Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. LA BIBBIA E LA SPERANZA *

I. Tutti i 72 libri che compongono la sacra Scrittura hanno per autore Dio, eppure noi sappiamo con certezza l'autore umano di molti libri della sacra Scrittura.
Chi non sa che il Pentateuco appartiene a Mosè, che di moltissimi Salmi è autore Davide? Nel Nuovo Testamento poi, sappiamo con certezza che dei quattro Vangeli sono autori S. Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni.
Come pertanto è possibile che la Bibbia sia libro divino mentre i libri che la compongono sono stati scritti da uomini? La difficoltà si scioglie facilmente.
La Bibbia ha due autori, un autore primario, e questi è Dio, e tanti autori secondari, e questi sono quelle persone che Iddio ha scelte nei vari tempi, luoghi e circostanze per manifestare la sua parola agli uomini. Sono come i segretari e scrivani di Dio, cui, per così dire, Iddio si degnò di dettare la lettera da mandarsi all'umanità.
Come nella santa Messa vi sono cose accidentali, ad esempio le cerimonie, e cose essenziali, quali le parole della consacrazione, così si può dire della sacra Scrittura: in essa vi sono cose accidentali, come lo stile, la lingua, ecc., e cose essenziali, come il pensiero e il significato delle frasi. Le prime, cioè le cose accidentali, appartengono e sono proprie di ogni autore sacro. Ma ciò non impedisce che Dio sia l'autore primario di tutti i 72 libri della sacra Scrittura, e ciò è di fede.
Lo Spirito Santo, nell'ispirare i sacri autori, esercitò una triplice funzione: illuminò le loro menti circa quello che dovevano scrivere; mosse la loro volontà affinché si decidessero a scrivere e li assisté mentre scrivevano.

1) Illuminò gli agiografi, sulle cose che dovevano scrivere, affinché scrivessero tutto e solo quello che era secondo i suoi divini disegni. Molte cose di cui l'agiografo si sentiva ispirare a
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scrivere, già le poteva sapere, ed anzi, può darsi benissimo il caso che circa quel fatto particolare, l'agiografo sappia molto di più di quanto si sente ispirato. S. Giovanni infatti al termine del suo Vangelo dice: «Ci sono poi altre cose che ha fatto Gesù le quali, se fossero scritte ad una ad una, credo che il mondo non potrebbe contenere i libri che dovrebbero scriversi»1.
Altre volte il sacro autore ignora le cose che deve scrivere o le conosce in confuso; lo Spirito Santo allora gliele rivela e chiarisce. Tutti i profeti, ad esempio, ignoravano quelle cose che predissero, eppure a distanza di secoli e secoli, le cose da loro predette si avverarono alla lettera.

2) Lo Spirito Santo mosse la volontà dell'agiografo, e cioè fece sì che si decidesse a scrivere. Più di duecento volte nella sacra Bibbia si legge che Dio comandò espressamente di scrivere.

3) Lo Spirito Santo guidò ed assistette l'agiografo mentre scriveva, affinché non cadesse in errore e scrivesse solo e tutto quello che era volere di Dio.
Quante cose desidereremmo sapere, ad esempio, intorno alla vita privata e pubblica di Gesù, della santa Madonna, di S. Giuseppe? Eppure sebbene gli evangelisti le sapessero, tuttavia non le scrissero. E perché questo? Per il semplice fatto che lo Spirito Santo non le ispirò loro. È certo però che tutte le cose contenute nella sacra Bibbia sono state scritte per divina ispirazione e ciò è di fede. Infatti ecco quanto dice il Concilio Vaticano I: «Se alcuno negherà che i libri della sacra Scrittura, tutti intieri, con le loro parti... non siano divinamente ispirati, sia scomunicato»2.
Quindi siamo sicuri che nella Bibbia non vi sono errori di sorta non solo contro la fede e la morale, ma anche contro la scienza e la storia perché ciò sconverrebbe a Dio che è la Verità per essenza.
Ne segue che leggendo la sacra Bibbia dobbiamo avere per essa il massimo rispetto e venerazione e considerarla come realmente lo è, Libro divino, avendo Dio stesso per autore.
In secondo luogo, sapendo che tutti i libri della sacra Scrittura sono scritti per divina ispirazione e sotto l'assistenza dello
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Spirito Santo, dobbiamo leggerli con tutta tranquillità, sicuri di non trovare in essa errori di sorta.
Il credere che nella Bibbia vi siano errori, dipende dal credere vero ciò che invece è semplice ipotesi, come avvenne dei razionalisti, i quali proclamarono scienza ciò che non era.
In terzo luogo dobbiamo leggere la Bibbia con immenso affetto e devozione, come un figlio, lontano dalla casa paterna, legge la lettera del padre suo.

