Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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53. GESÙ REGNI IN OGNI REGIONE DEL CUORE
La Chiesa: da piccolo seme a grande albero
Domenica XXVI dopo Pentecoste (VI dopo l’Epifania), Meditazione, Castel Gandolfo, 19 novembre 19611

«[Il regno di Dio] è simile ad un chicco di senapa che un uomo prese e seminò nel suo campo: esso è certamente il più piccolo dei semi, ma cresciuto che sia, è il più grande di tutti gli erbaggi e diventa albero, tanto che gli uccelli del cielo vanno a posarsi tra i suoi rami. Raccontò poi ancora un’altra parabola. Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e rimescola in tre misure di farina, affinché fermenti tutta la massa.
Gesù parlò alle turbe per mezzo di parabole e non parlava di nulla senza parabole, affinché si adempisse quanto era stato predetto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose occulte fino dalla creazione del mondo»2.
Questo tratto di Vangelo presenta due parabole. L’una, la prima, serve a spiegare meglio e ad applicarsi meglio alla Chiesa. La seconda serve e si applica meglio parlando del regno di Dio nei nostri cuori.
La prima. La Chiesa si iniziò al presepio, dove c’era già Gesù, capo della Chiesa, e c’erano i due membri della Chiesa più santi che [ci] siano stati, Maria e Giuseppe, e intervennero i pastori, e intervennero poi anche i magi: così nacque
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la Chiesa come il più piccolo dei semi. Nascere un bambino in una grotta dove era l’abitazione di animali… Gesù non posto in una culla ma sopra un po’ di paglia nella mangiatoia, ecco… un seme piccolo tra i semi, molto piccolo: però la Chiesa adesso è estesa nel mondo intiero. Vuol dire che il seme nacque, si sviluppò e poco a poco estese i suoi rami tanto che gli uccelli vennero a posarsi su di esso… questo albero così grande che è la Chiesa. Vengono a posarsi gli uccelli: e vuol dire che le anime rette entrano nella Chiesa, si affidano alla Chiesa e dalla Chiesa sono guidate alla salvezza. Chi segue la Chiesa, segue il Signore Gesù, ecco, è guidato alla salvezza eterna. Seguire la Chiesa vuol dire credere alla Chiesa, ascoltare la Chiesa, pregare per la Chiesa, amare la Chiesa, sì: qualunque cosa essa disponga, ci trovi sempre docili!
E preghiamo perché vengano gli uccelli a posarsi su questa pianta, su questo albero… cioè le anime siano tante quelle che aderiscono a Gesù, aderiscono alla Chiesa e si affidano alla Chiesa. Anime fortunate, ma occorre sempre che ci sia la docilità e lo spirito di mortificazione, mortificazione dei sensi, della carne. Sempre Gesù avrà chi è docile e lo segue e si santifica, e sempre vi sarà chi lo contraddice e lo bestemmia e cammina per la strada che non è buona… e noi abbiam da pregare perché tutti siano docili all’invito di Gesù: «Venite ad me, omnes…»3 [Mt 11,28], e siano docili all’invito della Chiesa.
Tenersi stretti al Papa, ai vescovi, alle autorità, al sacerdote, perché è il Signore che guida, che illumina, e guida e illumina per mezzo dei suoi ministri. Ecco, e diventa albero… e su quale parte del mondo non ha esteso i suoi rami? Trova ostacoli, contraddizioni, ma li trovò subito all’inizio, perché egli vuole delle cose che gli uomini non vogliono: gli uomini vogliono scapricciarsi, vogliono godere la vita presente, ma la Chiesa è fatta per la vita futura in primo luogo, e quindi la fede, l’osservanza dei comandamenti e la preghiera, l’uso dei Sacramenti in modo speciale. Quale grazia avete voi, quanti lumi avete voi per la misericordia di Dio, sì: approfittare!
