Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. PARADISO, POSSESSO DEL BENE INFINITO *

[Recitiamo] l'Atto di speranza, il Segreto di riuscita: Gesù Maestro...
Abbiamo considerato nell'ultima ora di adorazione sul paradiso, come la nostra mente potrà contemplare in Dio il sommo Bene, il sommo Vero che si manifesterà a noi. Veniamo adesso a considerare come in paradiso avremo il sommo Bene, cioè sarà pienamente soddisfatta la nostra volontà.

[1.] E prima di tutto leggiamo il tratto della sacra Scrittura. Prendiamo le ultime pagine dell'Apocalisse. Certamente non possiamo leggere tutto, leggiamo almeno qualche tratto. S. Giovanni rapito al cielo considera, descrive ciò che egli ha veduto: «Vidi un gran trono fulgido, e sopra ci sedeva uno davanti al quale fuggì la terra e il cielo, e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono. E furono aperti i libri: ed un altro libro fu aperto, quello della vita, e i morti furono giudicati secondo quel che stava scritto nei libri e secondo le loro opere. E il mare diede i suoi morti, e la morte e l'inferno diedero i loro morti, e ognuno fu giudicato secondo le sue opere. Poi l'inferno e la morte furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda. E chi non fu trovato scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.
E vidi un nuovo cielo e una nuova terra; il cielo di prima, la terra di prima sono spariti, il mare non esiste più. Ed io, Giovanni, vidi la città santa, la nuova Gerusalemme che scendeva dal cielo, dappresso a Dio, come una sposa abbigliata per il suo sposo. E udii una gran voce dal trono che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini: egli abiterà con loro; essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con essi il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non vi sarà più morte, né lutto, né
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grida, non vi sarà più dolore, perché le cose di prima sono sparite. E colui che sedeva sul trono disse: Ecco io rinnovello tutte le cose. Poi mi disse: Scrivi, perché queste parole son fedeli e veraci. Mi disse ancora: È fatto, io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e il fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita. Chi sarà vincitore possederà queste cose, ed io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliolo. Ma per i paurosi, per gli increduli, per gli esecrandi, per gli omicidi, per i fornicatori, per i venefici, per gli idolatri, per tutti i bugiardi il posto assegnato sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, cioè la seconda morte»1.
È bello, anzi bellissimo, considerare gli ultimi capitoli dell'Apocalisse dove vien descritto ciò che ci attende nella beata eternità, nella città santa di Dio: là la volontà sarà pienamente soddisfatta, là non avremo più nessuno dei mali che temiamo in questa vita. Avremo Dio e in Dio tutti i beni che possiamo desiderare sulla terra ed altri che sulla terra non sappiamo neppure scoprire. Nessun male: è gran cosa che in cielo non vi siano né lutto, né pianto, né dolori, né morte: in cielo non avremo nessuno dei mali fisici. Ah, a quanti mali andiamo soggetti [quaggiù]! Le malattie che possono colpire l'uomo sono veramente innumerevoli, tutte le parti del corpo umano sono soggette a molti mali. Lo stesso inverno, l'estate, particolarmente l'ultima malattia della morte sono mali che continuamente ci stanno davanti, dolorosamente davanti, minacciosamente davanti. E ognuno pensa specialmente al dolore della morte con un senso di raccapriccio, consolato solo dal pensiero di fare anche in questo la volontà di Dio.
I dolori interni poi sono assai di più, perché i disgusti, le pene, le ingratitudini, le tentazioni, i dubbi, i rimorsi, le agitazioni, e specialmente il timore delle anime pie di essere cadute oppure di poter cadere in peccato, chi li può descrivere?