II. La speranza è la seconda delle virtù teologali. Il catechismo la definisce: La speranza è quella virtù soprannaturale per cui noi confidiamo in Dio e da lui aspettiamo la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla quaggiù con le buone opere.
È la virtù che ci dà forza nelle varie difficoltà della vita. È il balsamo salutare che calma il nostro cuore travagliato dalle passioni e dà forza alla nostra volontà nella lotta contro tutti i nostri nemici spirituali.
Nessun sacrificio sembra troppo grande a chi pensa sovente al cielo!
Anche questa virtù, come la fede, sgorga dalla sacra Scrittura ed è accresciuta e aumentata dalla lettura di essa.
L'oggetto della speranza è duplice: il paradiso e le grazie necessarie per meritarlo.
Vedremo quindi come la Bibbia tenga vivo in noi il pensiero del cielo ed accresca la confidenza di avere da Dio tutti i mezzi necessari per meritarlo.
La speranza che incominciò a brillare nell'animo di Adamo e di Eva quando, dopo il peccato, Iddio promise loro il Redentore, andò sempre più crescendo fino a Gesù Cristo. Vivissima era la speranza nel Messia, non solo presso gli Ebrei, ma anche presso i pagani: tutti lo bramavano e lo desideravano ardentemente, perché vedevano in lui il Principe della pace, profetato da Isaia; speravano da lui la tanto desiderata pace.
Con Cristo si sperava pure il paradiso. Incombeva a lui l'ufficio di riaprire le porte del cielo, chiuse per il peccato commesso da Adamo ed Eva. Nessuno prima di Gesù Cristo, neppure S. Giuseppe, poté entrare in cielo. Fu solo dopo la gloriosa risurrezione di Gesù che le porte dell'eterna città, furono spalancate.
Magnifico è l'esempio di speranza datoci da Giobbe che, provato da Dio in mille modi, mai si scoraggiò e si abbattè. Egli ben
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conosceva che il suo Dio era giusto ed avrebbe avuto compassione di lui.
Nel colmo delle sue sofferenze, andava esclamando: «Io so che il mio Redentore vive e che nell'ultimo giorno io risorgerò dalla terra e, circondato di nuovo dalla mia pelle, nella mia carne, vedrò il mio Dio. Io, proprio io lo vedrò; lo vedranno i miei occhi e non altri. Questa è la speranza che ho posta nel mio seno»3.
Se la speranza è ravvivata dalla lettura dei libri dell'Antico Testamento, che dire di quelli del Nuovo? Che sublime esempio di speranza è mai quello della beata Vergine quando, invitata dalle pie donne di venire anch'essa al sepolcro per imbalsamare il corpo del suo Gesù, ricusa di venire, non già perché non amasse il suo Figliuolo, ma perché sperava fermamente che egli avrebbe dovuto risorgere, come aveva tante volte letto nei Profeti.
Non solo la lettura della Bibbia ravviva in noi la speranza del cielo, ma aumenta la confidenza di ricevere da Dio tutte le grazie per meritarla.
Per ben quattrocento volte nella Bibbia, Iddio dice di pregare, chiedere, domandare che egli ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per conseguire il cielo. Citiamone alcuni: «È necessario sempre pregare e mai stancarsi»4. «Vigilate nelle orazioni»5. «Nessuna cosa ti impedisca di sempre pregare»6. «Chiedete e vi sarà dato, picchiate e vi sarà aperto, cercate e troverete»7.
Che dire poi dei tanti esempi registrati nella Bibbia a nostra edificazione, di chi pregò e fu esaudito? Accenniamo solo quello della santa Vergine che, alle nozze di Cana, accortasi che non vi era più vino, andò da Gesù e gli disse semplicemente: Non hanno più vino. E poi sicura di essere esaudita, dice ai servi: Fate tutto quello che Egli vi dirà8. Fu allora che Gesù compì il suo primo miracolo, cambiando l'acqua in vino prelibato.
Bellissime sono le parole narrateci da Gesù, di storpi, lebbrosi, ciechi, sordi e muti che avendo pregato, furono sanati e guariti.
Leggete la sacra Scrittura e ne sarete consolati; là vi troverete tutto ciò che desiderate. Il vostro cuore sarà saziato di tutti
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quei beni che brama. Imparerete come si prega e come si acquista il cielo.
Ne viene una grande conclusione, che il libro di lettura spirituale preferito deve essere la Bibbia. Quante anime assetate di santità, vanno cercando qua e là libercoli affine di poter nutrire l'anima loro, e non si trovano mai soddisfatte. Prendano, queste anime, la Bibbia e là vi troveranno cibo in abbondanza e sostanzioso. Essa, secondo dice la Imitazione di Cristo: «è un celeste banchetto imbandito da Dio per le anime nostre»9.

