Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. GESÙ CRISTO CI TRASFORMI E VIVA IN NOI
I nove gradi dell’orazione
Esercizi Spirituali, 5° giorno, III Istruzione, Castel Gandolfo, 10 agosto 19611

[Per] compiere santamente, utilmente l’apostolato, occorre una vita interiore abbondante, abbiamo considerato. La vita si accompagna alla preghiera, e cioè il grado di preghiera è accompagnato dal grado di santità.
Ora i gradi di preghiera, secondo gli autori maggiori, sono nove… che stasera dobbiamo un po’ vedere, anche così, superficialmente o, meglio, brevemente.
Il primo grado di preghiera è l’orazione vocale; secondo: la meditazione o orazione mentale; terzo grado: l’orazione affettiva; quarto: l’orazione di semplicità; quinto: raccoglimento infuso; sesto: quiete dell’anima; poi i tre gradi di unione con Dio: unione semplice, unione estatica e unione trasformante. Quello è punto di arrivo: l’orazione trasformante, la quale porta la vita trasformata in Gesù Cristo. E si sente spesso la parola: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], Gesù Cristo vive un me: quello è il sublime grado della perfezione ed è il più alto grado della vocazione. Qui questi gradi di orazione sono sempre di virtù ordinaria; non parliamo dei gradi straordinari a cui non si ha da pensare: ad esempio le visioni, il parlare lingue ignote, l’aver la profezia, il far miracoli… quelle cose lì sono di Dio, non dell’uomo […], ma son di Dio, il quale può servirsi di chiunque. Ma questi sono gradi ordinari
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che possono raggiungere tutte le anime che han vocazione alla vita consecrata, questi; e sono da desiderarsi… anzi, c’è la grazia di arrivarci. La vocazione religiosa è la vocazione a questo grado, ecco, ultimo: orazione trasformante, la quale si accompagna alla vita trasformata in Cristo Gesù: Vive in me Gesù Cristo [Gal 2,20].
E allora, ecco, facciamo il paragone un po’ sciocco, ma è più facile intendersi. C’è l’automobile, c’è l’autista, ecco: l’autista guida la macchina, perché la fa voltare a destra, la fa voltare a sinistra, la ferma, la incammina, l’accelera… ed è l’autista che compie queste azioni, sì; in Gesù, l’autista dell’anima diviene lui nell’anima, in maniera che lui fa pensar l’anima: cioè l’anima che pensa secondo la fede, secondo Dio, i pensieri di Gesù; fa battere il cuore: il cuore che ha sentimenti di Gesù perché sono i sentimenti del Cuore di Gesù, e così infonde nell’anima un indirizzo, una piega, una stabilità, un carattere, una virtù, tutte le virtù: povertà, carità, pazienza, bontà, umiltà, eccetera… È Lui che guida! C’è ancora la persona, eh! «Vivo ego», sono io che vivo: dunque san Paolo dice [che] è ancor lui che vive; ma in realtà vive Gesù Cristo, perché lui guida l’anima e il corpo: guida l’anima nel pensare, nel volere, guida il corpo che è la sentimentalità… è lui che fa l’autista della persona, dell’anima trasformata, cosicché quella persona quando parla, parla secondo l’ispirazione della fede, secondo l’ispirazione di Gesù: è lui che fa parlare, è lui che fa muovere, è lui che comunica lo zelo, è lui che fa vedere le cose secondo la fede, è lui che conferma le buone decisioni, è lui l’autista dell’anima e del corpo. In realtà è Gesù Cristo che vive in me. Sì, vivo ancora io, ma io vivo perché l’anima è unita al corpo… ma io vivo di vita soprannaturale, cioè di vita del Cristo, perché in me c’è il corpo, l’anima, la grazia, cioè Gesù Cristo, lo Spirito Santo… tre cose. Quindi l’anima stessa vive di Dio. Quindi, subito togliere da principio quel preconcetto che io non ci arriverò: sei chiamata e hai le grazie.
Che cosa è dunque il primo grado di orazione, orazione vocale? Avete detto il rosario, avete cantato la lode, e poi ci
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sono le orazioni del mattino e della sera, ci sono orazioni vocali in comune e orazioni vocali che sono singolari: una può dire delle Ave Maria e queste Ave Maria può dirle insieme ad altri… è pur sempre orazione vocale. I sacramenti sono tutti orazione vocale, perché si amministrano sempre con la parola.