Ah, la nostra terra è veramente una terra di esilio! E noi siamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. In paradiso non vi saranno più mali, né per il corpo, né per l'anima, neppure la preoccupazione o il timore che i beni abbiano a finire.
Togliete tutti i mali della vita, se è possibile, sarebbe un mezzo paradiso, non ancora [paradiso], ma già qualche cosa. Aggiungete
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tutti i beni che si possono desiderare: la scienza, la santità, la pace, la grazia, la sicurezza della felicità. Aggiungete il sommo Bene. E che cosa significa il sommo Bene? Significa Dio. Non siamo fatti per le ricchezze del mondo, credete voi che siano felici i ricchi che enumerano i loro biglietti da mille? Si potrebbero chiamare i tribolati o meglio coloro che tribolano se stessi. Non siamo fatti per la gloria umana, la quale è vanità, passa come il fumo ed è accompagnata da mille invidie, gelosie che poi lasciano più sconfortati di prima. Non siamo fatti per i piaceri e le soddisfazioni della carne poiché non sono ancora assaporati che già sono scomparsi, e danno posto al rimorso, alla croce, alle trafitture, all'avvilimento. Per che cosa siamo dunque fatti? Per il vero Bene che è Iddio, ed è sommo ed infinito Bene. Considerate queste parole: Dio, il Bene sommo, infinito, verace, egli basta per tutta l'eternità. La volontà nostra dopo la morte sarà tutta e solo concentrata in questa mira: possedere Iddio. E Dio dice all'anima: «Intra in gaudium Domini tui»2;... «Ego merces tua magna nimis»3, il Signore sarà nostro e noi saremo suoi per tutta l'eternità.
Oh, uomini, decidete: o terra o cielo; o i beni di quaggiù o i beni di lassù! Chi sarà prudente, chi sarà sapiente? Invochiamo dallo Spirito Santo il dono della scienza e della sapienza, dell'intelletto e del consiglio.
Sulla terra viene derisa la felicità del giusto che cerca solo Iddio; sulla terra [invece] è ammirata la malizia del furbo, ma del furbo che sa conseguire ciò che vuole; in realtà però è furberia che ricade su se stessa e si risolve in danno. Solo chi conquista Dio avrà il tutto e per sempre.
Paradiso, paradiso! Ecco il sospiro delle anime grandi. Non terra, non piaceri, non ricchezze, non onori, ma: paradiso, paradiso! Il B. Tommaso Moro4 diceva a sua moglie: Sciocca mercantessa, per venti o trent'anni di vita felice sulla terra, vuoi forse che io rinunci a un'eterna felicità, a Dio sommo ed unico bene?.
Recitiamo la preghiera della santa Madonna che sollevi al
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cielo i nostri desideri e i desideri di tutta la nostra volontà: Amabilissima Regina del cielo e della terra, ecc.5 Cantiamo l'inno: Caelestis urbs Ierusalem6 che celebra le glorie della Gerusalemme celeste, cioè del paradiso7: Celeste città di Gerusalemme, beata visione di pace, che eccelsa di vive pietre, t'innalzi sugli astri, incoronata a mo' di sposa da migliaia e migliaia d'Angeli. O sposa felicissima, dotata della gloria del Padre, ricolma della grazia dello Sposo, Regina formosissima, unita a Cristo Principe, del cielo fulgente città. Di gemme brillano e a tutti sono aperte le sue porte: e vi è introdotto ogni mortale che ha esercitato la virtù, chiunque mosso dall'amore di Cristo, sostiene tormenti. Sono tagliate con i colpi di salutare scalpello e levigate assiduamente con il martello dell'artefice le pietre che formano questa mole e bellamente insieme unite, ne adornano il fastigio. Ogni onore dovuto al Padre altissimo sia da ogni parte, e al Figliuolo suo unigenito e all'inclito Paraclito, cui lode, potere e gloria per i secoli eterni. Così sia.

