Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. LA NOSTRA VITA EUCARISTICA e l’amore che l’accompagna
Domenica VI dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 2 luglio 19611

Il Vangelo di quest’oggi è ricavato da san Marco al capitolo VIII.
«In quel tempo: Siccome la folla era molta e non aveva da mangiare, Gesù chiamati a sé i discepoli, disse loro: Ho compassione di questo popolo, che già da tre giorni sta con me e non ha da mangiare. E se li rimando a casa digiuni, verranno meno per via, essendo alcuni di loro venuti da lontano. E i suoi discepoli gli risposero: Come si potrebbe mai saziarli di pane qui in un deserto? Gesù domandò loro: Quanti pani avete? Risposero: Sette. E ordinò alla gente di sedere per terra. Poi prese i sette pani, dopo aver rese le grazie al Signore, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero alla folla; ed essi li distribuirono. Avevano anche pochi pesciolini; e quelli pure benedisse e li fece distribuire alla folla. E tutti mangiarono a sazietà; e dei pezzi avanzati ne raccolsero sette ceste piene. Or quelli che avevano mangiato erano circa quattromila uomini; e poi Gesù li licenziò»2.

Ecco, il pane moltiplicato per saziare con sette pani e pochi pesci, saziare circa quattromila uomini. Così come si moltiplicano le ostie: e quante ostie, anche oggi - supponiamo stamattina o stasera -, vengono distribuite. E sempre Gesù, egli vivo e vero, è presente in ogni ostia, così che, se fossero
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anche milioni di più gli uomini che accedono alla Comunione, ognuno riceve intieramente tutto Gesù.
Questa che abbiam letto, questa narrazione o questo fatto, ci porta proprio a considerare l’Eucarestia. Perché, come il Battesimo si fa con l’acqua recitando la formula, e per l’applicazione di quest’acqua viene mondata l’anima, così Gesù ha fatto questo prodigio, ha voluto saziare i corpi per ricordare un altro cibo, un cibo… «Panem de caelis praestitisti eis»3, hai dato un Pane celeste agli uomini: e il Pane che ha dato Gesù è precisamente l’Eucarestia, sì.
L’Eucarestia, la Comunione, la Visita al Santissimo Sacra- mento, ecco, sotto i suoi tre aspetti: e cioè l’Eucarestia come cibo, l’Eucarestia come sacrificio, l’Eucarestia come presenza reale. Come cibo: e allora facciamo bene le Comunioni! Come sacrificio: e allora assistiamo bene alle Messe! Come presenza reale: e allora visitiamo Gesù… Gesù che sta proprio in casa vostra! Sì, che è uno della casa, anzi è proprio Gesù, il quale vuole abitare con voi. E non è un’abitazione sterile, sì… non è come se venisse uno a trovarvi e stesse in parlatorio e voi continuaste le vostre occupazioni. Ma Gesù di qui illumina, ancorché non siate alla presenza sua in buone ore della giornata; Gesù continua a parlare ai cuori, nonostante che non si senta la sua voce; Gesù continua a prendere le vostre difficoltà, le vostre debolezze per perdonarle; e Gesù, nello stesso tempo, vuole infondere sempre una maggior luce e vuole infondere sempre più conforto, generosità, sì! Egli che stabilisce qui un trono del suo amore, che vuol esser circondato da anime che pensano a lui… e lui vuol comunicarsi a tutte queste anime: uno scambio di doni… Gesù che si vuol dare tutto all’anima: e difatti nella Comunione si dà tutto all’anima; l’anima che corrisponda: darsi tutta a Gesù, intieramente a Gesù. Sì. Allora si stringe fra l’anima e Gesù, si stringe un’unione, un’unione così stretta che non potrebbe immaginarsi di più. È già una invenzione del suo amore voler egli essere il nostro cibo, il cibo della nostra anima. Però, tutta la nostra