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Il secondo insegnamento si ha dalla seconda parabola: il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e rimescola in tre misure di farina, finché fermenta tutta quanta la massa… E il lievito conoscete che cos’è, e il lievito viene immesso nella massa della farina, la quale, con l’aggiunta dell’acqua, viene rimescolata e allora si forma una pasta che con l’aggiunta del lievito, spezzando il lievito e facendo in modo che entri in tutte le parti della pasta, allora la pasta fermenta e lievita… e senza il lievito il pane è azzimo, non è buono al nostro gusto, e con il lievito e con il sale invece è buono, perché con il lievito e con il sale cuoce bene… e poi si mangia volentieri!
Che cosa vuol dire questo lievito che entra in tutte le parti della pasta, della farina? Lì bisogna pensare che c’è il regno di Dio nel cuore, nelle anime. Quando Gesù dice: «Regnum Dei intra vos est» [Lc 17,21], il regno di Dio è dentro a voi, che cosa significa? Significa che Gesù regna nella mente, regna nei cuori e regna nelle volontà… ecco, significa questo. Significa che tutto il cuore, tutta la mente, tutta la volontà sia posseduta da Gesù; tutto l’essere interno, anche la fantasia, l’immaginativa, il sentimento, eccetera… siano sotto l’unico Re e cioè sotto Gesù: che egli regni, «regnum Dei intra vos est», regni in noi.
Alle volte non regna in tutta la mente: ci son pensieri che non sono tanto buoni… poi ci sono pensieri o di vanità o distrazioni; oh, poi ci possono essere sentimenti di invidia, di superbia, dove non regna Gesù; e ci possono essere volontà, voleri contrari a Gesù: quindi Gesù non regna in tutta la volontà; e anche il corpo: quando il corpo è ribelle, le passioni si fanno sentire e sono seguite, allora non c’è il regno di Gesù in noi. Ma tutti noi diciamo: Gesù è il nostro Re, Gesù regna in noi. Oh! Pensare… per portare un paragone che sia più facile a capirsi: quest’anno si è celebrato il centenario dell’unità d’Italia. L’Italia cento anni fa era divisa in Regioni: vi era il Piemonte, vi era la Lombardia, vi era il Veneto, vi era l’Emilia, vi era la Toscana, vi era il Lazio, vi era il Regno di Napoli, vi era la Sicilia, eccetera… tutte cose spezzate, Regioni sepa-
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rate sotto diversi comandi, diversi, diciamo, re, cioè diverse persone le quali regnavano in una data Regione. Ma quando venne fatta l’unità d’Italia, ecco tutte le Regioni - o Piemonte o Sicilia o Napoli, eccetera -, tutte vennero sotto un unico comando, sotto un unico re, re di casa Savoia a cui poi è succeduta la Repubblica con il suo presidente. Ecco, Gesù vuol regnare in tutte le province del nostro cuore, in tutte le regioni del nostro cuore! Non che trovi in noi delle province che non gli appartengono ancora, perché non le abbiamo ancora assoggettate a lui! Nella mente ci possono essere tanti pensieri buoni e ci può essere qualche pensiero che non è buono, dove non regna Gesù… per esempio, che siano beati i poveri, che siano beati i miti [cf Mt 5,3.5]: può essere che Gesù non riesca ancora, che il suo regno - meglio - non sia ancora accettato in certe parti. Amare il Signore con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze: può essere che noi lo amiamo fino ad una certa misura, fino ad un certo punto… quando si tratta di assoggettare anche certi sentimenti e dare tutto il cuore e dare tutta la volontà, tutte le forze al Signore… può essere che ci fermiamo un po’ e allora ci sono in noi delle regioni o province su cui Gesù non regna ancora. «Oportet [autem] illum regnare»4 [1Cor 15,25], bisogna che lui regni in tutto… guardando però che vuole regnare da solo, e regnare per amore, e che noi accettiamo il suo regno in amore, per amore, non per forza, perché, se si sa che uno accetta la morte per forza oppure è ribelle, contrario a quello…, ma se invece l’accetta dalla volontà di Dio - anche che ripugni -, accetta il regno di Dio!
