Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. ASCOLTARE E PRATICARE LA PAROLA DI DIO
Buona volontà e preghiera: i due piedi per camminare
nella via della santità
Domenica III di Quaresima, Meditazione, Castel Gandolfo, 5 marzo 19611

[Si prepara lo spirito di mortificazione], specialmente di pentimento dei peccati e di vigilanza, di proposito: proposito fermo di fare il volere di Dio, di andare avanti progredendo nello spirito religioso.
«In quel tempo: Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Cacciato il demonio, il muto parlò, e le turbe si stupirono».

Ecco. Sovente il demonio, quando entra in un’anima che acconsente al male, che acconsente al peccato, il demonio dà questo: lasciar la preghiera… Muti. Quando comincia ad entrare nel cuore il peccato, ecco, la persona generalmente viene muta: prega poco, oppure prega anche male, e va sempre diminuendo lo spirito di orazione. Il peccato veniale porta anche di conseguenza a questo.
«Alcuni dicevano: Egli caccia i demoni in nome di Belzebub, principe dei demoni; altri poi, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo. Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e le sue case crollano l’una sull’altra. Se anche Satana è diviso in sé - cioè, se c’è un demonio contro un demonio, o il principe dei demoni contro altri demoni, se anche Satana è diviso in se stesso, giacché voi
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dite che caccia i demoni in nome di Belzebub -, come reggerà il suo regno? E io se caccio i demoni per Belzebub, in nome di chi li cacciano i vostri figli? Per questo essi stessi vi condanneranno; ma se io caccio i demoni con il dito di Dio, è giunto dunque in mezzo a voi il regno di Dio» - e cioè è venuta a voi la salvezza.

E poi parla di chi ricade nel peccato.

«Quando un forte difende in armi l’atrio, è al sicuro quanto possiede; ma se viene uno più forte di lui e lo vince, gli toglie tutte le armi nelle quali confidava e ne divide le spoglie. Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va per luoghi aridi cercando riposo e, non trovandolo, dice: Tornerò a casa mia da cui sono uscito - cioè, rientrare nell’anima che l’aveva cacciato -. Quando vi giunge la trova pulita e adorna, allora va a cercare altri sette spiriti peggiori di sé e tutti si stabiliscono in quell’anima, e la nuova condizione di quell’uomo è peggiore della prima - le ricadute sono peggiori della caduta, come un rinnovarsi di una malattia: la prima volta è più facile a guarire, ma se si rinnova viene più difficile -.
Mentre Gesù diceva queste cose, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse: Beato il seno che ti ha nutrito e che ti ha allattato. Egli aggiunse: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»2.

