Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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55. SAREMO GIUDICATI SULLA CARITÀ
Fare le cose bene e con retta intenzione
Domenica XXVII dopo Pentecoste (XXIV ed ultima), Ritiro Mensile, 2a Meditazione, Torino (SAIE), 26 novembre 19611

Poco più di un mese fa veniva a morire un medico, così con una morte un po’ repentina; tuttavia aveva potuto ricevere il sacramento della Confessione, la Comunione e l’Olio Santo; poi stava facendo il ringraziamento [e] gli si suggerirono alcune giaculatorie… egli notò questo: Quando ho particolari bisogni mi servo sempre della Salve Regina, Salve Regina che mi è una preghiera così cara, e la cominciò e andò avanti finché giunse a quelle parole che avete cantato, e cioè: Mostraci, dopo questo esilio, Gesù, Post hoc exsilium… Iesum benedictum… nobis ostende. Mostraci dopo questo esilio Gesù, il che vuol dire: Maria, che io possa vedere fra le tue braccia Gesù, ed entrare quindi nella beatitudine, perché la visione di Gesù è l’eterno gaudio. Queste furono le ultime parole che disse: Mostraci Gesù, dopo questo esilio. Gesù, il frutto benedetto del tuo seno!. Sì, il paradiso. Spirò con quelle parole, tacque. E da tutto il complesso si può presagire e interpretare che in quel momento egli si incontrasse con Maria che portava Gesù fra le sue braccia e mostrava a lui il Figliolo suo, il Bambino suo: Frutto del tuo seno. Che grazia questa morte così! Quale grazia!
Ecco, allora, pensare a quello che stamattina abbiamo detto. Dopo il giudizio, la sentenza ai buoni: Venite, benedetti,
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nel regno del Padre mio. Quale ragione, quale motivo Gesù apportò? Perché entrare nel suo regno? Gesù disse: Io avevo fame, mi avete dato da mangiare; avevo sete, mi avete portato da bere; ero ignudo, mi avete coperto; ero in carcere, ero infermo, mi avete visitato, consolato. Ma gli eletti domanderanno a Gesù: Quando ti abbiamo veduto affamato, assetato, ignudo, in carcere, ammalato e ti abbiamo veduto, ti abbiamo visitato? Quando è stato?. Ogni volta che avete soccorso il mio prossimo, lo avete fatto per me [cf Mt 25,34-40]. Ecco… Cioè Gesù tiene per fatto a sé tutto quel che facciamo per il prossimo, per il fratello, perché ognuno degli infelici rappresenta Gesù sofferente; e se noi soccorriamo l’infelice e il bisognoso, oh!, allora Gesù tiene per sé, come fatto a sé quello che è fatto al bambino ignorante del catechismo, all’ammalato che non sa prepararsi all’ultimo passo, al carcerato il quale ha bisogno di conforto, al vecchio che ha bisogno di sostegno, al bambino che è abbandonato e orfano, agli ignoranti in fatto di religione, e a quelli che hanno più bisogni spirituali e non li capiscono neppure… quante sono le loro povertà, le loro indigenze. Oh!, l’apostolato: opere caritative, opere di istruzione religiosa, opere di soccorso sociale, opere che possono essere sotto tante forme, tante forme… E vi sono anche quelle persone che al sabato dedicano il pomeriggio a fare pianete e a fare piviali, ricami vari per il culto, per l’altare… saranno tovaglie e saranno le cose che deve adoperare il sacerdote per le funzioni sacre. Allora, proprio lo fate a me, dirà Gesù: a voi, a chi fa questo… vi sono dei gruppi di signorine, dei gruppi di signore che si danno a questo, che si raccolgono; e ne abbiamo di Annunziatine così che si raccolgono nel pomeriggio del sabato oppure in altro giorno della settimana, quelle che sono libere, per preparare oggetti sacri, paramenta sacre, per le missioni ad esempio, per le chiese povere. L’Opera delle chiese povere2, a Roma quest’anno ha dato un grande numero di oggetti che servono per il culto, specialmente paramenta: tovaglie, camici
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e poi tutto quello che è necessario per una chiesa, per il servizio dell’altare. Oh, quell’apostolato… sì! L’apostolato… perché sembra che la ragione per cui Gesù invita le anime al paradiso nell’ultimo giorno sia solamente quella: le opere di apostolato, le opere di carità. E voi vi dedicate ad apostolati vari. Certo, uno dei primissimi è quello della stampa, ma vi sono tutti gli apostolati, e ve n’è per tutte le età e per tutte le condizioni. Allora, ecco quello che noi abbiamo da pensare: anche un piccolo servizio ad un povero o un piccolo servizio che si fa all’altare di Gesù, avrà il suo premio eterno. Dice san Paolo: «Momentaneum et leve tribulationis nostrae pondus, aeternum gloriae pondus operatur» in caelis3 [cf 2Cor 4,17], e cioè: un piccolo servizio corrisponde a un premio che dura per tutta l’eternità, per tutti i milioni di secoli - e non finiranno mai i secoli… ché non ci saranno mai numeri di secoli che rappresentino l’eternità: l’eternità è senza fine -.
