Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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40. LA PREGHIERA DI DOMANDA
Condizioni per pregare bene: la perseveranza
Esercizi Spirituali, 6° giorno, II Istruzione, Castel Gandolfo, 11 agosto 19611

È certo che il Signore esaudisce chi prega secondo le due intenzioni: la gloria di Dio, la pace degli uomini, cioè la santità. Queste due espressioni: gloria di Dio, pace degli uomini, ossia santità, hanno molti sensi.
La gloria di Dio: che siano liberate le anime dal purgatorio, e che arrivino presto a cantare le lodi di Dio in cielo, ad esempio; gloria di Dio: che si estenda il Vangelo, si convertano i pagani, che si convertano i peccatori, gli eretici; gloria di Dio: il trionfo della Chiesa; gloria di Dio: che sia promosso il culto, sì: «Sia santificato il tuo nome»; che si estenda il regno di Dio: «Adveniat regnum tuum», venga il tuo regno; che gli uomini facciano la volontà di Dio: «Fiat voluntas tua»; che le sorelle, la famiglia, i vicini e tutti quelli che amiamo, che si salvino [cf Mt 6,9-10]. Ecco, tutto questo è sempre di gloria di Dio.
E così nella santità sono comprese innumerevoli cose. Per esempio: come vincere la passione predominante, trasformare la vita in Cristo, chiedere lo spirito di povertà, lo spirito della castità, lo spirito dell’obbedienza, chiedere l’amore all’apostolato, chiedere l’intelligenza delle vocazioni, la coscienza vocazionaria… chiedere tutto quello che, in sostanza, ci porta a far meglio. Anche che si sappia pregare,
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anche che si sappia cantare le lodi di Dio, anche che si riparino i peccati della famiglia, anche che si lodi il Signore con gli angeli e i santi e che Gesù sia amato e che lo possiamo amare e che comprendiamo la divozione a Gesù Maestro, alla Regina degli Apostoli, a san Paolo. Tutte queste sono grazie… quindi riguardano la santità!
Perciò sotto la parola gloria di Dio e sotto l’altra parola pace degli uomini, vi è una gamma, una serie, un’elencazione quasi infinita di domande che son comprese. Tutto quel che è compreso nella Comunione, tutto quel che è compreso nella Confessione, tutto quel che è compreso nella Messa: sempre o gloria di Dio o santificazione nostra. Quindi lì siamo sicuri.
Nelle altre cose dobbiamo dire sempre: Se è di gloria tua… se è di santificazione o se è il meglio2 per l’anima nostra. Così.
La terza condizione, poi, richiesta per pregare e ottenere le grazie: la perseveranza. La perseveranza…
Che cosa vuol dire, in generale, perseveranza?
Vuol dire pregare ogni giorno: oggi, domani e fra una settimana, fra un anno… tutta la vita! E chi ogni giorno prega, riceve ogni giorno le grazie, e cioè riceve ogni giorno la grazia di evitare il peccato e di fare il bene; e se domani di nuovo fa così, di nuovo riceve le grazie di evitare il peccato e di fare il bene, di migliorare la vita. E così tutta la vita… specialmente la vita religiosa che ha un fine, che è giungere alla perfezione, almeno mirare alla perfezione: perfezione completa l’ha solo Dio, ma avvicinarsi sempre di più ai sentimenti, ai pensieri, ai voleri di Dio. Ecco, quindi perseverare nella preghiera.
Ma oltre questo che riguarda sempre la gloria di Dio e i beni per noi, i beni spirituali, i doni dello Spirito Santo, i frutti dello Spirito Santo, l’aumento di fede, speranza e carità, eccetera… oltre a questo, ci possono essere delle grazie particolari per ognuno. San Francesco di Sales prega per diciotto anni
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per ottenere la mansuetudine, e l’ha ottenuta3! Così nel libro Il combattimento spirituale si descrive molto come un’anima deve persistere su un punto, sia che si tratti di evitare dei difetti, di correggere un difetto, e sia che si tratti di ottenere la virtù, che può essere l’obbedienza, può essere la castità, può essere invece lo zelo, può essere l’umiltà, eccetera… sì, persistere, persistere4.
