Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. FINO A CHE PUNTO GESÙ CI HA AMATO?
La sua Passione e la nostra risposta d’amore
Domenica delle Palme (II di Passione), Meditazione, Castel Gandolfo, 26 marzo 19611

[…] la lettura della Passione, della storia della Passione di Gesù Cristo. E leggiamo allora soltanto l’ultima parte.
«Alla ora nona si fece gran buio sulla terra. E verso l’ora nona Gesù gridò con gran voce: Eli, Eli, lamma sabactani? Cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? E alcuni dei circostanti, udito ciò, dicevano: Costui chiama Elia. E subito uno di loro corse ad inzuppare una spugna nell’aceto e, postala in cima d’una canna, gli dava da bere. Ma gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a liberarlo. E Gesù, dopo aver di nuovo gridato con voce, rese lo spirito.
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due parti, da capo a fondo; e la terra tremò, e le pietre si spezzarono; e le tombe si aprirono: molti corpi dei santi che dormivano il sonno della morte risuscitarono; e, usciti dai loro sepolcri, dopo la risurrezione di Gesù, entrarono nella santa città e apparvero a molti.
E il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, veduto il terremoto e le cose che accadevano, ebbero gran timore, e dissero: Costui era davvero figlio di Dio. Vi eran pure a distanza molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea per assisterlo; tra le quali era Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo. E fattosi sera venne un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, che era anche lui discepolo di Gesù. Costui, presentatosi a Pilato,
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gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato comandò che gli fosse consegnato il corpo. E Giuseppe, preso il corpo, lo avvolse in una bianca sindone, e lo pose nella sua tomba nuova che aveva scavata nel masso; e, ribaltata una gran pietra all’ingresso della tomba, si ritirò»2.

