Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. ACCOMPAGNARE GESÙ NELLA PASSIONE
PER RISORGERE CON LUI
Domenica di Quinquagesima, Meditazione, Castel Gandolfo, 28 febbraio 19601


Mercoledì incomincia la Santa Quaresima. La Quaresima è la preparazione alla Pasqua: preparazione che si fa con lo spirito di penitenza e con l’amore a Gesù crocifisso, particolarmente. Lo spirito di penitenza è poi doveroso per tutti, e l’amore a Gesù crocifisso serve ad avviare l’anima in un amore sempre più intenso fino alla donazione completa di noi al Signore.
Lo spirito di penitenza porterà a delle piccole mortificazioni proporzionate all’età, proporzionate alle circostanze e anche ai bisogni della nostra anima. Vi sono mortificazioni che sono di consiglio e vi sono mortificazioni che sono obbligatorie. Mortificazioni obbligatorie sono quelle che riguardano la custodia del cuore, la custodia dei sensi... degli occhi, dell’udito, della lingua, della fantasia. Mortificazioni che riguardano i pensieri, i sentimenti interiori, e cioè che noi teniamo il nostro interno - il cuore e la mente - uniti al Signore, perché la perfezione e la santità comincia sempre dal cuore, comincia sempre dalla mente, dall’interno, voglio dire. Mortificazione poi della volontà nell’accettare quello che viene detto, nell’accettare quello che è il volere di Dio, quel che il Signore permette a nostro riguardo, quello che il Signore permette per una maggiore nostra virtù, santità.
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Mortificazione quindi nell’obbedienza e nell’uniformarsi sempre al santo volere di Dio: Non la mia volontà, ma la tua sia fatta. Bisognerà che diciamo con Gesù al Padre Celeste: Non la mia volontà, ma la tua; non come voglio io, ma come vuoi tu [Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22,42].
Poi l’amore sempre più intenso a Gesù. In questo tempo considerare di più i Vangeli delle Messe2, leggendo il messalino... che si può leggere anche nella Visita al Santissimo Sacramento. Considerare sempre di più la passione di Gesù e seguire Gesù nelle sue varie sofferenze, cominciando da quello che Gesù fece nel Cenacolo, quando celebrò l’Ultima Cena, quando istituì l’Eucarestia, quando istituì il sacerdozio, quando fece le ultime preghiere con gli apostoli, e quando ancora cercò di tirare a migliori sentimenti Giuda, avvertendolo, richiamandolo... sì. E poi continuare ad accompagnare Gesù nel Getsemani, Gesù quando viene giudicato e condannato dai farisei, quando è portato a Pilato, quando è condannato alla morte, quando riceve la sua croce sulle spalle nel viaggio al Calvario, quando viene sul Calvario crocifisso, elevato a vista di tutti sulla croce, e quando agonizza, e quando spira... rimette il suo spirito nelle mani del Padre, fino al sepolcro.
Il frutto poi di tutto questo deve essere una risurrezione: risorgere con Gesù. La Quaresima è preparazione alla Pasqua e cioè a risorgere con Gesù. Da che cosa risorgere? Risorgeremo un giorno dal sepolcro... nell’ultimo giorno: «Ego resuscitabo eum in novissimo die» [Gv 6,40.44.54]. Oh, ma risorgere dai difetti, risorgere dalle nostre abitudini non buone, dai difetti che possono essere più esterni o possono essere più interni: per esempio l’orgoglio oppure un’altra passione, la quale finisce col prendere piede nel cuore. Sì, risorgere... e allora la Pasqua sarà celebrata con letizia, con tanti Alleluia; e il Vangelo di oggi è già una preparazione.
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«In quel tempo: Gesù presi in disparte i dodici, disse loro: Ecco, noi ascendiamo a Gerusalemme e si adempiranno tutte le cose predette dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo - egli usava sempre questa espressione Figlio dell’uomo volendo dire se stesso -; egli sarà dato nelle mani dei Gentili - cioè dei pagani -, sarà schernito e flagellato e coperto di sputi. E, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma risorgerà il terzo giorno. E quelli nulla compresero di tutte quelle cose, ed il senso di esse era loro nascosto e non afferravano quanto veniva loro detto.
Or avvenne che mentre egli si avvicinava a Gerico, un cieco stava seduto lungo la strada a mendicare; e sentendo passare la folla, domandò che cosa mai fosse. Gli dissero che passava Gesù Nazareno. Allora egli gridò: Gesù, figlio di David, abbi pietà di me. E quelli che precedevano gli gridavano di tacere. Ma lui a gridar più forte che mai: Figlio di David, abbi pietà di me. Allora Gesù, fermatosi, comandò che gli fosse condotto. E quando gli fu vicino, gli domandò: Che vuoi ch’io ti faccia? E quello: Signore, esclamò, che ci veda. E Gesù gli disse: Guarda - [cioè] vedi - la tua fede ti ha salvato. E subito ci vide e gli andava dietro glorificando Dio. E tutto il popolo3, visto il miracolo, lodò il Signore»4.

