Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. CHIEDERE CON UMILTÀ LA GRAZIA DELLA COSCIENZA VOCAZIONALE
Le realtà ultime: morte, giudizio, eternità…
Esercizi Spirituali, 2° giorno, I Istruzione, Castel Gandolfo, 7 agosto 19611

Dopo il Veni Creator c’è il versetto: «Emitte Spiritum tuum, et creabuntur: et renovabis faciem terrae»2, manda il tuo Spirito, o Signore, e sarà creato un essere nuovo, un mondo nuovo.
Nel vostro caso ha da esser creata in voi la coscienza vocazionaria: proprio una creazione nuova, qualche cosa che non c’era, qualche cosa che il Signore vuol dare, qualche cosa che risponde al pensiero di Gesù: Pregate il padrone della messe, che mandi buoni operai alla mietitura [cf Mt 9,38; Lc 10,2].
L’umiltà, in questo caso, è di pensare che manca la coscienza vocazionaria ancora, e che ci vuol proprio una crea-zione. Perché non c’è nessun Istituto femmini-
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le che abbia direttamente questo fine.
Sì, vi è qualche cosa… ultimamente c’è stato qualche tentativo, ma si è inteso molto diversamente: il nome finirà quasi con l’essere pressoché uguale, ma lo spirito è totalmente diverso, perché si ridurrebbe, questa coscienza vocazionaria, a pregare… e poi andare nelle parrocchie - i sacerdoti - e fare i parroci e i curati; e così la parte femminile fa le opere di carità, però con quell’intenzione di ottener la grazia delle vocazioni3.
Oh! Ora trattandosi di una coscienza nuova, coscienza che può solamente venire dallo Spirito di Dio, l’umiltà… saperla chiedere, saperla chiedere! Sempre, quando è Istituto nuovo, occorrono degli anni, degli anni… a poter far penetrare quello spirito che l’Istituzione nuova richiede.
Così, parlando della Famiglia Paolina, per le edizioni, per l’apostolato liturgico, per l’apostolato parrocchiale, ora per l’apostolato vocazionario - questo interessa a voi -, anni ed anni ci sono voluti per mettere sulla via giusta: supponiamo, dal ’37 al ’47, al ’48… ’50 anzi; e, poi, chi ha capito e chi non ha capito… e quindi ancora si è dovuto distinguere fra chi aveva capito e chi non aveva capito. Oh!, l’umiltà… l’umiltà! Ma quando si avrà questa coscienza, l’efficacia sarà chiara. Non mi sento ancora… Ma ti manca ancora la grazia della coscienza vocazionaria!. E allora, «emitte Spiritum tuum, et creabuntur»: che lo Spirito Santo la crei nell’anima, la crei! Perciò non che vi sia tanta fretta del lavoro, ma fretta di avere lo spirito, sì; poi allora le cose procedono da sé, le iniziative si indovinano, si abbracciano, si opera. Oh! Adesso chiedere questa grazia.
