Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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1. LA BIBBIA E LA FEDE *

I. Che cosa è la Bibbia.
La Bibbia, secondo dice S. Agostino è: Una lunga lettera dell'onnipotente Iddio alla sua creatura. È il complesso di 72 libri divinamente ispirati dallo Spirito Santo, è un libro diverso da tutti gli altri libri umani; essa infatti è divina:

1) Perché ha Dio per autore. Difatti il vero e primario autore della sacra Scrittura non sono i sacri scrittori, ma è Dio; è lui che mosse, ispirò ed assistette lo scrittore, affinché scrivesse solo e quello che era secondo la sua santa volontà; l'agiografo non è che un semplice strumento nelle mani di Dio, docilissimo alle mozioni dello Spirito Santo.

2) È divina perché ci parla di cose divine. In essa noi impariamo a conoscere chi sia Dio, quali siano i suoi attributi, come egli sia nostro principio e nostro fine; conosciamo il perché della nostra esistenza sulla terra, l'assoluta necessità di salvarci, ecc. Problemi tutti di somma importanza che agitano e agiteranno sempre l'umanità intera. Chi, infatti, non desidera sapere donde venne, e dove va? Tutti bramano di sapere il motivo della loro esistenza qui sulla terra. La sacra Bibbia ha appunto questo scopo: essa fa passare sott'occhio al lettore come in un magnifico film, tutta l'umanità con le sue grandezze e con i suoi difetti, con le sue cadute e con la sua ignoranza, affine d'insegnargli come debba regolare la sua vita, come vincere le passioni, ed acquistare la virtù, per poter un giorno essere coronato vincitore in cielo.

3) È divina inoltre perché gode delle doti dell'inerranza. Nella Bibbia non vi possono essere errori di sorta. Siamo sicuri che, in tutto ciò che essa ci narra, è infallibile. La sacra Scrittura infatti non fu abbandonata ad una Casa editrice qualunque, ma fu da Dio affidata ad un'unica Casa editrice, la Chiesa, la quale
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infallibilmente la interpreta, gelosamente la custodisce e con pieno diritto determina il modo di stamparla, annotarla e interpretarla.

4) È divina perché scritta in modo diverso da tutti gli altri libri umani i quali generalmente sono scritti da uno solo, e sovente con inesattezze e contraddizioni. Questo invece fu scritto da circa trenta autori, i quali, sebbene diversissimi per indole e lontani uno dall'altro di secoli e secoli, nonostante questo, tutti i vari libri componenti la sacra Scrittura stanno fra loro in un accordo mirabile, uno conferma ciò che dice l'altro, ed in essi non si trovano contraddizioni di sorta, malgrado tutti gli sforzi e le ricerche degli avversari, e formano nel loro insieme un libro unico che ha per oggetto principale Gesù Cristo.
Noi, di fronte a tanto spettacolo di bellezza e di armonia mirabile, non possiamo non esclamare: Ma questo libro non è umano, è divino!