La Chiesa ci fa leggere in questa domenica la profezia, dunque, della Passione.
Questo contrasta con le libertà che si prendono gli uomini particolarmente negli ultimi giorni di Carnevale, quando i peccati aumentano e si disgusta maggiormente Gesù. Il peccato è come una rinnovazione della passione a Gesù Cristo; non che lo facciamo soffrire adesso che egli è beato in cielo, ma perché ogni peccato, allora, durante la passione di Gesù Cristo, sia riflettuto: egli aveva presenti i nostri peccati come li ha presente adesso, li aveva presenti allora...era Dio: vedeva tutto il futuro. Ecco come Gesù descrive le sue sofferenze: Noi ascendiamo a Gerusalemme e si adempiranno tutte le cose predette dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo. Egli
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sarà dato nelle mani dei Gentili, sarà schernito e flagellato e coperto di sputi; e dopo averlo flagellato, lo uccideranno, ma risorgerà il terzo giorno. E quelli - cioè la turba che lo seguiva - nulla compresero di tutte queste cose; il senso di esse era loro nascosto e non afferravano quanto veniva loro detto: non capivano che egli parlava della sua prossima passione; ma possiamo dire, ripensando a questo tratto di Vangelo, che i peccati degli uomini sono innumerevoli: Gesù ha pagato per tutti con le sue sofferenze interne ed esterne, sì. E da una parte noi abbiamo fiducia della sua passione perché, riguardo alla sua passione, il Signore ci perdona i peccati quando siamo pentiti; e d’altra parte siamo noi la causa delle sofferenze di Gesù. Quante anime si consacrano al Signore per la riparazione nei tempi più difficili, nei tempi in cui si pecca di più!
Allora non pensiamo soltanto ai peccati degli altri... pensiamo che Gesù ci vuol bene e ogni piccola nostra mancanza gli ferisce il cuore, perché egli ci ama in modo particolare, ci ha chiamato a sé, ha concesso a noi innumerevoli grazie a preferenza di tanti. Si capisce che cosa sia la consecrazione a Dio... che cosa voglia dire donarsi a lui intieramente: certamente [la persona consacrata] ha una luce interiore, ha una grazia speciale. E la Scrittura dice: se un nemico mi avesse trattato male, lo capirei... quasi lo comprendo; ma se proprio un amico - colui che si professava amico cioè... e viveva con me, mangiava con me -, così mi ha offeso, questo è veramente più doloroso al mio cuore [cf Sal 55(54),13-15]. Il senso è questo: anche le piccole cose in un’anima che è consecrata a Dio già sono spine che si piantano nel capo a Gesù, nel cuore a Gesù. Quando Gesù è comparso a santa Maria Margherita Alacoque5, il suo cuore era circondato da una corona di spine. Sono le venialità, specialmente le venialità commesse dalle persone care, più care a lui, al suo cuore. Sono venialità, offese che vanno dritte al suo cuore, nell’intimità, perciò il
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senso di quella corona di spine attorno al cuore di Gesù è questo: anime fredde, anime indifferenti, persone che non si preoccupano delle pene di Gesù, persone che non capiscono oppure non riflettono ai piccoli disgusti che a Gesù si danno. Gesù aspetta delle anime calde, fervorose, generose... non soltanto quando sono in chiesa ma in tutta la giornata: fervore di pietà, ma fervore di opere, eh sì! Allora domanderemo perdono non solo dei peccati degli altri, ma dei peccati nostri in particolare, ancorché ci fossero solo delle venialità.