Vedere un poco se nella nostra mente Dio regna pienamente, se nel nostro cuore regna pienamente, se nella nostra volontà, nella nostra fantasia, immaginativa, eccetera, se regna pienamente… se gli abbiamo fatto omaggio di tutte le province, diciamo, di tutte le facoltà che sono in noi, cosicché resti unico Re… regnare solo: «Regnum Dei intra vos est», il regno di Dio è dentro a voi.
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Allora con gran cuore dire a Gesù che lo eleggiamo per Re. I Giudei gridavano: Non vogliamo che regni sopra di noi [cf Gv 19,15] e noi gridiamo e vogliamo che Gesù regni invece sopra di noi e in tutto il nostro interno, sul cuore, sulla volontà e sopra la mente. E sulla volontà: che accetti tutta l’obbedienza, e si abbandoni in lui la nostra volontà, perché si lasci guidare la nostra volontà, la nostra vita; che regni nelle nostre parole, che la nostra lingua sia soggetta a lui, e cioè che parliamo quando vuole e non parliamo quando non vuole; così i nostri pensieri che siano quelli che piacciono a Gesù e cacciar quelli che non piacciono a Gesù… Che regni [in] tutto il nostro interno! Allora Gesù ha conquistato il nostro essere e su esso egli domina pienamente come Re: lui per amore, perché ci vuole bene, ci vuole in paradiso e vuole che in paradiso troviamo il massimo gaudio, e noi per amore di questo Gesù a cui ci consecriamo, e per amore del paradiso a cui vogliamo arrivare… un giorno regnare con lui, sì. Allora la consecrazione a Dio, quando è pienamente vissuta nell’interno e nell’esterno, ecco, Dio regna, Gesù Cristo regna.
E molte anime aggiungono: «Adveniat regnum tuum per Mariam»5, cioè che sia io per la mia divozione e per la grazia, la misericordia di Maria, a sottomettermi a questo regno. Domandar la grazia al Signore per Maria, domandar la grazia che tutto il nostro essere divenga posseduto, posseduto! Tutto mi dono, offro e consacro6, vi amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa7.
Allora, ecco, è il lievito che entra in tutto il nostro essere e fermenta la massa, e cioè fa la vita cristiana, fa la vita religiosa questo fermento divino! E quindi Gesù diceva queste parabole per spiegarsi bene secondo che il popolo capiva e secondo era profetato: Aprirò la mia bocca in parabole,
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manifesterò cose occulte, sì, cose occulte [cf Sal 78(77),2; Mt 13,35]. E quando le anime sono docili, allora capiscono tante cose in più e hanno il cuore più pieno di Dio, più pieno di Dio! E non muoverebbero un dito, non direbbero una parola che non piacesse8 al Signore, solo lui… E sempre si ragiona così: Questo piace al Signore o non piace? Voglio che piaccia a Gesù… voglio sottomettere intieramente il mio esterno e il mio interno, sottomettermi totalmente al Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 109/61 (Nastro archivio 103a. Cassetta 103, lato 1. File audio AP 103a). Titolo Cassetta: “Parabole del regno di Dio”.
Riguardo l’occorrenza liturgica, vedi AP 1959, p. 160, nota 1.
2 Vangelo: Mt 13,31-35. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 «Venite a me, voi tutti…».

4 «È necessario [infatti] che egli regni».

5 Come esempio, ricordiamo il venerabile Giuseppe Lazzati (1909-1986), fondatore dell’Istituto Secolare Cristo Re, che usò questa invocazione a conclusione del suo testamento spirituale: Christe Rex, adveniat Regnum tuum, per Mariam! (15 agosto 1968).
6 Vedi p. 23, nota 8.
7 Vedi p. 130, nota 4.

8 Il PM dice: piaccia.