Vi sono poi delle grazie che sono di gloria di Dio e che non riguardano subito noi direttamente. Ecco, conoscevo un parroco, un parroco il quale ha messo un suo nipotino a San Paolo proprio nei primissimi momenti dell’Istituto, e lo ha consegnato così: Fatene quello che piacerà al Signore… e lo abbiamo fatto sacerdote; e questo sacerdote, che era il nipotino, è morto di un’infezione. Oh! Lo zio però vive ancora, quel che ce l’aveva portato; allora, voleva fare la chiesa e unire alla chiesa un ricovero, ma ora son passati quarant’anni e sempre ha pregato per quello: ora la chiesa è quasi finita, il ricovero di vecchi è già in funzione… le due grazie chieste, eccole! Non che tutto sia proprio anche chiuso, terminato nei particolari, ma la sostanza adesso già c’è: si celebra, infatti, già ogni funzione nella nuova chiesa, nella nuova parrocchia, perché l’altra era proprio parrocchia, chiesa già cadente,
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aveva bisogno di essere sostituita. Pregato… pregato… fatto pregare… Molti dicevano: Ma non comincia mai?; intanto egli rispondeva: Io sto radunando i soldi e sto pregando, e continuamente raccoglieva offerte, continuamente pregava e faceva pregare; ed ecco, l’ho aiutato anche, qualche tempo fa, per ottenere un nuovo sussidio dal Governo, sì. Che uomo costante! Ora ha oltre ottant’anni5. Ohh! Così…
Si doveva fare la chiesa al Divin Maestro in Alba e quante cose si sono messe in mezzo per impedire quello che si desiderava! Eppure era di gloria di Dio! Eppure, al fine, si è acquistato il terreno e si è incominciato con [il] fare un pilone - non subito la chiesa -. Oh!, quante volte andavo da San Paolo a quel luogo dove adesso esiste la chiesa del Divin Maestro: una terza parte di rosario [lo pregavo ad] andare - c’era il tempo sufficiente -; una terza parte di rosario a tornare: più di quindici anni! E la chiesa adesso è bella e si sono messi anche attorno i fabbricati che attualmente sono occupati dalle Figlie di San Paolo, dove fanno il lavoro loro, e particolarmente la formazione delle giovani6. Oh! Ecco la perseveranza, la costanza!
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Il Cottolengo: Preghiamo ogni giorno per ricevere ogni giorno. E sempre diceva: Se ripetete il Padre nostro, dicendo bene: dà a noi il pane quotidiano… e noi siamo tutti poveri e malati, incapaci a lavorare, e infelici di ogni sorta, storpi, ciechi, eccetera… Sempre diceva: Diciamo di cuore: dà a noi il pane quotidiano, e sempre c’è stato il pane! Anche durante la guerra, non si sono accorti della guerra, non ci sono state restrizioni, limitazioni, neppure quelle limitazioni che erano imposte, per esempio che dovevano star chiuse le macellerie qualche giorno della settimana per la scarsità di carne, eccetera: là è mai mancato nulla, non si sono accorte quelle persone, quegli infermi, che ci fosse stata una riduzione nel loro cibo e una riduzione nell’acquistare le medicine più alte di prezzo, più costose, niente! Perché [egli] diceva sempre: Se noi facciamo i conti con la tasca, manca sempre qualche cosa a finire ciò che desideriamo; ma se abbiamo fede in Dio, lui non ha la tasca limitata, lui è la stessa Provvidenza e dà quanto ci occorre7.
Oh, meglio fidarsi di Dio che degli uomini! E perché si sappia: prima i beni spirituali, prima la gloria di Dio, «et haec omnia adicientur vobis» [Mt 6,33; Lc 12,31], le altre cose verranno per aggiunta, ecco. Quindi, se il Signore pensa a mantenere i passerotti… e noi siamo più dei passeri dell’aria! [cf Mt 10,31; Lc 12,24], lo dice il Vangelo. Certo, bisogna fare il nostro dovere perché, se già il Signore ci manda il campo, bisogna farlo rendere! Se ci manda la capacità intellettuale, la salute, eccetera…, vuole che lavoriamo! E quindi la Provvidenza è già di lì. Se poi avviene che uno rimanga in un letto e non abbia proprio più nessuno, nessuna risorsa, ecco… interviene la Provvidenza anche in modi un po’ particolari. Perseverare!
Le parabole sono due, che fanno più pensare a questo riguardo: vi era un tale, il quale aveva famiglia; ecco che un suo vicino viene a lui di notte, a mezzanotte, e lui si trovava già a letto con i figli, ma viene quel vicino e amico, e bussa.