D’altra parte il secondo tratto del Vangelo ci dice che Gesù passava e sulla strada, accanto alla strada, c’era un cieco che domandava l’elemosina a coloro che passavano. Sentendo un certo rumore che veniva dalla folla che accompagnava Gesù, [il cieco] domandò che cosa c’era. Gli dissero che passava Gesù Nazareno. Allora egli, sentendo una fede viva nel suo cuore, una fede viva nella bontà e nella potenza di Gesù, cominciò a gridare: Gesù, figliolo di Davide, abbi pietà di me. Lo sgridavano, perché gridava forte e non potevano più sentire Gesù, quei che stavano vicino. Ma lo sgridarono ed egli alzava di più la sua voce... come dobbiam fare quando preghiamo: se non otteniamo, non alzar la voce da gridare, ma insistere e domandare con più insistenza. E Gesù se lo fece condurre vicino. Quando gli fu vicino: Che cosa vuoi che ti faccia?. Che io veda - era cieco dalla nascita6 -. E Gesù: Vedi, guarda!. E gli si aprirono gli occhi e cominciò a vedere; e allora, pieno di gioia, seguiva Gesù glorificando Iddio; e tutto il popolo, visto il miracolo, lodò il Signore. Sì, avere fiducia nel Signore, aver tanta fiducia. Vi sono persone che hanno fiducia solamente per le grazie materiali: quando c’è una persona malata, quando c’è un dolore che affligge il corpo - per esempio un male fisico -, quando si ha un dispiacere, una cosa che ci contraria... Vi sono persone che sanno solo pregare quando vi sono cose materiali da ottenere e vi sono persone che son più spirituali... i bisogni per loro, i
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bisogni maggiori, sono gli spirituali: e pregano per aver fede, per avere l’amore verso il Signore, per essere generosi, per ottenere di correggersi e di progredire nelle virtù. Persone che danno più importanza alle grazie spirituali! Oh! E poi vi sono persone che sanno solo domandare e sanno mai ringraziare.
Eppure bisogna ringraziare di quanto si è ricevuto, come ci insegnano: Vi adoro mio Dio... vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, condotto in questa Congregazione, conservato nella notte e nel giorno, eccetera7. Ringraziare poi delle grazie particolari di ognuno. La riconoscenza inclina Gesù a donarci di più. Meditiamolo che è nostro interesse essere riconoscenti al Signore.
Oh! Allora aver fiducia nel Signore. Fiducia che la Quaresima segni un progresso vero nel nostro lavoro spirituale: più delicati, più generosi, più intimi con il Signore, più pronti a tutto quello che il Signore dispone. Via ogni egoismo, e nel cuore solo e sempre l’amore a Gesù! Sì, sempre di più! Così la Quaresima sarà fruttuosa per noi, e così lasceremo indietro qualche difetto che abbiamo ed invece acquisteremo qualche virtù che ancora non abbiamo. Coraggio! Fede, fede nella preghiera! Che il Signore ci trasformi in poco tempo! Vi sono persone le quali si fidano solo di sé: E progredisco a sapere nello studio quanto mi applico.... E sì, l’applicazione ci vuole, ma ci vuole anche la grazia del Signore per far più presto ad imparare; l’applicazione ci vuole nelle cose spirituali... però, se c’è la grazia del Signore, si cammina molto più presto; e [questo va applicato] in tutto, nell’apostolato e in tutta l’attività interiore ed esteriore. Se noi abbiamo fiducia... vi sono anime che progrediscono sensibilmente, a vista d’occhio si direbbe. Vi sono persone che non si scuotono mai, camminano secondo il loro passo un po’ lento e allora la generosità non c’è. Facevo sempre capire ai primi [paolini] questo: Ma perché fate tre passi su una piastrella? Svegliatevi, correte, correte... ecco. E allora dare questo tono di energia,
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di agilità. Quello vuol dire impiegare tutte le forze interiori di mente, di cuore, le energie di volontà, e le forze esteriori, fisiche per il Signore, sì. Che non ci resti niente di inutile dei doni che il Signore ci ha fatto, ma tutto sia impiegato per lui: generosità, letizia e coraggio, sempre.

Ecco quello che abbiamo da ricordare particolarmente nella Quaresima, e sarà tutta una penitenza. Sebbene non siate obbligate al digiuno, tuttavia non siamo dispensati dalla penitenza della mortificazione, specialmente quella individuale, quella che procede dall’interno: la mortificazione della mente, del cuore; poi deve essere quella che viene all’esterno: la lingua, l’udito, gli occhi, il tatto, eccetera. L’osservanza stessa dell’orario è una piccola mortificazione; ma più siamo pronti ad accettare quel che vien detto e quel che vien disposto, e più noi mortifichiamo noi medesimi, e più progrediamo nell’amore a Gesù: perché la mortificazione è privarsi del male, ma il progresso è poi quello la parte positiva, quella che veramente è il fine, e cioè: che togliamo i difetti per mettere in noi ciò che è virtuoso, ciò che è santo, ciò che forma l’amore a Gesù.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 63/60 (Nastro archivio 63c. Cassetta 63bis, lato 1. File audio AP 063c). Titolo Cassetta: “Il cammino della Quaresima”.

2 In Quaresima, nelle Ottave e nelle Tempora, anche nei giorni feriali le letture della Messa erano del Proprio del Tempo; normalmente nella settimana venivano utilizzate le letture della domenica precedente e del Proprio dei Santi, o delle Messe Votive e dei Defunti.

3 Il PM dice: tutto il mondo.

4 Vangelo: Lc 18,31–43. Nella meditazione il PM, mano a mano che rilegge il brano, lo commenta e lo cita liberamente.

5 Margherita Maria Alacoque (1647-1690), monaca visitandina del monastero di Santa Maria di Paray-le-Monial in Francia, propagò nella Chiesa la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Vedi anche p. 266, nota 11.

6 Propriamente, il Vangelo non riporta questo dato.

7 Cf Le Preghiere del Cristiano. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; [della Famiglia Paolina], ed. 1985, pp. 19; 30.