5) È libro divino perché indirizzato a tutti gli uomini. La Bibbia infatti non è per un solo ceto di persone, come generalmente sono tutti i libri umani, ma è per tutti, poiché tutti gli uomini, avendo un'anima da salvare, hanno bisogno di conoscere la via del cielo. Il divino Maestro stesso comandò agli Apostoli di andare per tutto il mondo e predicare il Vangelo a tutte le creature: «Euntes in mundum universum, praedicate Evangelium omni creaturae»1. A tutti Iddio indirizza questa sua lettera, e che cuore mal fatto dimostrerebbe di avere colui che, ricevuta una lettera dal padre lontano, non si curasse di aprirla e leggerla!
Se dunque la Bibbia è un libro divino, teniamolo come tale, non poniamolo nelle scansie come un libro qualunque, ma mettiamolo al posto più onorifico della casa, accanto al Crocifisso, in modo che tutti lo possano vedere, leggere e baciare. Lodevolissimo è l'uso di mettere il santo Vangelo sotto l'altare, accanto a Gesù-Ostia, poiché, se nel santissimo Sacramento vi è Gesù Cristo realmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, così nella Scrittura vi è Gesù-Verità sotto le specie di candida carta.
Ecco perché S. Agostino interroga i suoi cristiani dicendo: Che cosa vi pare più grande, la parola di Dio o il Corpo di Cristo? Se volete rispondere, dovete dire che la parola di Dio non è da meno del Corpo di Cristo.
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II. Oggi vedremo come dalla Bibbia sgorghi la prima delle virtù teologali, la fede.
La fede, come sappiamo dal catechismo, è credere a tutte le verità rivelate da Dio e proposteci a credere per mezzo della Chiesa.
Centro di tutta la Rivelazione, se ben osserviamo, è la persona adorabile di Gesù Cristo. L'Antico Testamento, infatti, ci parla del Messia venturo e il Nuovo del Messia venuto. La nostra mente sia leggendo libri dell'uno che quelli dell'altro Testamento si fissa sempre in un unico centro: il Maestro divino.
Bellissimo l'esempio della Trasfigurazione di Gesù narrataci dai santi Vangeli: «Or avvenne che Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò in loro presenza, e il suo viso risplendé come il sole, e le sue vesti divennero candide come la neve. Ed ecco apparvero Mosè ed Elia a conversare con Lui. E Pietro prese a dire a Gesù: Signore, è un gran piacere per noi lo stare qui; se vuoi, facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè, ed una per Elia. Mentre ancora egli parlava, ecco una lucida nube avvolgerli; ed ecco dalla nuvola una voce che diceva: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo. Udito ciò, i discepoli caddero bocconi per terra ed ebbero gran timore. Ma Gesù, accostatosi a loro, li toccò e disse: Levatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro altri che Gesù»2.
Oh, divino spettacolo! Noi contempliamo il divino Maestro trasfigurato nel centro, sopra di lui Mosè ed Elia quali rappresentanti della legge antica e dei Profeti; sotto i tre Apostoli rappresentanti il Nuovo Testamento; Pietro quale figura della fede, Giovanni della carità e Giacomo figura di chi traduce in pratica le tre virtù teologali: fede, speranza, carità.
Centro quindi dei due Testamenti è sempre Gesù Cristo.
Ne segue che chi legge sovente e con retta intenzione la sacra Scrittura acquista una fede vivissima in Gesù Cristo, e vedendo quanto egli fece per la redenzione del genere umano, con fede sicura e tranquilla lo pregherà per averne da lui tutti i mezzi necessari per salvarsi.
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Ma la Bibbia non solo si accontenta di presentarci Gesù Cristo quale oggetto centrale della fede, senza il quale vana sarebbe la nostra fede, ma essa ci narra esempi di uomini che ebbero una fede grande e ammirabile, ravvivando ed accrescendo così la nostra. Accenniamo solo l'esempio di fede eroica datoci da Abramo, che, avendogli Dio comandato di sacrificare il suo unico figlio Isacco, immantinente, senza aspettare che si facesse giorno, parte nella notte stessa con il figlio e va sul monte a fare il sacrificio.
Iddio gli aveva promesso che sarebbe divenuto padre di un popolo numerosissimo, ma come ciò avrebbe potuto avvenire se ora gli domanda di sacrificare l'unico suo figliuolo? Il patriarca non ragiona così; eseguisce con prontezza il comando di Dio, sicuro che la parola divina non sarebbe stata vana. E così fu: Abramo divenne padre di un popolo numerosissimo come l'arena del mare.
Com'è ravvivata la nostra fede alla lettura di un tale esempio e di tanti altri consimili, di cui ne è pieno sia l'Antico che il Nuovo Testamento!
Il lettore assiduo e devoto della sacra Scrittura diventa ben presto divino nei suoi pensieri, divino nei giudizi e nei raziocini, e acquista in poco tempo aspirazioni soprannaturali. In lui si crea un uomo nuovo, l'uomo giusto: «justus ex fide vivit»3.
Provatevi. Prima della lettura sentite di essere uomini, pensieri umani empiranno la vostra mente, desideri ed affetti bassi avrà il vostro cuore; ma dopo la lettura, voi vi alzate non più uomini, ma dèi; divini cioè saranno i vostri pensieri, divine le vostre aspirazioni, santi e soprannaturali i vostri desideri.
Viene qui di proposito il detto di S. Agostino: Se tu ami la terra, sei terreno; se ami le cose celesti, sei celeste.
Nella lettura della Bibbia cerchiamo anche noi Gesù e solo Gesù, come lo cercavano Maria e Giuseppe in Gerusalemme, e trovatolo che l'avremo, egli ravviverà certo la nostra fede.