III. La Chiesa prescrive che i sacerdoti recitino prima della lettura del brano evangelico contenuto nel Breviario, la bella preghiera: Evangelica lectio sit nobis salus et protectio: La lettura del Vangelo sia per noi salvezza e protezione. E noi, prendendo spunto da questo, consideriamo in che modo il santo Vangelo è per noi salvezza.
E diremo che la lettura del santo Vangelo è salvezza perché: 1) è in sé grande merito; 2) purifica le nostre intenzioni; 3) è un valido aiuto per il perfezionamento spirituale.

1. È grande merito. La lettura della sacra Bibbia è chiamata il grande sacramentale perché sgorga dal grande sacramento della divina Incarnazione del Verbo. Vi sono tante persone che desidererebbero fare tante opere buone, vorrebbero fare tante opere di carità, ma sono prive di mezzi; vorrebbero udire tante Messe, ma non hanno il tempo; vorrebbero fare tante cose per accrescere i loro meriti, ma mancano di capacità, salute, tempo. Leggano, queste anime, la sacra Scrittura, questo supplirà a tutte le opere buone che desidererebbero di fare. Esse ne avranno in cielo un gran merito. Poiché se è meritorio fare un'opera buona, tanto più meritoria la lettura della parola di Dio che è uno dei principali sacramentali.

2. Purifica le nostre intenzioni. È un fatto che Bibbia e peccato non possono stare assieme. Quelle sacrosante Scritture, quei sublimi esempi che noi leggiamo nella Bibbia hanno in sé una forza misteriosa e distaccano a poco a poco l'anima dal peccato e la purificano.
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Nella Bibbia sono contenute, commentate e raccomandate tutte le opere di misericordia corporale e spirituale, e l'anima dopo la lettura è portata insensibilmente a praticarle.
È impossibile leggere la Bibbia e continuare a fare le opere del peccato, vivere cioè in inimicizia con Dio.

3. Il santo Vangelo è valido aiuto per il perfezionamento spirituale. Oh, quanto sono diversi gli effetti prodotti dalle parole degli uomini da quelli prodotti dalle parole di Dio! I discorsi degli uomini spesso non solo non hanno alcun effetto, ma purtroppo hanno sovente effetto cattivo. Quante volte capita di dare un avviso ad un peccatore, e quegli invece di farne frutto si ostina di più nel suo vizio! Non è così delle parole di Dio. Esse hanno sempre un effetto mirabile.
Un libro, un consiglio ha tanta forza quanta è la santità di chi dà il consiglio, scrive il libro: quel libro avrà tanta forza quanta gliene ha infusa l'autore.
Che dire se un libro fosse scritto non da un santo, ma da Dio stesso? Questo libro conterrebbe in sé il massimo di grazia, essendo Dio la stessa grazia. Ora la Bibbia è appunto il libro di Dio, ne è lui l'autore principale. Ne segue quindi che la sacra Bibbia è il libro più adatto e più utile per la lettura spirituale e tutti gli altri libri di pietà in rispetto alla Bibbia non sono che debolissime lucciole.
A chi abitualmente si nutre della Bibbia resta molto facilitata la via della perfezione, come è facilitato un lungo viaggio a chi prima di partire si è ben nutrito.
È ben diverso fare lettura spirituale su un libro qualunque, che farla sulla sacra Scrittura! Vi è una distanza infinita come tra la terra e il cielo, come fra lo stato naturale e lo stato soprannaturale.
Le parole della sacra Scrittura sono il mistico granellino di senapa10 di cui parla Gesù nel santo Vangelo, granellino che germoglierà e crescerà in pianta maestosa.
Ne segue che quando l'anima nostra è scoraggiata e abbattuta, quando sentiamo maggior bisogno di grazia e di luce, ricorriamo al libro divino con fede e avremo quanto desideriamo.
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* Ora di adorazione stampata in UCAS 1933: prima parte (I), maggio p. 9; seconda parte (II), giugno p. 8; terza parte (III), luglio p. 7. Il testo risale all'ora di adorazione tenuta alla FP, ad Alba il 20 novembre 1932, dal Primo Maestro.

1 Cf Gv 21,25.

2 Cf Denzinger H. - Hunermann P., Enchiridion…, o. c., n. 3029.

3 Cf Gb 19,25-29.

4 Cf Lc 18,1.

5 Cf 1Pt 4,7.

6 Cf Sir 18, 22 (Volgata).

7 Cf Mt 7,7.

8 Cf Gv 2,3-5.

9 Cf Imitazione di Cristo IV, XI, 2.

10 Cf Mc 4,31.