Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. LA FEDE E LA VISIONE BEATIFICA *

Dobbiamo chiedere questa sera al Signore la viva fede nel paradiso; in secondo luogo la grazia di poter conoscere molto il Signore sulla terra: siamo creati per conoscerlo; e in terzo luogo di poter noi stessi predicare la fede, far conoscere Iddio agli uomini perché coloro i quali operano e insegnano bene, saranno grandi in paradiso, cioè in paradiso non staranno negli ultimi posti, ma saranno vicino a Gesù, al suo trono, proprio come è il posto del clero in chiesa, nel presbiterio, quasi accanto all'altare.

1. La trasfigurazione: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò in loro presenza, e il suo viso risplendé come il sole e le sue vesti divennero candide come la neve. Ed ecco, loro apparvero Mosè ed Elia a conversare con lui. E Pietro prese a dire a Gesù: Signore, è un gran piacere per noi lo stare qui; se vuoi, ci facciamo tre tende, una per te, una per Mosè, ed una per Elia. Mentre egli ancora parlava, ecco una lucida nube avvolgerli: ed ecco dalla nuvola una voce che diceva: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo. Udito ciò, i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero gran timore. Ma Gesù, accostatosi a loro li toccò e disse: Levatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro altri che Gesù. E mentre scendevano dal monte, Gesù, comandando, disse loro: Non parlate ad alcuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risuscitato dai morti»1.
Ecco qui un saggio di quella visione beatifica a cui tutti siamo chiamati.
Che cosa significa visione beatifica? Significa che noi vedremo Dio faccia a faccia, come egli è, cioè direttamente. Sulla terra Iddio non lo vediamo con gli occhi nostri materiali, lo conosciamo
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soltanto un poco per mezzo delle creature, e cioè vediamo il mondo che è opera delle sue mani e conosciamo Iddio creatore dalle sue opere. Il mondo esiste, è ordinato, è bello, dunque Iddio che lo ha creato e lo ha fatto dal nulla deve essere sapientissimo. Poi conosciamo Dio sulla terra in quanto ci è rivelato dalla Scrittura, cioè da Dio stesso, il quale ci ha manifestato anche alcuni misteri di Dio, per esempio il mistero della santissima Trinità. Ma la cognizione che noi abbiamo per mezzo della mente e la cognizione che noi abbiamo dei misteri per mezzo della fede non sono visione di Dio, è tutto qualche cosa di esterno.
Invece quando entreremo in paradiso, vedremo Iddio come si vede il papà quando si entra in casa. Quel figliuolo non aveva visto suo padre da tempo e finalmente può rientrare per poco nella casa paterna: ecco la faccia desiderata del padre, la vede, la contempla, abbraccia il padre. Così noi quando entreremo in paradiso; anzi l'immagine di Dio sarà in noi, non conosceremo soltanto così Iddio come adesso conosciamo gli oggetti col lume degli occhi, non conosceremo Iddio solamente così, ma lo conosceremo col lume della gloria. Non lo vediamo così sulla terra. S. Pietro contemplava la faccia di Gesù Uomo-Dio quando gli parlava, quando ne ammirava la bellezza, la bontà inesauribile, ma allorché salì sul monte e Gesù si trasfigurò, ecco allora un saggio della visione, perché egli vide Gesù nella gloria e lo vide per mezzo di una visione. Ciò che più è importante è questo: qui sulla terra il conoscere Dio, sia per la ragione e sia per la fede, non ci rende pienamente beati, ci rende solo contenti. Ma una volta che l'anima nostra sarà separata dal corpo, e quando successivamente anche il corpo risuscitato entrerà in cielo, allora l'anima nostra godrà di vedere Dio. Come il palato assapora i cibi