Poi vi è l’orazione mentale. L’orazione mentale è quella che si fa senza parlare, si fa con il pensare e con il sentimento interno e con i voleri interni, e cioè non ci son le parole, ma c’è tutto quello di cui2 l’anima abbisogna. Si medita sul paradiso, ad esempio, si medita sulla passione di Gesù Cristo, si medita sulla presenza reale di Gesù Ostia nel tabernacolo, sì: meditazioni che per lo più si fanno prima leggendo un po’… poi riflettendo su quel che si è letto, quindi un po’ di esame di coscienza, i propositi… e poi qualche orazione interna per aver la grazia di osservarli i propositi. Questi due gradi di preghiera sono i più ordinari.
Di tanto amore, darglielo tutto3… ma specialmente per la donna, specialmente per chi è consecrato a Dio, il terzo grado: l’orazione affettiva… in cui abbonda il sentimento, il cuore: sentimento delicato4, poi specialmente atti di amore, atti di detestazione del peccato, il desiderio di amare Gesù, indovinare i desideri che ha il Cuore di Gesù, eccetera… E vi sono persone che abbondano, dopo aver letto, dopo aver riflettuto sopra a quel che è stato letto… che quindi è una preghiera […] e, siccome la donna abbonda più di sentimenti, […] Gesù ci porta […] la sua sentimentalità, il suo cuore in modo sempre più abbondante.
E leggete certe vite, […] di lettere scritte da sante come santa Gemma Galgani, santa Teresina, eccetera; mentre che santa Teresa di Gesù5, [benché] fosse una donna e una suora,
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stava di più con la preghiera mentale e […] meno si effondeva in affetti6. Quindi tre i primi gradi che son semplici: orazione vocale, orazione mentale, orazione affettiva.
Dopo questi tre, vengono tre gradi che sono già in comunicazione di Spirito Santo più intensa. Nei primi tre gradi è più l’anima che lavora; nei secondi, lavora di più lo Spirito Santo, lavora di più. Così sarà anche […] l’orazione di semplicità, raccoglimento infuso, poi quiete. Oh! «L’orazione di semplicità è così definita da Bossuet7 come una semplice visione, uno sguardo o un’attenzione amorosa a qualche oggetto divino, sia divino in se stesso o sia qualche sua perfezione, o sia Nostro Signore o qualche suo mistero, sia altra verità cristiana»8. La definizione qui è un poco alta, non è vero? Ma [la spieghiamo] con semplicità: anime che si fermano davanti al presepio, contemplano il Bambino, povero caro Bambino… e cercano quasi di indovinarne il cuore, i desideri: quel Bambino cosa ti desidera? Che sia santa! E stanno senza quasi andare avanti: contemplano. Alle volte può essere il pensiero del cielo: portarsi su, immaginare il cielo con i gradi degli angeli, con i gradi dei santi, eccetera… Allora, resta lì. Ma non fa niente questa anima? Contempla, tutta presa! Oppure può essere davanti al Crocifisso, oppure la scena del Getsemani; ebbene, ma si può dire: ma non fa niente questa anima! Però, quando si alza dalla preghiera, è tutta impregnata di cose spirituali, di desideri spirituali… si è elevata in un’atmosfera che oltrepassa un po’ i gradi ordinari, e cioè entriamo già nei gradi un po’ speciali - sebbene
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tutti questi nove siano gradi ordinari, cioè non sono gradi di infusione come una visione -. La Bernadetta contemplava quella immagine che le era apparsa: stava lì; e solamente quando hanno insistito che dicesse qualche parola o che Maria incominciava lei, [ha risposto]… altrimenti le bastava questo; quando tornava, per strada non sentiva il bisogno di parlare con nessuno, non diceva, si può dire, niente di quello che aveva veduto… filava a casa silenziosa, riprendeva le sue occupazioni, tutto sull’impressione dell’aver contemplata la Bella Signora, perché lei non sapeva che fosse la Madonna fino, si può dire, all’ultima visione9.
È una impronta, una soave impronta che resta nell’anima. Come dice qui: «Uno sguardo, un’attenzione amorosa a qualche oggetto divino». Può contemplarsi, l’oggetto divino, [nel]la Santissima Trinità; la divozione alla Santissima Trinità si è sviluppata in parecchie suore… eh, ma in senso giusto, teologico.