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Cosa vuoi a quest’ora?. È venuto a trovarmi un mio conoscente e non ho neppure un pane da dargli, da preparargli qualche cosa per ristoro… [è] stanco, affamato. Ma è tardi – risponde quel di dentro –, siamo a letto io con i figli… verrai domani. Ma ne ho bisogno adesso!. E insiste, e continua a bussare, continua a bussare. Dice Gesù: Almeno quell’altro finirà per alzarsi per togliersi quell’importunità e dargli i pani che desiderava, ecco… almeno per togliersi una seccatura perché, finché bussava, di dentro non si poteva dormire! [cf Lc 11,5-8]. Allora pregare «usque ad importunitatem»8: chiedere, chiedere, chiedere! Son sempre qui – ripetere alla Madonna –, son sempre qui. Picchiate vi sarà aperto: l’ha detto Gesù, l’ha detto il vostro Figlio Gesù… e io picchio! Domandate ed otterrete: l’ha detto Gesù… e io domando! [cf Lc 11,9-10].
Allora, la seconda parabola: vi era un giudice iniquo in una città, iniquo giudice, oh!, e vi era, in quella città, una donna vedova, la quale non aveva altra protezione e si rivolgeva al giudice perché le fosse fatta giustizia; e se le veniva fatta giustizia aveva di che vivere. Ma il giudice o non si faceva trovare o chiudeva la porta in faccia… pigro. Di lì, dalla donna non poteva aspettarsi grossi pagamenti… e quindi niente, prima dava la preferenza a chi lo pagava bene; e la donna tornava. Finalmente conchiuse così: È vero che io non temo né Dio né gli uomini – cioè non temeva di trascurare le persone e di mancare al suo dovere davanti a Dio, e non gli importava delle critiche – è vero che non temo né Dio né gli uomini, ma almeno per togliermi questa noia, perché [questa vedova] torna sempre!. E allora le rende giustizia, e l’ascolta in quello che domandava; e la donna ringrazia e ottiene il suo, il suo avere che le veniva negato da persone non rette… e allora visse
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nella sua pace, ebbe il sostentamento necessario per la vita [cf Lc 18,1-5]. Così conchiuso: pregate, pregate… fino a rendervi importuni. È vero che importuni non si è mai, ma è un modo di esprimerci: il Signore non si offende della nostra importunità, perché non è un’importunità per lui, ma vuole che esercitiamo la fede. Alle volte non siamo esauditi subito perché non abbiamo abbastanza fede; non siamo esauditi subito perché il Signore vuole che mettiamo più fede e dimostriamo che abbiamo proprio voglia di quella grazia, perseverando.
Il Signore poi vuole tante volte cambiarci le carte in mano: Tu chiedi questo… ma hai bisogno di quell’altro dono!. Chieder la grazia, supponiamo, della riuscita in un affare, la grazia della promozione degli esami, eccetera… ma questa persona ha bisogno di altre grazie spirituali: il Signore accetta la preghiera per altre grazie. Ma io ho chiesto lo zelo!… E tu avevi bisogno dell’umiltà, invece!: e quindi il Signore, invece di darti lo zelo, ti dà l’umiltà. Non ti sei ancora stabilito abbastanza, non hai ancora cominciato a fondare la casa sopra la pietra, con un buon fondamento che è l’umiltà; e allora chiedi pure, e io spendo le tue preghiere in altro. Come se il padre consegna [il denaro] alla madre [per]ché provveda a certe cose per la famiglia, e le dice: Compera – supponiamo – liquori per la famiglia; e la mamma va a comperare dal panettiere, invece, perché c’è bisogno del pane quotidiano con quei soldi! Ecco.
In un libro di pietà c’è questo, un libro di istruzione spirituale, questo. Figuratevi un ragazzetto, bambino ancora, che non ha ancora l’uso di ragione ma già sa un po’ parlare: vede il papà che adopera il rasoio lucido, che splende alla luce del sole, eh!, lo vorrebbe… e grida, piange, pesta i piedi! Ma il papà non glielo dà: un bambinetto [di] quattro anni, cinque anni si ferirebbe, non sa che cosa sia un rasoio; e allora il papà, invece di dargli il rasoio, gli darà una caramella, gli darà del pane, gli darà un oggetto da divertirsi, eccetera…
Le preghiere al Padre nostro che è nei cieli sono sempre gradite: insistiamo pure! Ma abbiamo anche questa fiducia che, se non ci darà quello che vogliamo noi, ci darà
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altro di meglio! E quindi non desistere, non fare come quelli che chiedono oggi una grazia, domani un’altra: oggi tutti infervorati fanno novene, tridui, accendono candele… Poi: Sant’Antonio non mi ha subito ascoltato, basta, non prego più! Allora è già passata la novena, non ne faccio un’altra. E quella donna, quando sant’Antonio non la esaudiva, prendeva il quadro e lo voltava dall’altra parte…! Così: Finché non mi dai la grazia, non ti guarderò più, guarda tu il muro!. Allora, i capricci degli uomini sono tanti, eh!
