Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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59. E CHI ME LO FA FARE? …LA FEDE!
Ragionare e operare secondo la fede
Meditazione, Torino (SAIE), 13 dicembre 19611

Ieri abbiamo considerato [la] preparazione al Natale, chiedendo al Bambino, come dono, aumento di fede e speranza e carità, aumento cioè di queste tre virtù. Ma particolarmente, adesso, ricordiamo il primo di questi doni; la speranza e la carità sono frutti della fede, perciò si mette sempre in ordine [come] primo il dono della fede… e nella recita degli Atti, prima [c’è] l’Atto di fede, poi viene l’Atto di speranza e poi viene l’Atto di carità2.
Oh, la fede. La fede, guardando al presepio: chi è Gesù? Perché è nato in quella maniera così povera, così umile? Perché appena nato viene perseguitato, cercato a morte?
Chi ci può essere di più innocente che un bambino! Anche se fosse un bambino comune, e non il Figlio di Dio incarnato! Eppure viene cercato a morte e fugge in esilio e dimora in esilio fino a che è la volontà del Padre celeste, [quando] vuole che egli ritorni nella sua patria… e poi la vita sua povera, umile, laboriosa, pia… e il ministero pubblico e la sua morte in croce.
Ora, ecco: se c’è la fede in noi, tutti i ragionamenti filano; se non c’è fede, allora i ragionamenti sono sempre terreni, umani, carnali, ispirati all’orgoglio, all’avarizia, eccetera…
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Se invece c’è fede, si arriva non solamente alla vita cristiana, ma si arriva anche alla vita religiosa, alla vita di consecrazione al Signore, si arriva anche all’apostolato, si arriva anche a dei sacrifici e a morire per le anime, sì! Questo dipende dallo spirito di fede, sì!
Quando è che incominciate bene la giornata, quando è che vi impegnate a pregare bene, quando poi compite e seguite un orario, osservandolo non perché si è veduti ma con spirito soprannaturale, quando è che c’è quella moderazione nel parlare, quell’osservanza della delicatezza, della castità, dell’obbedienza, quando è che si chiude la giornata bene, e che la vita passa lontana dal peccato e impegnata a fare quel che vuole il Signore: quando è questo? Quando si pensa a Dio, quando c’è in noi cioè la fede: questa è la volontà del Padre celeste per me, questo è quel che mi guadagna il premio eterno, questo è ciò che serve per le anime, cioè serve a ottenere grazie per le anime. Altrimenti tutto questo… la frase frequente nei romani: E chi me lo fa fare quello, se non c’è nessuno che me lo paga!?. Chi ha veramente fede, ragiona tutto diversamente: Chi me lo fa fare?. La volontà di Dio… il pensiero del premio eterno, il contributo che porta alle anime, e la pace del cuore che è la perfezione cristiana… tutto questo, la perfezione religiosa ancora. E chi me lo fa fare?. Proprio il pensiero del cielo: fede!
Il Figlio di Dio incarnato, Gesù, è andato a nascere in una grotta, una stalletta, [al] freddo, cacciato via da Betlemme, possiamo dire: quindi è andato nella periferia del paese a nascere… e poi là nel silenzio… il mondo è immerso nelle tenebre della notte, il mondo che riposava, il mondo che ancora forse finiva di divertirsi in certe parti… Ma perché nascere così il Figlio di Dio? Chi gliel’ha fatto fare? Non è tutto suo quel che c’è nel mondo e non è tutto suo il mondo stesso? Chi ha creato il cielo? Gesù, se voleva, poteva nascere in un grande palazzo, figlio di una principessa o di una regina, con il maggior lusso e con un rumore, cioè suscitando lo sguardo e il pensiero di tutti così che tutti salutassero quella nascita, cioè quel Bambino… niente di tutto questo. Chi gliel’ha fatto
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fare? L’amore al Padre celeste, la sua volontà, la redenzione degli uomini, dar l’esempio e quindi fare apostolato per gli uomini, e poi il premio, il premio cioè: «Sedet ad dexteram Patris»3, il premio del cielo. Oh! Se c’è fede, si ragiona in modo tutto diverso! Anche solo il pensare che quel lavoro che si fa è tutto apostolato… ma si ragiona diversamente!
Ieri sera si è aperto in Alba il processo per la beatificazione di un fanciullo, di un giovanetto, Vigolungo Maggiorino4, morto a 14 anni e pochi mesi. Fra i quaderni che ha lasciato, e il vescovo l’ha ripetuto nella predica che ha fatto, c’era questo pensiero: Ecco - diceva una domenica con i suoi compagni - noi oggi, domenica, facciamo il riposo: preghiamo, prendiamo qualche sollievo e stiamo lieti. Ma mentre che noi passiamo questa giornata bianca, buona, che cosa avviene? Nella settimana abbiamo spedito diecimila copie di periodici…, che erano poi il giornale diocesano e i bollettini parrocchiali, fogli per le parrocchie. E diceva, allora, e l’ha lasciato scritto: Mentre che noi riposiamo così e siamo lieti, questi nostri fogli sono già andati nelle case, portano un pensiero buono, anche un po’ di serenità, eccetera… Che grazia ci ha fatto il Signore di adoperarci in tale missione, in tale lavoro, in tale apostolato!5. Questa è la considerazione che faceva
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ai compagni e che ha lasciato poi anche scritta sui quaderni, perché ogni tanto prendeva un po’ un aspetto di predicare!, come faceva6 a casa quando ripeteva le prediche del parroco sentite in chiesa, fanciulletto, [le] ripeteva ai suoi fratelli e alle sue sorelle.
Pensare al volere di Dio! il Signore ha dei disegni sopra di noi: che noi siamo docili nelle sue mani a seguirlo. Pensare al premio eterno: avrai un premio abbondante, una misura scossa, ecco, una misura piena, sovrabbondante anzi! [cf Lc 6,38]. Ed eterna ricompensa, eterna ricompensa!
Allora, chi mi fa fare tutto questo? Tacere quelle parole, sopportare quella pena, interiore, esteriore… E chi mi fa far questo, in questo momento, se nessuno mi vede? Sono sola, solo… E chi mi vede i pensieri e le fantasie che ho dentro? Posso pensare quel che voglio!.
Si era accesa una discussione. Le discussioni van mai bene, eccetto quando si fanno fra persone che cercano solo la verità, nella pace di Dio, e cercano solo il bene; ma quando c’è un po’ di passione, le discussioni non vanno bene… non è suo tempo. La discussione fra due… e siccome erano orgogliosi un po’ tutti e due, uno dice all’altro ad un certo punto: Io non ti guardo neppure, tu ti credi sapiente e sei un ignorante; e l’altro, che era anche orgoglioso, si sentì ferito fino al fondo dell’anima. Allora andò a consigliarsi con un frate Trappista: Cosa devo fare? Perché devo far valere le mie ragioni, la mia personalità!. E il buon Trappista gli risponde: Se ragioni umanamente, fatti le tue ragioni, eh, sì… Ma se ragioni soprannaturalmente, mettiti ai piedi dell’altro.
Chi ha fatto fare a Gesù questo: mettersi ai piedi degli apostoli e lavare i piedi [cf Gv 13,1-15], il Figlio di Dio incarnato! Chi gli ha fatto fare questo? Quante volte ragioniamo così anche noi! E il Figlio di Dio ha lavato i piedi ai suoi apostoli: quindi, mettiti ai suoi piedi. Allora si ragiona tutto diversamente: tutto diversamente perché si ragiona in ordine all’eternità. E perché Gesù è andato a patire e a morire, egli
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che è il più santo fra gli uomini? Volontà del Padre, salvare gli uomini, il premio eterno. Ecco come si spiega la vita del buon cristiano, la vita della religiosa, del religioso… diversamente si cerca il mondo, le soddisfazioni, il piacere, il denaro o le buone posizioni, la stima…
Ragioniamo secondo la fede. E chiedere questa grazia di ragionare, pensare e operare secondo la fede. Chiediamo questo dono al Bambino! Domandando perché ti ha fatto nascere così: perché io devo condurre una vita così, devo combattere le tentazioni, e devo pregare di più, e devo frenare i miei occhi, la mia lingua, il mio cuore… e perché altri non fanno così ed io devo fare così? Perché tu hai fede, quindi ragioni: È la volontà di Dio, piace al Signore, mi guadagno il merito per il paradiso, aiuto le anime a salvarsi, compio un apostolato. Ecco chi te lo fa fare: la fede.
Il mondo si può dividere in due grandi schiere: chi ha fede e chi non ha fede, chi cerca la felicità eterna e chi vorrebbe la felicità quaggiù. Se noi seguiamo la via di Gesù - è andato a patire e morì -, e allora, vorremmo trovarci con lui in cielo? Dunque, ragionare secondo la fede.
Se acquistiamo questo dono, e lo abbiamo in sempre maggior abbondanza, oh, la nostra vita sarà molto più lieta, sarà riempita di meriti. E man mano che passano gli anni, ci avviciniamo al paradiso, siamo contenti di arrivare lassù dove non c’è più nessuna croce e nessuna pena, solo gaudio e gaudio eterno.
Mai ragionare così: E chi me lo fa fare?!. Te lo fa fare l’amore di Dio, te lo fa fare il pensiero del paradiso, te lo fa fare la volontà del Padre celeste: così ha fatto Gesù.
Quella è la via segnata per noi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 1grande (Nastro archivio 179b. Cassetta 179, lato 2. File audio AP 179b). Titolo Cassetta: “La fede è il fondamento di tutto”.
2 Cf Le Preghiere del Cristiano. Vedi Preghiere, ed. 1957, pp. 16-17; ed. 1985, pp. 22-23.