Coraggio, dunque! Perché riguardo al paradiso, ci sono tre cose da considerare. Primo: che ognuno riceve il premio secondo che avrà meritato di più. Tutti in paradiso, sì, ma diversità fra anima ed anima in paradiso. Se abbiamo un piccolo bicchiere e lo riempiamo, ecco è pieno; se il bicchiere è più grande, ne contiene di più… lo si riempie ed è pieno; e se fosse anche un secchio, si riempie ed è pieno: sono tutti e tre recipienti pieni, secondo la loro misura, ma quale diversità tra un bicchierino piccolo e invece un vaso grande, un secchio! Oh, così è il cielo: ciascheduno riceverà il premio secondo i suoi meriti. «Stella a stella differt in claritate»4 [1Cor 15,41], una stella è più lucente, l’altra è meno lucente: tutte splendide, ma lo splendore tra l’una e l’altra è tanto diverso. Altro è un fanciullo che muore a dieci anni e che è stato buono buono, altro è un sant’Alfonso che è morto a novant’anni5 dopo avere fatto del bene un po’ in tutti i campi: quante predicazioni, quanto ha scritto, quanto ha confessato, quanti
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soccorsi anche materiali, quante sofferenze ha sopportato, calunnie… eh, che corona, allora! «Unusquisque propriam mercedem accipiet, secundum suum laborem» [1Cor 3,8], ciascheduno riceverà il premio secondo che avrà faticato; perché se un operaio vi lavora due ore, ed un altro vi lavora due giorni, e un terzo due mesi, si capisce che la retribuzione è ben diversa; così il Signore, il quale è giustissimo e paga secondo la giustizia, sì… ma sempre abbondante la sua ricompensa: la misura che è piena, che è scossa, che è pigiata, che è traboccante [cf Lc 6,38]. Oh, il premio che ci aspetta quanto è grande!
Quindi nessuno ha da guardare gli altri: fan di più… fan di meno. E fa di più chi fa di più…!, e cioè è più santo ed avrà un premio maggiore. Ma non solamente c’è da contare che valga la quantità di lavoro, ma anche l’intensità, e cioè: uno può portarci un’intenzione più retta, può fare l’opera per amore di Dio più intenso… amore; l’altro un po’ con freddezza, con tiepidezza: è tanto diverso un cuore che è ardente… un cuore che è tiepido. Oh! Allora, ciascheduno riceverà il premio secondo che ha meritato, e tuttavia il premio è completo per ognuno secondo i suoi meriti.
Che cosa concludiamo da questo ritiro? Ho già detto: passare il mese di dicembre guardando all’Immacolata e guardando al presepio, e cioè un mese di ringraziamento, un mese di riparazione e un mese di supplica per le grazie dell’anno prossimo. Ma adesso aggiungo: fare le cose bene! Persone che fan le cose bene, persone che le fanno un po’ meno bene, e persone che le fanno poco bene o niente bene. Una persona che fa delle belle Comunioni, una persona che fa delle Comunioni un po’ con tiepidezza, una persona che fa le Comunioni proprio con freddezza, con una certa indifferenza, poca preparazione, poco ringraziamento. Persone che ascoltano bene la Messa, persone che l’ascoltano un po’ meno bene, e persone anche che stanno magari distratti e occupati in altri pensieri quasi tutto il tempo della Messa. Hanno da fare in casa questo lavoro, da fare in un ufficio quel lavoro: si può fare con merito di dieci, con merito di otto, con merito di sei.
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Chi cerca solo di contentare l’occhio ed essere approvato, o per ricavare soltanto un utile materiale, riceve così la sua ricompensa. Ha lavorato solo per la ricompensa: l’ha avuta. Cosa dovrà guardare il Signore? Non ha lavorato per il Signore! Ha già avuto la sua ricompensa!