Dunque noi perseveriamo nel domandare: perseverando si ottiene, le questioni si risolvono, la strada si appiana, di lì a un poco trovi molto difficile il salire, il salire nella conquista di quella virtù, di quello spirito, eccetera… ma sempre hai perseverato. Può venire anche una grazia improvvisa di un momento perché, se il malato è grave, non vuol confessarsi, e si domanda la grazia che accolga il prete e si confessi, è urgente questa, e tuttavia son preghiere per altri; la preghiera è urgente, ma lì ci interviene un’altra cosa: perché, che ci sia la grazia è una cosa, ma che l’altro l’accolga è un’altra! Se il Signore dà la grazia perché tu preghi per quel peccatore… e se lui la rifiuta? C’è il prete alla porta; risponde: Verrà un’altra volta…, oppure Sto male e non posso ricevere il prete. Allora…?
Ma quali allora sono le preghiere in cui siamo esauditi? «Dabitur vobis» [Mt 7,7; Lc 11,9], quello che dà a voi: cioè, quella grazia di santità che chiedete voi, per voi! Perché gli altri possono resistere alla grazia, ma chi chiede di cuore, per esempio, il fervore, l’umiltà, è segno che ha anche buona volontà, quindi accetta la grazia; un altro invece si oppone. E se uno si oppone allora, sebbene il Signore voglia concedere questa grazia, questa grazia non viene ricevuta, sì. Perché il paragone o l’esempio che forse spiega più chiaramente, è questo: Gesù era crocifisso, ha agonizzato tre ore; erano crocifissi d’accanto a lui due ladroni: uno si rivolge a Gesù e lo prega. Lo prega, perché? Perché l’altro continuava a insultare Gesù, l’altro, il suo compagno crocifisso d’accanto pure a Gesù. Dice: Ma perché insulti così? Noi – diceva il buon ladrone – abbiamo quello che ci meritiamo, abbiamo
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commesso i delitti e abbiamo ciò che ci meritiamo. Quindi confessa il suo male: è come un Confiteor quello. Oh! Ma costui che male ha fatto?. Gesù che male ha fatto? E allora si rivolge a Gesù, questo buon ladrone: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Quindi si raccomandava a lui, a Gesù, perché lo prendesse in paradiso: Nel tuo regno. Oh! E Gesù diede la risposta: Quest’oggi sarai con me in paradiso; perché i due ladroni furono trattati come si trattava quando i crocifissi non finivano di morire in quel dato tempo: e allora furono rotte le gambe e furono finiti. E quindi quel giorno: Quest’oggi sarai con me in paradiso… Gesù era spirato prima, era già entrato… [cf Lc 23,39-43; Gv 19,31-34]. Ecco i due: avevano tutti e due la grazia, erano tutti e due crocifissi; e uno si converte e domanda la misericordia a Gesù, e l’altro, che aveva pur la stessa grazia, si ostina e muore male. Da che cosa dipende? La disposizione manca! E cioè: la grazia viene offerta, ma se non viene accettata… ecco. Quindi il Vangelo dice: «Dabitur vobis», sarà dato a voi, cioè, quello che voi domandate per voi… quello è sicuro, perché se domandi lo spirito di obbedienza, te lo darà perché tu sei disposto a ricevere la grazia. E invece un altro è superbo, è caparbio, ostinato e non vuole mai arrendersi all’obbedienza, ama più i suoi capricci che il volere di Dio: quindi, anche se la grazia è offerta, non viene accolta; quindi non è che il Signore non esaudisca…
Ma per colui che ha pregato, dunque c’è niente? E no, il suo merito c’è lo stesso! Chi ha pregato per il peccatore, quando pure quel peccatore sia ostinato…, il bene, chi ha pregato lo ha, il merito lo ha lo stesso, come se la preghiera fosse stata esaudita e la grazia fosse stata accolta.
Ogni benedizione dunque a voi. Pregare con umiltà, pregare con fiducia, pregare con perseveranza: e «qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit» [Mt 10,22; 24,13], ha detto Gesù… e chi persevererà fino alla fine, sarà salvo. Avanti dunque, perseverare.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 104/61 (Nastro archivio 97b. Cassetta 97bis, lato1. File audio AP 097b). Titolo Cassetta: “Gloria di Dio, santificazione nostra”.