Questa mattina, intanto, pensiamo così nel complesso - bisogna poi che vengano meditate parte a parte - [all]e ulti-
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me realtà, come è intitolato un libro stampato ultimamente4, che, in sostanza, sarebbero i novissimi. Ricorda i novissimi in tutte le cose tue, in tutte le opere: «In omnibus operibus tuis, memorare novissima tua»5 [Sir 7,36], in tutto quello che fai, [le cose che] devi fare, ricordati di indirizzarle al fine, cioè a esserne poi contento in punto di morte di quel che hai fatto, a presentarti con serenità al giudizio: ricevere la sentenza che può essere l’entrata immediata in paradiso; può essere invece la sentenza di salvezza ma ancora ritardato l’ingresso in paradiso, quindi il purgatorio; e può essere la perdizione, e cioè la sentenza di condanna. Ricordare i novissimi: il disfacimento che opera la morte sul corpo, quando dormiremo nel camposanto, fra quattro assi; poi il disfacimento del corpo, poco a poco… anche che si conservi per tutte le cure qualche tempo, tanto la morte avrà ragione. Oh!, poi la resurrezione finale, sì: verrà il giorno del giudizio universale. Gli angeli, per mandato di Dio, si volgeranno alle quattro parti del mondo: Sorgete, o morti, venite al giudizio!6 [cf Mt 24,31; 13,49-50]. E poi, nel giudizio, la divisione fra quelli che son messi a destra e quelli che vengono messi a sinistra. L’apparizione di Gesù preceduta dalla croce: egli che ha dato la sua legge evangelica, egli che continua a ispirare e guidare la Chiesa, egli verrà a giudicare e, cioè, avendo dato la sua legge, la legge evangelica, la legge della perfezione, ora è giusto che il legislatore chiami i sudditi al rendiconto se avranno osservato o no, e
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per dare a ciascheduno ciò che ciascheduno ha meritato… e ciascheduno avrà il premio secondo le sue opere. E poi la sentenza: l’ingresso al cielo dei beati, l’ingresso all’inferno dei condannati… l’eternità quindi per tutti: o felice eternità o infelice eternità… e sarà sempre, sempre: nulla verrà cambiato [cf Mt 25,31-46; 26,64; Dn 7,13-14].
Pensiamo, allora, quel che dice Gesù: Viene il tempo in cui nessuno può più operare: operate dum lucem habetis, mentre che è giorno, e lavorate. Poi viene la notte e bisogna riposare, non c’è più tempo a lavorare [cf Gv 9,4; 12,35-36]. Vuol dire dunque che mentre che stiamo in salute, che abbiam forze… che siam vivi, in sostanza: operare, fare il bene, santificarsi, non perder nulla del tempo. Verrà un giorno in cui magari il malato desidererebbe ancora un’ora per mettere a posto la sua coscienza, un’ora di lucidità di mente… e potere vedere quello che c’è stato di male e quello che c’è stato di bene nella vita: e domandare perdono del male e, invece, ringraziare il Signore del bene, e offrirlo al Signore, per portarlo al di là, questo bene. «Unusquisque [autem propriam] mercedem accipiet secundum suum laborem» [1Cor 3,8], ciascheduno riceverà il premio secondo il suo lavoro.
La morte. Non aspettare a mettere a posto la coscienza: provveder per tempo con buone Confessioni. Allora l’ultima Confessione sarà facile, già tutto è stato perdonato, quello che fosse stato manchevole; e sul registro della vita rimane soltanto quello che è stato buono. E se una ha sempre fatto bene le Comunioni, riceverà più facilmente il Viatico e, soprattutto, ricevendolo avrà gran fervore: l’ultimo incontro con Gesù con cui si fa il viaggio all’eternità. Così, anche se si è solleciti delle indulgenze e di far penitenza dei peccati, si riceve meglio l’Estrema Unzione e si riceve meglio anche la Benedizione papale con l’indulgenza plenaria7.
Oh! Pensare quindi alla morte: cosa vorrò allora aver fatto in vita? Ecco tutto. E se domani in punto di morte vorrem-
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mo trovarci sereni, tranquilli, che cosa dobbiamo fare oggi, mentre che vi è il tempo? Comparire al tribunale di Dio, ecco. Fino all’ultima apertura di bocca, siamo nel regno della misericordia più che nel regno della giustizia. Regno della misericordia: è aperto sempre il Cuore di Gesù… per chi vuole, ci entra e ottiene il perdono! E quando si passa al di là, ecco, il Signore darà a ciascuno ciò che ciascheduno ha meritato: là si entra nel regno della giustizia, più di tutto nel regno della giustizia. È vero che il Signore, premiando, sovrabbonda di misericordia, cioè dà un premio che è sproporzionato a quel che si è meritato… sarà una misura straboccante, ecco. Oh, il Signore è sempre tanto inclinato alla bontà!
Il giudizio: indovinare, provarsi a indovinare quale sarebbe oggi la sentenza, se oggi dovessimo presentarci al tribunale di Dio. Indoviniamo già, sappiamo un po’ prevenirla quale questa sentenza potrà essere? Notando che poi è irriformabile: non è più come andarsi a confessare [che] accusando il male vi è l’assoluzione; e non è più da dire: Mi sforzerò di star più buono e di evitare il peccato… ma dopo la morte non si può più peccare, non si può più far del male - quindi paradiso eterno -, ma non si può più anche far dei meriti.
