Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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52. LA MORTE SANTA52
1. I francescani costruirono quasi tutti i loro conventi sullo stesso disegno. Ogni Istituto prende un suo andamento, un modo di fare, un modo di trattare uguale in tutte le case. Le vostre case siano una fotografia della casa madre, non nella costruzione della casa, ma nell'orario, nel modo di trattare, nel modo di fare ricreazioni, così che in qualunque casa si vada si può dire che è una vera casa di pastorelle.
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2. E' bene pensare ai cambiamenti, ma molte volte non basta cambiare casa, bisogna cambiare noi stessi, perché dove andiamo ci seguono i difetti, le virtù e lo spirito.
Ovunque troviamo le croci e le tentazioni. Ovunque portiamo il nostro carattere. Se i cambiamenti non sono necessari, si fa quanto si può per non farli.
Maria santificava tutti i posti dove andava; santificò il tempio, Betlemme, l'esilio in Egitto e Nazaret. Santificò i luoghi dove seguiva Gesù nella vita pubblica, santificò il cenacolo e la casa di Giovanni.
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3. Domani è bene consacrarsi a Gesù buon Pastore per le mani di Maria; e non vi sembra una gentile coincidenza di Gesù buon Pastore e di Maria questa? Maria che si è compiaciuta di voi; quante grazie e lumi vi ha concesso questa madre, affidatevi completamente a lei.
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4. Poi direte: io sono di Maria, che sarà il mio conforto, la mia luce, tutte le volte che mi sentirò un po' sconfortato ella mi porterà a Gesù nel tabernacolo. Tutta la vita con Maria, sotto lo sguardo di Maria, sempre. L'ultima parola sia Maria, e se morite con il suo nome sulle labbra ella vi porterà a Gesù buon Pastore, al premio.
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5. San Giuseppe ebbe una felice morte perché ebbe una santa vita: quale pazienza per tutta la vita, quale purezza, quale sottomissione al divino volere, quale prontezza a tutte le disposizioni dell'angelo. E alla sua morte il Padre celeste gli diede la consolazione di essere assistito da Gesù e da Maria. Che felicità morire fra Gesù e Maria. E allora invochiamo con fiducia: «Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia».
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6. Muore bene chi vive bene. Si ha una morte fiduciosa quando in vita si è fatta la volontà di Dio, si è vissuta da buone pastorelle e sul letto di morte si fa l'accettazione della morte. Gesù allora ci darà l'ultimo comando dolcissimo: «Veni sponsa Christi, accipe coronam».
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7. Consideriamo poi la morte di Gesù. La morte del buon Pastore deve essere come la morte modello per la pastorella. Le anime molto delicate provano molto dispiacere nella vita al vedere tante anime che camminano nella vita della dannazione.
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8. Santa Caterina da Siena provava tanta pena al vedere tanti disordini nella Chiesa. Il Signore concede la grazia a certe anime di morire in una contraddizione, in una sofferenza. Pio X fece una morte in abbandono, in una desolazione di spirito e provò desolazione anche da parte dei partenti.
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9. Accettare tutte le nostre sofferenze in morte per le anime, felici di offrire a Gesù qualche cosa per le anime, come egli diede la vita per loro, e passò tre ore di agonia in mezzo agli insulti, con la febbre che lo travagliava, senza nessun lamento. «Consummatum est» (Gv 19,30). Guardava con serenità il cielo, sebbene sembrava che il Padre lo avesse abbandonato.
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10. Riteniamo come una grazia che il Signore ci dia da soffrire per le anime. Alle volte si è ben lavorato, ben faticato e si ha l'ingratitudine più vera.
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11. Il cardinale Stefan Wyszynsky, primate di Polonia, è in carcere anche lui, perché accusato di odiare la Polonia, egli ha fatto del bene a tutta la nazione. E' l'esempio di una delle anime elette, che devono partecipare al martirio di Gesù.

San Pietro - Massa Martana (PG)
6 ottobre 1953

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52 S. Pietro - Massa Martana (PG), 6 ottobre 1953