E cioè: il Signore Gesù non negava che Maria era beata - perché era la madre di Gesù: non lo negava che questo era un gran dono di Dio -; ma piuttosto si deve considerare che son beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la praticano. Perché il privilegio della maternità divina è un dono di Dio, dono fatto a Maria gratuitamente: Dio l’aveva preparata dalla Immacolata Concezione ed ella aveva corrisposto alla grazia, e quindi fu eletta, preferita, benedetta fra le donne; ma, in questo, Maria aveva sempre [as]secondato la Parola di Dio e praticata la Parola di Dio, e ascoltò anche quando Dio le
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parlava a mezzo3 dell’angelo nell’Annunciazione [e] rispose: Ecco la serva di Dio. Sia fatto di me secondo [quanto] hai detto [Lc 1,38]. La beatitudine quindi principale è la volontà di Dio: il fare la volontà di Dio, ascoltare la Parola di Dio e praticarla.
Aver più doni vuol dire avere maggior corrispondenza, più obblighi. Allora, questa beatitudine che tutti possono conseguire - ascoltare la Parola di Dio e praticarla -, questa beatitudine è possibile che sia conseguita da tutte; e chi fa la volontà di Dio, la volontà del Padre che è nei cieli, piace a Dio e avrà il posto che Dio gli ha riservato in cielo… per chi fa la volontà di Dio. Alcuni non vogliono neppure sentire la Parola di Dio… malvolentieri vanno alle prediche, malvolentieri vanno ai catechismi, malvolentieri sentono i buoni consigli, eccetera: allora non c’è l’amore alla Parola di Dio! Altri la sentono ma poi non la praticano, non fanno quello che il Signore vuole che si faccia, cioè non fanno quello che è detto nella predica, quello che è detto nella buona lettura spirituale, quello che è detto al catechismo. Occorre che si pratichi la Parola di Dio: questa è la vera beatitudine, perché ci porta ad una pace dell’anima sulla terra, una tranquillità di cuore, una fiducia di Dio; e soprattutto ci porta all’eterna felicità della beatitudine eterna. Una beatitudine che è possibile sulla terra… la beatitudine che è possibile in cielo: beatitudine eterna lassù, beatitudine e piena soddisfazione in tutte le nostre facoltà, in tutti i desideri, sì.
Oh! Fare la volontà di Dio!
Della Parola di Dio se ne legge e se ne sente in abbondanza. Quante anime non hanno questa grazia! Persone che leggono tante cose, persone che odono tante cose che non servono a portare a Dio; e persone invece come voi che avete abbondanza di Parola di Dio… Qualche volta si direbbe persino: non è troppo? Non ho ancora messo in pratica quel che ho già sentito altre volte, devo sforzarmi perché beati quelli che ascoltano la Parola di Dio, sì… ma la mettono in
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pratica!, dice Gesù. E allora sollecitudine per la pratica, sì. Sempre la Parola di Dio perché, anche sentita frequentemente, illumina sempre di più la mente, orienta sempre di più il cuore verso il Signore, verso la santità, sì… ma quello che poi deve essere la conclusione: e la mettono in pratica!
Oh! Ora, per metterla in pratica ci vuole molta grazia: quanti propositi si fanno, quanta buona volontà, specialmente nei ritiri mensili, nelle meditazioni, nelle Visite…: metterla in pratica!
In pratica poi ci vogliono due cose: e cioè la buona volontà e la preghiera. Sempre la buona volontà che è il vero fervore, la buona volontà; e la preghiera, perché «sine me nihil potestis facere» [Gv 15,5], senza della grazia, che cosa possiamo fare noi? Possiamo fare delle cose umanamente che sembrano buone - uno può fare bene un lavoro, può farne bene un altro -, ma quel che guadagna il merito, che cosa è? Sì che sia fatto il bene, ma che ci sia la grazia: e cioè che il Signore, al bene che si fa, all’opera buona che si fa, aggiunga la grazia sua, che elevi le nostre opere a merito soprannaturale.
Buona volontà e preghiera sono come i due piedi per cui si cammina nella via della santità. Come si cammina? Un piede avanti all’altro: e il piede che sta più indietro si porta più davanti, e poi di nuovo l’altro piede più avanti dell’antecedente… Così, sempre eccitarsi alla buona volontà con la meditazione, con la santa riflessione… supplicare il Signore; ecco, tanto camminerai, quanto possiedi questi due elementi di santificazione, queste due condizioni di santificazione: il volere, il volere! E ci sono persone che hanno un po’ innato lì quello spirito diciamo, quel carattere fermo: che son volitive in sostanza, son persone volitive. Altre che invece son più fragili: allora più preghiera; la preghiera è per tutti, ma quando uno sente che ha più buona volontà in chiesa e invece più poca volontà fuori di chiesa…: ci vuole più preghiera per perseverare.
Buona volontà: vi è chi per grazia di Dio è cresciuto in una famiglia e in un ambiente sociale, in ambiente parrocchiale, e
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quindi sempre sentendo tanti discorsi buoni e vedendo esempi buoni, eccetera… ha già fatto molti passi, si trova già molto più vicina alla perfezione; e quindi il cambiare stato, il vestire l’abito, non aggiunge quasi… solamente è un segno esterno che c’è quella volontà di santificare la vita consecrandosi a Dio e vivendo sempre in quella volontà di Dio e nella pratica della virtù della vita religiosa; persone invece o che hanno meno fortezza di volontà, o che per disgrazia sono vissuti in ambienti dove si dicevano tante parole così da secolare4: non si accorgono che altro è il secolare e altro è il religioso; persone che poi han visto tante cose; persone che non hanno nutrito abbastanza il cuore con la Comunione… Allora, per arrivare alla sufficienza di una vita religiosa, è come partire da due e andare a dieci; ma se uno, per la famiglia, per l’ambiente parrocchiale, per l’ambiente sociale, eccetera, era già arrivato a sei, a sette, arrivare a dieci… bene5! E allora, esaminando a che punto si era quando si è entrati nella vita religiosa, saperci già un po’ orientare: io forse ho più bisogno di buona volontà; io forse ho più bisogno di preghiera. E si può domandare: ma allora chi ha già raggiunto una certa perfezione, una certa osservanza religiosa, non ha più niente da fare? No. Allora si è messa sulla via della santità: percorrerla, c’è da percorrerla, perfezionandosi. E che cosa ci vuole allora per perfezionarsi? Di nuovo: buona volontà e spirito di orazione, buona volontà e preghiera. Andiamo spesso a dare degli sguardi sull’anima nostra: che volontà hai, qual è il grado, quale lo spirito di orazione. Altrimenti, se un piede sta fermo, l’altro che si è messo avanti non può mica procedere da sé, bisogna che si cammini con i due piedi muovendo l’uno e l’altro. Quindi ci sia la proporzione tra la volontà buona, il fervore, voglio dire, e la preghiera, preghiera buona.
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1 Nastro originale 90/61 (Nastro archivio 85b. Cassetta 85, lato 2. File audio AP 085b). Titolo Cassetta: “Gesù scaccia il demonio muto”.

2 Vangelo: Lc 11,14-28.

3 Il PM dice: parlava a nome.

4 Per la definizione di “secolo”, vedi AP 1958/1, p. 130, nota 13.
5 Parola incerta.