Oh! Come si sarà trovato Giuda nell’incontrarsi con Dio? Egli che ha venduto Gesù, e quindi lo ha messo in mano ai nemici… e nemici che poi lo hanno fatto condannare! Si è disperato dopo, pensando a ciò che aveva fatto. Ma c’è la misericordia di Dio, qui! Se egli si fosse pentito, avesse chiesto perdono, avrebbe anche ottenuto lui la misericordia, perché anche quando Giuda è andato con gli sgherri e con soldati ad arrestare Gesù, Gesù si è fatto incontro a lui e lo ha chiamato ancora amico, e ha ricevuto il bacio da lui [cf Mt 26,47-50]: era il bacio del tradimento, no? L’ha ricevuto Gesù. Quant’è buono Gesù! Fiducia, neh! Fiducia! Se non c’è l’amore, non viene la fiducia; l’amore in un’anima entra insieme alla fiducia: allora il progresso nella virtù, nella santità, [è] più facile, anzi facilissimo!
Poi la sentenza che può mandare al purgatorio, già l’abbiamo considerato… E la sentenza: Vieni, sposa di Cristo,
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«Veni, sponsa Christi, accipe coronam»8, sì. E dopo una vita tutta per Dio, si avrebbe difficoltà a incontrarsi con colui che ci paga, colui che premia? Se si è fatto un buon anno scolastico, si è quindi conchiuso l’anno scolastico con una bella promozione, e poi, alle migliori, hanno assegnato i premi, e si fa una bella accademia… ed è chiamata quella figliola per prima, al primo premio: si va mica malcontenti a riceverlo? Ricevere la sentenza di premio. Il premio è una distinzione quaggiù, e rallegra lo spirito e incoraggia. Ma là è una sentenza che è seguita immediatamente dal premio eterno.
Oh! Pensare alla resurrezione finale: si rifarà il corpo, sì. Che cosa avviene nel sepolcro? Supponiamo, pensando al cimitero del vostro paese, al cimitero di Roma, in 2000 anni che cosa è avvenuto? Cosa rimane di coloro che sono stati sepolti 2000 anni fa? Polvere… e polvere che si è accumulata anche con la terra… non si distingue più: Ricordati, uomo, che sei polvere, ritornerai in polvere9. Ma quel giorno in cui la polvere si riunirà e si formeranno di nuovo le ossa e si stenderanno sulle ossa le carni, i nervi, la pelle, ecco che l’anima viene a cercare il corpo che aveva e si riunisce… ma quale diversità! Come risorgeranno i giusti? «Fulgebunt iusti sicut sol» [cf Mt 13,43; Sap 3,7; Dn 12,3], risplenderanno come il sole!
E che cosa sarà degli infelici? Viene spavento [a questo pensiero]. E che quando un’anima poi è sensibile, quando c’è un cuore buono in noi, che pena abbiamo per coloro che camminano verso un’eternità infelice! Quando si sente bestemmiare, quando si hanno notizie di tanti peccati, orribili peccati, avviene allora una sensibilità, specialmente in chi è chiamato a quest’apostolato vocazionario: mandiamo buoni operai alla messe, perché la messe sta un po’ in piedi e poi casca, marcisce! Possono essere salvati gli uomini che vivono, ma poi la vita finisce, e ognuno va alla sua destinazione secondo [come] ha meritato. E allora, come si ha pietà di un infelice che soffre, quanto più di un infelice che magari
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senza quasi soffrirne, ma lo si vede camminare verso la perdizione, perché non vi è chi lo salvi. Cosa diceva la Madonna a Fatima? Vanno perduti, perché non c’è chi faccia penitenza e preghi per loro10. Eh!, ci vuole lo spirito vocazionario.