dolci, come il gusto è fatto per i cibi buoni, così l'intelletto è fatto per la verità e per il Signore: ci ha fatti per lui, Iddio. E l'intelletto che adesso sente poca differenza fra lo stare nell'errore ed essere nella verità, allora si gioconderà, sarà pienamente felice di conoscere il Signore e la sua bellezza, sarà immensamente più felice di quello che possa essere il goloso nel gustare i cibi più squisiti. Anzi la nostra intelligenza in paradiso avrà una felicità simile a quella degli angeli, perché, sebbene il corpo sarà soddisfatto, sarà immensamente più buono per l'anima la conoscenza della verità e della bontà, quale è Dio.
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[In paradiso] non si tratta più solamente di conoscere le scienze umane. Non vi viene qualche volta l'invidia, per esempio, per quel tale che sapeva tante lingue, il cardinal Mezzofanti2? Non vi viene l'invidia, per esempio, per S. Tommaso che sapeva tanto del Signore, che ha scritto delle cose così meravigliose e così chiare? Così, per gli scienziati che hanno conosciuto così bene la natura, la fisica, l'astronomia, e che quasi andavano fuori di sé nel contemplare le bellezze della natura? Ebbene, radunate pure tutta la scienza dei maggiori letterati e di quelli che hanno conosciuto il maggior numero di lingue, adunate assieme tutta la conoscenza della storia civile, anche dei principi degli storici, per esempio il Cantù per la Storia universale3, mettete assieme la scienza delle cose naturali, mettete assieme tutta la scienza che si possa avere delle materie giuridiche, sociali, filosofiche, letterarie, naturali, storiche, e quante ne volete e ne sapete immaginare, ebbene, la conoscenza di Dio è immensamente più grande che il sapere tutto questo: tutto questo è piccolo, piccola opera delle mani di Dio. Ma che cosa sarà conoscere l'autore di tutto, Dio stesso, e in lui tutta la scienza naturale? Il Signore, che è l'autore delle scienze e di tutta la scienza, cioè la verità stessa? «Deus scientiarum Dominus»4, Dio è la verità stessa. La vecchierella che ora non sa leggere potrà un giorno raggiungere e conoscere Dio e in Dio tutta l'umana scienza: una scienza anzi più vasta che non sia tutto il cumulo delle scienze umane.
O voi che amate lo studio e la scienza, cercate il regno di Dio e la sua giustizia! Vedrete Dio, e tutte le scienze umane le avrete come per aggiunta.
Oh, paradiso, paradiso! Quanto sei desiderabile, quanto sei bello! Là Gesù Cristo stesso è la lucerna ed il sole, «lucerna eius est Agnus»5, anzi: «sol iustitiae: Christus Deus noster»6, grande [cosa è] conoscere anche solo Dio.
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Ebbene, adesso cantiamo Lauda, Jerusalem, Dominum7: lodi la celeste Gerusalemme il Signore. In paradiso gli angeli e i santi lo vedono e l'ammirano. Là il Verbo divino, cioè la sapienza del Padre, il Padre e il Verbo e lo Spirito Santo, quale splendore di luce! E la luce entra, diciamo così, negli occhi dei beati, i beati hanno la medesima luce, anzi entra Dio in essi, s'immedesimano con Dio, non d'immedesimazione di natura, ma per unione di conoscenza.
Dalla terra solleviamoci al cielo. Quante volte ho desiderato, pensato e pregato che sulla volta di questa chiesa venga dipinto il paradiso, affinché voi possiate godere come un'ora di paradiso inferiore in chiesa, in unione e desiderio del paradiso superiore che è in cielo. Fissiamoci in quell'Ostia divina: ora vediamo le specie eucaristiche soltanto con gli occhi, ma Gesù un giorno si rivelerà a noi, lo vedremo «facie ad faciem sicuti est»8.
Dire bene l'Atto di fede, considerando specialmente il dogma del paradiso dove il Signore premia i buoni.