Per conseguenza, fare le cose bene e con retta intenzione, sì. Oh! La retta intenzione significa operare per Dio, per Gesù, per il paradiso, o anche altre intenzioni: per esempio, per ottenere la grazia della santificazione, per ottenere la salute di una persona, per ottenere la conversione di un peccatore, per ottenere che le opere di apostolato riescano, per ottenere che nelle parrocchie i catechismi diano buon risultato, che quell’infermo riceva i sacramenti, operare per le anime del purgatorio, eccetera… sono tutte rette intenzioni, specialmente quelle che son dirette alla nostra santificazione e al vero amore a Gesù… per amore di Gesù, per il paradiso di Gesù, ecco.
E allarghiamo le nostre intenzioni: il Papa, sì, che ha compiuto il suo ottantesimo di vita, il Papa che vuole celebrare il Concilio Ecumenico, e che già sta celebrandolo6, e che il
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Signore lo sostenga fino al compimento del suo grande compito! E pregare perché vi sia la pace nel mondo, perché le missioni abbiano ad avere un buon frutto, perché siano tante le vocazioni, e siano tante le vocazioni Annunziatine e, più ancora che per il numero, ci sia un complesso di Annunziatine fervoroso, proprio consecrato veramente a Dio questo numero! E senza tante esteriorità, ma veramente una fede viva, una speranza ferma, una carità sempre continuata, cioè un amore sempre continuato verso Gesù e verso le anime e verso il prossimo in generale, sì.
E attendiamo: «Exspectantes beatam spem, et adventum Domini nostri Iesu Christi» [cf Tt 2,13], stiamo aspettando in buona speranza l’arrivo di Gesù, nel Natale, l’arrivo di Gesù quando comparirà al mondo nella sua seconda venuta per ricevere i suoi diletti, i suoi eletti. Saremo del suo numero? Degli eletti? Lo accompagneremo trionfanti, cantando gli inni della vittoria, entrando con lui in cielo? Sì, con coraggio! Con coraggio! Il diavolo cerca sempre di scoraggiare, ma con la fede e con la preghiera si vince… avanti, la meta è quella! Diamoci l’appuntamento in quel giorno, dopo il giudizio universale, tutti ad accompagnare Gesù Cristo trionfante in cielo… e noi in trionfo con lui.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 1grande (Nastro archivio 106a. Cassetta 106, lato 1. File audio AP 106a). Titolo Cassetta: “La morte e il gaudio eterno. La vocazione delle Annunziatine”.

2 Cf DA, pp. 152-153.

3 «Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» in cielo.
4 «Ogni stella differisce da un’altra nello splendore».
5 Sant’Alfonso Maria de Liguori (1696-1787), morì a 91 anni.

6 Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, era infatti nato il 25 novembre 1881.
Il Concilio Vaticano II iniziò l’11 ottobre del 1962, ma naturalmente fu necessario un grande lavoro di preparazione: tre mesi dopo la sua elezione, il 25 gennaio 1959 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Papa ne diede l’annuncio; attivò tutto l’apparato di preparazione con le nomine della Commissione Centrale, delle varie Commissioni e Segretariati e con i lavori antepreparatori (1959-1960); quindi partirono i lavori preparatori veri e propri delle Commissioni (1961-1962), che furono nel frattempo arricchite con la nomina di altri membri (cf Il Concilio Vaticano II…, op. cit., volume I, parte I: 1959-1960; volume I, parte II: 1961-1962). Riportiamo le parole dell’indizione, del Natale 1961 dalla Costituzione apostolica Humanae salutis: »Ricolmi di grande gioia possiamo finalmente comunicarvi che questi lavori [preparatori], alacremente eseguiti, ai quali hanno dato un contributo solidale e prezioso Cardinali, Vescovi, Prelati, Teologi, esperti in diritto canonico, competenti e periti di tutto il mondo, volge ormai al termine. Confidando quindi nell'aiuto del divin Redentore, che è principio e fine di tutte le cose, e nell’intercessione della beatissima Vergine Maria, sua augusta Madre, e di San Giuseppe, alla cui protezione abbiamo affidato fin dall’inizio questo importantissimo evento, riteniamo giunto il momento di convocare il secondo Concilio Ecumenico Vaticano. Pertanto, dopo aver sentito su questo punto i pareri dei Cardinali di S. R. C., con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, annunziamo, indiciamo e convochiamo per il prossimo anno 1962 il Sacro Concilio Ecumenico ed universale Vaticano II, che sarà degnamente celebrato nella Patriarcale Basilica Vaticana, in giorni che Dio provvidentissimo concederà di stabilire» (cf EnchEnc 7, 1273-1279).