Al giudizio finale si porterà anche a vista di tutti il bene fatto in segreto11. Dei cattivi sarà svelato ogni male, ogni peccato, anche il più nascosto, anche quello occultato persino in Confessione; ma dei buoni risulterà, sarà pubblicato innanzi a tutti il bene fatto, anche le virtù più nascoste, anche gli atti soltanto interni di buoni desideri, atti di amor di Dio, atti di fede, quanti sono stati… Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio! - la grande sentenza! -, Andate, o maledetti, nel fuoco eterno, preparato per gli angeli cattivi, e nel quale avete voluto cadere, ostinandovi, ostinandovi senza voler un giorno arrendervi e rimettervi sulla strada buona! [cf Mt 25,34.41].
Oh! L’eternità poi. Sì, l’eternità felice! Di tanto in tanto voltare l’occhio al cielo. Là c’è, lo vediamo nella notte, c’è tutto un firmamento seminato di stelle, ma dietro a quelle stelle c’è un altro firmamento: è il firmamento del cielo dei santi. Ogni santo è una stella: oh! Le stelle si differenziano fra l’una e l’altra, fra una più splendente e l’altra meno splendente: così chi è più santo, chi è meno santo.
Possono essere due, uno più intelligente e l’altro meno intelligente: e quello meno intelligente guadagnar più meriti. Possono essere due che fan la stessa vita, lo stesso orario, la stessa occupazione… e uno lo fa meglio, quel che deve fare, e l’altro lo fa con negligenza: stelle che splendono di più, stelle che splendono di meno. Può essere che uno abbia più calore spirituale, più forza di volontà, più fervore; può essere, invece, che ci sia una negligenza, specialmente nella preghiera… e allora, diversità tra stella e stella! Può essere che una viva anche in un convento, consecrata a Dio, ma che ogni tanto dia ancora qualche sguardo dalla finestra al mondo, quasi desiderando un po’ quel che il mondo gode, e un po’ dubi-
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tando proprio della scelta fatta, specialmente nei giorni in cui entra lo scoraggiamento; allora, si può essere invece… chi si è consecrato a Dio e vive in Dio, anzi Dio vive in lui: i pensieri sono pensieri sempre buoni, i sentimenti sono sentimenti sempre buoni, i voleri son voleri sempre buoni, la volontà è buona. E allora, «Stella [enim] a stella differt in claritate»12 [1Cor 15,41]: pensiamo che siamo noi che ci prepariamo lassù il grado di luce, di splendore, di felicità, lassù… ce lo prepariamo di qua. Non possiamo pensare: Eh, ma altri fan meno bene di me, altri si sono avviati anche per altre strade. Ma sperano anche di salvarsi? Languore, languore allora… «Stella a stella differt in claritate». Sì. Godremo ciò che porteremo di là: «Opera tua sumus, non te deseremus»13, siamo tue opere e non ti lasciamo, ti accompagniamo a giudizio. Anche Maria ha subìto il giudizio, ma non un giudizio nel senso nostro, ma il giudizio di retribuzione, cioè Dio ha commisurato il premio, l’altezza del suo posto in cielo, la sua gloria commisurata al gran bene, l’immenso bene, gli immensi meriti che aveva compiuto sulla terra: il suo spirito di fede, la sua speranza sempre viva, la sua carità ardente, la sua pazienza, il suo spirito di sofferenza e di amore alla croce, lo zelo per le anime, per la Chiesa quando già gli apostoli avevano iniziato la predicazione. Che splendore di tale stella, Maria! Stella Maris! Ave, Maris Stella14. Mirare, mirare in alto… splendore!
Così quest’oggi farete buoni riflessi - perché i riflessi son più utili che la predica - e farete buoni propositi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 99/61 (Nastro archivio 94a. Cassetta 94, lato 1. File audio AP 094a). Titolo Cassetta: “Formarsi una coscienza vocazionaria. I novissimi. La Famiglia Paolina”.
2 «Manda il tuo Spirito, e [tutte le cose] saranno create: e rinnoverai la faccia della terra». Vedi AP 1959, p. 57, nota 5.