2 Il PM dice: se è del meglio.

3 PIER GIACINTO GALLIZIA, La vita di S. Francesco di Sales, Vescovo e Principe di Geneva, fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, libro sesto, capitolo V: Della mansuetudine del Santo: «…Non esercitava già questa mansuetudine, che i suoi giudicavano eccessiva, senza farsi una gran violenza. Egli medesimo confessò in un’occasione che da ventidue anni travagliava per conseguirla, ben dimostrando il fiele impietrito, che fu ritrovato dopo la sua morte, quanto gli avesse costato l’acquistare quella dolcezza, ch’era certamente a tutte pruove, come avrete osservato nel corso della sua vita».
Questa insistenza è ricordata anche in ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Pratica di amar Gesù Cristo, capo XII, 145.
4 Questo classico della spiritualità, del religioso teatino Lorenzo Scupoli (1530 c.-1610), fu un testo amato e raccomandato dal PM, e tra i primi libri di ascetica ad essere stampato dalla Pia Società San Paolo.
Per quanto riguarda questo concentrarsi su un punto alla volta, vedi per esempio, il capitolo XVII, L’ordine da osservare nel combattere contro le nostre passioni viziose; il XXXIII, Alcuni avvertimenti per vincere le passioni viziose e acquistare nuove virtù; il XXXIV, Le virtù si devono acquistare a poco a poco, esercitandosi per gradi e attendendo prima all’una e poi all’altra… LORENZO SCUPOLI, Combattimento spirituale, Cinisello Balsamo (1992) 20132, pp. 208.

5 Mons. Lorenzo Berardo (1884-1988), parroco della chiesa di Santa Maria del Salice a Fossano/CN - da cui dipendeva la chiesa di San Lorenzo dove fu battezzato Don Alberione -, fu nominato priore al Salice l’8 agosto 1915, ma ne era già vicecurato, e vi restò come parroco fino al 15 dicembre 1967. Egli inviò suo nipote Berardo Pietro M. Daniele (1911-1944) alla Società San Paolo nel 1922. Questo giovane fu ordinato sacerdote nel 1936 e morì a 33 anni “per tifo e debolezza cardiaca nell’ospedale di Alba”, come riportato sulla scheda personale dell’Archivio Storico Generale della Famiglia Paolina.
Mons. Berardo iniziò i lavori per la costruzione di un nuovo edificio che sostituisse l’antica e rovinata chiesa di Santa Maria del Salice - opera in programma fin dal 1915 - solo nel 1958, e la nuova chiesa fu consacrata il 7 ottobre 1961. A lui si deve anche la costruzione dell’oratorio, della scuola materna e della casa di riposo per anziani…
Cf AA.VV., Tutti là siamo nati. Guida storico-geografica ai luoghi paolini del Piemonte, Alba 1999, pp. 154-156; WALTER LAMBERTI, La “nuova” chiesa del Salice compie 50 anni, in La Fedeltà, Settimanale cattolico fossanese, Anno 114, Numero 35, 5/10/2011, p. 20.
6 La chiesa al Divin Maestro in Alba fu consacrata il 25 ottobre 1936, ma il terreno era stato acquistato già dal 1914. Sulle traversie per la costruzione di questa chiesa, vedi GIUSEPPE BARBERO, Il sacerdote Giacomo Alberione, un uomo - un'dea, Roma 19912, pp. 249-250, nota 6; 369-371; 387-390.
Sull'ingresso delle Figlie di San Paolo a Borgo Piave, in quella che diventò la Casa Madre dell'Istituto, vedi CATERINA A. MARTINI, Le Figlie di San Paolo, op. cit., pp. 194-196.

7 Cf GIUSEPPE COTTOLENGO, Detti e pensieri, Milano 2005, 45, 78, 122.
Ricordiamo che nelle preghiere serali della Piccola Casa era prevista anche una corona quotidiana di 55 Pater (Raccolta delle Regole…, op. cit., pp. 74; 230-233). “”

8 «Fino alla sfrontatezza, fino ad essere importuni». Questa espressione sulla perseveranza nella preghiera è molto usata da sant'Alfonso de Liguori, il quale la attribuisce al gesuita Cornelio a Lapide (Commentarium in Lucam, XI, 8) e prima ancora a san Girolamo. Cf ad esempio ALFONSO MARIA DE LIGUORI, Sermoni compendiati, XXVI, III; Apparecchio alla morte, XXX, III. La stessa espressione a proposito della preghiera incessante, si rintraccia anche nel Savonarola (De simplicitate Christianae Vitae, Liber Primus, Secunda Expositio orationis dominicae, Meditatio, Lugduni Batavorum 1638, p. 37).