2. S. Giovanni continua: «E uno di quei sette angeli, che avevano i sette calici pieni delle ultime piaghe, venne a parlar meco, e disse: Vieni e ti farò vedere la sposa consorte dell'Agnello. E mi portò in spirito sopra un monte grande e sublime, e mi fece vedere la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da presso Dio. Essa aveva lo splendore di Dio, e la sua luce era simile a pietra preziosa, come il diaspro, come il cristallo. Era cinta di mura grandi ed alte, aveva dodici porte, e alle porte dodici angeli, e sopra scritti i nomi delle dodici tribù d'Israele. A oriente, tre porte; a settentrione, tre porte; a mezzogiorno, tre porte; a occidente, tre porte. E le mura della città avevano dodici fondamenti sui quali erano i dodici nomi dei dodici Apostoli dell'Agnello.
E colui che parlava meco aveva una canna d'oro da misurare, per prendere le misure della città, delle porte e delle mura. La città è quadrangolare, tanto lunga quanto larga. Egli misurò con
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la canna d'oro la città: era dodicimila stadi; e la lunghezza e l'altezza e la larghezza di lei sono uguali. Ne misurò anche le mura, che erano centoquarantaquattro cubiti, a misura di uomo, usata pure dall'angelo. E le sue mura erano di diaspro; la città poi era di oro puro simile a terso vetro. I fondamenti delle mura della città erano ornati di ogni sorta di pietre preziose: il primo fondamento era diaspro; il secondo, zaffiro; il terzo, calcedonio; il quarto, smeraldo; il quinto, sardonice; il sesto, sardio; il settimo, crisolito; l'ottavo, berillo; il nono, topazio; il decimo, crisofraso; l'undecimo, giacinto; il dodicesimo, ametisto. E le dodici porte sono dodici perle, ed ogni porta era di una sola perla: e la piazza della città, oro puro trasparente come vetro. In essa non vidi alcun tempio; perché il suo tempio è il Signore Dio Onnipotente e l'Agnello. E la città non ha bisogno né di sole, né di luna che illumini; perché la illumina lo splendore di Dio, e il suo luminare è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra le porteranno la gloria e l'onore loro. E le sue porte non saranno mai chiuse di giorno, la notte poi non ci sarà nemmeno. A lei sarà portata la gloria e l'onore dei popoli. In essa nulla entrerà d'impuro, né chi commette abominazione o dice menzogna; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello»8.
La descrizione di questa città celeste è così bella che ci fa già venire un vivo desiderio di andarla a visitare. Quale città della terra può mai rassomigliare alla città nella quale il capo è Dio, la lucerna è Gesù Cristo, gli abitatori sono gli angeli, le case, i soffitti, le vie, sono tutte preziosissime? Caelestis urbs Ierusalem, avete cantato adesso, Beata pacis visio: celeste Gerusalemme, beata visione di pace, noi ti sospiriamo!
Nella città chi dona veramente la felicità è Iddio stesso che noi possederemo. Possedere Iddio! Sulla terra tutti i beni che si possono sperare sono dubbi: è dubbio se tu vivrai poco o molto, sebbene desideri una vita lunga; è dubbio quale grado di scienza potrai raggiungere; è dubbio per l'avaro se riuscirà ad accaparrare o conservare le ricchezze; è dubbio per il gaudente se potrà bere il calice della gioia; è dubbio per il superbo se egli potrà conseguire stima dagli uomini. Ma il bene eterno, Iddio,
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non è un bene dubbio: chiunque davvero lo vuole, lo possederà, perché Iddio è così fatto che nell'atto stesso di desiderarlo, viene già dato, e cioè già si acquista per il desiderio. E qualunque anima che pentita del suo peccato si volge a Dio, ecco, il suo desiderio non è inutile, non è vano: Iddio sarà suo! E quelle anime che nella vita amano costantemente Iddio, l'avranno!