3 Non è chiaro se il PM intenda, con la parola “ultimamente”, esperienze molto recenti o più lontane nel tempo. Le Congregazioni religiose con carisma vocazionale più note in Italia, i Rogazionisti e i Vocazionisti, con le rispettive Istituzioni femminili, erano sorte già tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900; le Oblate del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Madre Teresa Casini (1864-1937) per la santificazione dei sacerdoti, iniziarono nel 1925 l’opera dei “Piccoli Amici di Gesù” con collegi e scuole vocazionali allo scopo di “prendere bambini, educarli e formarli molto bene e, se avessero avuto il germe della vocazione, indirizzarli al sacerdozio” (Dizionario degli Istituti di Perfezione, [DIP], VI, Roma 1980, coll. 601-602); anche le Volontarie Francescane delle Vocazioni, Istituto Secolare nato a Pesaro nel 1945, iniziavano negli anni '60 la loro espansione in Italia (DIP, X, Roma 2003, coll. 538-540); così come le Figlie di Maria Regina Apostolorum o Piccola Opera Regina Apostolorum, Istituto religioso sorto a Genova nel 1948 (DIP, III, Roma 1976, coll. 1630-1631). Per una buona sintesi sugli Istituti religiosi con carisma vocazionale: CENTRO INTERNAZIONALE VOCAZIONALE ROGATE (a cura), Dizionario di Pastorale Vocazionale, Roma 2002, pp. 560-570.

4 Si riferisce al testo delle Edizioni Paoline di un noto teologo tedesco, tradotto e pubblicato l’anno precedente: MICHAEL SCHMAUS, Le ultime realtà, Alba 1960, pp. 624.
5 «In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine». Nella Vulgata, il versetto è il 40.
Il termine latino “novissima” significa “le cose ultime”. Nella dottrina cattolica, i quattro Novissimi sono: Morte, Giudizio (particolare e universale), Inferno, Paradiso.
6 Questa sentenza rimanda a tutta la letteratura sul giudizio universale che si ritrova in moltissimi autori spirituali dei secoli passati. Don Alberione ha avuto una formazione escatologica che tradizionalmente si rifaceva a questo carattere apocalittico e simbolico. Cf ad esempio (PSEUDO) GIROLAMO, Regula monacharum, XXX, in PL 30, 417; JACOPONE DA TODI, I Cantici Penitentiali, IV, XV; ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Apparecchio alla morte, XXV, I; Sermoni compendiati, I, I; Dissertazioni teologiche-morali, V, 1, 7; GIUSEPPE CAFASSO, Missioni al popolo, Meditazioni, Cantalupa 2002, pp. 186-188, con le relative e interessanti note critiche al testo.

7 Cf Rituale Romanum, De Sacramento Extremae Unctionis, Ritus Benedictionis Apostolicae cum Indulgentia Plenaria in Articulo Mortis.

8 «Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona [di gloria]» (Breviarium Romanum, Commune Virginum).
9 Vedi AP 1960, p. 297, nota 12.

10 Vedi AP 1959, p. 165, nota 9.
11 Il PM dice: fatto sotto.

12 «Ogni stella [infatti] differisce da un’altra nello splendore».
13 Cf ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Apparecchio alla morte, VI, 2, e Glorie di Maria, II, 7. Sant’Alfonso usa questa espressione citando san Bernardo (BERNARDO DI CHIARAVALLE, Meditationes Piissimae de cognitione humanae conditionis, II, 5, in PL 184, 488) il quale la mette in bocca ai peccati: “In punto di morte, resteremo attaccati a te e non ti lasceremo neppure nell’altra vita”, se non ti liberi prima di noi. Nelle Glorie di Maria, sant’Alfonso fa dire queste parole sia ai peccati e sia alle virtù che “accompagniano Maria nella gloria del paradiso”. Allo stesso modo, il PM applica la frase in senso lato riferendosi a tutto il complesso della vita e delle opere compiute dalla persona.
14 Ave, Stella del Mare: sono le parole iniziali del famoso Inno dedicato a Maria. Cf AP 1958/1, p. 147, nota 5.