2. «Ed ecco un tale accostarsi e dirgli: Buon maestro, che dovrò fare di bene io per avere la vita eterna? E Gesù gli rispose: Perché m'interroghi riguardo al bene? Uno solo è buono, Dio. Or se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Quali? gli domandò. E Gesù rispose: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso. E il giovane a lui: Tutto questo l'ho osservato fin da fanciullo; che altro mi manca? Gesù gli rispose: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi. Ma il giovane, udite queste parole, se ne andò via tutto contristato, perché aveva molti beni. E Gesù disse ai suoi discepoli: In verità vi dico: un ricco entrerà difficilmente nel regno dei cieli. E vi dico di più che è più facile per un cammello passare per una cruna d'ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli. Udito ciò i discepoli, molto meravigliati, esclamarono: Chi potrà dunque salvarsi? E Gesù, guardatili, disse loro: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile. Allora Pietro prese a dirgli: Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito,
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che ce ne verrà? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. E chi avrà lasciato la casa, fratelli e sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o i campi per amore del mio nome, riceverà il centuplo, e possederà la vita eterna. E molti, di primi saranno ultimi, e d'ultimi primi»9.
Gesù disse ai discepoli: «In verità vi dico: sarà difficile che un ricco possa entrare nel regno dei cieli» e «molti dei primi saranno gli ultimi e [molti] degli ultimi diverranno primi».
Ecco promesso il paradiso a chi ama il Signore, e lo ama non a parole, ma a fatti, osservando i comandamenti. Anzi è promesso un grande paradiso: «thesaurum magnum», a colui il quale non solo dimostra amore con l'osservare i comandamenti, ma mostra coi fatti di amare Gesù anche osservando i consigli. Fortunato chi segue i consigli che Gesù aveva dato a quel giovane, consigli che gli Apostoli avevano seguito: «Reliquimus omnia et secuti sumus te»; e Gesù disse: «Vitam aeternam possidebitis». Non soltanto vedremo in Dio tutte le scienze naturali e quanto è opera esterna di Dio, ma vedremo in Dio anche i misteri, andremo anzi di scienza in scienza per visione intuitiva. Le meraviglie della natura ci riempiono di gioia, ma voi conoscete anche le verità rivelate. Ora possiamo appena appena recitare questa verità senza comprenderla, tuttavia chi la recita e la crede si fa il merito per la vita futura, per vedere poi Dio. E quali verità? Alcune ci sono state rivelate da nostro Signore, divino Maestro. Ad esempio nell'Eucaristia vi è Gesù Cristo, corpo, sangue, anima e divinità: gli occhi non vedono che le specie, ma la fede crede alla sua presenza reale, là vi è il cuore di Gesù Cristo vivo e vero, là vi è il Figlio di Dio. Altri misteri: l'incarnazione di Gesù Cristo, la risurrezione di Gesù Cristo, la Trinità: un Dio in tre Persone, il mistero dei misteri. Questo mistero così profondo, così alto e così largo, suscita nel nostro cuore un gran desiderio di vedere il Signore. In cielo tutto vedremo. Dice S. Paolo: «O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei!»10. La scienza della teologia quando è appresa con cuore buono, riempie di entusiasmo:
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la dottrina dell'ascetica con i maestri e Dottori S. Bernardo e S. Francesco di Sales, la dottrina altissima della mistica con i maestri S. Teresa11 e S. Bonaventura, la dottrina della dogmatica con il maestro S. Agostino, della teologia morale con il maestro S. Alfonso, della teologia pastorale con il maestro S. Gregorio Magno.
Ma voi, vi provate a procedere? Che cosa avete provato leggendo le estasi della B. Gemma Galgani? [E leggendo] la visione di Gesù Cristo, quando diciamo il Breviario delle stigmate di S. Francesco di Assisi? Quando pensiamo alle rivelazioni di S. Margherita Alacoque12 che ai piedi dell'altare vedeva il Tabernacolo aprirsi e Gesù presentarsi a lei e aprire il suo costato e mostrarle il suo cuore? Quando noi pensiamo a S. Paolo che impara il Vangelo per «revelationem Jesu Christi»13, e che rapito fino al terzo cielo contempla bellezze [ineffabili]: «Ho visto cose che sulla terra non si vedono, ho udito cose che sulla terra non si odono»14? Quando noi pensiamo a queste cose, ecco, vediamo lontano come un riflesso di cielo, al modo che al mattino, allorché biancheggia l'oriente, noi comprendiamo che laggiù si sta avanzando il sole. Nel contemplare queste cose di cielo, queste visioni dei santi, desideriamo il paradiso e comprendiamo un poco come esso sia desiderabile; intendiamo come devono essere felici i beati comprensori che hanno la visione di Dio e si inabissano in lui e vanno di verità in verità, penetrando sempre nuovi misteri, sempre saziati e sempre bramosi e sempre soddisfatti. Dio è abisso di luce, abisso di amore! Ora cosa rimane a dire? Meditare, ed ogni tanto ripetere: O figliuolo della terra, alza il capo a contemplare il tuo destino, sei fatto per il cielo: «Fecisti nos, Domine, ad te et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te»15. Oh, preghiamo S. Agostino, preghiamo S. Paolo, preghiamo
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S. Bonaventura, S. Francesco di Assisi i quali tardavano il riposo alla sera e prolungavano la loro meditazione sul paradiso: sembrava volessero pregustare quella celestiale visione! E quali sospiri ardenti per il cielo uscivano dai loro cuori!
Canteremo: Su, pensieri, al ciel volate. Confondiamoci se siamo così meschini, se quasi continuamente non pensiamo che a cose della terra miserabili e passeggere. I figli di Dio sono pur sempre figli di Adamo! Dobbiamo farci forza e vincere ciò che vi è in noi di Adamo, di uomo vecchio, e diventare veramente come Gesù, l'uomo nuovo. Gesù, mentre viveva sulla terra, godeva della visione beatifica e contemplava il Padre anche nell'orto di Getsemani. Figli degli uomini: Sursum corda!16.
Recitiamo adesso tre Angelo di Dio, affinché gli angeli abbiano pietà di noi e vengano dal cielo, sovente nella giornata, a ricordarci il nostro destino, la nostra patria, specialmente nei momenti di sconforto, quando si tratta di prendere il cuore a due mani e farci coraggio a camminare nella via difficile della virtù. Ci dicano allora questi angeli la parola dell'incoraggiamento: Il cielo è bello, Dio ti aspetta e questo cielo è fatto per te!