Salmo 136 [Volgata]: «Sulle rive dei fiumi di Babilonia, là sedemmo e piangemmo nel ricordarci di Sion. Ai salici che restavano in mezzo appendemmo i nostri strumenti. Poiché là, parole di canti ci domandavano quelli che ci avevano menati schiavi e quelli che ci avevano deportato: Cantateci qualche inno dei cantici di Sion. Come canteremo il cantico del Signore, in terra straniera? Se io mi dimenticherò di te, o Gerusalemme, resti paralizzata la mia destra. S'attacchi la mia lingua al mio palato, se non mi ricorderò di te. Se non porrò Gerusalemme in cima ad ogni mia gioia. Ricordati, o Signore, dei figli di Edom, i quali, nel dì della rovina di Gerusalemme dicevano: Distruggetela, distruggetela sino alle sue fondamenta. Figli di Babilonia, miserabili: beato chi ti renderà la pariglia di ciò che hai fatto a noi. Beato chi afferrerà e sbatterà i tuoi bambini contro la pietra»9.
Quale gioia apporterà Dio all'anima! Rammentiamo le gioie che provano certi cuori, certe anime dopo una santa Comunione, quando piangono di consolazione. Ricordate le delizie di S. Luigi, di S. Stanislao Kostka10, di S. Giovanni Berchmans11 dopo la Comunione. Ricordate la felicità, il gaudio di S. Stanislao Kostka, quando fatta la Comunione per mezzo degli angeli, ebbe ancora un altro conforto, cioè la santa Madonna gli presentò e gli diede il Bambino Gesù. E la felicità di S. Teresa12 quando si incontrò con il Bambino Gesù sotto i portici del convento, la gioia di S. Antonio di Padova13 quando, per la sua virtù verginale, meritò di
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poter contemplare, anzi di ricrearsi col Bambino Gesù che si degnava apparirgli. Ebbene, questi sono tutti raggi di cielo. Ma in paradiso Iddio si possiede interamente, eternamente, felicemente. Ecco, se questi gaudi delle anime fortunate che abbiamo ricordato, si fossero prolungati per anni e secoli, chi non li invidierebbe? Ebbene, in qualche maniera noi immaginiamo così il paradiso, così ne abbiamo qualche idea, ma un'idea che è come un riflesso lontano perché purtroppo siamo ancora sulla terra. Ma quanto noi sappiamo di certi santi i quali pregustavano le gioie del cielo, ci sembra che questi santi, in certi momenti già sulla terra dovessero possedere il paradiso. Allora è ancor di più, allora è il cuore che sente e non è più la mente che ragiona.
Desideriamo dunque il paradiso. Vi sono coloro che lo desiderano con una certa volontà, ma non si decidono alla conquista: uomini di debole volontà. Vi sono coloro che lo desiderano con volontà fervente: sono di buona volontà. Com'è la nostra volontà? È una volontà simile a quella dei vergini che lasciarono il tutto per il tutto? È una volontà simile a quella dei martiri che diedero la vita per possedere la vita? Sulla soglia degli Esercizi spirituali della vita religiosa, della vita sacerdotale, nelle giornate difficili, ricordiamo che ciò che ci deve fare coraggio è la ricompensa. «Unusquisque suam mercedem accipiet secundum suum laborem: ogni operaio ha la sua mercede secondo il suo lavoro»14.
Preghiera: O Maria, Regina degli Angeli, ecc.15. Cantiamo il nostro inno unito ai celesti abitatori del cielo: Alto ex Olympi vertice16: Dall'alto vertice del cielo, il figliuolo del sommo Padre, come un masso, che staccatosi dal monte, precipita giù sulla terra e congiunge entrambi le parti del cielo e della terra. Ma come quella sede celeste echeggia sempre di lode a Dio uno e trino alza perenne il canto: così a lei noi ci uniamo emuli, cantando della santa Sionne. Questo tempio, o re dei cieli, riempi della tua benefica luce: qui deh! pregato accorri, e del popolo i voti accogli e sui nostri cuori versa continuamente la grazia
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celeste. Qui le voci e le preghiere dei fedeli supplici impetrino i favori della magion beata e dei beati doni si allietino: finché, sciolti dal corpo, riempiano le beate sedi. L'onore dovuto al Padre altissimo si renda da ogni parte e al Figliuolo suo unigenito e all'inclito Paraclito lode, potere e gloria sia per i secoli eterni. Così sia17.

