Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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44. LA PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO
Anniversario della nascita della Famiglia Paolina
Domenica XIII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 20 agosto 19611

Quest’oggi la giornata potrebbe essere dedicata, e dovrebbe esser dedicata, alla riconoscenza, al ringraziamento. Questo pensiero ce lo presenta anche il Vangelo di oggi.
«Gesù andava a Gerusalemme seguendo i confini della Samaria e della Galilea. Nelle vicinanze di un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi che, fermatisi alla distanza prescritta dalla legge, gridavano: Gesù Maestro, abbi pietà di noi. Visto che erano lebbrosi, Gesù disse loro: Andate e mostratevi ai sacerdoti - incaricati di constatare la guarigione -. Durante il cammino, si trovarono guariti. Uno di loro che era samaritano, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce. Si prostrò ai piedi di Gesù chinando la fronte fino a terra. Gesù si meravigliò: Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Soltanto questo straniero è venuto a ringraziare Dio?
Poi disse al risanato: Alzati e va’ pure, la tua fede ti ha guarito»2.

E cioè, [di] dieci guariti, uno solo ha pensato a ringraziare: il che vuol dire che siamo molto più facili a domandare che a ringraziare.
Le parti della preghiera sono poi quattro: la prima è l’adorazione, ma secondo è il ringraziamento, la riconoscenza;
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poi viene la riparazione, viene la petizione o domanda, la supplica.
Dunque al secondo posto ci sta la riconoscenza, che è il ringraziamento. Non diciamo così? Vi adoro: quindi, prima adorazione, sì; poi: …E ringrazio3, quindi vien subito dopo, dopo l’adorazione il ringraziamento; cioè, dopo aver adorato che Dio è il tutto, veniamo a domandargli e a ringraziarlo, specialmente a ringraziarlo di quello che ci è dato un po’… di quanto egli è sapiente, è buono, ci ama, e di quanti sono i suoi beni che sono infiniti… Dio è un bene infinito: ci ha dato un po’ del suo bene… la vita nostra, quindi la creazione: Vi ringrazio di avermi creato; e poi la vita spirituale: E di avermi fatto cristiano; e poi di aver dato la vocazione anche, che importa una vita più perfetta e la grazia di una vita più perfetta che della semplice vita del buon cristiano… E non solo una vocazione in genere ma una vocazione particolare: Avermi condotto in questa Congregazione. Ecco: il ringraziamento!
Spesso si incontrano anime che riducono la loro preghiera, tutta a domandare: eh, non c’è fin troppo amor proprio? Anche se domandiamo delle grazie che sono di per sé buone, spirituali, quando ringrazieremo convenientemente? Ecco. Perché il ringraziare ci assicura altri benefici del Signore. Il mostrarsi riconoscenti ottiene dal Signore che [egli] allarghi la sua misericordia, le sue mani, e conceda sempre più abbondantemente le grazie di cui abbiamo bisogno; perché, se uno si mostra ingrato, il benefattore rimane più inclinato oppure rimane disgustato, più inclinato a dare ancora, oppure resta disgustato? Il mostrarsi riconoscente attira altre benedizioni, altre grazie. Una può parlare così: Sono soltanto a questo punto di santità? Di virtù? Ancora non ho acquistato questo… quello… dovrei essere più santa. Sì, dovremmo essere tutti un po’ più santi, neh! Però ringraziare intanto di essere arrivati dove si è arrivati. E quanta gioventù, quante
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persone magari della vostra età, e forse del vostro ambiente parrocchiale, il vostro ambiente sociale, quante non hanno avuto la grazia che avete voi! Si potrà dire: Non ho ancora corrisposto totalmente. Sì, la corrispondenza è il miglior ringraziamento; però intanto ringraziare per quello che già abbiamo ottenuto, ricevuto da Dio, ecco, quello che abbiamo ottenuto, ricevuto dal Signore.
Si è disgustato il Signore: Non son stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Soltanto questo straniero è venuto a ringraziare Dio?. Dicendo straniero, voleva dire o un samaritano o un pagano, quelli cioè che gli ebrei stimavano poco… ma aveva il sentimento della riconoscenza.
Quando la mamma vedeva che una persona faceva qualche favore, qualche regaluccio alla figliola, al figliolo, subito la mamma suggeriva: Dille grazie…. E non è tempo che noi veramente diciamo grazie al Signore? Il Gloria Patri, il Deo gratias, la bella preghiera di ringraziamento. Maria ci ha fatto una sola preghiera e tutta di ringraziamento: L’anima mia loda il Signore. Perché? Perché mi ha fatto delle grandi grazie [cf Lc 1,46-49], ecco tutto! E se guardiamo la vita nostra, dal momento che l’anima è uscita dalle mani di Dio fino [ad] adesso: una catena continua di grazie, grazie corporali, materiali - per esempio, essere ancora in vita, avermi conservato in questo giorno4, conservato in questi anni -, e grazie spirituali, perché ne ha aggiunto in continuità dal Battesimo ad oggi: ricevuto il sacramento la prima volta della Confessione, il sacramento della Comunione giunti all’età della ragione, e poi avanti… E la Comunione stamattina non è un bene di cui noi possiamo penetrare tutto il valore? Se era grande beneficio per quei dieci lebbrosi essere stati mondati dalla lebbra, quante volte siamo stati mondati dai nostri peccati? Allora, poi in seguito le ispirazioni, le istruzioni ricevute, l’educazione che ci è stata data… e poi le tante occasioni, le occasioni continue di aumentare i meriti. Perché vi alzate al mattino? Per aumentare i meriti… far la volontà di Dio: quindi, aumen-
