poi un amore di Dio, forte, intimo. Ah, ci sono delle anime che amano davvero il Signore! E queste anime non offenderebbero mai il Signore, per nessuna cosa al mondo. Queste anime, alle quali si può chiedere qualunque cosa per amor di Dio e della Madonna, le coltivi Maria! Siano tante, le formi al suo seno, sulle sue ginocchia. Discenda questa celeste giardiniera in questo piccolo orto ed ella stessa coltivi il giglio e lo ripulisca dalle erbe e lo alimenti e lo conduca fino a [mettere il] fiore, il fiore bello che si possa dare a Gesù o nella professione o nell'ordinazione sacra.
Oh, dare alla Madonna, e per lei a Gesù, quelle anime vergini; quella volontà che non cerca che Iddio, come gli angeli in cielo, così loro in terra; dare al Signore quel corpo tutto consacrato alla gloria sua! Questo lo faccia la santa Madonna. E cantiamo tutti: Magnificat anima mea Mariam3, per tutto quello che ha fatto e per tutto quello che da lei speriamo.

E diamo pure grazie al nostro padre S. Paolo, egli che si è presa la cura di intercedere per noi presso Iddio Padre, e prendere da lui le grazie e portarle a noi, e prendere da noi le nostre suppliche, le nostre lodi, le nostre adorazioni e portarle a lui. Ci conceda S. Paolo in questo ventesimo anno la grazia della regolare vita religiosa. Negli Esercizi abbiamo tutti fatto questo santo proposito: noi leggeremo, noi mediteremo, noi chiederemo la grazia della vita religiosa. Noi l'ammireremo4 nei santi che ci hanno preceduto e che nella Chiesa rappresentano la santità più distinta. Amiamo la vita religiosa come [la] vuole il Signore; la santità è davvero uno dei segni più chiari, la caratteristica della Chiesa. Perciò quest'anno, noi ci proponiamo di presentare un
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ossequio a S. Paolo5 a nome di tutta la famiglia a Roma. Ci proponiamo quest'anno, di voler praticare questa vita religiosa. Ora canteremo il Padre nostro perché S. Paolo si degni di prenderlo, si degni di recitarlo con noi e presentarlo al Padre celeste. Siamo figli di S. Paolo, il quale ci ha nutriti con amore per diciannove anni: egli ancora ci ottenga dal Padre celeste, da cui è ogni paternità in cielo e in terra, rinvigorimento della vita religiosa per l'anno ventesimo: 1933-1934.
6 la quale non è ancora del tutto finita, ma la benediciamo in questo giorno perché vogliamo conservarne un ricordo, perché vogliamo ottenere la grazia che presto possa essere ultimata. E poi le Figlie di San Paolo andranno ad assistere alla benedizione della casa al Divin Maestro che è pure in via di finimento>7.
Il Signore si degni di mandare i suoi angeli ad abitare in queste case; che questi angeli scaccino sempre i demoni, che non siano mai contaminate dal peccato, anzi risuonino questi muri continuamente delle lodi, delle preghiere, siano testimoni dei sacrifici e al giudizio universale, gridino, come dice S. Girolamo8, pubblichino le opere buone ed i meriti che hanno veduto compiersi.
[Recitiamo il] Pater noster, canto del Te Deum.
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* Predica, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 2 (22,5x34), tenuta ad [Alba] il 20.8.1933. L'originale del ciclostilato è presso l'archivio storico della Società San Paolo e ha come titolo: “XIX Anniversario della Casa”. La predica è stata stampata con il medesimo titolo in UCAS, agosto 1933, pp. 1-3, con qualche lieve variante e, verso la fine, con l'aggiunta della benedizione delle case. In UCAS l'articolo è introdotto da queste parole: “Riportiamo alla lettera la predica del Primo Maestro tenutaci a Vespro nel nostro Tempio”.

1 Vita mista è quella vita che nel linguaggio canonico del tempo, sintetizzava la vita contemplativa e attiva. L'attuale teologia della vita consacrata riferendosi soprattutto all'esempio di Gesù, evita ogni dualismo e parla di “consacrazione apostolica”.

2 Cf Lc 11,1.

3 Versione mariana del Magnificat composta da Don Alberione. Cf meditazione n. 21, nota 5.

4 Originale: ameremo.

5 In UCAS, agosto 1933, p. 3, si legge: “Un dono. In occasione del pellegrinaggio a Roma di una rappresentanza della Casa di Alba, i chierici intendono offrire a S. Paolo una penna d'oro. Con questo dono essi intendono consacrare a S. Paolo la loro penna di apostoli della stampa, onde abbia da essere come la sua: a difesa del Vangelo e alla salute delle anime”. Il messaggio fu ripetuto sul periodico ogni mese e il numero di aprile 1934, p. 11, informa che il prezioso dono fu offerto e portava la scritta:» Al glorioso Apostolo S. Paolo i chierici scrittori della Pia Società S. Paolo».

6 Si fa riferimento alla casa in piazza San Paolo, Alba, a sinistra del tempio di San Paolo.

7 A Borgo Piave, in zona S. Cassiano. Le FSP si trasferiscono in questa che sarà la loro Casa Madre a fine novembre 1933. Il periodo riportato tra parentesi < > si trova solo nello stampato in UCAS.

8 Girolamo (340-420), dalmata. Sacerdote, Padre e Dottore della Chiesa. Papa Damaso gli affidò la traduzione della Bibbia in latino (Volgata). Ritiratosi a Betlemme fondò qui una comunità religiosa monastica.