Oh, adesso andiamo al quinto. Anche questo è già sotto un’azione particolare dello Spirito Santo: raccoglimento infuso. Che cosa sia il raccoglimento infuso… Ecco, La teologia della perfezione dice: «L’orazione di raccoglimento infuso è caratterizzato dall’unione dell’intelletto con Dio - più della mente, quindi -, il quale con la sua bellezza - Dio con la sua bellezza - e chiarezza infinita, lo attrae e lo stabilisce dal di fuori, ossia oggettivamente, mentre dal di dentro, con la sua onnipotente virtù, lo possiede - Dio possiede l’anima, l’anima possiede Dio -, Dio la soggioga e conforta, arricchendola
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con i preziosi doni della sua scienza, del consiglio e della intelligenza»10. Ecco, diviene un dono non più tanto del cuore, diviene una preghiera che è caratterizzata dai tre doni intellettuali che sono il dono della scienza o sapienza celeste, il dono dell’intelletto, il dono del consiglio. Allora, ecco «mediante i quali fa penetrare d’un colpo in codesto mondo superiore»11: in un momento, oh!, con questo dono l’anima resta presa dalle cose soprannaturali… e, supponiamo, sentimento di unione con Dio.
Ecco, forse sarebbe utile ricordare questo per chiarire - abbiamo stampato la vita del canonico Chiesa12: è poi bene che lo leggiate -. Un giorno eravamo in Casa Madre ad Alba; il canonico Chiesa aveva scritto un libro che si stampava in tipografia; e allora mando un chierico a portare le bozze per correggere la prima copia… e così poi, dopo averla corretta, si stampava. Arriva a san Damiano dove egli era parroco, entra in chiesa, e vede là il canonico, come faceva ordinariamente, dalle undici a mezzogiorno, la Visita… e stava nei primi banchi piuttosto vicino all’altare, con il capo leggermente abbassato… con le mani giunte con forza faceva come un certo sforzo, si concentrava tutto nel Signore, non vedeva e non osservava chi andava o veniva, preso in Dio: raccoglimento infuso - un’altra volta, una bambina, vedendo come stava, ha detto alle compagne: Si è addormentato13, …ma non era mica un dormire di sonno naturale! -. Dunque il chierico si avanza in chiesa, si avvicina al canonico e con un po’ di umiltà - perché il canonico era anche professore -: Canonico, vuol favorir di leggere le bozze?; e l’altro non si dà per inteso; lo dice la seconda volta un po’ più forte: Canonico, vuol favorire di correggere 'ste bozze?. E neppure… Allora lui, un po’ vivace, lo tocca un po’ sensibilmente nel braccio e
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[dice]: Canonico, vuol correggere queste bozze?. Allora [il canonico] fa un atto di sorpresa, come di disgusto di essere disturbato da quell’unione di tutto il suo essere con Dio; tuttavia, [egli] non amava molto che vedessero la sua virtù, il suo grado di orazione: dice… abbassò la testa con un sì… e [il chierico] mette lì sul banco il pacco delle bozze, e finisce così, e ritorna [a casa]. Questo è un raccoglimento infuso, dono di Dio: [avviene] quando l’anima che si è abituata molto all’orazione e qualche volta anche senza essersi abituata molto, Gesù la prende, la prende… e non siamo ancora qua al grado in cui Gesù rende prigioniere le facoltà, ma c’è l’illustrazione; non tanto la parte affettiva ma piuttosto l’illustrazione con i doni della sapienza, dell’intelletto del consiglio: i doni […], i tre doni intellettuali dello Spirito Santo.
Ma non ci vuole solo il canonico Chiesa per fare questo… che era dottissimo; può averlo una donna del popolo, perché la scienza di Dio è di Dio! Non importa mica che uno non l’abbia letta nei libri, anche alti di mistica! È di Dio: infusione di luce! Per cui l’anima resta come presa e contempla.
Poi, dopo questo, abbiamo l’altro grado di preghiera, e cioè l’orazione di quiete: «L’orazione di quiete consiste in un sentimento intimo della presenza di Dio che assorbe la volontà e riempie l’anima e il corpo di una soavità e diletto veramente ineffabili»14. E dunque prima domina l’affetto; poi il Signore illumina con i doni della scienza, consiglio, intelletto; qui apprende la volontà, invece… assorbe la volontà; e poi dopo nell’altro grado prende tutte le potenze e le rende quasi prigioniere. Orazione di quiete «assorbe la volontà e riempie l’anima ed il corpo di soavità»… è «diletto veramente ineffabile» anche fra le croci.