3. «E (l'Angelo) mi mostrò un fiume di acqua viva, limpida come cristallo che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città ed ambo i lati del fiume vi era l'albero della vita, che porta dodici frutti e dà, mese per mese, il suo frutto, e le sue foglie sono medicina delle nazioni. Non ci sarà più nulla di maledetto; ma vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello, i suoi servi lo serviranno, e ne vedranno la faccia, e porteranno in fronte il nome di lui. Non vi sarà più notte; non avranno più bisogno né di lume, né di sole, perché il Signore Dio li illuminerà ed essi regneranno per i secoli dei secoli.
E (l'Angelo) mi disse: Queste parole sono fedelissime e vere: e il Signore Iddio degli spiriti, dei profeti, ha mandato il suo Angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono succedere ben presto. Ed ecco: presto vengo. Beato chi osserva le parole di profezia di questo libro. Io, Giovanni, sono colui che vidi e sentii queste cose. Ora quando le ebbi vedute ed udite, mi prostrai ai piedi dell'Angelo che me le mostrava per adorarlo. Ma dìssemi: Guardati dal farlo, perché io sono servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti e quelli che osservano le parole di profezia di questo libro: adora Dio. Poi mi disse: Non sigillare le parole di profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. L'iniquo sèguiti a fare il male; l'impuro seguiti nell'immondezza, e chi è giusto diventi ancora più giusto, e chi è santo si faccia ancor più santo. Ecco, io vengo presto e porto meco la ricompensa per darla a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, primo e ultimo, principio e fine.
Beati coloro che lavano le loro vesti nel sangue dell'Agnello, per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte della città. Fuori i cani, i venefici, gli impudichi, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna.
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Io, Gesù, ho mandato il mio Angelo a notificarvi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice, la progenie di David, la fulgida stella del mattino. E lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni. E chi ascolta dica: Vieni. E chi ha sete venga, e chi ne vuole prenda gratuitamente l'acqua della vita. Or dichiaro a chiunque ascolta le parole di profezia di questo libro, che se uno vi aggiungerà qualche cosa, Dio porrà sopra di lui le piaghe scritte in questo libro, e se alcuno torrà qualche cosa dalle parole di profezia di questo libro, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita e dalla città santa e dalle cose che sono scritte in questo libro. Colui che attesta queste cose dice: Sì, vengo presto.
Così sia! Vieni, Signore Gesù! La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Così sia»18.
Beati dunque coloro che lavano le loro vesti nel sangue dell'Agnello Gesù! E chi arriverà a quella città santa, ricca di ogni bene, senza alcuna ombra di male? Chi con tutta la volontà osserva i comandamenti di Dio: «Si vis ad vitam ingredi, serva mandata»19, e arriveranno poi a possedere, ad abitare i palazzi più belli di quella città, coloro i quali oltre ai comandamenti, osserveranno anche i consigli evangelici.
La volontà nostra in paradiso sarà felice, purché sulla terra sia stata fedele e abbia osservato i comandamenti di Dio, i comandamenti della Chiesa. Ecco, Dio ha dato a noi due grandi mezzi per raggiungere quella felicità che è soprannaturale: la fede e le opere. Sono questa fede e queste opere come la scala con cui noi ascendiamo al cielo.
Vorremmo chiedere a Gesù: E quali sono questi comandamenti? E Gesù a quel giovane che gli faceva tale domanda li ha recitati. E noi li sappiamo. Dobbiamo dunque prima di tutto detestare quanto è contro i comandamenti. La parte negativa di ogni comandamento ci indica i peccati che si possono commettere contro di essi. Se noi, passando questa sera i vari comandamenti e seguendo la spiegazione che ne dà il catechismo, veniamo a trovare che la nostra vita ha purtroppo dei punti neri, che qualche volta abbiamo scrollato le spalle a Dio, che qualche volta
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abbiamo disobbedito a Dio, piangiamo le nostre mancanze, come la Maddalena davanti al divin Maestro. Ma inoltre vi è la parte positiva dei comandamenti: così il primo comandamento ci ordina specialmente la preghiera, il secondo comandamento il rispetto e la fiducia nel nome di Dio. Abbiamo fatto ciò che i comandamenti ci ordinano?
Se vogliamo essere perfetti, ci sono anche dei consigli, per chi ha una volontà più generosa, per chi cerca un paradiso più bello. E Gesù disse a quel giovane di lasciare tutto, di votarsi al Signore: «Vieni, seguimi, e avrai un gran tesoro in cielo»20. Sottolineate le parole: un gran tesoro in paradiso. E voi, più generosi di quel giovane, volgetevi a Gesù che vi sta mirando da quell'Ostia santa, sentite che parole escono di là, che inviti santi escono da quel cuore: Se vuoi essere perfetto, se vuoi avere un gran tesoro in paradiso. E chi è generoso lo dimostri adesso.
Non abbiamo bisogno di correre di più, ma chi è più forte nella virtù, chi vuol essere più generoso con il Signore continui con costanza fino alla fine come il nostro padre S. Paolo, il quale ricevette una grande corona meritata con grande valore, con gran fatica: «Qui perseveraverit usque in finem hic salvus erit»21.
Recitiamo la preghiera: O Vergine candidissima,22 e cantiamo: Placare, Christe, servulis23 che è l'inno di tutti i santi abitatori del cielo. In questo inno si nomina Gesù re del paradiso e dei beati, la Vergine patrona, le schiere beate suddivise in nove cori: gli apostoli e i profeti, i porporati martiri, i candidi e gloriosi confessori, il casto coro delle vergini, tutti ci invitano a lodare Dio e intercedono per noi la grazia di poterli seguire nella lotta per la vita, affine di ricevere la stessa loro corona in paradiso.
Inno: Sii favorevole, o Cristo, ai servi, per i quali la Vergine patrona implora la clemenza del Padre presso il tribunale della tua grazia.
E voi, schiere beate, distinte in nove cori, gli antichi, presenti e futuri mali da noi allontanate.