3. «Or quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà, con tutti i suoi angeli, sederà sul trono della sua gloria. E si raduneranno dinanzi a lui tutte le genti, e separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capretti alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato e veniste a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto, ignudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo e carcerato, e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli, l'avete fatto a me. Allora si volgerà anche a quelli che sono a sinistra e dirà: Andate via da me, maledetti, nel
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fuoco eterno, preparato pel diavolo e per gli angeli suoi. Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui pellegrino e non mi albergaste; ignudo e non mi rivestiste; infermo e carcerato, e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o sitibondo, o pellegrino, o ignudo, o infermo, o carcerato, e non ti abbiamo assistito? Allora egli risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò non faceste ad uno di questi minori, non l'avete fatto a me. E questi andranno al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»17.
Andremo alla vita eterna: così si chiude il Credo; e dopo la fede, ecco la visione! In cielo viene meno la fede perché si vede Dio; cessa la speranza perché è raggiunto l'oggetto; rimane la carità che è la vita eterna. Orbene, se vogliamo arrivare alla visione di Dio, dobbiamo prepararci: la vita presente è preparazione al cielo.
Tre cose occorrono: la prima è di purificare la mente da tutto ciò che è terreno, togliere i pensieri cattivi, le vanità, le intenzioni storte, i pensieri contro la carità, contro la fede, i pensieri inutili. Bisogna anzi chiedere perdono al Signore se nel passato la nostra mente si è imbrattata di qualche cosa di male, di qualche pensiero, e questo è tanto facile, perché il governare la mente è assai più difficile che il governare la lingua e le mani. Perciò chiedere perdono dei peccati di pensiero, anche delle letture vane, onde abbreviare il purgatorio e se è possibile cancellarlo del tutto.
Secondo: esercitarci nella fede, studiare il catechismo, apprendere bene l'istruzione religiosa, la teologia, l'ascetica e tutto ciò che è conoscenza delle verità naturali e soprannaturali della religione. Esercitarci a fare atti di fede, a credere fermamente. È disposto che ogni mattina recitiamo l'Atto di fede, e dobbiamo sempre chiudere [dicendo]: Accrescete la mia fede, o Signore! «Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam»18. Ricordiamolo bene: la fede è «fundamentum totius iustificationis: il fondamento di tutta la giustificazione»19 e santità.
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«Iustus ex fide vivit»20, per operare il bene bisogna che sia profonda la fede del cuore.
Terzo: predicare la fede. Predicare Iddio, predicarlo con l'esempio, tenere i cuori puri, condurre una vita buona è come una predica continua a tutti, una predica che fa impressione assai più profonda, generalmente, che la stessa predica di parole. Predicare con la preghiera: perché Iddio sia conosciuto, per la dilatazione del Vangelo, per la diffusione del regno di Gesù Cristo sulla terra. Predicare con la stampa, con lo scrivere bene, con lo stampare bene, diffondere bene. Quanto più noi facciamo conoscere Dio agli uomini, tanto più sarà splendente la verità di Dio per noi in cielo.
Ricordiamo ciò che abbiamo detto in principio: «Qui bene fecerit et docuerit, magnus vocabitur in regno caelorum»21, sarà grande nel regno di Dio colui il quale avrà avuto la fede profonda nel suo cuore e l'avrà predicata agli altri: «Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt»22.
Propositi. [Recitiamo] tre Gloria Patri.
Cantiamo intanto il Veni, Sancte Spiritus, intendendo di chiedere al Signore che accresca in noi il dono della fede.
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* Ora di adorazione, alla Famiglia Paolina, in ciclostilato, fogli 4 (22,8x34,3), tenuta ad Alba il 2.7.1933, dal Primo Maestro. È stata stampata in I Novissimi, o. c., con il titolo In Paradiso contempleremo Dio, Sommo Vero, pp. 193-206.