Prendiamo ancora l’esempio del canonico Chiesa, siccome è da poco che ho dovuto collaborare per questo libro, ecco… Lascia scritto dei suoi ricordi spirituali, dove c’erano anche i propositi e l’esame di coscienza; e così, scritti però in una
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maniera che, quando è esame di coscienza, poco si potevano capire… del resto, è un segreto che bisogna conservare.
Dunque, quello che invece si può dire è parecchio, e una delle cose che si possono dire è questa. Quando era chierico in Seminario, alla domenica il vescovo veniva sempre a celebrare la Messa ai chierici per fare una meditazione di indirizzo di vita spirituale ai chierici: quel giorno era la festa della Sacra Famiglia e il vescovo aveva parlato della festa della Sacra Famiglia - ed era uno dei primi anni in cui questa festa veniva celebrata con una certa solennità15 -… fu così preso dalla considerazione della santità, della virtù, dello spirito di preghiera, dello spirito soprannaturale della Sacra Famiglia che desiderò di entrarne anche lui in quella Famiglia! Sembrerebbe quasi una cosa un po’ singolare, diventare il quarto membro della Sacra Famiglia dopo Gesù, Maria, Giuseppe. Lo domandò al Signore, lo domandò a Gesù, a Maria, a Giuseppe chiedendo il permesso al Padre celeste, ed ebbe questo dono, come una risposta, sì: sarai come il quarto membro della Sacra Famiglia. E allora la sua mente e il suo spirito rivolto a Gesù come fratello - cose intime, trattandolo come fratello -; rivolto a Maria, trattandola come la madre; rivolto a Giuseppe, considerandolo come il padre; e mettendosi come il figliolino piccolo piccolo in mezzo e sotto la custodia delle tre santissime persone, Gesù, Giuseppe e Maria. Si sentì penetrato in una grande gioia di aver persuasione che allora era diventato il membro quarto della Sacra Famiglia. Gli venne il dubbio: Ma questa soavità, questo mio stato di considerarmi così, quarto membro della Sacra Famiglia, durerà?. La Madonna gli rispose di sì. Allora, ha un po’ di dubbi ancora: domanda alla Madonna un segno che questo sarà, cioè che questo continuerà; e il segno - dice - mi fu dato… poi puntini, e non ha scritto quale fu il segno. Solamente, da quel giorno egli si considerò in tale stato e quindi sempre guidato da Gesù, Giuseppe e Maria; quindi
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sempre solennizzò la festa della Sacra Famiglia, e quando fu parroco stabilì la festa nella parrocchia, anzi stabilì un lascito per cui sempre si celebrasse ogni anno tale festa. Questa è la presenza di Dio o delle tre Divine Persone o anche delle persone della Sacra Famiglia: assorbe la volontà, riempie l’anima. Da quel giorno nacque in lui un fervore nuovo16.
Viene, dopo, l’orazione di unione - adesso i tre ultimi gradi di preghiera sono orazione di unione: unione semplice e poi unione estatica e poi unione trasformante -. Ora, qual è l’unione semplice? «È quel grado di contemplazione infusa in cui tutte le potenze interne sono prigioniere ed occupate in Dio»17. Così assorbita l’anima in Dio, è occupata tutta di Dio, ché le potenze sono come un po’ come assorbite, rese prigioniere: sente meno l’orecchio, vede un po’ meno l’occhio, [l’anima] neppure ha forza molto di pensare e di volere… è Dio che domina l’anima, e domina le potenze… le fa sue: opera già. Poi verrà il dominio più abbondante che è nella preghiera trasformante, ma qui si inizia… Dio si prende già un certo dominio sulle potenze: intelletto, volontà, sentimentalità, e anche sopra i sensi del corpo, sì.
Questo l’ho veduto diverse volte, sempre portando l’esempio del canonico Chiesa: io andavo a confessarmi da lui verso le undici… venendo dalla scuola in Seminario, passavo davanti alla sua parrocchia e allora prendevo l’occasione per andarmi a confessare, perché sapevo che in quell’ora lì lui stava pregando in chiesa18. Qualche volta ci andava un po’ fatica a farlo sentire: le potenze e i sensi stessi vengono un poco assorbiti.