La storia, dunque, della passione di Gesù Cristo l’avete intesa e seguita. Ora facciamo soltanto qualche applicazione.
Prima riflessione. Gesù ha sofferto: ha sofferto nel suo spirito, nel suo interno, nel suo cuore, e ha sofferto esteriormente nel suo corpo in tutti i sensi. Quanto abbiamo noi contribuito a rendere penosa la passione di Gesù Cristo con i nostri peccati? Chi può dirlo?
Allora Gesù ci vedeva presenti come se fossimo stati allora viventi e vicini a lui; e soffriva e ha offerto tutto anche per noi: le sue pene interne e cioè le accuse, le colpe che gli attribuirono per condannarlo, colpe inventate, queste calunnie atroci… pene interne: si vide abbandonato da tutti, eccetto Maria; abbandonato anche da quelli più amici, da quelli che avevano veduto i suoi miracoli e magari mangiato il pane miracoloso che egli aveva moltiplicato… le pene del suo cuore: l’ingratitudine degli uomini! E poi il conoscere come nonostante tutto il suo sangue, quante anime non avrebbero profittato e non avrebbero forse ottenuto la salute eterna!
Poi le pene esterne. Tutte le pene Gesù soffrì nel suo corpo: e tutto il suo tatto intiero, l’intiera persona… flagelli, spine, la croce, crocifissione… le sue mani, i suoi piedi… il suo volto imbrattato di sputo, di sudore, di sangue… l’udire quel [sia] crucificato, sia messo sulla croce - ripetuto dalla folla con insistenza finché la folla si fece dare il consenso da Pilato, che fu debole e condannò il giusto, e mentre che lo condannava lo dichiarava giusto: Io sono innocente del sangue di costui, di questo giusto [cf Mt 27,11-26]… contraddizione degli uomini! -… la sua sete estinta con l’aceto…
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abbeverato di fiele e di mirra. Tutto il suo corpo, tutti i suoi sensi dovevano soffrire: quanto abbiamo contribuito noi? Con il peccato, con la nostra testa dura, con le nostre freddezze, insensibilità nelle cose spirituali, con la tiepidezza, con un po’ di libertà nel parlare, nel mancare o con gli occhi o con l’udito: tutti i sensi esteriori; e pure nei sensi interiori: la fantasia, l’immaginativa, la memoria. Umiliarci tanto perché vi sono3 cose che non possiamo penetrare del tutto… certo, Gesù ha sofferto veramente per noi.
Seconda riflessione, questa: e ha sofferto per noi per ottenerci la salvezza, la grazia, ecco, perché noi possiamo credere, avere fede viva, perché noi possiamo aver fiducia nel suo sangue, nei suoi meriti, perché noi lo possiamo amare… vuole guadagnarsi il nostro cuore e ha voluto dare fino all’ultima goccia il suo sangue con la lanciata [che lo trafisse]: «Exivit sanguis et aqua» [Gv 19,34], per guadagnarsi il nostro amore e per egli guadagnare e meritare tutte le grazie di cui avremmo avuto bisogno.
Le grazie di guidare la nostra mente: questo raccoglimento che è tanto importante, questi pensieri inutili da detestare! Guidare il nostro cuore: amare solo lui, amarlo più vivamente, sensibilmente, consecrando tutto… i nostri sentimenti a lui. E poi tenere ferma la nostra volontà in lui: ci ha ottenuto la grazia di dominare la volontà e quindi di far volentieri la sua volontà… l’obbedienza, l’osservanza della sua legge, le virtù, i propositi fatti, per ottenerci queste grazie, Gesù, e per ottenerci le grazie di saper guidare gli occhi, frenarli… e l’udito, frenarlo… e la bocca con il gusto, frenarlo… e la lingua, dominare le parole, sapersi mortificare nelle parole… e poi in tutto il corpo tenere una posizione e rispettare il corpo consecrato al Signore, una posizione decorosa perché consecrati al Signore… santificare i passi nostri e santificare le mani: tutto sia per Gesù e solo per Gesù, e ogni passo e ogni atto, ogni azione, ogni lavoro, ogni impegno che abbiamo, fosse pure di zappar
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nell’orto: per Gesù, per Gesù tutto. Ci ha dato la grazia, ci ha ottenuto la grazia cioè, e ce la dà man mano che preghiamo.
Quindi, non lamentiamoci: Non posso…; c’è Gesù! È morto per noi sulla croce, ci ha meritato le grazie sia per crescere in santità e sia per vivere e dominare i nostri sentimenti cattivi e amarlo cioè, seguirlo in tutto… consecrargli tutto il nostro essere interno ed esterno.
Terzo: fino a che punto ci ha amato Gesù? Nessuno ama di più di colui che dà la vita perché, data la vita, non resta più niente da dare! Se invece prestiamo un pelino, diamo un pelino… eh, c’è ancor tanto da dare! Sì.
E allora fino a che punto amarlo, Gesù? Sine mensura, senza cioè misurarlo4… e cioè mai dire: È troppo quello: fino lì sì, più in là no. Ne perdo io, ne perde l’amor proprio a sottomettermi, eccetera…. Amarlo in tutto quel che ci chiede, quel che ci chiede… la vita stessa consecrata a lui volentieri, con tutto l’amore, sì. Sentire proprio quello che Gesù ha detto: Chi vuole venire dietro di me - cioè mi vuol seguire, mi vuole amare in pratica -, rinneghi se stesso. Se non impariamo a mortificarci non sapremo mai che cosa è il cristianesimo, tanto meno la vita religiosa; non lo comprendiamo allora il cristianesimo, che ha una parte negativa, cioè schivare il male, e una parte positiva, poi: l’amore, fare il bene. Amare Gesù. Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso: parte negativa; …prenda la sua croce: è già la parte positiva, questa, cioè sapere abbracciare la volontà di Dio, quello che il Signore vuole in quel momento e nella nostra vita intiera…; prendere la nostra croce: fosse anche una malattia, fosse anche un’umiliazione per qualche motivo, per
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ragione che forse neppure è una vera macchia5, ma è il nostro amor proprio che allora lo suggerisce. Oh! Poi, …e mi segua. Rinneghi se stesso, prenda la croce e mi segua [cf Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23]. Fino a che punto seguirlo? Sul calvario! Inchiodati sulla croce cioè: che inchiodiamo il nostro volere. Si dice che i chiodi di Gesù erano tre, perché i piedi erano crocifissi assieme, inchiodati assieme. La religiosa deve mettersi tre chiodi, lasciarsi crocifiggere da Gesù. Tre chiodi: povertà, obbedienza, castità; povertà, obbedienza, castità…
E mi segua fino al calvario, ma mi segua fino al cielo, ecco. Come egli è salito al cielo e ha rifatto la strada: era disceso dal cielo, ritorna in cielo. Aveva detto: Sono venuto da te e ora lascio il mondo, ritorno a te [cf Gv 17]. Siamo venuti dalle mani di Dio, camminiamo su questa terra e torneremo a Dio; ma dobbiamo tornare ricchi di meriti, poiché siamo entrati nel mondo senza nessun merito, senza alcun merito - mentre che non esistevamo, non potevamo fare dei meriti, non potevamo pregare -. E ritornare al Signore ricchi di meriti… meriti che sono gli atti di virtù compìti nell’amore a Gesù Cristo stesso.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 92/61 (Nastro archivio 86b. Cassetta 86, lato 2. File audio AP 086b). Titolo Cassetta: “La passione di Gesù”.

2 Come il PM ha detto sopra, egli legge l’ultima parte del Passio della Messa delle Palme: Mt 27,45-60.

3 Il PM dice: vi è.

4 Cf la lettera del vescovo Severo di Milevi (nell’attuale Algeria) a sant’Agostino: AGOSTINO DI IPPONA, Lettere, CIX, 2: «Nell’amore di Dio non ci è fissato alcun limite, dato che la misura di amare Dio è proprio quella d’amarlo senza misura (In quo iam nullus nobis amandi modus imponitur, quando ipse ibi modus est sine modo amare)»; BERNARDO DI CHIARAVALLE, Il dovere di amare Dio, I, 1; VI, 16: «La misura di amare Dio è amarlo senza misura (modum esse diligendi Deum, sine modo diligere)».

5 Parola incerta.