1 Cf Mt 17,1-9.

2 Mezzofanti Giuseppe (1774-1849), bolognese, cardinale e poliglotta insigne, prefetto della Biblioteca vaticana.

3 Cantù Cesare (1804-1895), lombardo. Storico, letterato, uomo politico ha scritto varie opere tra cui l'imponente Storia universale, in 52 volumi. Don Alberione attesta in AD 66 di aver letto “per otto anni, nei tempi liberi” l'intera opera.

4 Cf 1Sam 2,3: «Il Signore è il Dio che sa tutto».

5 Cf Ap 21,23: «La sua lampada è l'Agnello».

6 «Sole di giustizia: Cristo nostro Dio».

7 Cf Sal 147,12.

8 Cf 1Cor 13,12: «A faccia a faccia come egli è».

9 Cf Mt 19,16-30.

10 Cf Rm 11,33: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!».

11 Teresa d'Avila (1515-1582), spagnola, monaca carmelitana. Riformatrice dell'Ordine carmelitano con la collaborazione di S. Giovanni della Croce. Suo capolavoro l'Autobiografia. Dottore della Chiesa.

12 Margherita M. Alacoque (1647-1690), francese. Entrò tra le Visitandine di Paray-le-Monial. Le furono concesse straordinarie grazie mistiche. Apostola della devozione del Sacro Cuore di Gesù.

13 Cf Gal 1,12: «Per rivelazione di Gesù Cristo».

14 Cf 2Cor 12,3-4.

15 S. Agostino, Le confessioni, 1, 1: «Signore, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».

16 “In alto i cuori”.

17 Cf Mt 25,31-46.

18 Cf Mc 9,24: «Credo, o Signore, aiutami nella mia incredulità».

19 Cf Rm 3,28.

20 Cf Rm 1,17: «Il giusto vivrà mediante la fede».

21 Cf Mt 5,19: «Chi osserverà [questi precetti] e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

22 Cf Sir 24,31: «Coloro che mi illustrano avranno la vita eterna» (Volgata).