III. In questa parte vedremo come la sacra Scrittura sia sorgente di vita per l'anima nostra e cioè come la lettura di essa libera l'anima dal peccato, la fortifica, la protegge dalle tentazioni;
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di più, come essa cancelli il purgatorio, accresca l'amor di Dio e serva per tutte le pratiche di pietà, meditazioni, Visita al santissimo Sacramento, esame di coscienza, ecc.
Vedremo come la lettura della Bibbia purifica l'anima dal peccato e, distaccandola dalle cose della terra, l'innalzi fino al cielo.
Il sacerdote dice nella santa Messa una preghiera brevissima, ma piena di senso e di mirabili effetti: «Per evangelica dicta, deleantur nostra delicta: Per le parole del Vangelo siano cancellati i nostri peccati».
In tre modi le sacrosante parole del Vangelo cancellano i nostri peccati.
a) Perché la lettura della sacra Bibbia è un sacramentale. Sappiamo che chiunque riceve un sacramentale, per esempio, fa il segno della croce con l'acqua benedetta, ottiene il perdono dei peccati veniali; così avviene a chi legge la sacra Scrittura, ottiene veramente il perdono dei peccati veniali commessi. Una pagina di Vangelo, letta con retta intenzione e con dolore dei propri peccati, è sufficiente a liberare e purificare l'anima da tante imperfezioni.
b) Perché eccita in noi l'amore di Dio. L'anima di chi legge la Bibbia accetta volentieri la parola di Dio, la gradisce e si figura di riceverla dalle mani stesse del suo buon Padre celeste che per ben settantadue volte si degnò di impugnare la penna e scriverla.
È un atto di amore: la Chiesa infatti prescrive che ogni Sacerdote dopo aver letto nella santa Messa il sacro testo del Vangelo, lo baci. E il B. Cottolengo lo faceva con tanto affetto e amore che gli astanti lo notavano e dopo la santa Messa si dicevano l'edificazione ricevuta in quell'atto.
Eccovi l'esempio ammirabile della santissima Vergine: «Maria autem conservabat omnia verba haec, conferens in corde suo»4.
Chi ama la sacra Scrittura, molti peccati gli saranno perdonati: «Remittuntur ei peccata multa, quoniam dilexit multum»5.
Nessuno ama di più il Signore di colui che non vuole altro se non ciò che egli vuole. Ora chi abitualmente legge la sacra Scrittura, a poco a poco i suoi desideri si divinizzano fino a desiderare solo ciò che desidera il Signore, e volere solo ciò che egli vuole.
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c) In terzo luogo la sacra Scrittura dispone l'anima ad ogni perdono. Chi legge la Bibbia, se è nel peccato, presto o tardi cambierà. E questo perché la lettura della Bibbia è preghiera efficacissima; e noi sappiamo che chi prega ha ogni grazia; e prima tra le grazie è la liberazione dal peccato.
A prova di ciò si potrebbero portare moltissimi esempi di peccatori convertiti alla lettura della Bibbia. Ricordiamo solo: S. Ilario6, S. Giustino7, S. Teofilo di Antiochia8 e Atenagora9, F. Guglielmo Faber10, e tantissimi altri.
La lettura del Vangelo non solo toglie il peccato dall'anima, ma la trasforma, e le comunica una forza tale, da renderla capace a raggiungere con l'aiuto della divina grazia, le più alte vette della santità.
Provate a dare la Bibbia in mano ad un peccatore, egli non potrà continuare nel suo peccato. Il demonio ben sa che la forza dei libri santi irrobustisce l'anima, e per questo fa tutti gli sforzi per allontanarli dalle anime dei fedeli; noi portiamoli sempre indosso, almeno una pagina, come facevano i primi cristiani11, e ciò sarà una potente salvaguardia dalle diaboliche tentazioni.
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* Ora di adorazione stampata in UCAS 1933: prima parte (I), febbraio p. 9; seconda parte (II), marzo p. 6; terza parte (III), aprile p. 8. Il testo risale all'ora di adorazione tenuta alla FP, ad Alba il 13 novembre 1932, dal Primo Maestro.

1 Cf Mc 16,15.

2 Cf Lc 9,28-36.

3 Cf Ab 2,4: «Il giusto vivrà per la sua fede».

4 Cf Lc 2,19: «Maria da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore».

5 Cf Lc 7,47: «Le sono perdonati i suoi molti peccati poiché ha amato molto».

6 Ilario di Poitiers (ca. 315-ca. 367). Vescovo di Poitiers (Francia), Dottore della Chiesa, oppositore dell'arianesimo. Suo capolavoro De Trinitate.

7 Giustino (?-ca. 165). Apologista e martire cristiano. È autore di due Apologie e del Dialogo con Trifone.

8 Teofilo di Antiochia (120-ca. 185). Si convertì leggendo i libri sacri. Scrisse Tre libri ad Autolico.

9 Atenagora di Atene (II sec.). Filosofo convertitosi al cristianesimo. È autore di una Apologia.

10 Faber Federico Guglielmo (1814-1863). Inglese, prete oratoriano, teologo, scrittore di opere ascetiche. Passò dalla chiesa anglicana alla chiesa cattolica in seguito alla conversione di Newman.

11 Testimonianza resa dagli Atti dei martiri. Lo stesso Don Alberione portò sempre sulla sua persona un testo del Vangelo, cf AD 144.