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divozione eucaristica - Messa, Comunione, Visita - dipende tanto dall’amore con cui la facciamo, dall’amore con cui accompagniamo le nostre divozioni eucaristiche… dall’amore. L’amore, il quale si può sentire anche sensibilmente, sì: Gesù, qualche volta, per attirare le anime infonde una certa dolcezza, una certa consolazione, si guadagna il cuore. Altre volte, invece, mette a prova il nostro amore verso di lui: e magari, invece di sensibilità, di sentimentalità, si sente una certa aridità. Perché Gesù opera nell’anima: è lui che conduce l’anima alla santità, e quindi per attirarla, l’anima alla santità, qualche volta adopera la consolazione, cioè infonde consolazione, sì, come al bambino si dà un dolce. Altre volte vuole educare l’anima ad un amore forte, sì, che non sia tutto soltanto sensibilità, ma un amore forte… il quale amore forte a che cosa deve andare e in che cosa si deve dimostrare? Supponiamo, l’obbedienza… supponiamo, la pratica della carità, la pratica delle Costituzioni, e la mortificazione della lingua, la mortificazione del cuore, degli occhi, sì. Gesù è la guida dell’anima, e la guida sapiente, e la guida piena di amore e di carità verso l’anima, sì.
Allora eccitarsi al suo amore: e non soltanto quando egli si fa sentire ma anche quando egli sembra tacere o che si nasconda. La sapienza di Gesù, l’amore di Gesù sono sempre uguali; gli effetti esterni, invece, l’effetto della sua azione può essere diverso da tempo a tempo. Però, occorre pensare a questo: che, se si vuole essere del Signore, occorre che anche noi sentiamo di più il Signore in noi; e anche, oltre alla pietà intellettuale e pietà volitiva, ci sia anche la pietà liturgica, la pietà del sentimento… la preghiera sentita, voglio dire: quell’amore, quell’unione con Gesù. Anime che si chiamavano amanti e che sono state amanti! Anime che si sono unite così a Gesù da esser felici anche nei momenti delle prove e dei sacrifici, anche durante le malattie, durante le tentazioni stesse: sì, anime che han saputo amarlo, amarlo in tutte le circostanze, e sia quando il sole risplende e sia quando il cielo si carica di nubi: è sempre il sole stesso, sebbene in qualche momento le nubi lo nascondano, sì! E quando le nubi lo na-
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scondono, intanto la luce continua ad arrivare di riflesso alla terra, a noi - se è di giorno, si capisce -.
Oh! Allora esercitarsi tanto nella terza virtù teologale, carità, amore a Dio: Vi amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa, voi bene infinito ed eterna felicità4. E di qui dipende poi l’amore alle anime, l’amore alle vocazioni, sì.
Dunque dal fatto evangelico [della] moltiplicazione dei pani, ecco, portarsi col pensiero all’Eucarestia. La moltiplicazione dei pani ricorda la moltiplicazione delle ostie nel mondo: sempre Gesù in ogni ostia, sempre.
Ma Gesù in modo particolare è di chi si consacra a lui, di chi cerca lui, sì, di chi vuole amarlo veramente con tutto il cuore - non in una parte - e sopra ogni cosa, sopra tutte le persone e sopra tutto il mondo. E che gioverebbe mai all’uomo se guadagnasse anche tutto, e tutti gli affetti degli uomini, e tutte le lodi degli uomini, e tutti i beni degli uomini, ma l’anima sua ne avesse detrimento, perdita… «Quid prodest?», che cosa giova? «Quid [enim] prodest homini, si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?»5 [Mt 16,26]. Sì, detrimento vuol dire perder dei meriti, anche se non si va al peccato, ma perdere un merito è una perdita più grossa, questo, che perdere tutto il mondo assieme.
Oh! Allora, il pensiero all’Eucarestia e il cuore all’Eucarestia, la vita ordinata a Gesù, all’Eucarestia, in modo tale che le gioie della giornata siano sempre: Messa, Comunione, Visita… centrate lì! Poi di lì, queste gioie, queste consolazioni si diffonderanno anche nel rimanente della giornata, delle occupazioni della giornata.
Dare il nostro cuore alla Madonna perché lo dia a Gesù! E che invochiamo Gesù, invochiamo la sua grazia: Fate che io vi ami sempre più.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 87/61 (Nastro archivio 121b. Cassetta 121, lato 2. File audio AP 121b). Titolo Cassetta: “La moltiplicazione dei pani”.
2 Vangelo: Mc 8,1-9.

3 Dalla formula della Benedizione Eucaristica.

4 Cf Le Preghiere del Cristiano, Atto di carità. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 17; ed. 1985, p. 23. Il PM cita la frase finale di questa preghiera al termine della meditazione.
5 «[Infatti], quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?».