Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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49. FEDE E UMILTÀ49
1. Abbiamo considerato perché non solo all'Istituto, ma a ogni anima, per progredire nella via della santità, sia necessaria da una parte la fede e dall'altra l'umiltà.
Fede che il Signore ha preparato per ciascuna le grazie per farsi sante, fede assoluta.
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2. La morte è la porta dell'eternità. Abbi fede assoluta che il Signore da tutta l'eternità ha preparato le grazie per farti santa, prima di creare il mondo ha pensato a te per farti santa.
La grazia è già preparata. Il Signore dà la grazia oggi per farti santa oggi, così domani e il terzo giorno. La preghiera è chiamata il cibo dell'anima. Se uno cessa di pregare, la grazia cessa di venire a lui.
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3. Avrai la santità che comprende per i cristiani molto abbondanti le grazie teologali e cardinali, per la religiosa si aggiungono la povertà, castità, obbedienza, per voi la grazia di fare l'apostolato pastorale.
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4. E' bello incominciare la giornata con l'invocazione: «Vergine Maria madre di Gesù, fateci santi». Fede che avremo le grazie materiali se sono utili per la nostra santificazione. Fede che avremo il pane quotidiano, non importa se viene da una strada o da un'altra, meglio averlo attraverso il lavoro.
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5. Fede chiarissima e sicurissima che, se ciascuna fa bene ed è buona religiosa, l'Istituto si svilupperà, le persone si moltiplicheranno e si faranno sante. Fede sicura che il Signore è con noi, che stando ciascuna al suo posto, conducendo una vita di fede, il Signore moltiplicherà le opere e prima le persone e le santificherà; provvederà il pane e le grazie per santificarsi; ci darà i mezzi per vincere le tentazioni contro la povertà, la castità, l'obbedienza.
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6. Quando avrete difficoltà allora pensate che è il sigillo d'amore che Gesù mette nelle opere vostre: abbiate fede in questo. Fede per te, fede per l'Istituto. Il Signore guiderà l'Istituto. Non preoccupatevi del domani, ma solo che piaccia al Signore tutto il complesso dell'Istituto. Le croci sono il sigillo che Dio è con voi. C'è da temere quando entra l'orgoglio. Il Signore vi guiderà, vi condurrà.
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7. Umiltà: che è riconoscere quello che siamo, togliere certe vane aspirazioni, certi confronti; togliere l'invidia, la gelosia, ciò che nasce dall'orgoglio. Se una sa cantare non deve dire che non è capace, la Madonna non ha negato quello che era. E a noi spetta un'altra umiltà, quella di crederci meno di nulla, perché abbiamo commesso il peccato. Crederci degni dell'ultimo posto, è un precetto questo. Confronta le grazie ricevute, con la corrispondenza che hai messo.
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8. Ci sono quelle che raccontano molto volentieri tutto quello che hanno fatto, tutto maiuscolo. Noi siamo povera gente, povere teste.
Qualche volta facciamo ancora un po' di bene. Quanto siamo insipienti, non dovrebbe essere difficile umiliarsi.
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9. Tutto quello che è fuori di Dio è di Dio, se esiste è per Dio, tutto mi viene da Dio o direttamente. Egli mi regge, è come una continua creazione, e se un momento staccasse il filo andremo nel nulla, non solo per terra, scompariremmo; come buttando un po' di acqua al sole dopo poco non rimane nulla, così siamo noi. E' necessario che ci abbassiamo, che riconosciamo il nostro niente. Un asino ha dei meriti? Noi siamo meno di asini, siamo niente, siamo indegni del Signore perché abbiamo peccato.
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10. I santi dicevano di cuore: «Ab omni pecato, libera nos Domine». L'umiltà non è vera se non è quella di Gesù, mite ed umile di cuore.
Lasciarsi guidare da Dio, ogni anima, tutto l'Istituto ogni anima e tutte le pastorelle insieme.

San Pietro - Massa Martana (PG)
5 ottobre 1953

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49 S. Pietro - Massa Martana (PG), 5 ottobre 1953