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Quando il curato d’Ars19 è andato in quella parrocchia - Ars, paesello di mezza montagna -, la gente veniva poco in chiesa, e allora, non andando tanto la gente in chiesa, ci stava lungamente il curato in preghiera. Osservava che mattino e sera c’era un contadino che giunto lì presso la chiesa, quindi incamminato per andare nei suoi campi, deponeva gli strumenti del lavoro d’accanto all’uscio della chiesa ed entrava, si metteva nell’ultimo banco e stava lì fermo, solo guardando il tabernacolo, senza dire niente. Una volta il curato lo interrogò: Ma che cosa fate? Perché non pregate, non dite delle orazioni?. Oh! Io non ho bisogno di parlare: io guardo lui, guardo quella porticina nel tabernacolo… lui guarda me… ci intendiamo… sento che lui mi occupa. E continui pure!, dice il curato20. Questo è già un alto grado di orazione. Unione, quindi, si chiama: unione, per cui le potenze restano un po’ assorbite, sono prigioniere.
Poi abbiamo l’ottavo grado: è ancora sempre orazione di unione, ma andiamo al fidanzamento spirituale. Prima, Dio si prende un po’ le facoltà; qui l’anima promette tutta di donarsi a Dio, Dio promette di donarsi a lei: c’è la promessa; ma l’ultimo grado è poi il matrimonio trasformante o matrimonio spirituale, mentre che l’ottavo è il fidanzamento spirituale. Si chiama unione estatica, questo: allora è un grado di orazione che «è costituito dall’unione estatica nella quale si verifica il fidanzamento spirituale»21 - ottavo grado -. Non c’è più difficoltà ad abbracciare Gesù, abbracciare quella vita di donazione, accettare tutto quel che vuole: amore alla povertà, amore all’umiltà, amore alla sofferenza, amore al
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prossimo, eccetera…, non c’è più la difficoltà della castità, dell’obbedienza… [l’anima] accetta Gesù come è, vuole vivere di Gesù e Gesù vuole vivere ed entrare nell’anima… e c’è come una promessa di unione intima che o già si contrae - e allora si salta il fidanzamento, si va al matrimonio spirituale - oppure si prepara il matrimonio spirituale: o già sta compiendosi oppure si prepara.
E finalmente arriva allora il nono grado che è quello detto: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20]. L’anima si è data tutta a Gesù, Gesù si è dato tutto all’anima: formano come una sola mente, un solo cuore. Son due, ma uno che domina, sì, Gesù! Saran ancora due: vivit, vivo io… ma uno, perché realmente chi pensa in quell’essere, chi vuole, chi desidera, chi sente è l’anima, ma per direzione, per l’impressione, è Gesù che sente in noi!
Quindi viene la trasformazione. Unione trasformante o matrimonio spirituale viene detto una trasformazione totale dell’amato e dell’amante in amato, nell’amato Gesù, «nella quale ambedue le parti si cedono a vicenda, trasferendo l’uno all’altro l’intero possesso di sé, con una certa consumazione di unione amorosa, in cui l’anima diventa divina e Dio per partecipazione, in quanto è possibile in questa vita»22… diventa come Dio. E se parla: «quasi sermones Dei»23 [1Pt 4,11], i discorsi, come erano i discorsi di Gesù; così, se opera, fa quel che avrebbe fatto Gesù, supponiamo con i peccatori, con Maddalena e con Pietro - sempre ardente e tuttavia un po’ sempre precipitoso nelle cose -, con Giovanni l’apostolo della carità, eccetera… Ma più di tutto questo, lo ha sentito san Paolo: «Vivit vero in me Christus»… non c’è altra definizione migliore.
Ma quello che consola, è che qui non si parla di cose straor[dinarie], eccezionali… solo gradi di orazione, sempre un po’ più elevata; ma qualche volta c’è solamente il grado
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minimo: orazione vocale… e poi in un momento l’anima si sente presa, e magari il «vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], sente che Gesù Cristo vive in lei.
Non danno, questi gradi… come dire: io ne conseguo uno, poi un altro… Non è una scala fatta come le scale dei muratori; è una scala fatta dallo Spirito Santo che alle volte solleva l’anima da peccatrice in un momento in una trasformazione… E tuttavia, quando uno segue l’orazione ed è assiduo all’orazione e si mette bene con volontà buona a pregare e domanda di pregare sempre meglio, si passa avanti avanti avanti… Quello che è più da notarsi: circostanza del tutto consolante è che il più alto grado di orazione corrisponde al grado di santità in più, a un grado alto di santità.
Ecco, perché ho detto questo? Perché è la preparazione al vostro apostolato. Quando avrete questo, potete lavorare con tanta libertà nel mondo; e dovunque andate, portate Gesù Cristo, perché non ci sono più ragionamenti umani, non si hanno più tendenze umane, ma sempre ragionamenti ispirati alla fede, sempre tendenze alle cose soprannaturali.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 102/61 (Nastro archivio 95c. Cassetta 95bis, lati 1/2. File audio AP 095c). Titolo Cassetta: “I gradi dell’orazione”.