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Apostoli e profeti al sincero pianto dei rei, implorate clemenza presso il severo giudice. Voi, porporati martiri, voi candidi e gloriosi confessori, chiamate noi esuli in patria.
Casto stuolo delle vergini, e quanti dall'eremo migraste a popolare il cielo, nelle sedi dei celesti preparateci un posto.
Allontanate la gente perfida di mezzo ai credenti, onde in un unico ovile tutti ci governi un solo Pastore.
Sia gloria a Dio Padre e al Figlio suo unigenito insieme con lo Spirito Paraclito per i secoli eterni. Così sia
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 5 (22,8x34,3), tenuta ad Alba il 16.7.1933. Nell'originale il titolo è: “Ora di adorazione sul Paradiso”. Non è indicato il predicatore, ma poiché è stata stampata con il titolo In Paradiso contempleremo Dio Sommo Bene, in I Novissimi..., o. c., pp. 207-223, si ritiene sia del Primo Maestro.

1 Cf Ap 20,11-15; 21,1-8.

2 Cf Mt 25,21: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».

3 Cf Gen 15,1: «La tua ricompensa sarà molto grande».

4 S. Tommaso More (1478-1535), inglese, cancelliere di Enrico VIII. Morì martire per non aver voluto riconoscere la pretesa supremazia religiosa del re.

5 Coroncina alla Regina degli Apostoli, 1° punto; cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 144.

6 Cf Breviarium Romanum, Inno dei Vespri dal Comune per la Dedicazione di una chiesa.

7 La traduzione dell'Inno, riportata nel ciclostilato, è stata corretta secondo il testo latino.

8 Cf Ap 21,9-27.

9 Cf Sal 136,1-9 (Volgata).

10 Stanislao Kostka (1550-1568), polacco, giovane chierico gesuita, molto devoto dell'Eucarestia e della Madonna.

11 Giovanni Berchmans (1599-1621), nativo del Belgio, giovane chierico gesuita. Si distinse per la sua osservanza, carità, amore alla Madonna.

12 Questo episodio si trova nelle biografie di S. Teresa d'Avila, ma non è documentato, è una tradizione orale che viene dal Carmelo dell'Incarnazione (Avila), dove è indicato il luogo dell'incontro.

13 Antonio da Padova (1195-1231), nato a Lisbona (Portogallo), frate minore francescano. Fu eccellente predicatore, visse in Italia dal 1227 e morì a Padova. È Dottore della Chiesa

14 Cf 1Cor 3,8.

15 Cf Coroncina alla Regina degli Apostoli, 2° punto; cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 145.

16 Cf Breviarium Romanum, Inno delle Lodi dal Comune per la Dedicazione di una chiesa.

17 La traduzione dell'Inno, riportata nel ciclostilato, è stata corretta secondo il testo latino.

18 Cf Ap 22,1-21.

19 Cf Mt 19,17: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».

20 Cf Mt 19,21.

21 Cf Mt 10,22: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato».

22 Cf Coroncina alla Regina degli Apostoli, 3° punto; cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 145.

23 Cf Breviarium Romanum, Inno dei Vespri per la solennità di Tutti i Santi.