3 «Siede alla destra del Padre». Dalla formula del Credo (Simbolo niceno-costantinopolitano).
4 Del venerabile Maggiorino Vigolungo (Benevello/CN,1904-1918), entrato nella “Scuola Tipogra?ca” di Alba e deceduto due anni dopo per una grave malattia, Don Alberione scrisse una biografia nel 1919, che ebbe diverse edizioni. GIACOMO ALBERIONE, Maggiorino Vigolungo, Aspirante all’apostolato Buona Stampa, (MVi), Roma 2008. Vedi anche AP 1959, p. 179, nota 16.
5 I testi degli interventi alla celebrazione dell’indizione del “Processo Canonico Diocesano per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Vigolungo Maggiorino”, furono pubblicati nel San Paolo, Gennaio 1962, pp. 1-10.
Nel lungo discorso pronunciato dal vescovo di Alba, Carlo Stoppa, ritroviamo appunto l'episodio riportato dal PM: «Alla domenica era particolarmente felice: “Vedi - diceva ad un compagno - mentre noi oggi ci divertiamo o studiamo o preghiamo, molte migliaia di anime sentono la nostra predica; noi abbiamo spedito oltre 10 mila copie di nostri periodici; come dobbiamo ringraziare il Signore che ci dà l'occasione, a noi così piccoli, di far tanto bene!”». E, nello stesso discorso, il vescovo ricordò: «Ha lasciato il quaderno degli esami di coscienza, il quaderno dei propositi, un quaderno di pensieri uditi in prediche e schemi di conferenze da lui tenute ai compagni: uno ha come argomento “volere è potere: io voglio farmi santo”».

6 Il PM dice: come avesse fatto.