2 Il PM dice: quello che.
3 Espressioni incerte.
4 Parole incerte.
5 Parola incerta.

6 Tutta la frase è incerta, perché l’audio è molto deteriorato.
7 Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704), sacerdote e grande oratore francese, a cui viene attribuito il libro: Modo breve e facile per fare l’orazione in fede e di semplice presenza di Dio. L’autore e le sue parole vengono citati in ADOLFO TANQUEREY, Compendio di Teologia Ascetica e Mistica, 1363-1385; si veda anche la Lista cronologica e metodica dei principali autori consultati, p. LX, per un breve profilo del Bossuet.
8 ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., p. 806. Il PM legge sia questa definizione sia le successive dal presente libro, con qualche leggera differenza rispetto al testo scritto da noi citato.
I corsivi non sono nostri, ma del testo originale.

9 A Bernadette Soubirous (1844-1879), nella grotta di Massabielle a Lourdes, apparve la Vergine Maria rivelandosi come Immacolata Concezione. Le sue diciotto apparizioni avvennero dall’11 febbraio al 16 luglio 1858. Il primo libro che narrava di questi eventi, Notre-Dame di Lourdes, uscì nel 1869 e fu curato da Henri Lasserre (tradotto poi in italiano); un altro testo fu di Jean-Baptiste Estrade (1821-1909), testimone oculare delle apparizioni di Lourdes: Les apparitions de Lourdes, souvenirs intimes d’un témoin (1889), che ebbe numerose edizioni e resta uno dei capisaldi della storiografia sulle apparizioni alla grotta di Massabielle. Pubblicato in Italia dalle Edizioni Paoline nel 1957, fa parte tuttora del catalogo Edizioni San Paolo: «Io sono l’Immacolata Concezione». Le Apparizioni di Lourdes narrate da Bernardetta a Jean-Baptiste Estrade, Cinisello Balsamo 2012.

10 ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., pp. 859-860.
11 Ibidem, p. 860.
12 AGOSTINO VIGOLUNGO, “Nova et vetera”. Can. Francesco Chiesa Servo di Dio, Alba 1961, pp. 268.
13 Ibidem, p. 191. Nelle pp. 191-195, sotto il paragrafo dal titolo: Dormirà?, sono ricordati i tempi, il modo e lo stile del canonico Chiesa quando era in adorazione e preghiera, anche attraverso la testimonianza di chi lo vedeva ogni giorno.

14 ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., p. 862.

15 Nel 1921 Benedetto XV aveva esteso questa festa, che prima era soltanto a livello locale, a tutta la Chiesa. Si celebrava la domenica compresa nell’ottava dell’Epifania.

16 Questa esperienza mistica del canonico Chiesa è anch’essa riportata nella biografia: AGOSTINO VIGOLUNGO, “Nova et vetera”, op. cit., pp. 64-68.
17 ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., pp. 871-872. Di seguito, il PM sintetizza la spiegazione del testo che sta leggendo, nel quale vengono citati pensieri di santa Teresa d’Avila (Libro della Vita, 18,10-13).
18 Nelle testimonianze che ricordano gli orari in cui il canonico Chiesa pregava in adorazione, è sempre menzionato come certo quello “dalle undici a mezzogiorno”: AGOSTINO VIGOLUNGO, “Nova et vetera”, op. cit., pp. 191-193.

19 Giovanni Maria Vianney (1786-1859), ordinato sacerdote nel 1815, dopo tre anni fu nominato curato del piccolo villaggio di Ars-en-Dombes, non lontano da Lione. Visse santamente il suo ministero di pastore ed era particolarmente conosciuto per la sua bontà e capacità di leggere nel cuore di coloro che si confessavano da lui. Fu canonizzato nel 1925 da Pio XI, che nel 1929 lo dichiarò santo patrono di tutti i parroci.
20 Cf FRANÇOIS TROCHU, Il Curato d’Ars, Genova 19972, p. 241. Questo episodio è riportato in modo sintetico anche in ANTONIO ROYO MARÍN, Teologia della perfezione cristiana, op. cit., p. 567.
21 Ibidem, p. 881.

22 Ibidem, p. 897. Questa definizione è ricavata da san Giovanni della Croce (Cantico 22,3) e inizia con le parole: «Una trasformazione totale nell’Amato…».
23 [Chi parla, lo faccia] con parole di Dio.