Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. IL GIUDIZIO DI CRISTO32
1. Abbiamo considerato questa mattina la morte. Essa non è tanto terribile in se stessa, ma fa temere per quello che viene dopo, il giudizio, che porta una sentenza che vale per l'eternità interna. E' stabilito che tutti dobbiamo morire una volta e la morte sarà seguita dal giudizio. L'anima si presenterà a Dio e verrà la sentenza.
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2. Vi è un giudizio di castigo e un giudizio di premio. Il giudizio si compirà in un momento, perché Gesù Cristo manderà una luce sull'anima ed essa vedrà il suo stato buono o cattivo; e se è in uno stato cattivo andrà al castigo, e se è in uno stato buono andrà alla gloria. Il giudizio ce lo diamo noi.
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3. Dal giudizio si esce o condannati all'inferno per sempre, o ammessi in paradiso o inviati in purgatorio per purificarsi. Una delle tre realtà sarà la sentenza; paradiso, inferno, purgatorio. L'anima dovrà presentarsi a Gesù Cristo giudice. Che brutta cosa se egli è sdegnato; quale gioia invece se dice: «Vieni anima benedetta».
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4. E' consolantissimo presentarsi al tribunale di Dio per chi ha fatto bene. Come accoglierà la pastorella che si è consacrata a lui per tutta la vita che gli ha condotto delle pecorelle, bambini alla comunione, giovani? Gesù allora non è più misericordioso per l'anima, ma è giusto, poiché è passato il tempo della misericordia. Non dimenticherà neppure il minimo merito: quello che si sarà fatto dai sette anni fino all'ultima apertura di bocca, tutto sarà presente.
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5. Gesù sa tutto il bene, i desideri santi, i pensieri conformi alla povertà, all'obbedienza, alla castità, tutto. Gesù sa tutti i peccati e anche i desideri di male. Egli è giudice sapientissimo. E' tremendo per i peccatori comparire davanti a Gesù Cristo giudice, anche perché egli è giudice potentissimo, e dato il giudizio la sentenza è immediatamente eseguita. Gli astanti si domandano se quell'uomo è veramente morto, ed egli si trova già in paradiso o all'inferno o in purgatorio.
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6. Vediamo di riconoscere fino in fondo i nostri torti in questi giorni. E' grande sapienza fare bene l'esame di coscienza. Date pure un tempo notevole all'esame, non con scrupolo, ma riconoscere il male fatto e ciò che è bene. Oh, quale grazia gli esercizi in cui possiamo mettere a posto tutti i conti con Dio.
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7. Dopo la comparsa al tribunale di Dio verrà l'esame del giudice che ricorderà il bene e il male. L'angelo porterà i libri: a sinistra il libro del male fatto, a destra il libro del bene fatto. Nel libro del peccatore ci saranno pagine nere e pianto, ma ciò che fa più piangere è il non riconoscere i propri sbagli. Volete evitare tante pene del purgatorio? Riconoscete le vostre mancanze, i vostri sbagli. Abbiamo pietà di noi stessi, all'inferno e al purgatorio ci si va volontariamente perché non si riconoscono i peccati.
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8. Nell'anima del peccatore, si vedranno i mancamenti. Invece nell'anima che ama il Signore, specie se è consacrata a Lui, egli ricorderà tutto il bene fatto. Apriamo gli occhi, cerchiamo di riconoscere noi stessi.
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9. Le suore schiette piacciono molto al Signore. Alle volte certe suore hanno l'abito bianco, ma quante macchie, quanti strappi; e vorrebbero andare in cielo tra gli angeli con quell'abito? Oh, che purgatorio lungo avremo. Ci sono suore che vanno nelle varie città e paesi a portare la luce del catechismo, e Gesù le porta nel suo cuore. Tutti i luoghi dove hanno fatto il bene sono testimoni della loro vita santa. Ma quando si è fatto male, tutti i luoghi saranno lì ad accusarci persino la strada dove siamo passati! Potremo portare delle scuse al tribunale di Dio? Potremo dire che anche gli altri hanno fatto così? Gli altri renderanno conto per loro. Potremo dire che la cosa era difficile? E la preghiera, non era per aiutarci? Non varrà nessuna scusa.
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10. Ma chi avrà fatto bene sarà pieno di riconoscenza verso tutti coloro che le hanno fatto del bene i confessori, le madri, e specialmente verso Gesù buon Pastore. La sentenza sarà: «Entra servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore» (Mt 25,23). Fedeli alla vocazione, ai doveri, quante anime religiose ora in cielo godono e ringraziano del grande dono della vocazione, vergini prudenti.
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11. Ora accenniamo appena alle vergini stolte. "Serve nequam" (Mt 18,32) dirà Gesù giudice al cattivo.
Facciamo un grande atto di dolore, di pentimento stasera. Tutte le pastorelle in cielo e se v'è stato qualche cosa confessarlo e piangerlo.
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12. Signore mi credete degno del vostro amore e della vostra benevolenza? Fatemi vedere la mia anima perché mi penta, e possa venire a voi e trovarvi con volto sereno, accogliente e lodarvi eternamente in cielo.

San Pietro - Massa Martana (PG)
30 settembre 1953

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32 S. Pietro - Massa Martana (PG), 30 settembre 1953