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tare i meriti! Vi offro le azioni della giornata, per questo: far tutta la volontà del Signore! Poi diciamo il Cuore Divino di Gesù: Vi offro…5, e quindi si comincia la giornata per aumentare i meriti, e avanti! Le ore portano e ci cambiano le occupazioni, ma è tutto a servizio di Dio, è tutto modo, è mezzo per aumentare i meriti per la vita eterna… Le ricchezze eterne che si accumulano in un’anima, allora!
Sì, aver lo spirito di Maria, ringraziare, sì, ringraziare: Magnificat anima mea Dominum [Lc 1,46], sì. Maria non disse molte parole - che siano state registrate nel Vangelo -, ma sono tutte santissime le sue parole; e qui quello [spirito] del ringraziamento con maggior solennità Maria lo presenta al Signore, maggior solennità: un canto… un canto bello che riassume tanti pensieri dell’Antico Testamento e che fanno vedere, questi pensieri, che Maria doveva assiduamente confrontare le Scritture, leggere quindi la Bibbia e penetrare i Salmi, e le espressioni fossero sempre più degne, e dire sempre quelle orazioni che gli ebrei, secondo la legge mosaica, recitavano nel corso della giornata.
Veramente c’è anche un altro motivo di ringraziare, che è proprio nostro particolare, quest’oggi, festa di san Bernardo. Ricorda, questo giorno, che nel 1914 si è fatta la inaugurazione e la benedizione della prima casetta, della piccola prima tipografia: alle tre di pomeriggio si è fatto l’ora di adorazione con i pochi ragazzetti che c’erano, si è fatta la istruzione, meditazione su quello che doveva essere l’avvenire della piccola Famiglia, cioè dell’Istituto, così come si poteva allora considerare, e poi la benedizione eucaristica, e poi la benedizione alla casetta e la benedizione alla piccola tipografia. E così si iniziava… E san Bernardo è sempre stato da noi celebrato ogni anno, come oggi viene celebrato; e ho ricevuto anche a questo riguardo lettere, poi lettere che parlano di tutto l’Istituto, lettere che esprimono riconoscenza al Signore, e nello stesso tempo lettere che mostrano quanto ci sia di at-
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taccamento all’Istituto, e quanta generosità! Particolarmente quest’oggi, ricordano bene quelle suore che celebrano il 25° della professione - eh, c’è un certo numero! - sì, il 25° della professione prima.
Oh! Allora mostrare la nostra riconoscenza al Signore. Riconoscenza che in primo luogo è corrispondenza. Perché, riconoscenza alla maestra come si mostra? La scolara mostra riconoscenza stando attenta alle lezioni della maestra, stando docile e obbediente e attenta nella scuola, sì… poi facendo i compiti bene, studiare bene la lezione: ecco la riconoscenza; così la nostra riconoscenza al Signore. Considerare le grazie che il Signore continua a farci, per esempio gli Esercizi che avete fatto: son stati una bella grazia. Il Te Deum era una riconoscenza giusta e necessaria, ma questa riconoscenza non può finire lì, con un bel grazie, per quanto sia fatto di cuore; la riconoscenza si deve estendere a tutto l’anno: corrispondendo, osservando i propositi fatti, impegnandosi a progredire in sostanza, impegnandosi a progredire.
Oh! Ecco allora: non siamo fra i nove che non sono venuti a ringraziare il Signore per il miracolo ricevuto! Mettiamoci tutte nello spirito di colui il quale tornò indietro, vistosi guarito, tornò indietro a ringraziare e glorificare il Signore! E il Signore lo confermò, si compiacque di lui: La tua fede ti ha fatto salvo, il che voleva dire: ecco, allora adesso vivi di fede, vivi secondo la fede, poiché la fede ti ha ottenuto un sì grande beneficio. A misura che noi siamo riconoscenti, corrispondenti, grati al Signore - «grati estote» [Col 3,15], dice san Paolo -, in tale misura così siamo nella virtù, nello spirito religioso!
[In] conclusione, ringraziare Gesù, ringraziare il Padre celeste che ci ha creato, Gesù che ci ha dato la Messa, la Comunione, la sua presenza reale, lo Spirito Santo che ha santificato l’anima dal momento del Battesimo e che continua ogni giorno, ringraziare la Madonna della sua protezione, la Regina Apostolorum, ringraziare chi si è preso cura di noi, ringraziare san Paolo con il suo esempio di generosità, di intraprendenza, di costanza… Ringraziare…
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Adesso la benedizione, perché questo spirito di riconoscenza che indica anche cuore gentile, buono, entri sempre più in noi.
Benedictio Dei omnipotentis,
Patris, et Filii, et Spiritus Sancti,
descendat super vos et maneat semper.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 106/61 (Nastro archivio 99a. Cassetta 99, lato 1. File audio AP 099a). Titolo Cassetta: “Guarigione dei lebbrosi. La riconoscenza”.
2 Vangelo: Lc 17,11-19. Il brano viene citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Cf Le Preghiere del Cristiano, Vi adoro, mio Dio. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; ed. 1985, pp. 19; 30.

4 Vedi p. 279, nota 3.

5 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 12-13; ed. 1985, pp. 17-18.